Spirito
«Chiesa senza dottrina, senza dogma, senza fede». Intervista con il Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X
Renovatio 21 pubblica l’intervista di FSSPX.News al Superiore generale della Fraternità San Pio X don Davide Pagliarani tenuta a Menzingen il 5 maggio 2023 nella festa di San Pio V.
Reverendo Padre Superiore, Papa Francesco ha recentemente celebrato i dieci del suo pontificato. Qual è, secondo lei, il punto che ha segnato particolarmente questi ultimi anni?
Don Davide Pagliarani: Dopo le ultime idee centrali ed ispiratrici che furono la misericordia, intesa come «amnistia universale», e la nuova morale di stampo ecologista fondata sul rispetto della Terra come «casa comune del genere umano», è innegabile che questi ultimi anni siano stati caratterizzati dall’idea della sinodalità. Non si tratta di un’idea totalmente nuova (1), ma Papa Francesco ne ha fatto l’asse portante del suo pontificato.
Si tratta di un’idea talmente onnipresente che a volte si finisce per perdere interesse verso di essa, mentre in realtà rappresenta la quintessenza di un modernismo completo e maturo. Da un punto di vista ecclesiologico, la rivoluzione sinodale dovrebbe segnare e trasformare profondamente la Chiesa nella sua struttura gerarchica, nel suo funzionamento, e soprattutto nell’insegnamento della fede.
Papa Francesco ha precisato gli elementi della sua concezione della sinodalità dall’inizio del suo pontificato: innanzitutto con la sua interpretazione del sensus fidei e della pietà popolare come fonte della rivelazione (cf. Evangelii gaudium, n. 119-120); poi affrontando più chiaramente la questione della sinodalità nel suo Discorso per il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi (17 ottobre 2015). Su questa base, la Commissione internazionale di teologia elaborò un testo che mise in forma tale nozione: La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa (2018), che teorizzava il processo che vediamo oggi in atto.
Il sinodo sulla sinodalità si manifesta così come l’applicazione pratica, sulla scala della Chiesa universale, di nozioni che, esposte ed esplorate teologicamente durante tutto questo pontificato, erano state ampiamente sperimentate a partire dal Concilio.
Per quali ragioni si è arrivati al disinteresse nei confronti della sinodalità?
Si è forse vista questa questione soprattutto come un problema tedesco o, fatte le debite proporzioni, come un problema belga, e se ne è persa di vista la dimensione più universale. Certo, i tedeschi giocano un ruolo particolare nel processo sinodale, ma il problema posto è un problema romano, e quindi universale. In altri termini, riguarda l’intera Chiesa.
Si preconizza una Chiesa senza dottrina, senza dogma, senza fede, nella quale non ci sarebbe più bisogno di un’autorità che insegni alcunché. Tutto è dissolto in uno spirito di amore e servizio, senza chiedersi troppo a cosa corrisponda tutto questo e dove porti.
Come definirebbe questo processo sinodale?
Questo processo è innanzitutto una realtà concreta, più che una dottrina predefinita. È un metodo confuso, o meglio ancora una «prassi», che è stata messa in moto senza che se ne conoscano tutti i possibili punti di arrivo. Concretamente, si tratta di una volontà determinata di far funzionare la Chiesa al contrario.
La Chiesa docente non si concepisce più come depositaria di una Rivelazione che proviene da Dio e di cui è custode, ma come un gruppo di vescovi associati al Papa che è all’ascolto dei fedeli, e in particolare all’ascolto di tutte le periferie, cioè con un’attenzione particolare a quanto possono suggerire le anime più lontane. Una Chiesa dove il pastore diventa pecora e la pecora diventa pastore.
L’idea sottointesa è che Dio non si rivela attraverso i canali tradizionali che sono la Sacra Scrittura e la Tradizione, custoditi dalla gerarchia, ma attraverso «l’esperienza del popolo di Dio». Per questo il processo sinodale è iniziato con una consultazione dei fedeli delle diocesi del mondo intero. A partire da questi dati si sono stabilite delle sintesi a livello delle conferenze episcopali, per arrivare a una prima sintesi romana pubblicata qualche mese fa.
Qual è la portata di questa idea per cui Dio si rivela e fa conoscere la sua volontà attraverso l’esperienza del popolo di Dio?
Questa idea è la base stessa di tutto l’edificio modernista. San Pio X costruisce tutta l’enciclica Pascendi a partire dalla denuncia di questa falsa idea di Rivelazione. Se, invece di riferirsi alla Sacra Scrittura e alla Tradizione, si riduce la fede a un’esperienza – prima individuale, poi comunitaria una volta condivisa – allora si apre il contenuto della fede, e per conseguenza la costituzione della Chiesa, a ogni sorta di possibili evoluzioni. Un’esperienza è per definizione legata a un momento, a un periodo: è una realtà che si produce nel tempo e nella storia e che è dunque per essenza evolutiva. Così come la vita di ciascuno di noi contiene un movimento, ed in conseguenza evolve.
La sinodalità rappresenta la quintessenza di un modernismo completo e maturo.
