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Spirito

Dieci notizie religiose che hanno segnato il 2024

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È consuetudine, almeno editorialmente, fare il punto sull’anno trascorso.

 

Gaza: il calvario dei cristiani

Mentre la guerra nella Striscia di Gaza infuria nel 2024, il Patriarca cattolico latino di Gerusalemme è preoccupato per il futuro della comunità cristiana nella regione. Attualmente sopravvivono appena un migliaio di cristiani tra due milioni di musulmani. Molti sono tentati dall’esodo all’estero.

 

«Umanamente parlando penso che la voglia di partire sarà la più forte. Dobbiamo ovviamente tenere presente il contesto attuale: molte case sono ridotte in cenere, quindi in termini pratici restare non sarà facile», ha affermato il cardinale Pizzaballa.

 

Un anno maratona per il Papa

Dalla sua elezione nel marzo 2013, Papa Francesco ha compiuto 47 viaggi apostolici. L’anno 2024 ha visto Papa Francesco percorrere una distanza senza precedenti poiché, oltre alla Corsica, al Belgio e al Lussemburgo, il Papa ha visitato il Sud-Est asiatico e l’Oceania: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e infine la città-stato di Singapore.

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Giugno/luglio – Elezioni: i cattolici francesi spostano l’asticella a destra

Le ultime due elezioni svoltesi in Francia – europee e legislative – hanno evidenziato il massiccio sostegno dell’elettorato cattolico praticante a favore dei progetti portati avanti dai partiti di destra nazional-conservatori. Un’osservazione che rimette in discussione ancora una volta il discorso dei leader religiosi che invitano i fedeli «a bloccare l’estrema destra».

 

Come nota Jérôme Fourquet, autore di La France d’après: «notiamo un arcipelago del voto cattolico che diventa sempre più frammentato, e poi un aumento del voto del RN. Non c’è più alcuna resistenza all’estrema destra».

 

Ottobre – Il Sinodo sulla sinodalità conclude la sua seconda sessione

Il XVI sinodo dei vescovi, dedicato alla sinodalità, conclusosi il 27 ottobre 2024, ha lasciato nelle mani di Francesco un documento finale che il Papa si è accontentato di promulgare, facendolo suo. Sembra che i responsabili abbiano assicurato che non vi fossero eccessi sui temi delicati che avevano animato la seduta precedente. Ma la cosa principale è altrove.

 

Con la sinodalità, Francesco ha avviato un processo autosufficiente di creazione di un mosaico, base ideale di un ecumenismo che «riunisce le differenze in armonia», secondo l’espressione del sinodo. Il culmine delle aspirazioni ecumeniche del Concilio Vaticano II sarà così raggiunto: la Chiesa cattolica sarà integrata in un vasto insieme con le altre «comunioni».

 

Ottobre – il ricordo a Dio di Mons. Tissier de Mallerais

«Sì, la Fraternità, oggi, è veramente in lutto. È una perdita significativa: è la perdita di un vescovo. È la perdita, per così dire, di una pagina della nostra storia. Da una pagina molto bella della nostra storia».

 

«Ma questa perdita, e il lutto in cui ci troviamo oggi, sono compensati dalla consolazione dell’esempio che ci lascia. Nostro Signore, che mantiene sempre la sua parola, è venuto a cercarlo “come un ladro”: non eravamo preparati ad una morte così improvvisa. Ma Nostro Signore, nella sua delicatezza, volle venire a prenderlo proprio nel momento in cui stava per celebrare la messa».

 

«Fu in quel momento che monsignore perse conoscenza. Il suo ultimo atto fu quello di andare a celebrare la messa, e morì dopo pochi giorni». (Estratto dalla predica funebre pronunciata dal Superiore generale della Fraternità)

 

Ottobre – Rinnovo dell’accordo sino-vaticano

Il 22 ottobre è stata ufficialmente annunciata la proroga dell’accordo sino-vaticano, per un periodo di quattro anni, fino all’ottobre 2028, per un totale di dieci anni. Se la durata viene raddoppiata, il testo resta provvisorio e segreto. La Sala Stampa vaticana ha sobriamente precisato che «tenendo conto del consenso raggiunto per una fruttuosa applicazione» e «dopo opportune consultazioni e valutazioni», la validità dell’accordo è prorogata di quattro anni.

