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Tecnologia

Come Terminator 2: scienziati creano robot in grado di sciogliersi e passare attraverso le sbarre di una prigione

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Un team di ricercatori sino-americani ha creato un vero robot umanoide che cambia forma – o nel loro gergo, «modificazione della forma» – in grado di liquefarsi e poi riformarsi di nuovo. In altre parole, il piccolo robot assomiglia molto a un prototipo del T-1000, antagonista nella famosa pellicola diretta da James Cameron Terminator 2 del 1991.

 

In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Cells, gli scienziati hanno voluto colmare il divario tra robot tradizionali dal corpo duro e robot «morbidi» tipicamente realizzati con materiali più malleabili conseguentemente più deboli.

 

 

Nel video diffuso dagli scienziati, un robot a forma di omino LEGO si scioglie attraverso le minuscole sbarre di una prigione, in chiaro omaggio a una delle scene più iconiche dove Robert Patrick, nelle vesti dell’androide mutaforma Terminator-1000 assume le forme più improbabili, divenendo perfino parte del pavimento e, appunto, passando attraverso delle inferriate. Tali effetti furono consentiti a James Cameron dalla sua insistenza pionieristica riguardo la tecnologia visiva del morphing, ora considerabile come preistoria degli effetti speciali digitali.

 

 

Per creare il loro robot liquido, gli scienziati ha creato una nuova forma di materiale a spostamento di fase a base di gallio chiamato «materia di transizione di fase solido-liquido magnetoattivo» (MPTM).

 

Mentre altri materiali sfasanti richiedono una fonte di calore esterna come pistole termiche e correnti elettriche, l’MPTM deve solo essere indotto da un campo magnetico prima di riscaldarsi, grazie alle particelle magnetiche incorporate nel gallio, scrive Futurism. Questi, combinati con il basso punto di fusione del metallo di poco meno di 30°C, rendono facile per un robot fatto di questo materiale liquefarsi in tempi relativamente brevi.

 

«Le particelle magnetiche qui hanno due ruoli», ha spiegato in un comunicato stampa l’autore senior Carmel Majidi, ingegnere alla Carnegie Mellon University. «Uno è che rendono il materiale sensibile a un campo magnetico alternato, quindi puoi, attraverso l’induzione, riscaldare il materiale e causare il cambiamento di fase. Ma le particelle magnetiche danno anche ai robot la mobilità e la capacità di muoversi in risposta al campo magnetico».

 

I ricercatori ritengono che la MPTM potrebbe avere applicazioni utili, anche se altamente specifiche, in sfide ingegneristiche e mediche.

 

Oltre alla dimostrazione che richiama l’iconico personaggio cinematografico, il team ha anche usato il proprio robot – questa volta assumendo la forma più pratica di un blocco sottile per estrarre un oggetto estraneo da un modello di stomaco umano sciogliendosi su di esso e poi divincolandosi dall’organo.

 

«Il lavoro futuro dovrebbe esplorare ulteriormente come questi robot potrebbero essere utilizzati in un contesto biomedico», ha affermato il Majidi. «Quello che stiamo mostrando sono solo dimostrazioni una tantum, prove di concetto, ma saranno necessari molti più studi per approfondire come questo potrebbe effettivamente essere utilizzato per la somministrazione di farmaci o per rimuovere oggetti estranei».

 

 

 

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Economia

Amazon abbandona il sistema senza casse nei negozi: si è scoperto che la sua IA era alimentata da 1.000 lavoratori umani

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Il colosso dell’e-commerce Amazon starebbe rinunziando alla sua speciale tecnologia «Just Walk Out» che permetteva ai clienti di mettere la spesa nella borsa e lasciare il negozio senza dover fare la fila alla cassa. Lo riporta The Information, testata californiana che si occupa del business della grande tecnologia.

 

La tecnologia, disponibile solo nella metà dei negozi Amazon Fresh, utilizzava una serie di telecamere e sensori per tracciare ciò con cui gli acquirenti lasciavano il negozio. Tuttavia, secondo quanto si apprende, invece di chiudere il ciclo tecnologico con la pura automazione e l’intelligenza artificiale, l’azienda ha dovuto fare affidamento anche su un esercito di oltre 1.000 lavoratori in India, che fungevano da cassieri a distanza.

 

Di questo progetto denominato «Just Walk Out» – uno stratagemma di marketing per convincere più clienti a fare acquisti nei suoi negozi, minando attivamente il mercato del lavoro locale – forse non ne sentiremo la mancanza.