Una simile fede-esperienza, destinata necessariamente ad evolvere secondo le sensibilità e le necessità dei diversi momenti della storia, «si arricchisce» continuamente di nuovi contenuti, e al tempo stesso mette da parte ciò che non è più attuale. Così la fede diventa una realtà piuttosto umana, legata a delle contingenze sempre nuove e mutevoli, come la storia dell’umanità. Alla lunga, non resta più granché di eterno, di trascendente, di immutabile.
Se si parla ancora di Dio e della Chiesa, queste due realtà finiscono per essere la proiezione di ciò che l’esperienza può sentire hic et nunc. Questi due termini, con tutti gli altri elementi dogmatici della nostra fede, sono irrimediabilmente alterati nel loro senso e nella loro autentica portata: sono a poco a poco riassorbiti nel flusso di ciò che è semplicemente terrestre e mutevole. Il loro significato evolve con l’umanità e l’esperienza che essa fa di Dio.
Non è un’idea nuova, ma il processo sinodale ne rappresenta un compimento nuovo per ampiezza e profondità.
Che cosa ci può dire di questa «sintesi romana» che ha evocato?
Si tratta di un testo pubblicato nell’ottobre 2022 e intitolato «Allarga lo spazio della tua tenda». È un documento di lavoro elaborato per la riflessione dei vescovi nella tappa continentale del cammino sinodale, cioè per i vescovi riuniti a livello dei rispettivi continenti (2). Questa sintesi è presentata come l’espressione del sensus fidei dei fedeli, ed è raccomandato ai vescovi di leggerla nella preghiera, «con gli occhi del discepolo, che [la] riconosce come la testimonianza di un percorso di conversione verso una Chiesa sinodale che impara dall’ascolto come rinnovare la propria missione evangelizzatrice (3)». Si suppone dunque che sia a partire da questa presunta espressione del senso della fede dei fedeli che i pastori tirino le conseguenze e prendano le decisioni finali.
Si preconizza esplicitamente il riconoscimento di una Chiesa che funzioni all’inverso, nella quale la Chiesa docente non abbia più niente da insegnare.
Ora, il contenuto di questo testo, i suggerimenti che contiene, sono un disastro dall’inizio alla fine. Non c’è praticamente nulla che possa essere considerato come espressione della fede cattolica: la maggior parte dei suggerimenti auspica piuttosto una dissoluzione della Chiesa in una realtà completamente nuova. Si può al limite capire che dei fedeli, ed anche dei preti, soprattutto oggi, possano affermare delle cose strane, ma è assolutamente inconcepibile che simili propositi siano stati conservati nella sintesi realizzata dal Segretariato generale del Sinodo in Vaticano.
Ci sono dei passaggi di questa sintesi che la hanno particolarmente colpita?
Ahimè, la maggior parte dei passaggi sono spaventosi, ma ce ne sono due che mi sembrano esprimere bene tutto il documento e, in particolare, la volontà di cambiare, attraverso il Sinodo, l’essenza stessa della Chiesa. Innanzitutto, riguardo l’autorità, si preconizza esplicitamente il riconoscimento di una Chiesa che funzioni all’inverso, nella quale la Chiesa docente non abbia più niente da insegnare: «È importante costruire un modello istituzionale sinodale come paradigma ecclesiale di destrutturazione del potere piramidale che privilegia le gestioni unipersonali. L’unica autorità legittima nella Chiesa deve essere quella dell’amore e del servizio, seguendo l’esempio del Signore». (4)
Qui, ci si chiede se ci si trova in presenza di un’eresia o, semplicemente, di un nulla che non si riesce nemmeno a qualificare. L’eretico, in effetti, «crede» ancora in qualcosa, e può avere ancora un’idea della Chiesa, benché deformata. Qui siamo in presenza di un’idea di Chiesa non solo vaga ma, per riprendere un termine alla moda, «liquida».
In altri termini, si preconizza una Chiesa senza dottrina, senza dogma, senza fede, nella quale non ci sarebbe più bisogno di un’autorità che insegni alcunché. Tutto è dissolto in uno spirito di amore e servizio, senza chiedersi troppo a cosa corrisponda tutto questo – ammesso che corrisponda a qualcosa – e dove porti.
Lei ha menzionato un secondo passaggio che la ha particolarmente colpita…
In effetti, un secondo passaggio mi sembra riassumere bene lo spirito dell’insieme del testo, e allo stesso tempo, il sentire caratteristico di questi ultimi anni di pontificato: «Il mondo ha bisogno di una “Chiesa in uscita”, che rifiuta la divisione tra credenti e non credenti, che rivolge lo sguardo all’umanità e le offre, più che una dottrina o una strategia, un’esperienza di salvezza, un “traboccamento del dono” che risponda al grido dell’umanità e della natura» (5). Sono convinto che questa breve frase racchiuda un significato e una portata molto più profondi di quanto appaia di primo acchito.
La Chiesa si trova ridotta a proporre un “vangelo” diminuito, naturalizzato, […] a un’umanità che non si vuole più convertire.
Il fatto di rigettare la distinzione tra credenti e non-credenti è certamente folle, ma logico nel contesto attuale: se la fede non è più una realtà autenticamente soprannaturale, la Chiesa stessa, che la dovrebbe custodire e predicare, altera la sua ragion d’essere e la sua missione presso gli uomini.