 

«La parte vaticana – conclude la nota – resta determinata a proseguire il dialogo rispettoso e costruttivo con la parte cinese, per lo sviluppo delle relazioni bilaterali per il bene della Chiesa cattolica nel Paese e di tutto il popolo cinese».

 

Novembre – Donald Trump torna alla Casa Bianca con il voto cattolico

I cattolici – circa un quarto dell’elettorato americano – hanno compiuto un’inversione di rotta rispetto al 2020, votando soprattutto per la candidatura di Donald Trump (56%, contro il 40% di Kamala Harris).

 

I voti dei protestanti non sono mancati nemmeno a Donald Trump, come durante le elezioni precedenti: così, nel 2024, il 60% lo ha sostenuto. Va notato che questo gruppo religioso rappresenta attualmente il 40% dell’elettorato. Il cosiddetto «nessuna religione» – un elettore su cinque – ha votato quasi il 75 % a favore del candidato democratico.

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Dicembre – 21 nuovi cardinali creati in Concistoro

Con questo nono concistoro che manifesta la volontà del papa di «chiudere» il prossimo conclave, il Collegio cardinalizio è ora composto da 253 membri, di cui 140 elettori e 113 non elettori.

 

Cinque paesi entrano nel Sacro Collegio: Algeria, Australia, Ecuador, Iran e Serbia. Non c’era bisogno di creare nuovi cardinali, poiché il collegio avrà 137 elettori sotto gli 80 anni, per un numero «massimo» fissato da Paolo VI è di 120 prelati. 7 cardinali compiranno 80 anni prima della fine dell’anno. Per la cronaca, Giovanni Paolo II ha convocato nove concistori in 25 anni.

 

Dicembre – Notre Dame riapre le sue porte

Poco più di 5 anni e mezzo dopo l’incendio che vide parzialmente consumata la cattedrale, una straordinaria dimostrazione di generosità ha permesso di finanziare una ricostruzione che tutti elogiano come notevole: una ricostruzione «nello stile dell’identico», che ha permesso i commerci per trovare e adattare i metodi di costruzione utilizzati per costruire la magnifico nave di pietra.

 

Dicembre – Il Papa apre la Porta Santa

Come prologo alla messa della notte di Natale celebrata il 24 dicembre 2024 nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha compiuto il rito dell’apertura della Porta Santa. Ha così simbolicamente aperto il Giubileo 2025, che durerà fino al 6 gennaio 2026 e dovrebbe richiamare a Roma più di 30 milioni di pellegrini.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Spirito

Mons. Viganò: il piano anticristico di Bergoglio, Soros e Hillary Clinton

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un breve commento alla premiazione di Bergoglio da parte di Biden con l’alto encomio civile della Presidential Medal of Freedom, notando che il medesimo premio è stato dato a figure come Hillary Clinton e Giorgio Soros.   «Hillary Clinton, Bono, George Soros e altri “benemeriti” sono stati premiati da Joe Biden con la Medaglia presidenziale della libertà».   «Con questi esponenti della Sinistra Radicale, Joe Biden condivide il piano anticristico e criminale dell’Agenda 2030, l’adesione all’ideologia woke e LGBTQ+, la teoria gender, aborto e infanticidio, vaccinazioni di massa, l’isteria del cambiamento climatico, la sostituzione etnica mediante l’immigrazione incontrollata» scrive Viganò.   «Come stupirsi se in questo selezionatissimo palmarès viene insignito della Medaglia anche Jorge Mario Bergoglio, che il deep state ha fatto eleggere a capo della deep church proprio per promuovere il medesimo criminale golpe globalista?»  

