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Beppe Grillo attacca i patti lateranensi, la tradizione cattolica, finanche Dio stesso. Poi lancia la sua «religione filosofica»

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Dopo aver invocato una riforma che mandi in pensione il calendario gregoriano, Beppe Grillo torna a parlare di Dio e della Chiesa a seguito dell’intervista concessa da papa Francesco a Fabio Fazio, il quale lo aveva pure ospitato poche settimane fa.

 

L’agenzia ANSA riporta che nel video Grillo sostenga il bisogno di «rivedere il Patti Lateranensi» e di «porsi delle domande sul perché Dio fa il giocherellone con noi».

 

«La Chiesa è in crisi è diventata classe media e soffre di contatti» dichiara il fondatore del Movimento 5 Stelle. «In Europa il cattolicesimo è sul 22%, in Sud America al 65%- 70%; il cattolicesimo è nel Secondo e Terzo mondo, ed è in crisi perché si affida a questi media, a questi medium, di informazione miserabili, non all’altezza».

 

 

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«Poi c’è da rivedere i Patti Lateranensi fatti dall’uomo della Provvidenza [come il papa aveva definito Mussolini, ndr] e da Pio IX». Si tratta di una stoccata al papato che aveva definito «uomo della Provvidenza» Benito Mussolini; tuttavia Grillo (o chi scrive per lui i testi) sbaglia riguardo a chi ha stipulato i patti del 1929: non si trattava di Pio IX (1792-1875) ma di Pio XI (1857-1939 – forse il comico quindi ha solo sbagliato a leggere invertendo i numeri romani.

 

Del resto, Grillo nel 2010 aveva già rivolto queste critiche verso Pio XI nel 2010 durante un comizio a Desio, dinanzi ad una statua del papa presente in Piazza della Conciliazione: «caro Pio, questi patti vanno un po’ rivisti», aveva dichiarato, per poi scaglia contro il cardinale Bagnasco (allora presidente CEI) reo di non volere Emma Bonino presidente della Regione Lazio, per poi cercare la battuta salace con il suo classico urlo stridulo: «preti cominciate a sposarvi, ad avere dei figli, per lo meno quando li accarezzate sono i vostri».

 


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Tornando al video recente, il comico predicatore continua la sua invettiva contro il rapporto tra Chiesa e Stato italiano dicendo che «siamo sempre su idee vecchie, bisogna rivederle» prosegue il Grillo. «La Chiesa, riceve dallo Stato 4 miliardi [sic] perché deve mantenere 2 milioni e mezzo di dipendenti e un amministratore delegato e prende 1,1 miliardi di 8 per mille a insaputa degli italiani».

 

«Quindi un po’ di modifiche, bisognerebbe dirlo al Papa, se ci fosse un giornalista in grado di farlo» continua il genovese, che si dimostra conciliante verso Bergoglio, «perché questo è un Papa che ragiona, che sta sul pezzo, anche perché oggi non crediamo più a niente e rischiamo di credere a tutto».

 

In passato il Grillo aveva rivendicato una sorta di primazia sulla figura di San Francesco, quando ricordava in comizi che il M5S era stato fondato proprio nel giorno del poverello di Assisi, mentre Bergoglio avrebbe accettato l’anello piscatorio con il nome di Franciscus solo dopo.

 

L’afflato mistico non sembra placarsi, tracimando in indicazioni bibliografiche: «ho letto un libro di Sant’Agostino che sembra scritto oggi sull’utilità del credere. Abbiamo sostituito Dio, che c’è sempre stato, e il nostro pensiero non è debole, è assolutamente immobilizzato. Non sappiamo chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, quindi un po’ di domande bisogna farsele».

 

«Dei neuroteologi hanno fotografato il cervello di un uomo mentre prega e hanno visto che il lobo frontale era pieno di neuroni attivati e gli scienziati concludevano che l’uomo è geneticamente predisposto per la preghiera» racconta l’intrattenitore, utilizzando un termine, «neuroteologia» che fu coniato da Aldous Huxley.