In effetti, se la fede è solo un’esperienza tra le altre, non si vede perché debba essere la migliore, né perché la si debba imporre universalmente.
In altri termini, un’esperienza-sentimento non può corrispondere a una verità assoluta: il suo valore è quello di un’opinione particolare, che non può più essere la verità nel senso tradizionale del termine. Si finisce allora logicamente nel rifiuto di distinguere tra credenti e non-credenti. Resta solo l’umanità, con le sue attese, le sue opinioni e le sue grida, che in quanto tali non postulano nulla di soprannaturale.
La Chiesa offre così all’umanità un insegnamento che non corrisponde più alla trasmissione di una Rivelazione trascendente. Si trova ridotta a proporre un “vangelo” diminuito, naturalizzato, semplice libro di riflessione e consolazione adattato indistintamente a tutti. In questa prospettiva, si capisce come la nuova teologia e la nuova morale ecologista proposta da Laudato si’ si offrano ad un’umanità che non si vuole più convertire, e nella quale non si fa più distinzione tra credenti e non-credenti.
In campo mediatico, si fa notare particolarmente l’attenzione che il Sinodo presta alle unioni tra persone dello stesso sesso. Come vede questo problema?
Non si può negare che la pressione esercitata a livello mondiale in questo campo trovi la sua eco nel processo sinodale. Si chiede alla Chiesa di essere più accogliente e attenta ai bisogni affettivi di queste persone, soprattutto dopo che le porte sono state aperte da Amoris laetitia. È uno degli argomenti sui quali c’è più forte attesa.
L’impressione che si ha osservando quanto avviene è che da un lato l’autorità della Chiesa ricorda il principio secondo il quale simili coppie non possono essere benedette – come è avvenuto per esempio con la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede nel marzo 2021. Dall’altro lato, tali coppie sono state comunque benedette in alcune occasioni: alcune si sono recate in chiesa per ricevere una benedizione dopo un matrimonio civile in comune.
Qualche mese fa, i vescovi belgi fiamminghi hanno anche pubblicato un rituale ufficiale per benedire tali coppie, una nuova iniziativa che finora non ha visto reazioni da parte del Vaticano. Secondo il vescovo di Anversa, il Papa sarebbe anzi stato al corrente, e avrebbe deciso di lasciar fare.
Ugualmente, i tedeschi propongono dei passi in avanti notevoli e apertamente rivoluzionari in questo campo. Tutto questo provoca inevitabilmente delle reazioni in una parte dei vescovi e dei fedeli, mentre un buon numero di essi si limita ad osservare passivamente le cose.
I princìpi morali tradizionali sono trasformati in libere opzioni.
Così, si creano una confusione e una dialettica, in questo campo come in altri, che fanno sì che tutti si aspettino un pronunciamento dell’autorità… Questa ha allora piena libertà di mettere un freno a quanto appare troppo prematuro, ma al tempo stesso di spingersi avanti concedendo delle cose che, a poco a poco, entrano nei costumi e nelle abitudini. A volte, la dottrina tradizionale è ricordata e perfino definita come immutabile, così da rassicurare i conservatori. Ma poi si mettono in avanti le necessità pastorali dei casi particolari, applicando una misericordia «miracolosa» che concilia l’inconciliabile.
In realtà, i princìpi morali tradizionali, esattamente come la fede, sono trasformati in libere opzioni. Questo modo di procedere è proprio ad un’autorità che non è più guidata da princìpi trascendenti, ma si mostra sensibile alle aspettative del momento, ben determinata a soddisfarle, secondo un’opportunità valutata in modo puramente pragmatico.
Ora, si deve ben cogliere che tutto questo non si ferma ad un punto determinato. Questo modo di esercitare l’autorità subisce lo stesso meccanismo che regge le democrazie moderne: una cosa che non può essere approvata oggi lo sarà domani, quando con la stessa dialettica, con una nuova pressione, con dei nuovi precedenti, la situazione sarà abbastanza matura e gli spiriti abbastanza preparati. Ecco descritto in poche parole il meccanismo innescato dalla sinodalità, ed ecco perché ci troviamo davanti alla forma più matura del modernismo.
Recentemente, un rescritto di Papa Francesco ha ricordato che ogni nuovo sacerdote che volesse celebrare la Messa tridentina deve ottenere il permesso esplicito della Santa Sede. In più, se una Messa tridentina è autorizzata in una chiesa parrocchiale, ci vuole pure il permesso della Santa Sede. Come valuta queste misure?
Penso che non sia necessario essere un esperto molto accorto per capire la volontà manifesta di metter fine alla celebrazione della Messa tridentina. Questo rescritto del febbraio 2023, come la lettera apostolica Desiderio desideravi del giugno 2022, hanno la duplice finalità di restringere al massimo l’uso del messale tradizionale, ed anche di spaventare chiunque volesse utilizzarlo.
In tali condizioni, immagino con difficoltà un giovane sacerdote avere il coraggio di rivolgersi alla Santa Sede per chiedere il permesso di celebrare la Messa tridentina. Che lo si voglia o no, a partire dal motu proprio Traditionis custodes, questa Messa è praticamente proibita nella Chiesa; come è stato recentemente ricordato dal Cardinal Roche, con il Concilio «la teologia della Chiesa è cambiata» (6), ed in conseguenza la liturgia, che ne è l’espressione.
