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Gender

Dottoressa pro-LGBT definisce il suicidio di un ragazzino transgender «coraggioso»

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Una pediatra che sostiene la mutilazione genitale e chimica dei bambini ha recentemente elogiato un ragazzo con confusione di genere che si è suicidato.

 

La dottoressa Morissa Ladinsky ha tenuto un discorso alla conferenza dell’American Academy of Pediatrics (AAP) martedì in cui ha descritto come il ragazzo, che si faceva chiamare «Leelah», si è suicidato buttandosi davanti a un trattore.

 

 

 

«E poi, negli ultimi giorni del 2014, una giovane donna di 16 anni, Leelah Alcorn, di esperienza trans, si è messa coraggiosamente davanti a un trattore ponendo fine alla sua vita», ha detto Ladinsky, pediatra e professore all’Università dell’Alabama a Birmingham che ha citato in giudizio per revocare il divieto dell’Alabama sulle “transizioni di genere” per i minori.

 

La Ladinsky ha elogiato la lettera di suicidio del giovane per essere diventata virale sui social media. «Ogni giorno, mentre andavo al lavoro, passavo davanti a quel punto, dove questa adolescente ha coraggiosamente posto fine alla sua vita,», dice Ladinsky, prima che il video finisca.

 

La pediatra ha detto che non ha «curato» Alcorn ma che «si è presa cura di centinaia» di compagni di scuola superiore del ragazzo con confusione di genere.

 

Julia Mason, una pediatra affiliata alla Society for Evidence Based Gender Medicine, ha pubblicato il video dopo aver partecipato all’evento.

 

 

La dottoressa Ladinsky si è così espressa durante la sua presentazione intitolata «Standing up for Gender-Affirming Care» («Difendere l’assistenza sanitaria che afferma il genere»).

 

Nella presentazione della Ladinsky, dice la descrizione, «si discuterà l’attuale panorama delle politiche pubbliche sull’assistenza che afferma il genere, nonché l’impatto sui bambini e sulle famiglie». «Saranno condivisi esempi di strategie di successo per opporsi agli sforzi dello stato per indebolire le protezioni per i giovani transgender/gender-diverse e che criminalizzano il trattamento per questi pazienti e le risorse per fare la differenza per i giovani e le loro famiglie».

 

Il sito di notizie dell’Alabama, Stato nella cui Università lavora la dottoressa, ha pubblicato un articolo in cui si dice che la Ladinsky si sarebbe pentita di aver detto che il suicidio dell’adolescente era «coraggioso». In una dichiarazione ad AL.com, Ladinsky ha detto che non intendeva «glorificare l’autolesionismo».

 

«Mi pento della mia scelta di parole che è stata interpretata per glorificare l’autolesionismo. Questa non è mai stata la mia intenzione. Discutendo del tragico evento, ho cercato di trasmettere il mio lavoro verso un giorno in cui nessun adolescente sente di dover togliersi la vita», ha detto. «Qualsiasi suicidio è devastante e voglio che chiunque stia lottando sappia che l’aiuto è sempre disponibile».

Potrebbero non esserci conseguenze per la dottoressa sul suo posto di lavoro. L’Università dell’Alabama e Birmingham (UAB) non ha specificato se la Ladinsky fosse stata disciplinata per l’osservazione, ma in una dichiarazione l’istituzione ha affermato che «deve rispettare i diritti costituzionali di libertà di parola della nostra facoltà per esprimere punti di vista personali, così come la libertà accademica che è loro concessa di discutere la loro area di competenza».

 

Non è sempre così per i professori universitari, lo sappiamo. Potete chiedere Jordan Peterson, che l’istituzione degli psicologi della provincia canadese dell’Ontario ora vuole «rieducare» con corsi appositi.

 

«L’Ontario College of Psychologists mi ha chiesto di sottopormi a una riqualificazione obbligatoria della comunicazione sui social media con i loro esperti per, tra gli altri crimini, ritwittare Pierre Poilievre [politico canadese di centro-destra, ndr] e criticare Justin Trudeau e i suoi alleati politici» ha fatto sapere il Peterson.

 

«Devo seguire un corso di tale formazione con rapporti che documentano i miei “progressi” o affrontare un tribunale di persona e la sospensione del mio diritto di operare come psicologo clinico autorizzato».

 

Si tratta di un processo di riforma del pensiero degno della Rivoluzione Culturale di Mao, che non colpisce però, ad occhio, quelli che definiscono un suicidio di un adolescente confuso «coraggioso».

 

 

 

 

 

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Gender

La prima donna primo ministro del Giappone si oppone al «matrimonio» omosessuale

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La nuova prima ministra giapponese, Sanae Takaichi, prima donna a ricoprire questa carica, si oppone al «matrimonio» omosessuale.