 

«Ma allora significa che qualcuno ci ha infilato dentro questa possibilità. Dio dove è? È apparso qualche tempo fa, ha detto alcune parole ed è scomparso. Siamo più vecchi noi di Dio. Dove è Dio? Che fa? Gioca con noi perché si è accorto che ha fatto qualcosa che non va? L’universo ha 15 miliardi di anni e Dio pochi millenni, quindi siamo più vecchi noi e in base alle conoscenze dobbiamo porci delle domande».

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Insomma l’ex testimonial dello yogurt veleggia dalle parti del deus absconditus, concetto che dalla Bibbia («Veramente tu sei un Dio nascosto», Isaia 45, 15) viene poi ripreso dalla teologia dialettica protestante novecentesca, oppure del deus otiosus, idea filosofico-religiosa abbracciata dall’illuminismo deista secondo la quale il Creatore ha prodotto l’universo per poi disinteressarsene e non intervenire più.

 

Oppure la critica a Dio nasconde altro? Potrebbe essere racchiusa, in questo passaggio che forse vuol essere divertente, il germe di un pensiero gnostico? La Gnosi, antico nemico della chiesa sconfitto a più riprese durante il corso dei secoli, è quella tendenza teologica per cui si tende a credere che il creatore – chiamato «demiurgo» – sia in realtà cattivo e crudele: il dolore che proviamo nel mondo materiale ne è la prova. Il Dio vero non è quello che ha creato il mondo, anzi, è suo avversario. Il fine dell’esistenza diventa quindi lasciare la dimensione demiurgica (la realtà, il vostro corpo) per raggiungere il vero Dio d’amore che sta al di là della materia.

 

Si tratta di una vera e propria inversione non solo del pensiero cristiano, ma della civiltà stessa. Erano gnostici, ad esempio, i catari, movimento ereticale che, in quanto continuazione della vita materiale, considerava orrenda la riproduzione (indulgendo quindi in atti contronatura e operando rapimenti di bambini per rinfoltire i suoi gruppi) e insegnava i suoi adepti a morire di fame e di sete in un processo chiamato endura.

 

Il libro del fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco Incubo a 5 Stelle – pubblicato oramai una decade fa – racconta in dettaglio la fascinazione, dichiarata persino in forma scritta in un libro vergato in teoria anche da Dario Fo, di Gianroberto Casaleggio per i Catari, che ricordava ancora con entusiasmo la loro presenza nella toponomastica milanese. (In particolare, si legga il capitolo XXVI, «La vendetta anticristiana»).

 

Il video dell’afflato religioso del Grillo si conclude con l’annuncio messianico della sua nuova «religione filosofica», la religione dell’«Altrove».

 

«Ecco perché ho fatto l’Altrove: l’Altrove è una specie di religione filosofica per fare delle domande. In base alla scienza dove collochiamo Dio? Ci sono miliardi di pianeti, possibile che non ci sia un’altra Intelligenza proprio perché non si mostra a noi? Dove lo collochi Dio? Senza non ci sarebbe la musica, l’arte, le cattedrali, Leonardo Da Vinci, non ci sarebbe nulla. Adesso c’è un algoritmo: ci può bastare? L’Altrove è porsi delle domande sul perché Dio fa il giocherellone con noi».

 

La battuta (crediamo che tale vuole essere: stiamo parlando, sempre, di un comico) sembra fare a pugni con la famosa massima einsteiniana per cui «Dio non gioca ai dadi». Tuttavia, come abbiamo visto, potrebbe essere altro: una porta verso la credenza di un demiurgo non benevolo, cioè il ritorno della Gnosi.

 

Tali idee, penetrate nella matrice culturale che ha prodotto uno dei partiti ancora presenti in Parlamento – e che ha governato per 5 anni l’Italia, in particolare nel biennio pandemico – sono analizzate nel libro Incubo a 5 Stelle.