In questo clima, i membri degli Istituti detti Ecclesia Dei vivono un momento di attesa e di apprensione. Si sente parlare di un ulteriore documento pontifico che li riguarderebbe e che potrebbe essere pubblicato prossimamente. Che cosa ci può dire a questo proposito?
Non so assolutamente nulla di un tale documento, ma penso che un prete non possa vivere serenamente il proprio sacerdozio se accetta di avere costantemente una spada di Damocle sospesa sulla testa; allo stesso tempo, non può vivere serenamente se è continuamente messo in allarme dai minimi rumori.
Un sacerdote dovrebbe poter vivere la propria Messa senza chiedersi se domani sarà ancora autorizzato dai suoi superiori a celebrarla. Deve avere la preoccupazione di far partecipare le anime ai tesori che dispensa, senza vivere con la costante paura di esserne privato lui stesso, o in attesa di un miracolo che gli permetta di sfuggire alla situazione precaria nella quale si trova. Non penso che la Provvidenza voglia questo.
In più, purtroppo, i membri di questi Istituti, come molti sacerdoti desiderosi di celebrare il rito tridentino, vivono in un tale timore che condannano se stessi al silenzio di fronte all’attualità della vita della Chiesa: infatti sanno bene che, il giorno in cui volessero esprimere qualche riserva di fronte a ciò che succede oggi, la spada di Damocle potrebbe cadere su di loro.
Il Cardinal Roche è pronto a ricordarlo loro in ogni momento. Lo dico in piena carità: questa situazione provoca una dicotomia permanente tra la sfera liturgica e la sfera dottrinale, che rischia di far vivere questi sacerdoti nella delusione, e di paralizzarli irrimediabilmente nella necessaria professione pubblica della loro fede.
Ecco perché oggi, soprattutto in alcuni paesi, la reazione contro le follie del movimento sinodale, paradossalmente, proviene piuttosto da ambienti che non sono legati all’uso del messale tradizionale.
Come vede l’avvenire della Fraternità San Pio X?
Lo vedo in perfetta continuità con ciò che la Fraternità ha rappresentato finora. La Fraternità deve essere preoccupata dell’attualità della Chiesa, ma senza interessarsi ai rumori, a ciò che tal Cardinale avrebbe detto in gran segreto a tal seminarista, a ciò che potrebbe prodursi, a ciò che potrebbe succederci… Dobbiamo vivere al di sopra di tutto questo.
Dobbiamo essere coscienti che al culto tradizionale della Chiesa corrisponde anche una vita morale che non abbiamo il diritto di alterare nei suoi princìpi.
Per il bene della Chiesa, la Fraternità deve custodire e garantire, ai suoi sacerdoti e ai suoi fedeli, la piena libertà della celebrazione della liturgia tradizionale. Allo stesso tempo, la Fraternità deve continuare a garantire la conservazione della teologia tradizionale che accompagna e sostiene questa stessa liturgia.
Un cattolico ancora lucido non potrebbe rinunciare a tale dottrina: il cambiamento di questa durante il Concilio è proprio l’elemento che – per parafrasare il Cardinal Roche – ha ispirato la nuova messa. Dobbiamo mantenere l’una e l’altra, con la piena libertà di opporci agli errori e ai loro fautori. In effetti, se la liturgia è per definizione pubblica, lo è anche la professione della fede che le è associata.
Allo stesso tempo, oggi più che mai, dobbiamo essere coscienti che al culto tradizionale della Chiesa corrisponde anche una vita morale che non abbiamo il diritto di alterare nei suoi princìpi. Al centro della nostra religione, Dio ha piantato la Croce ed il Sacrificio. Nessuno si può salvare senza la Croce o senza il Sacrificio, accettando – in nome di un falso amore e di una falsa misericordia – ogni sorta di abominazione.
C’è un solo amore che salva, perché c’è un solo vero amore che purifica: quello della Croce, quello della Redenzione; quello che Nostro Signore ci ha mostrato, che ci comunica, e che ha voluto chiamare «carità».
Questo amore però non può esistere senza la fede e senza chi la insegna.
NOTE
1) Il movimento sinodale è cominciato immediatamente dopo il Concilio, dopo il quale si sono tenuti più di mille sinodi diocesani: la maggior novità di questi è stata la frequente presenza di laici.
2) Si tratta più precisamente di sette continenti, perché l’America del Nord e del Sud rappresentano due entità diverse; ugualmente, il Vicino Oriente e il resto dell’Asia formano due regioni distinte.
3) Allarga lo spazio della tua tenda, n. 13.
4) Ibidem, n. 57
5) Ibidem, n. 42.