 

Takaichi, insediatasi martedì, ha espresso durante un dibattito elettorale dello scorso mese la sua contrarietà al «matrimonio» omosessuale, pur definendo «giusta» una relazione omosessuale, secondo il sito di informazione LGBT Them.

 

Nel 2023, durante una riunione della commissione bilancio del governo, ha descritto la legalizzazione del «matrimonio» omosessuale come una «questione estremamente complessa», citando un articolo della costituzione giapponese che definisce il matrimonio come basato sul «consenso reciproco di entrambi i sessi».

 

Le posizioni di Takaichi sul «matrimonio» omosessuale, non legale in Giappone, sono in contrasto con l’opinione pubblica del Paese, prevalentemente laica. Un sondaggio Pew del 2023 ha rilevato che circa il 70% dei giapponesi sostiene il «matrimonio» omosessuale, il tasso di approvazione più alto tra i Paesi asiatici analizzati.

 

Diverse città e località giapponesi emettono «certificati di unione» per le coppie omosessuali. Ad esempio, nel 2015 il distretto di Shibuya a Tokyo ha approvato una normativa che riconosce le coppie omosessuali «come partner equivalenti a quelli sposati per legge».

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Inoltre, l’anno scorso un’Alta corte giapponese ha stabilito che il divieto del codice civile sul «matrimonio» omosessuale viola il principio costituzionale contro la discriminazione basata su «razza, credo, sesso, status sociale o origine familiare». Tuttavia, le Alte corti giapponesi non possono abrogare il divieto, rendendo la sentenza simbolica.

 

Paradossalmente, nonostante sia la prima donna a capo del governo giapponese, l’amministrazione di Takaichi è stata criticata dalla sinistra come un ostacolo per la «parità di genere» e i «diritti delle minoranze sessuali». L’emittente pubblica americana PBS News l’ha definita «non femminista».

 

Takaichi sostiene la successione esclusivamente maschile della famiglia imperiale, che ha un ruolo cerimoniale, e si oppone alla possibilità per le coppie sposate di mantenere cognomi separati, sostenendo che ciò potrebbe «minare la struttura sociale basata sulle unità familiari». Tuttavia, non insiste sul fatto che la donna debba adottare il cognome del marito. Curiosamente, il marito di Takaichi, il politico LDP Taku Yamamoto, ha preso il suo cognome quando si sono risposati, per cui ora legalmente si chiama Taky Takaichi

 

«La nascita della prima donna primo ministro giapponese è storica, ma (Takaichi) rappresenta un’ombra per la parità di genere e i diritti delle minoranze sessuali», ha dichiarato a PBS Soshi Matsuoka, attivista LGBT. «Le opinioni di Takaichi su genere e sessualità sono estremamente conservatrici e potrebbero costituire un grave ostacolo per i diritti, in particolare per le minoranze sessuali».

 

Il Giappone resta uno dei pochi Paesi sviluppati, insieme a Paesi come Corea del Sud e Repubblica Ceca, a non aver legalizzato il «matrimonio» omosessuale.

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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Attribution 4.0 International

 

 

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Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali

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Il presidente del Parlamento austriaco ha vietato l’uso del cosiddetto linguaggio «inclusivo di genere» nelle comunicazioni ufficiali dell’organo legislativo.   Walter Rosenkranz, presidente del Nationalrat (Consiglio nazionale, la Camera bassa del Parlamento austriaco), ha recentemente annunciato che il Parlamento tornerà a utilizzare la forma maschile generica delle parole o, in alternativa, la forma maschile e femminile insieme, come nell’espressione «Gentili signore e signori» («Sehr geehrte Damen und Herren»).   In precedenza, il Parlamento di Vienna aveva adottato una variante ideologica che prevedeva l’inserimento di lettere maiuscole interne, due punti, asterischi o barre all’interno di sostantivi per includere persone di generi diversi, compresi coloro che si identificano come «transgender».   Questo adattamento linguistico, promosso da attivisti di sinistra in molte istituzioni austriache e tedesche, è estraneo alla lingua tedesca scritta. L’Associazione per la Lingua Tedesca ha più volte criticato questo linguaggio «inclusivo di genere», definendolo una «lingua ideologica» che «viola le regole ortografiche vigenti» e cerca di «rieducare» i cittadini. I sondaggi indicano che l’80-90% dei tedeschi rifiuta questo linguaggio ideologico.