 

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Immagine di Niccolò Caranti via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

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Mons. Viganò: «chi aderisce al Concilio si rende responsabile della demolizione della Chiesa»

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In occasione dell’anniversario dell’inizio dell’infausto evento, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato su X una breve riflessione sul Concilio Vaticano II e sulla catastrofe che da esso è discesa.   «Sessantatre anni fa, in questo giorno, venne solennemente aperto il Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo “concilio” della chiesa che da esso prende il nome – la “chiesa conciliare” appunto».   «Esso fu “concilio” perché volle “conciliare” Dio e mondo, Cristo e Belial, vero e falso, bene e male» scrive il prelato lombardo.   «Fu “ecumenico” perché volle legittimare il dialogo interreligioso che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana aveva solennemente condannato».     «Si definì “secondo” per far credere che si ponesse in continuità con il perenne Magistero Cattolico, così da poterlo adulterare usurpando l’Autorità della Chiesa e del Romano Pontefice» continua monsignore.   «Pose le basi pseudo-dottrinali della odierna “chiesa sinodale” che intende sovvertire la costituzione gerarchica della Chiesa e il Papato».   «Chi aderisce consapevolmente a questo “concilio” si rende responsabile della demolizione della Chiesa Cattolica e ratifica con la propria complicità il golpe conciliare e sinodale».

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Come sa il lettore, in molteplici altre occasioni monsignor Viganò si era scagliato contro il Concilio.   Ancora quattro anni fa l’arcivescovo disse che «tutto ciò che il Concilio ha portato di nuovo si è rivelato dannoso, ha svuotato chiese, seminari e conventi, ha distrutto le vocazioni ecclesiastiche e religiose, ha prosciugato ogni slancio spirituale, culturale e civile dei Cattolici, ha umiliato la Chiesa di Cristo e l’ha confinata ai margini della società, rendendola patetica nel suo tentativo maldestro di piacere al mondo».   Come riportato da Renovatio 21, in un’omelia dello scorso novembre Viganò dichiarò che i papi e i vescovi del Concilio Vaticano II «usarono il loro «concilio» non per combattere i nuovi errori, ma per introdurli nel sacro recinto; non per restaurare la sacra Liturgia, ma per demolirla; non per raccogliere il gregge cattolico intorno ai Pastori, ma per disperderlo e abbandonarlo ai lupi».   In un testo di due settimane fa Sua Eccellenza ha scritto dell’«unico dogma irrinunciabile: riconoscere il Concilio Vaticano II, la sua ecclesiologia, la sua morale, la sua liturgia, i suoi santi e martiri e soprattutto i suoi scomunicati e i suoi eretici, ossia i «tradizionalisti radicali» non addomesticabili alle nuove istanze sinodali».   La catastrofe non solo religiosa causata dal Concilio è stata spiegata in un’intervista ad una testata francese dello scorso anno: «La chiesa del Vaticano II, che ci tiene tanto a definirsi così in antitesi alla “chiesa preconciliare”, ha posto le basi teologiche alla dissoluzione della società. Tutti gli errori dottrinali del Concilio si sono tradotti in errori filosofici, politici e sociali dagli esiti disastrosi per le Nazioni cattoliche».

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Scontri tra Pakistan e Afghanistan

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Sabato si sono verificati intensi scontri lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan, confermati da entrambe le parti, a seguito di accuse reciproche di violazioni dello spazio aereo e attacchi.

 

Il ministero della Difesa afghano ha dichiarato che le sue forze hanno condotto «operazioni di ritorsione efficaci» contro postazioni di sicurezza pakistane lungo la Linea Durand, in risposta a quelli che ha definito ripetuti attacchi aerei pakistani. La dichiarazione, condivisa su X dal portavoce Enayat Khowarazm, ha precisato che l’operazione si è conclusa intorno a mezzanotte.

 

Un funzionario provinciale pakistano, Jan Achakzai, ha confermato gli scontri, scrivendo su X che le forze pakistane hanno risposto con decisione all’«aggressione afghana», affermando che le forze afghane hanno compiuto attacchi non provocati in cinque o sei località lungo il confine, colpendo avamposti pakistani.