6) «La teologia della Chiesa è cambiata», ha osservato il Cardinal Roche. «In precedenza, il sacerdote rappresentava, a distanza, tutto il popolo: esso era canalizzato da questa persona che, sola, celebrava la Messa. [Oggi, invece], non è solo il prete che celebra la liturgia, ma anche quelli che sono battezzati con lui, ed è un’affermazione enorme». (Emissione a BBC Radio 4, trasmessa il 19 marzo 2023)
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Immagine da FSSPX.news
Spirito
Scoperti nuovi testi «pornografici» del cardinale Fernandez
Il sito web cattolico argentino El Wanderer ha riportato ulteriori oscenità erotiche del cardinale Victor Manuel «Tucho» Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) — precedentemente Congregazione per la Dottrina della Fede — descrivendo il materiale appena scoperto come «non solo pornografico ma anche detestabile». Lo riporta LifeSite.
I testi erotici «disgustosi» sono in linea con i libri di «teologia» su bacio e orgasmo precedentemente noti del vertice della DDF, che utilizzavano linguaggio ritenuto pornografo.
In uno dei libri appena scoperti, ¿Por qué no termino de sanarme?, pubblicato nel 2002 dalle edizioni San Paolo in Colombia, Fernández scrive:
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«Un corpo può essere sorprendente se vestito in modo appropriato: abiti che risvegliano la sensualità accentuando curve interessanti, in base alla forma del corpo. La sensualità di spalle e braccia abbronzate è enfatizzata da una t-shirt. L’eleganza è messa in risalto, nascondendo eventuali chili di troppo con un gilet nero e maniche bianche. Un collo scoperto diventa più seducente con una collana delicata; e così via. Se, in un momento di insoddisfazione, quando si ha bisogno di trovare qualcosa da attendere con ansia o da godere, un corpo può apparire impressionante, meraviglioso, indispensabile, allora un corpo può apparire come qualcosa di mozzafiato, meraviglioso, indispensabile».
Epperò il futuro cardinale si lamenta: «Ma poi, con la routine e scoprendo altri corpi diversi, ci si rende conto che quella massa di carne non era niente di straordinario, che ha imperfezioni, mancanze e dolori come tutti i corpi, che si deteriora e perde il suo fascino con il passare del tempo».
In un secondo libro, intitolato Teología espiritual encarnada. Profundidad espiritual en acción (2005), pubblicato anche questo dalle già Edizioni Paoline ma in Argentina, il Fernandezzo scrive:
«Consiste nell’eseguire la scansione dell’intero corpo, prestando la massima attenzione a un organo alla volta. È molto importante notare che non si tratta di “pensare” a quell’organo, immaginarlo o visualizzarlo. Si tratta più precisamente di “sentirlo”, percepirlo con i sensi. Si tratta di sperimentare con calma le sensazioni di ciascun organo, senza giudicare se siano positive o negative, ma piuttosto cercando di permettere all’organo di rilassarsi e allentare la tensione. È meglio procedere più o meno in questo ordine: mascella, zigomi, gola, naso, occhi, fronte (e tutti i piccoli muscoli facciali che si possono percepire), cuoio capelluto, collo e nuca, spalle. Si prosegue con il braccio destro, il polso e la mano destra; il braccio sinistro, il polso e la mano sinistra. Quindi si passa alla scansione della schiena. Si prosegue con: torace, addome, vita, fianchi, bacino, glutei, genitali, gamba destra, gamba sinistra, piede destro, piede sinistro. La chiave è soffermarsi lentamente su un punto alla volta, senza lasciare che l’immaginazione si disperda su un altro organo o su un’altra idea, finché non sentiamo che tutto il corpo ha la stessa tonalità. Non c’è fretta».
In un terzo testo discusso da El Wanderer, Para liberarte de la ansiedad y de la impaciencia (pubblicato sempre dalle Paoline argentine nel 2009), il porporato ha utilizzato ancora una volta l’immagine dell’orgasmo per descrivere momenti in cui la vita è «vissuta al massimo»:
«Quando possiamo fermarci e un oggetto o una persona cattura la nostra piena attenzione per un istante, quell’istante è vissuto appieno. Quando tutto il nostro essere è unificato in un’unica direzione, allora realizziamo un vero incontro, una fusione, un’unione perfetta, anche se solo per pochi minuti. Questo non significa necessariamente immobilità fisica, perché questa esperienza può verificarsi anche durante l’eccitazione di un’attività intensa. Questo accade, ad esempio, durante un orgasmo tra due persone che si amano».
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«Una persona – un sacerdote, un vescovo e un cardinale, per giunta – capace di pensare, scrivere e pubblicare paragrafi così apertamente pornografici ha un serio problema», commenta El Wanderer. «Ed è proprio questo problema, tra le altre ragioni, che spiega perché sia stato l’autore di Fiducia Supplicans», che consente la benedizione «non liturgica» delle «coppie» irregolari e omosessuali.
«Quel documento maledetto ha suscitato non solo un’enorme confusione all’interno della Chiesa, ma anche uno scandalo e un dolore incommensurabili tra i fedeli», ha dichiarato l’ autore di El Wanderer.
«Il problema del cardinale Fernández spiega anche il disprezzo con cui ha trattato gratuitamente la Beata Vergine Maria, negando i suoi due titoli usati da santi e papi», continua l’analisi. «Perché questo orrore per la verginità e la purezza, virtù eminentemente incarnate nella Madre di Dio?»