 

Nel 2018 Amazon ha iniziato a lanciare il suo sistema «Just Walk Out», che avrebbe dovuto rivoluzionare l’esperienza di vendita al dettaglio con l’intelligenza artificiale in tutto il mondo. Diverse altre società, tra cui Walmart, hanno seguito l’esempio annunciando negozi simili senza cassiere.

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Tuttavia più di cinque anni dopo, il sistema sembra essere diventato sempre più un peso. Stando sempre a quanto riportato da The Information, la tecnologia era troppo lenta e costosa da implementare, con i cassieri in outsourcing che avrebbero impiegato ore per inviare i dati in modo che i clienti potessero ricevere le loro ricevute.

 

Oltre a fare affidamento su manodopera a basso costo e in outsourcing e invece di pagare salari equi a livello locale, le critiche hanno anche messo in dubbio la pratica di Amazon di raccogliere una quantità gigantesca di dati sensibili, compreso il comportamento dei clienti in negozio, trasformando una rapida visita al negozio in un incubo per la privacy, scrive Futurism.

 

L’anno scorso, il gruppo di difesa dei consumatori Surveillance Technology Oversight Project, aveva intentato un’azione legale collettiva contro Amazon, accusando la società di non aver informato i clienti che stava vendendo segretamente dati a Starbucks a scopo di lucro.

 

Nonostante la spinta aggressiva nel mercato al dettaglio, l’impatto dei negozi di alimentari di Amazon negli Stati Uniti, è ancora notevolmente inferiore a quella dei suoi concorrenti quali Walmart, Costco e Kroger, come sottolinea Gizmodo.

 

Invece di «Just Walk Out», Amazon ora scommette su scanner e schermi incorporati nel carrello della spesa chiamato «Dash Carts». Resta da vedere se i «Dash Carts» si riveleranno meno invasivi dal punto di vista della privacy dei dati.

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Immagine di Sikander Iqbal via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Famiglia

Reality show tortura psicologicamente i partecipanti mostrando i deepfake dei loro partner traditori

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Un nuovo reality show di Netflix chiamato «Falso Amor» (sic) ha segnato un nuovo punto più in basso della TV spazzatura, che sta divenendo sempre più una forma di spettacolarizzazione della tortura psicologica, ora consentita pure dalle inquietanti nuove tecnologie.   Nel programma cinque coppie della vita reale vengono divise in due case diverse, aggiungendo al gruppo un mucchio di single avvenenti.   La trasmissione quindi sottopone i concorrenti all’esperienza di guardare il proprio partner tradirle in video senza avere la certezza se tutto ciò sia un tradimento reale o un fake.    Il format in lingua spagnola chiede ai partecipanti di guardare i video dei tradimenti, molti dei quali sono semplicemente dei falsi estremamente convincenti. I partecipanti devono quindi indovinare se i video sono reali o inventati dall’Intelligenza Artificiale: nota bene che la premessa dello spettacolo sarebbe che le coppie non sapevano che sarebbero state sottoposte alle clip false ottenute con il deep fake. Alla fine della trasmissione, la coppia che indovina più di chiunque altro vince 100.000 euro. 

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Si tratta, come ha notato persino il New York Times, di un incubo distopico.   Il tema, sempre più impellente nell’incapacità dei legislatori di fermare il fenomeno, è quello della «pornografia non consensuale»: si possono ora creare video osceni di chiunque, senza il loro consenso.   Come riportato da Renovatio 21, in varie parti del mondo è stato notato che gli studenti delle scuole medie già utilizzano l’Intelligenza Artificiale per creare pornografia «deepfake» delle loro compagne di classe.   «C’è ancora molto poco in termini di ricerca sull’impatto psicologico dei deepfake», scrive Futurism. «Qualunque sia la tecnologia deepfake utilizzata dai creatori dello show, è incredibilmente convincente e possiamo immaginare che le clip potrebbero avere un impatto mentale ed emotivo duraturo; quali potrebbero essere esattamente le conseguenze e per quanto tempo potrebbero durare, non è chiaro».   Tuttavia, aggiungiamo noi, come dicono gli americani, è «it is impossible to unsee stuff» – è impossibile disinstallare dalla mente qualcosa che hai visto. Vedere il proprio coniuge che ti tradisce cosa può provocare alla mente di una persona? Quali possono essere le conseguenze sul rapporto, dal quale, magari, sono nati o nasceranno pure dei figli?   Il deep fake si candida ad essere quindi una tecnologia distruttrice delle relazioni umane e, nello specifico, delle famiglie. E l’Europa della privacy, del GDPR e del DSA, quella che attacca Musk e Twitter e rende illeggibili i siti a forza di cookie e banner pop-up obbligatori, non fa nulla.   La fine è nota: veleggiamo verso la creazione programmatica di una società senza più relazioni forti e significative, dove tutto deve essere liquefatto e cangiante, e i rapporti stabili – quelli che costruiscono il futuro, quelli che creano la vita – devono cessare di esistere, devono essere cancellati togliendo ogni tabù residuo affinché sia instaurato un mondo pervaso da una sessualità perverso-polimorfa, come da pensiero di teorici del gender come Shulamith Firestone, un mondo senza più alcuna struttura relazionale, dove anche l’incesto diventa quindi possibile.