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Come riportato da Renovatio 21, il presidente uscente degli Stati Uniti Biden ha conferito a al gesuita argentino la più alta onorificenza civile degli USA, affermando che il Papa è «una luce di fede, speranza e amore che risplende in tutto il mondo».   «Oggi, il Presidente Biden ha parlato con Sua Santità Papa Francesco e lo ha nominato destinatario della Presidential Medal of Freedom with Distinction» recita la dichiarazione. «La Presidential Medal of Freedom è la più alta onorificenza civile della nazione, conferita a individui che hanno dato un contributo esemplare alla prosperità, ai valori o alla sicurezza degli Stati Uniti, alla pace nel mondo o ad altri importanti sforzi sociali, pubblici o privati. Questa è la prima volta che il Presidente Biden ha conferito la Presidential Medal of Freedom with Distinction».   Il messaggio elogiativo di Biden, che riassumeva gli aspetti della vita di Francesco presi in considerazione per il premio, citava l’attivismo del Papa «al servizio dei poveri» e i suoi appelli alla pace e all’azione contro i cambiamenti climatici.   L’anziano presidente ha anche menzionato i rapporti di Francesco con le «diverse fedi» e lo ha definito «il Papa del popolo».   «Da giovane, Jorge Bergoglio ha cercato una carriera nella scienza prima che la fede lo conducesse a una vita con i gesuiti. Per decenni, ha servito i senza voce e i vulnerabili in tutta l’Argentina. Come Papa Francesco, la sua missione di servizio ai poveri non è mai cessata. Pastore amorevole, risponde con gioia alle domande dei bambini su Dio. Insegnante stimolante, ci comanda di lottare per la pace e proteggere il pianeta».   «Un leader accogliente, si rivolge a fedi diverse. Primo papa dell’emisfero australe, papa Francesco è diverso da chiunque sia venuto prima. Soprattutto, è il papa del popolo, una luce di fede, speranza e amore che splende intensamente in tutto il mondo».  

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Immigrazione

Vaticano: sanzioni più severe per i clandestini

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La Santa Sede ha emanato il 19 dicembre 2024 un decreto che aumenta notevolmente le sanzioni finanziarie e persino le pene detentive per chi entra illegalmente nel territorio dello Stato della Città del Vaticano.

 

Come nota ironicamente InfoCatolica, «la politica di apertura all’immigrazione, legale e clandestina, che Papa Francesco auspica fin dall’inizio del suo pontificato, non trova applicazione in Vaticano, dove è Capo dello Stato». Come ha riferito Specola, dal mese scorso le sanzioni per l’ingresso illegale in Vaticano sono state notevolmente inasprite.

 

Il testo, firmato dal cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, è entrato in vigore subito dopo la sua pubblicazione.

 

Il decreto prevede pene detentive da uno a quattro anni e multe fino a 25mila euro per chi entra nel territorio vaticano con violenza, minaccia o inganno. Quest’ultimo caso comprende azioni quali l’elusione fraudolenta dei sistemi di sicurezza o l’elusione dei controlli alle frontiere.

 

Le sanzioni saranno più severe se l’ingresso illegale avviene utilizzando armi, sostanze pericolose o in gruppo. Inoltre, vengono aumentati di due terzi se si forza un controllo di frontiera mentre si guida un veicolo.

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Il decreto introduce nuove disposizioni in materia di sorvolo non autorizzato dello spazio aereo vaticano, compreso l’uso di droni, con pene fino a tre anni di reclusione.

 

Tra le nuove disposizioni c’è la possibilità di imporre il divieto di accesso al territorio vaticano per un periodo fino a 15 anni per i recidivi, nonché sanzioni amministrative per chi non rispetta le regole di residenza o di uso dei beni concesse nel territorio dello Stato vaticano.

 

Preservare la sicurezza del Vaticano

Il decreto risponde all’urgenza di garantire la sicurezza in un territorio di grande importanza religiosa e diplomatica. In questo senso, le nuove disposizioni rafforzano gli strumenti giuridici a disposizione per prevenire e sanzionare atti idonei a mettere in pericolo l’ordine pubblico o l’integrità dei locali vaticani.

 

Lo svolgimento dell’Anno Santo, con un’affluenza prevista di 40 milioni di pellegrini, è senza dubbio un motivo in più per spiegare l’attuazione di questa nuova legge, e il fatto che sia stata immediatamente applicabile.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Alessandro Cossu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

 

 

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Spirito

«Squilibrati mentali», «mondani settari» col «fascino per l’occulto»: nuova caterva di accuse ed insulti di Bergoglio contro i fedeli della Messa antica