Come riportato da Renovatio 21, quando emersero i testi scabrosi del cardinale l’arcivescovo Carlo Maria Viganò aveva detto che le Guardie Svizzere avrebbero dovuto arrestare Tucho.
«I blasfemi rigurgiti di cloaca del ributtante libello di Tucho mostrano un tale livello di perversione e di alienità alla Fede da imporre la cacciata manu militari dell’Argentino e dei suoi complici» ha scritto monsignor Viganò su Twitter.
«Le Guardie Svizzere hanno giurato di difendere la Sede di Pietro, non colui che la sta demolendo sistematicamente. Siano dunque fedeli al giuramento e arrestino questi eretici pervertiti!» esclamava l’arcivescovo.
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Donald Trump pubblica un messaggio ufficiale in onore di Maria per l’Immacolata Concezione
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Un riconoscimento storico della tradizione cattolica
Nel suo messaggio, Trump riconosce che «per quasi 250 anni, Maria ha svolto un ruolo distintivo nella nostra grande storia americana». La dichiarazione presidenziale sottolinea la profonda devozione dei cattolici americani e dei santi americani verso Maria, la madre di Gesù. Trump sottolinea che la festa dell’Immacolata Concezione è considerata un «giorno festivo di precetto» nella Chiesa cattolica, il che significa che i fedeli cattolici devono partecipare alla messa.Il ruolo di Maria nella storia americana
Il messaggio presidenziale ripercorre la storia della devozione mariana negli Stati Uniti, a partire dal vescovo John Carroll, primo vescovo cattolico del Paese e cugino di Charles Carroll, firmatario della Dichiarazione di Indipendenza, che nel 1792 consacrò la giovane nazione alla madre di Cristo. Trump menziona anche come i cattolici attribuissero la vittoria del generale Andrew Jackson sugli inglesi nella battaglia di New Orleans all’intercessione di Maria. «Ogni anno, i cattolici celebrano una messa di ringraziamento a New Orleans l’8 gennaio in memoria dell’aiuto di Maria nel salvare la città», si legge nella dichiarazione.Aiuta Renovatio 21
Personaggi di spicco ed eredità mariana
Il messaggio mette in risalto importanti figure americane come Elizabeth Ann Seton, Frances Xavier Cabrini e Fulton Sheen, che hanno dedicato la loro vita a glorificare Dio servendo gli altri e hanno mantenuto una profonda devozione a Maria. Il presidente menziona la Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione, situata nel cuore della capitale, che onora Maria come la chiesa più grande del Nord America. Sottolinea inoltre che quasi 50 università americane portano il nome di Maria e che l’inno «Ave Maria» è caro a innumerevoli cittadini.Una preghiera per la pace nel mondo
Nel suo messaggio, Trump ha fatto riferimento alla Prima Guerra Mondiale, quando Papa Benedetto XV commissionò e consacrò una statua di Maria, Regina della Pace, che teneva in braccio Gesù Bambino con un ramoscello d’ulivo, per incoraggiare i fedeli cristiani a seguire il suo esempio di pace pregando per la fine della guerra. «Pochi mesi dopo, la Prima Guerra Mondiale finì», ha concluso il presidente. «Oggi ci rivolgiamo ancora una volta a Maria per trovare ispirazione e conforto, mentre preghiamo per la fine della guerra e per una nuova era duratura di pace, prosperità e armonia in Europa e nel mondo», si legge nella dichiarazione.L’«Ave Maria» inclusa nel messaggio ufficiale
Con una mossa senza precedenti, Trump ha incluso la preghiera completa dell’«Ave Maria» nel suo messaggio presidenziale. Il messaggio si conclude riconoscendo «con totale gratitudine» il ruolo di Maria «nel promuovere la pace, la speranza e l’amore in America e oltre i nostri confini», mentre gli Stati Uniti si avvicinano al 250° anniversario della loro indipendenza.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Messaggio presidenziale in occasione della festa dell’Immacolata Concezione
Oggi rendo omaggio a tutti gli americani che celebrano l’8 dicembre come giorno sacro in onore della fede, dell’umiltà e dell’amore di Maria, madre di Gesù e una delle figure più importanti della Bibbia. Nella festa dell’Immacolata Concezione, i cattolici celebrano quella che credono essere la liberazione di Maria dal peccato originale come Madre di Dio. Entrò nella storia per la prima volta da bambina quando, secondo la Scrittura, l’angelo Gabriele la salutò nel villaggio di Nazareth con la notizia di un miracolo: «Ti saluto, piena di grazia! Il Signore è con te», annunciandole che «concepirà nel suo grembo e partorirà un figlio, e lo chiamerà Gesù». In uno degli atti più profondi e trascendenti della storia, Maria accettò eroicamente la volontà di Dio con fiducia e umiltà: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola». La decisione di Maria cambiò per sempre il corso dell’umanità. Nove mesi dopo, Dio si fece uomo quando Maria diede alla luce un figlio, Gesù, che avrebbe offerto la sua vita sulla croce per la redenzione dei peccati e la salvezza del mondo. Per quasi 250 anni, Maria ha svolto un ruolo