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La risposta dell’esercito pakistano è stata così intensa da costringere gli aggressori afghani a ritirarsi, lasciando vittime sul campo. Achakzai ha aggiunto che «i confini del Pakistan sono sicuri» e che il governo afghano non dovrebbe scambiare il desiderio di pace del Pakistan per debolezza.

 

Nessuna delle due parti ha fornito dettagli sulle vittime, e le affermazioni non possono essere verificate indipendentemente al momento.

 

L’episodio segue le esplosioni di giovedì a Kabul, che le autorità afghane hanno attribuito ad attacchi aerei pakistani, non confermati da Islamabad.

 

L’aumento delle tensioni tra i due Paesi è legato a questioni di sicurezza dei confini e alle attività dei militanti. Islamabad accusa Kabul di offrire rifugio ai combattenti del Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), accuse respinte dall’amministrazione talebana.

 

Gli scontri avvengono mentre il Ministro degli Esteri afghano Amir Khan Muttaqi è in visita in India per colloqui volti a rafforzare le relazioni diplomatiche ed economiche con Nuova Delhi. I funzionari afghani hanno dichiarato che il viaggio rientra negli sforzi per ampliare la cooperazione regionale.

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Scuola

Mostri nei loro barattoli e nella loro formaldeide

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Lo splendore della fede professata nel pellegrinaggio giubilare nella Città Eterna, la bellezza luminosa dei dipinti di Georges de La Tour, i sontuosi ricami delle Orsoline di Amiens, l’importanza di una cultura che non trasgredisce la natura ma la trascende, sono questi i temi di Nouvelles de Chrétienté per il nuovo anno scolastico.   Sotto un’apparente diversità, questi temi sono profondamente uniti in un’intenzione comune espressa con «vigore e chiarezza» da Padre Calmel, quando chiede agli insegnanti cristiani di aprire «i loro studenti ai valori dell’arte nelle sue diverse forme», rendendoli al contempo «capaci di una fiera indipendenza e di un bel disprezzo per tutte le anomalie, infezioni, purulenze e mostruosità, che hanno l’audacia di esigere da loro un’ammirazione complice adornandosi della realtà dell’arte e più spesso della sua apparenza».   Il frate domenicano esprime un desiderio preciso: «I mostri torneranno ai loro barattoli e alla loro formaldeide, gli scorpioni artistici reintegrano i loro buchi artistici, il giorno in cui un certo numero di esseri giovani e determinati, non certo per barbarie ma per sovrano rispetto della cultura, tratteranno con disprezzo i prodotti immondi della cultura. La cultura non ha alcun diritto contro i diritti della decenza e dell’onore».   Aggiunge: «non deve essere lontano il tempo in cui l’insidioso sofisma “onestà significa stupidità” sarà privo di ogni credibilità, perché sarà diventata chiara la prova che ciò che è normale è bello e che, in una civiltà degna di questo nome, l’intelligenza, la sottigliezza, la leggerezza, la finezza e l’arte marciano di concerto con l’onestà, la santità, il rifiuto inflessibile dei veleni e delle ignominie. La scuola cristiana deve affrettare l’arrivo di questi tempi di libertà». (Ecole chrétienne renouvelée, cap. XXIX, tre sensible en chrétien aux valeurs d’art, pp. 188-189, ed. Téqui)   Padre Calmel scrisse queste potenti righe alla fine degli anni ’50, lontano dal wokismo, dalla cultura della cancellazione, dello sradicamento e dell’incoscienza… E si aspettava che le suore, autentiche insegnanti, avessero «idee non solo corrette, ma idee che cantano dentro [di loro] e che incantano [i loro] piccoli alunni», per «comunicare loro una verità canterina e germinante». (Ibid., pp. 129 e 131).   È una bella frase da scrivere in cima a un quaderno, in questi giorni di ritorno a scuola!   Abate Alain Lorans   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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