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«Come istituzione governativa, dobbiamo rispettare le regole stabilite dal Consiglio per l’ortografia tedesca, l’unica istituzione riconosciuta dal governo», ha dichiarato Rosenkranz al quotidiano austriaco Krone. «Nel 2021, il Parlamento ha anche stabilito una base giuridica nel Piano di promozione delle donne. Voglio che le persone si attengano a questo e non inventino una propria lingua. Perché la vera uguaglianza si ottiene attraverso l’istruzione, le pari opportunità e il rispetto, non con i segni di punteggiatura».   «Il Parlamento è un luogo di democrazia, non di esperimenti linguistici», ha aggiunto. «Torniamo a una lingua che rispecchia lo spirito della Costituzione austriaca: universalmente comprensibile, oggettiva e inclusiva nel senso più autentico».   «Non a caso, il Bundestag tedesco e il Consiglio nazionale svizzero, così come quasi tutti i media stampati, non utilizzano un linguaggio neutro rispetto al genere», ha sottolineato il Presidente del Parlamento.   Le linee guida non si applicano ai discorsi tenuti nel Consiglio nazionale né ai testi presentati dai parlamentari, che, in virtù del loro mandato, sono liberi di redigere i propri documenti come preferiscono.   Rosenkranz, primo Presidente del Consiglio Nazionale austriaco nominato dal Partito della Libertà (FPÖ) è stato eletto dopo che l’FPÖ è diventato il partito più votato alle elezioni nazionali del 2024. Tuttavia, pur avendo ottenuto il maggior numero di voti, l’FPÖ non fa parte della coalizione di governo, poiché non dispone della maggioranza assoluta necessaria e gli altri partiti hanno rifiutato di allearsi con esso.

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Il transgenderismo è in declino tra i giovani americani: «una moda in declino»

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Un recente rapporto indica un calo nell’identificazione transgender tra i giovani americani, dopo il picco registrato durante l’amministrazione Biden.

 

Il rapporto, intitolato «The Decline of Trans and Queer Identity among Young Americans», redatto dal professor Eric Kaufmann, analizza i dati di studenti universitari negli Stati Uniti attraverso sette fonti.

 

I risultati mostrano che l’identificazione transgender è scesa a circa la metà rispetto al massimo raggiunto nel 2023, passando dal 7% al 4%.

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Tra il 2024 e il 2025, meno studenti universitari del primo anno si sono identificati come «trans o queer» rispetto agli studenti dell’ultimo anno, invertendo la tendenza osservata nel 2022-2023.

 

Anche l’identificazione come «non binario» (né uomo né donna) è diminuita della metà in tre delle cinque fonti di dati dello studio. L’identificazione eterosessuale è in aumento, pur rimanendo inferiore rispetto al 2020, mentre quella gay e lesbica è rimasta stabile.

 

«Questo suggerisce che la non conformità di genere/sessuale continuerà a diminuire», ha scritto Kaufmann su X, commentando i risultati, definendo l’identità transgender e queer una «moda» ormai in declino.

 

«Il calo delle persone trans e queer sembra simile allo svanire di una tendenza», ha affermato, sottolineando che tale cambiamento è avvenuto indipendentemente dalle variazioni nelle convinzioni politiche o nell’uso dei social media, ma con un ruolo significativo del miglioramento della salute mentale.

 

«Gli studenti meno ansiosi e, soprattutto, meno depressi [sono] associati a una minore percentuale di identificazioni trans, queer o bisessuali», ha aggiunto.

 

Come riportato da Renovatio 21, gennaio, il presidente Trump – che prima di rientrare alla Casa Bianca aveva promesso di fermare la «follia transgender» dal primo giorno della sua presidenza –ha firmato un ordine esecutivo per vietare al governo federale di finanziare o promuovere la transizione di genere nei minori. «Questa pericolosa tendenza sarà una macchia nella storia della nostra nazione e deve finire», ha dichiarato.

 

Sono seguiti interventi dell’amministrazione Trump contro il reclutamento di trans nell’esercito (nonché la cacciata dei già recluati) e la partecipazione di transessuali maschi alle gare sportive delle donne. «la guerra allo sport femminile è finita» ha dichiarato il presidente americano.

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Secondo il Williams Institute, il 76% delle persone transgender (circa 2,8 milioni) ha meno di 35 anni, di cui il 25% (724.000) è tra i 13 e i 17 anni. Il rapporto evidenzia che la composizione razziale delle persone transgender riflette quella degli Stati Uniti. Circa un terzo si identifica come donna, un terzo come uomo e un terzo come non binario.

 

Dal 2022, il Williams Institute stima che il numero di persone transgender sia cresciuto da 1,6 milioni a 2,8 milioni, un aumento del 75% in tre anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa uno studio dell’ente americano Public Religion Research Institute (PRRI) aveva rivelato che più di un americano su quattro (28%) di età compresa tra 18 e 25 anni, nota come Generazione Z, si è identificato come LGBT.

 

La «moda» ora può essere finita. Tuttavia, ci chiediamo: quale ne è stato il prezzo?

 

Quanti ragazzi castrati per sempre? Quante ragazze mutilate dei seni? Quanti adolescenti intossicati di steroidi sintetici? Quante famiglie lacerate e distrutte?

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