di primo piano nella nostra grande storia americana. Nel 1792, meno di un decennio dopo la fine della Guerra d’Indipendenza, il vescovo John Carroll, il primo vescovo cattolico degli Stati Uniti e cugino del firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza Charles Carroll, consacrò la nostra giovane nazione alla Madre di Cristo. Meno di un quarto di secolo dopo, i cattolici attribuirono a Maria la straordinaria vittoria del generale Andrew Jackson sugli inglesi nella decisiva battaglia di New Orleans. Ogni anno, l’8 gennaio, i cattolici celebrano una Messa di Ringraziamento a New Orleans in ricordo del ruolo di Maria nella salvezza della città. Nel corso dei secoli, leggende americane come Elizabeth Ann Seton, Frances Xavier Cabrini e Fulton Sheen, che hanno dedicato la loro vita a glorificare Dio nel servizio agli altri, hanno professato una profonda devozione a Maria. La Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione, situata nel cuore della capitale, onora Maria come la chiesa più grande del Nord America. L’inno senza tempo «Ave Maria» è ancora caro a innumerevoli cittadini. Ha ispirato la fondazione di innumerevoli chiese, ospedali e scuole. Quasi 50 college e università americane portano il nome di Maria. E tra pochi giorni, il 12 dicembre, i cattolici negli Stati Uniti e in Messico celebreranno l’incrollabile devozione a Maria che ebbe origine nel cuore del Messico, dove ora sorge la magnifica Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, nel 1531. Mentre ci avviciniamo al 250° anniversario della gloriosa indipendenza americana, riconosciamo e rendiamo grazie, con profonda gratitudine, per il ruolo di Maria nel promuovere la pace, la speranza e l’amore negli Stati Uniti e oltre i nostri confini. Oltre un secolo fa, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, Papa Benedetto XV, capo della Chiesa Cattolica Romana, commissionò e consacrò una maestosa immagine di Maria, Regina della Pace, con il Bambino Gesù tra le braccia e un ramoscello d’ulivo, per incoraggiare i fedeli cristiani a seguire il suo esempio di pace e a pregare per la fine di quella terribile carneficina. Pochi mesi dopo, la Prima Guerra Mondiale terminò. Oggi ci rivolgiamo ancora una volta a Maria per trovare ispirazione e conforto, pregando per la fine della guerra e per una nuova e duratura era di pace, prosperità e armonia in Europa e nel mondo intero. In suo onore, e in questo giorno così speciale per i nostri cittadini cattolici, ricordiamo le sacre parole che hanno portato aiuto, conforto e sostegno a generazioni di credenti americani nei momenti difficili: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen. Articolo previamente apparso su FSSPX.NewsIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Spirito
Papa Leone intervenga sull’Eucarestia a Brigitte Macron: parla un sacerdote francese
Padre Guy Pagès,un sacerdote della diocesi di Parigi, n ha scritto una lettera aperta a Papa Leone XIV chiedendogli di imporre sanzioni a coloro che hanno permesso la profanazione della Santa Eucaristia quando la first lady francese ha ricevuto pubblicamente la Comunione durante una messa speciale celebrata dall’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, nella cattedrale di Notre Dame. Lo riporta LifeSite.
L’occasione è stata la riapertura ufficiale della cattedrale dopo il terribile incendio, scoppiato il lunedì della Settimana Santa del 2019, che avrebbe potuto distruggerla.
La lettera di Pagè è piena di angoscia per la sorte eterna di coloro che hanno reso possibile questo sacrilegio e, citando la valutazione di Benedetto XVI, avverte che si può fare un parallelo tra l’abuso sui minori all’interno della Chiesa e il disprezzo per il Corpo di Cristo.
Esattamente un anno fa, l’8 dicembre 2024, Brigitte Macron, sposata civilmente con il presidente francese Emmanuel Macron, ha raggiunto il marito a Notre Dame e salì è salita suo posto in prima fila per ricevere la Santa Comunione. Ha ricevuta l’Ostia dalle mani di monsignor Philippe Marsset, vescovo ausiliare di Parigi, alla presenza dell’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich. Non una parola, né un sopracciglio alzato, di fronte a questo scandalo pubblico. Brigitte Macron, che ha divorziato dal suo primo marito, André-Louis Auzière, nel 2006, non risulta aver regolarizzato la sua situazione coniugale con un matrimonio religioso dopo la morte di Auzière nel dicembre 2019. Inoltre, è una sostenitrice pubblica dell’aborto, dell’eutanasia e delle rivendicazioni LGBT.
In quanto personaggio pubblico che vive un’unione matrimoniale irregolare – per quanto ne sa l’uomo della strada – e che dichiara apertamente il suo sostegno a cause incompatibili con la fede cattolica, Brigitte Macron non avrebbe dovuto avvicinarsi all’altare per ricevere la Santa Comunione, e la sua situazione e le sue posizioni pubbliche su queste questioni avrebbero dovuto in ogni caso indurre il ministro del sacramento a imporre un rifiuto chiaro, seppur discreto.