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Immagine screenshot da YouTube      
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Intelligenza Artificiale

Chip per l’AI, Washington proibisce ad Nvidia di esportare in Cina

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Il governo degli Stati Uniti ha detto al produttore di semiconduttori Nvidia di interrompere immediatamente la spedizione di alcuni dei suoi chip di Intelligenza Artificiale di fascia alta in Cina, come mostrato martedì da un documento della società.

 

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha rilasciato una serie di nuove restrizioni all’esportazione di semiconduttori che hanno reso più restrittive le definizioni per i chip IA avanzati e hanno aggiunto misure preventive come ulteriori requisiti di licenza.

 

Le restrizioni sarebbero dovute entrare in vigore 30 giorni dopo il 17 ottobre, quando l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden annunciò misure per impedire a paesi, tra cui Cina, Iran e Russia, di ricevere chip avanzati di Intelligenza Artificiale progettati da aziende statunitensi.

 

Tuttavia, Nvidia ha affermato di essere stata informata da Washington lunedì che le restrizioni all’esportazione dovrebbero entrare in vigore a partire da quel giorno per tutti i suoi prodotti che superano il limite aggiornato di prestazioni del processore e sono progettati o commercializzati per i data center.

 

Il produttore di chip non ha spiegato il motivo per cui le autorità statunitensi hanno accelerato i tempi, ma ha aggiunto che non si aspetta un impatto a breve termine sui suoi utili da questa mossa.

 

In base all’ultimo divieto di esportazione, Nvidia deve interrompere le consegne di chip AI avanzati modificati A800 e H800 senza licenza. Entrambi i chip sono stati creati per il mercato cinese come alternative ai processori AI A100 e H100, soggetti alle precedenti restrizioni statunitensi nell’ottobre 2022.

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Anche altri due importanti produttori di chip statunitensi, Advanced Micro Devices (AMD) e Intel, che forniscono semiconduttori AI alla Cina, sono colpiti dall’ultimo embargo.

 

Intel, che ha iniziato a esportare i suoi chip Gaudi 2 in Cina a luglio, ha affermato che sta «rivedendo le normative e valutando il potenziale impatto».

 

Il New York Times tre mesi fa ha definito il «blocco del silicio» ordinato da Biden contro Pechino come un vero atto di guerra economica. Washington desidera creare, dice, «un’alleanza democratica» contro l’industria cinese dei microchip.

 

I fatti possono essere letti all’interno di sommovimenti politici di preparazione alla guerra nell’area del Pacifico, come suggerisce il disegno di legge del Congresso USA Taiwan Policy Act 2022.

 

Come riportato da Renovatio 21, la supremazia di Taiwan nella produzione mondiale di microchip (componenti indispensabili praticamente per ogni oggetto in vendita, dai bollitori per il the alle automobili, quindi indispensabili per l’economia mondiale) è considerato il principale deterrente contro l’invasione cinese.

 

Tuttavia, qualora Taiwan non avesse più la guida nella produzione dei microprocessori, per Pechino ogni scusante per il rinvio della «riunificazione» con la «provincia ribelle» andrebbe a cadere. Tale vantaggio di Taipei è chiamato «scudo dei microchip».

 

Ciò potrebbe avvenire anche per la mancanza di ingredienti necessari alla produzione microelettronica come palladio e neon, che arrivano per lo più da Russia e Ucraina: la guerra in Europa orientale, quindi , potrebbe aprire il varco all’altrettanto preoccupante crisi del Pacifico, dove sono coinvolte diverse potenze nucleari (Corea del Nord, Cina, USA e pure Gran Bretagna nell’AUKUS) e vari altri Stati rilevanti (GiapponeAustraliaFilippine).

 

Come riportato da Renovatio 21, un accordo di cooperazione per la produzione di chip tra Taiwan e Unione Europea è fallito.

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Immagine di pubblico dominio CCO via Wikimedia

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