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Nuova carica di insulti di Bergoglio contro i cattolici rimasti fedeli alla Santa Messa in tridentina, cioè la cosiddetta «Messa in latino», cioè la Messa di sempre – cioè l’unico vero rito della Chiesa cattolica nei secoli. Il Bergoglio si è scagliato contro i devoti della Santa Messa essa tradizionale, accusandoli di praticare «indietrismo», «mondanità settaria» e perfino «fascino per l’occulto», nel suo recente, ennesimo libro di memorie, Spera, pubblicato ieri, con in copertina un primo piano orridamente photoshoppato del personaggio. Scritto in collaborazione con il giornalista italiano Carlo Musso nell’arco di diversi anni, il libro era originariamente previsto che venisse pubblicato solo post-mortem, ma il Francesco ha deciso di pubblicarlo durante questo Anno Giubilare della Speranza.   Le accuse e le offese ai fedeli e sacerdoti tradizionalisti appaiono, per una volta, pure molto argomentate, con allusioni ad esempi specifici e illazioni davvero inquietanti.   «È sociologicamente interessante il fenomeno del tradizionalismo, questo “indietrismo” che in ogni secolo regolarmente ritorna, questo riferimento a una presunta età perfetta che è però ogni volta un’altra», scrive Bergoglio, facendo capire, dai termini usati, di ritenere la fedeltà alla Santa Messa vetus ordo come un’aberrazione, un «fenomeno sociologico», una deviazione da guardare con curiosità, più che con rispetto – come si trattasse, sembra dire, di qualcosa di transeunte.   Per Bergoglio, comprendiamo, la Messa di sempre è un fenomeno transitorio, che prima o poi sarà chiuso per sempre, una difformità che sarà cancellata.   «Ora è stato sancito che la possibilità di celebrare secondo il messale preconciliare, in latino, debba essere espressamente autorizzata dal Dicastero per il culto, che la concederà solo in casi particolari», ha affermato Francesco, facendo pensare ad un riferimento Traditionis Custodes del 2021, il documento con cui di fatto seppelliva una volta per tutte le aperture alla Messa tradizionale operate da Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum.

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«Perché non è sano che la liturgia si faccia ideologia» scrive ancora l’occupante del Soglio, che così tenta di spiegare il motivo per cui sono state introdotte restrizioni così radicali alla liturgia antica. Come un rito millenario sia per il gesuita «un’ideologia» non è subito chiaro a chi non conosce (o non riconosce) il processo in atto di demolizione della Chiesa dal suo interno, come prefigurato e programmato già a inizio Ottocento da grandi capi massonici come Nubius (cfr. il libro Il problema dell’ora presente di monsignor Delassus).   L’argentino ne ha ancora: «è curioso questo fascino per ciò che non si comprende, che appare un po’ occulto, e che a volte sembra interessare anche le generazioni più giovani».   La parola usata nel testo italiano è proprio questa: «occulto». Capiamo bene come può suonare: l’accusa di occultismo, per chiunque ami la Messa antica, è dietro l’angolo. Tale condanna viene, ricordiamo, dal papa che ha presenziato a rituali occultistico-pagani, come quelli che lo hanno visto coinvolto in mondovisione in Canada, che ha dato il via alla messa maya (che discende da un mondo fatto di dei crudeli e di sacrifici umani), che ha intronato la Pachamama in Vaticano.   Il vegliardo di Buenos Aires ha quindi usato un vecchio argomento contro i devoti della «Messa in Latino», dicendo che essi sarebbero interessati esclusivamente all’aspetto esteriore piuttosto che al contenuto della liturgia o alla pratica della devozione: «spesso questa rigidità si accompagna alle sartorie ricercate e costose, ai pizzi, ai merletti, ai rocchetti. Non gusto della tradizione, ma ostentazione di clericalismo, che poi altro non è che la versione ecclesiale dell’individualismo. Non ritorno al sacro, tutt’altro, ma mondanità settaria». È un peccato che il papa che pronunzia la parola «frociaggine» non riesca a mettere in relazione la passione che per pizzi e merletti che alligna tra i catto-sodomisti, che, come abbiamo scritto, si sospetta abbondino assai tra gli altissimi collaboratori del Sacro Palazzo.   «Mondano settario» è allora un nuovo insulto che si aggiunge alla lista, già lunghissima, prodotta da Bergoglio contro i fedeli cattolici, magari solo per la loro attenzione per i paramenti, o per l’amore per il canto gregoriano.   Apparentemente non pago dell’attacco brutale a molti membri della Chiesa, tra cui vari giovani laici e consacrati, il Francesco ha rincarato la dose, suggerendo che la devozione alla Messa tridentina rivelerebbe la possibilità di uno «squilibrio mentale», nientemeno. «A volte questi travestimenti celano squilibri, deviazioni affettive, difficoltà comportamentali, un disagio personale che può venire strumentalizzato» scrive l’uomo le cui sfuriate sono talvolta finite sui giornali.   Poi il Bergoglio procede a specificare vicende particolari.   «Su questo problema nei miei anni di pontificato sono dovuto intervenire in quattro casi, tre in Italia e uno in Paraguay: diocesi che accettavano seminaristi spesso già allontanati da altri seminari, e quando questo succede di solito c’è qualcosa che non va, qualcosa che porta a celare la propria personalità in contesti chiusi o settari».   «Quando questo accade, di solito c’è qualcosa che non va, qualcosa che porta le persone a nascondere la propria personalità in ambienti chiusi o settari».   Il gesuita quindi avanza con la descrizione di un caso di ostruzione, se non di «punizione» di giovani sacerdoti che volevano celebrare vetus ordo.   «Un cardinale statunitense mi ha raccontato che un giorno si sono presentati da lui due sacerdoti appena ordinati, per chiedere l’autorizzazione a celebrare la Messa in latino. “Voi conoscete il latino?” ha chiesto quel cardinale. “No, ma lo studieremo” han risposto i due giovani preti. «Allora fate così» ha detto il cardinale. «Prima di imparare il latino, osservate la vostra diocesi e guardate quanti migranti vietnamiti ci sono: studiate il vietnamita, allora, in primo luogo. Ma quando avrete imparato il vietnamita, considerate anche la moltitudine di parrocchiani di lingua ispanica e capirete che imparare lo spagnolo vi sarà molto utile per il vostro servizio. Dopo il vietnamita e lo spagnolo tornate pure da me, e parleremo del latino…”».   L’insolenza intollerabile di Bergoglio (e del suo cardinale americano, che potrebbe essere stato nella pattuglia dei suoi elettori al conclave 2013, e che ora potrebbe essere stato vagliato dal papa a seconda della sua fedeltà al diktat LGBT) nasconde non solo rabbia e ignoranza – è davvero necessario sapere a perfezione il latino per celebrare la Santa Messa? – ma un pensiero molto preciso in termini politici e geopolitici: l’immigrazionismo oltranzista e non assimilante.