La messa è stata trasmessa da Le Jour du Seigneur, il programma cattolico della televisione pubblica francese. Al minuto 1 ora e 56, si vede chiaramente Brigitte Macron ricevere la Comunione, mentre il commentatore afferma: «ha tutto il diritto di farlo». Aggiunge che Emmanuel Macron non si è avvicinato per ricevere l’Ostia per «totale rispetto» della «laicità», la separazione tra Chiesa e Stato.
La premiérè dame riceve l’Eucarestia, ovviamente, in mano.
Notre-Dame: Brigitte Macron et le public s’avancent pour la communion pic.twitter.com/eRypHnKMYg
— BFM (@BFMTV) December 8, 2024
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Padre Guy Pagès ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna risposta da Roma che rispondesse alle sue preoccupazioni – né è stata rilasciata alcuna dichiarazione da parte di nessuno che facesse luce sullo stato civile di Brigitte o su posizioni personali che giustifichino un ipotetico riavvicinamento alla Chiesa cattolica, scrive LifeSite.
Padre Pagès ha chiarito di essere «respinto» dal modo in cui la Santa Eucaristia veniva trattata da coloro che detenevano autorità nella Chiesa e di aver sperato in una pubblica sconfessione. Ha atteso fino al 22 giugno prima di scrivere una prima lettera aperta al Dicastero per il Culto Divino, con copie per i Dicasteri per la Dottrina della Fede e per i Vescovi, nonché per la Conferenza Episcopale Francese. Lo ha fatto, ha dichiarato a LifeSiteNews, perché nessun altro si era espresso e si sentiva personalmente obbligato a reagire.
Ha aggiunto che la sanzione per i membri del clero che amministrano i sacramenti in contraddizione con le regole della Chiesa è la loro «sospensione».
Le sue prime parole alla gerarchia cattolica nella lettera di giugno erano per ricordare loro l’ articolo 183 della Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004) che recita: «In modo assolutamente particolare tutti, secondo le possibilità, facciano sì che il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sia custodito da ogni forma di irriverenza e aberrazione e tutti gli abusi vengano completamente corretti. Questo è compito della massima importanza per tutti e per ciascuno, e tutti sono tenuti a compiere tale opera, senza alcun favoritismo».
Il sacerdote ha aggiunto che l’applicazione del canone 915 del Codice di Diritto Canonico («Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto») avrebbe permesso di evitare lo scandalo indicando correttamente le condizioni per ricevere l’Eucaristia, soprattutto quando la presenza della coppia presidenziale era stata annunciata in anticipo.
Ora don Pagès scrisse una lettera a Papa Leone XIV, sottolineando che la sua prima lettera ai dicasteri era stata ignorata.
Sua Santità,
Il 22 giugno ho inviato una lettera alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, denunciando i sacrilegi commessi contro il Corpo di Cristo domenica 8 dicembre 2024, durante la celebrazione della riapertura della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, un evento ripreso dai media di tutto il mondo e a cui hanno partecipato numerose personalità pubbliche, tra cui capi di Stato, che vivono pubblicamente in violazione dei comandamenti di Dio e della Sua Chiesa, e a cui è stata comunque amministrata la Comunione eucaristica, in particolare alla persona che appare come la moglie del Presidente della Repubblica.
Tuttavia, poiché la loro presenza era stata annunciata, sarebbe stato facile indicare le condizioni richieste prima di dare loro la Comunione (CIC 915; Redemptionis Sacramentum 84 ). Il 10 ottobre, non avendo ancora ricevuto risposta dal Dicastero, ho inviato un’ulteriore lettera con richiesta di ricevuta, anch’essa rimasta finora senza risposta. Sento il dovere di portare questi fatti alla vostra attenzione.
La drammatica situazione in cui si trova la Chiesa a causa del suo rifiuto di applicare il diritto canonico in casi gravi di pedofilia avrebbe dovuto convincerci ad applicarlo con rigore in futuro. Benedetto XVI, del resto, ha collegato il modo in cui trattiamo il Corpo di Cristo al modo in cui trattiamo i bambini (Vatican News, 11 aprile 2019 ) … Sono convinto che non ci sarà primavera per la Chiesa finché non torneremo a ricevere la Comunione sulla lingua e in ginocchio , come Benedetto XVI ha insegnato con il suo esempio durante la sua visita a Parigi nel 2008.
Spero quindi che interveniate affinché le molteplici profanazioni dell’Eucaristia commesse in quel giorno siano punite. In caso contrario, la loro banalizzazione aumenterà e più sacerdoti e fedeli andranno all’Inferno ( Cfr. San Giovanni Crisostomo in Entretiens et méditations ecclésiastiques, Rusand, Parigi, 1826), perché è vero che chi riceve la Comunione indegnamente mangia la sua condanna (1 Cor 11,27), e ancor più il sacerdote che gliela dà (1 Rm 1,32). Il 12 marzo 1913, Gesù si lamentò con San Pio da Pietrelcina: «La mia casa è diventata per molti un luogo di divertimento. Così è anche per i miei sacerdoti . Sotto falsa apparenza mi tradiscono con comunioni sacrileghe».
Voglia gradire, Santissimo Padre, l’espressione dei miei deferenti saluti nel Signore.
Che San Tarcisio assista Vostra Santità nella sua missione divina!
Padre Guy Pagès
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Immagine di Presidencia de la República Mexicana via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata
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