Economia
Crollo dei prezzi nel mercato immobiliare tedesco

I prezzi delle case tedesche sono diminuiti del 9,9% nel periodo aprile-giugno di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2022, segnando il calo più marcato da quando sono iniziate le registrazioni nel 2000, come hanno mostrato i dati ufficiali venerdì.
Secondo Destatis, l’Ufficio federale di statistica, i prezzi degli immobili in Germania hanno raggiunto un livello record nel secondo trimestre del 2022. «Da allora, i prezzi degli immobili residenziali sono diminuiti trimestre dopo trimestre», ha affermato l’ente, sottolineando che il calo è stato particolarmente pronunciato nelle città più grandi della Germania.
Rispetto ai tre mesi precedenti i prezzi sarebbero diminuiti dell’1,5%, meno che nei due trimestri precedenti. Nel periodo da gennaio a marzo 2023 i prezzi degli immobili hanno registrato un calo del 2,9% su base trimestrale. Nell’ultimo trimestre del 2022 il calo è stato pari al 5,1%.
Il settore edile del Paese è stato gravemente colpito da una campagna di stretta monetaria senza precedenti lanciata dalla Banca Centrale Europea in risposta all’inflazione furiosa e dall’incertezza sulle nuove normative energetiche.
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All’inizio di questo mese, la multinazionale immobiliare tedesca Vonovia aveva avvertito che il settore edile del Paese, cruciale per la più grande economia dell’UE, era sull’orlo del collasso, mettendo a repentaglio l’intera economia.
Il settore, che ha goduto di un boom prolungato nell’era dei costi di finanziamento estremamente bassi, costituisce il 12% del PIL tedesco e impiega un milione di lavoratori.
Ad aprile, Destatis ha pubblicato previsioni cupe per il settore edile, affermando che il numero di permessi di costruzione era in costante calo da maggio 2022 ed è diminuito del 10% ogni mese da ottobre 2022.
In Germania la produzione è diminuita per la prima volta da gennaio, guidata da un forte calo della produzione industriale.
Come riportato da Renovatio 21, l’industria chimica tedesca, per fare un esempio, è letteralmente in caduta libera. Lo stesso dicasi per il settore automotive, un tempo fiore all’occhiello dell’industria del continente.
Solo pochi mesi fa la Germania ancora parlava di razionamento dell’energia, mentre il governo Scholz spenge gli ultimi reattori nucleari.
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Immagine di duesentrieb via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
Economia
Petrolio, l’Iraq avverte: si va verso i 300 dollari al barile

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Economia
La trappola degli Stablecoin: parlano gli esperti

Gli stablecoin – tipo di criptovaluta in cui il valore dell’asset digitale dovrebbe essere agganciato a un asset di riferimento, che può essere moneta fiat, materie prime negoziate in borsa o perfino un’altra criptovaluta – hanno numerosi sostenitori all’interno dell’amministrazione Trump e nel Congresso degli Stati Uniti, scrive EIR.
I fautori istituzionali degli stablecoin li descrivono come un mezzo per sostenere il debito statunitense, tuttavia alcuni osservatori ritengono che qualora la deregolamentazione del GENIUS Act dovesse essere approvata, il Tesoro statunitense sarà costretto a sostenere la proliferazione di stablecoin digitali e private, in un modo che potrebbe creare una carenza di liquidità e rendere il debito pubblico statunitense meno sostenibile.
Un paper scritto dal professore Yesha Yadav della Vanderbilt University e Brendan Malone (un esperto indipendente) chiarisce la situazione degli stablecoini.
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Nel capitolo intitolato «Rischi degli stablecoin per il mercato dei titoli del Tesoro statunitensi», gli autori spiegano che «il mercato dei titoli del Tesoro ha ora il compito di fornire direttamente gli asset necessari per il pagamento dei crediti monetari denominati in dollari emessi privatamente, progettati per ancorare un sistema di pagamento globale in dollari basato sulla blockchain».
Ciò ha implicazioni importanti. In primo luogo, richiede di «garantire che la liquidità del mercato dei titoli del Tesoro sia sufficiente a supportare i rimborsi massicci di crediti in stablecoin, nonché di fornire la garanzia che tale capacità sia prontamente disponibile. È anche ipotizzabile che l’elevata crescita del mercato dei stablecoin metta a dura prova la liquidità del mercato dei titoli del Tesoro, con la politica potenzialmente predisposta a dare priorità ai rimborsi di stablecoini, dato il loro ruolo preminente futuro nei pagamenti globali in dollari statunitensi».
Concretamente, ciò significa che il Tesoro è costretto a emettere sempre più obbligazioni a breve termine, al fine di fornire agli emittenti di stablecoin la quantità necessaria di liquidità.
Cosa accadrebbe se ci fosse – e ci sarà – una liquidazione massiccia di stablecoin? Attualmente, il mercato degli stablecoini vale 200 miliardi di dollari, mentre la quantità media giornaliera di titoli del Tesoro scambiata sul mercato secondario è di 900 miliardi di dollari. Una liquidazione massiccia non causerebbe una grave crisi.
Si calcola però che, attraverso la deregolamentazione, il mercato delle stablecoin raggiungerà un volume di transazioni giornaliere di 2.000 miliardi di dollari entro il 2028.
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È stato riportato che BlackRock intende investire 16.000 miliardi di dollari in stablecoini entro il 2030.
Gli autori del documento non respingono l’idea degli stablecoini, ma invitano i decisori politici a introdurre una regolamentazione tale da amplificare i benefici reciproci e ridurre i rischi.
«Fondamentalmente, collegando così strettamente il mercato dei titoli del Tesoro a un nuovo sistema di pagamento internazionale, la politica monetaria non può permettersi di trattare ciascun sistema come distinto» scrive il paper. «Piuttosto, entrambi stanno diventando sempre più interconnessi, tanto che i futuri effetti collaterali del mercato dei titoli del Tesoro avranno un impatto diretto sui meccanismi di pagamento in dollari digitali, mentre il rischio di insolvenza degli emittenti di stablecoin crea un potenziale dirompente per l’apparente invincibilità del mercato dei titoli del Tesoro statunitense».
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Economia
L’oro supera l’euro nelle riserve globali

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