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Cioè: Bergoglio preme perché gli immigrati tengano la loro lingua, non che imparino quella del Paese ospite. Si tratta di una particolare attitudine che, lungi dall’essere casuale, è codificata in alcune situazione dell’accoglienza cattolica, dove si predica, distorcendo certo pensiero missiologico come quello di monsignor Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), che conservando la lingua di origine l’immigrato conserva la sua religione – solo che nelle recenti ondate migratorie la religione da preservare non è quasi mai quella cattolica, ma musulmana, animista, etc.   Riassumiamo la nuova perla pontificia: ci sono gli immigrati, quindi Messa in latino. Al massimo, pare voler dire, messa in vietnamita, arabo, swahili, bengalese, cingalese, pidgin nigeriano. Venga Babele, ma crepi il latino della Santa Messa.   L’avversione di Bergoglio verso la Messa tradizionale è, come può vedere il lettore, invincibile, ammantate con le solite parole vuote che conosciamo della chiesa conciliare, con i suoi idoli sociologici da quattro soldi.   «La liturgia non può essere rito fine a se stesso, avulso dalla pastorale» conclude il Giorgio Mario. «Né esercizio di uno spiritualismo astratto, avvolto in un fumoso senso del mistero. La liturgia è incontro, ed è ripartenza verso gli altri».   Quindi arriva un atto di fede pontificale nel Progressismo.   «I cristiani non sono quelli che tornano indietro. Il flusso della storia e della grazia va dal basso verso l’alto come la linfa di un albero che dà frutto. Senza questo flusso ci si mummifica e andando indietro non si conserva la vita, mai. Se non procede, se non si muove, la vita, quella vegetale, quella animale, quella umana, muore. Camminare vuol dire cambiare, affrontare scenari nuovi, accettare sfide nuove».   Si tratta di una chiarissima professione di fede non nell’Essere, ma nel divenire, di sapore perfino panpsichista – la vita, prima che umana, è vegetale e animale, e si evolve. Di qui a Carlo Darwin, capite che si mette un secondo, e il tizio non avrebbe problemi a ripeterlo.   Quindi, un bizzarro riferimento all’arte, con piena giustificazione delle distorsioni dell’arte moderna: «la comprensione dell’uomo muta col tempo, e anche il modo di percepire ed esprimere se stesso muta: una cosa è l’umanità che si esprime scolpendo la Nike di Samotracia, un’altra quella del Caravaggio, un’altra ancora quella di Chagall e poi di Dalí. E così anche la coscienza degli uomini si approfondisce».   Per Bergoglio l’arte è essenzialmente quello che dicono gli odierni libri di storia e i galleristi con le case d’aste. Non gli viene in mente neanche per un secondo che Caravaggio, per motivi artistici ed extra-artistici, mai potrà stare sullo stesso piano del disegnatore di gatti e violini Chagall. Seduto sopra il più immenso deposito di beni artistici generati nei secoli, non gli viene in mente che l’arte ora è degenerata – perché incapace, forse, di discernere la cifra spirituale dell’opera artistica.   Quindi, la stoccata ulteriore alla tradizione, a cui va sostituito puntualmente il progresso.   «La tradizione è andare avanti. La Chiesa non può essere la congrega “dei bei tempi andati”, che, come ci rammenta un pensatore francese, Michel Serres, sono certamente andati e non erano necessariamente così belli in ogni loro aspetto. La nostra responsabilità è camminare il nostro tempo, continuare a crescere nell’arte di coglierne le esigenze e di provvedervi con la creatività dello Spirito, che sempre è discernimento in azione».   Impossibile, quindi, che l’argentino non suggellasse l’uccisione del cattolicesimo tradizionale con la citazione del Concilio Vaticano II, verità rivelata ma, attenzione, non ancora del tutto: altro probabilmente deve ancora saltare fuori, molto deve essere ricavato, in attesa del prossimo Concilio, che arriva a nominare.

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«Per molti versi, si può affermare che l’ultimo Concilio ecumenico non è stato ancora interamente compreso, vissuto e applicato. Siamo in cammino, e dobbiamo recuperare strada. Quando qualcuno mi chiede se i tempi sono maturi per un nuovo Concilio, un Vaticano III, rispondo che non solo non lo sono, ma ancora dobbiamo compiutamente attuare il Vaticano II. E pure spazzare via ancora più a fondo la cultura di corte, in Curia e ovunque. La Chiesa non è una corte, non è luogo per cordate, favoritismi, manovre, non è l’ultima corte europea di una monarchia assoluta. Con il Vaticano II, la Chiesa è segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano».   Il Concilio è divinizzato e umanizzato al contempo: atto metafisico che mette insieme l’intera umanità – in sostituzione, forse, del sacrificio di Cristo?   Tuttavia, è improbabile che i suoi commenti suscitino particolare gioia o speranza tra il numero in costante crescita – e in gran parte giovane – di cattolici devoti alla messa latina per la sua sostanza.   C’è, chiaramente, da vergognarsi di aver letto cose del genere dalla penna di un papa, o dei suoi ghost writer. In verità, dovrebbe vergognarsi proprio lui, e i fedeli dovrebbero chiedergli di farlo, assieme alla richiesta di pentimento e di conversione.   Con ogni evidenza, il Bergoglio odia la tradizione, quindi odia la Chiesa stessa, fondata da Cristo e tramandata – Tradidi quod et accepi – al costo del sangue dei martiri nel corso di millenni.   Nonostante tutto, non usciamo scorati dalla lettura di queste parole. Perché, anzi, la chiarezza dell’avversione papale per la vera Chiesa, la vera Messa, il vero Dio, la Verità è sempre più slatentizzata, messa nera su bianco. Di questo, siate grati a Bergoglio.   Non sappiamo spiegare perché, ma in noi alberga negli ultimi tempi una certa speranza: questo papato malvagio sta per finire. E non credendo nella tradizione – cioè, nella continuazione in custodia del Vero – nemmeno i cardinali perversi che occuperanno il prossimo Conclave potranno fermare il processo di rigenerazione della Chiesa che si prepara, quello sì, dalle radici celesti sino alle foglie terrestri.   Stai a vedere, Bergoglio. Gli «squilibrati» hanno appena iniziato a riportare l’equilibrio.   Roberto Dal Bosco  

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