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Traffico di organi

Bangladesh, filantropo cristiano battista accusato di traffico di organi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Milton Samadder, 36 anni, infermiere e fondatore di un centro di cura per disabili e anziani, è stato arrestato dopo essere stato travolto da una tempesta mediatica. Dalla comunità cristiana si sono levate voci per un’indagine equa e trasparente ed è stato chiesto alle autorità di evitare di sensazionalizzare la vicenda.

 

La polizia del Bangladesh ha arrestato un cristiano battista accusato di una serie di gravi crimini, che vanno dal traffico di organi alla falsificazione di certificati di morte e all’appropriazione indebita di donazioni.

 

Milton Samadder, 36 anni, infermiere, nel 2014 ha aperto a Mirpur un centro chiamato «Child and Old Age Care», un luogo dove persone con disabilità fisiche e mentali e senza dimora possono trovare riparo e assistenza sanitaria. In precedenza Samadder aveva fondato una società di servizi di case di cura chiamata Milton Home Care, un’esperienza che gli aveva aperto gli occhi sulla difficoltà che i poveri e i malati incontrano in Bangladesh.

 

Su Facebook, il principale canale attraverso cui avvenivano anche le donazioni, Samadder ha un seguito di 16 milioni di persone. Nel corso degli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui, nel 2022, lo Sheikh Hasina Youth Volunteer Award, conferitogli dal ministero della Gioventù e dello Sport.

 

Dal 25 aprile, però, l’uomo cristiano è finito nell’occhio del ciclone: un quotidiano locale ha riportato una serie di accuse sollevate nei suoi confronti: la più grave è quella che lo vedrebbe coinvolto nel traffico di organi, prelevati direttamente dai pazienti.

 

Inoltre, sempre secondo quanto riportato dai media, su 900 persone decedute all’interno dei centri gestiti da Milton, non si conoscerebbe l’ubicazione di 835 defunti. Il cristiano è stato accusato anche di usurpazione di un terreno a Savar, dove gestisce un’altra struttura, opacità finanziaria, e persino di violenza domestica contro i propri genitori.

 

Dopo la diffusione della notizia, Milton Samadder ha negato le accuse attraverso la propria pagina Facebook, esprimendo anche la volontà di sottoporsi a un’indagine.

 

A seguito di una crescente copertura mediatica, Milton è stato effettivamente arrestato il primo maggio. Al momento si trova ancora in carcere in attesa dei procedimenti legali, dopo che il 9 maggio gli è stata negata la libertà su cauzione dal tribunale della città di Dhaka.

 

Nel frattempo, il commissario della polizia investigativa della capitale, Mohammad Harun-or-Rashid, ha rivelato ai giornalisti dettagli sconcertanti riguardo la vicenda, dicendo che Milton «provava un piacere sadico nel mutilare gli individui» con il pretesto di cure mediche.

 

Riguardo a questa accusa, diversi medici hanno sollevato dei dubbi. Per i trasferimenti di reni e altri organi sono infatti necessari medici, infermieri e tecnici qualificati, nonché moderne sale operatorie. Tutti elementi che non sembra Milton avesse a disposizione.

 

Il commissario Harun-or-Rashid ha poi spiegato che nel conto di Samadder sono stati trovati fondi pari a 18,5 milioni di taka (circa 148mila euro). Secondo gli inquirenti, le donazioni, ottenute pubblicando sui social l’attività dei centri, non erano sempre utilizzate a favore delle persone ospitate nelle medesime strutture.

 

All’interno della comunità cristiana si sono levate voci in difesa di Milton e soprattutto a favore di un’indagine equa e imparziale. Il giornalista cattolico Aldrick Biswas ha definito Samadder un filantropo cristiano e ha espresso il sospetto che dietro alle accuse ci sia il tentativo di chiudere i centri per disabili. Spesso, infatti, ha sottolineato il cronista, le persone impegnate in attività di beneficenza diventano facili bersagli.

 

Allo stesso modo, padre Albert Rozario, parroco della cattedrale di Ramna, ha fatto visita alla polizia e chiesto alle autorità che seguono il caso di evitare di sensazionalizzare le accuse, ma al contrario di eseguire un’indagine approfondita. Anche i familiari hanno chiesto un’inchiesta trasparente.

 

L’avvocato di Milton Samadder, Ohiduzzaman Biplab, sostiene che le accuse derivano da complicazioni legate a problemi sul terreno e di viabilità riguardanti la struttura eretta a Savar. Biplab ha affermato che questi problemi hanno portato ingiustamente all’assalto mediatico del suo cliente e ha sottolineato che al momento la vicenda è caratterizzata da narrazioni contrastanti che non aiutano a comprendere la complessità del caso.

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Traffico di organi

Arrestato in Russia israelo-ucraino presunto capo di una rete di traffico degli organi

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Le autorità russe, in collaborazione con le unità dell’Interpol, hanno arrestato un uomo ricercato in diversi Paesi per un presunto traffico di organi in Kosovo. Lo riporta la stampa russa.   L’arresto è avvenuto all’aeroporto di Mosca-Vnukovo dopo la sua espulsione dalla Turchia, ha annunciato venerdì il ministero dell’Interno russo.   Secondo i procuratori russi, tra il 2006 e il 2008 B.W. sarebbe stato coinvolto in un’operazione che attirava cittadini russi in Kosovo per l’asportazione di reni. Il gruppo avrebbe ingannato le vittime, organizzato i loro viaggi e interventi chirurgici, per poi abbandonarle con gravi conseguenze per la loro salute.   Irina Volk, portavoce del ministero dell’Interno russo, ha dichiarato che l’uomo è accusato di tratta di esseri umani nell’ambito di un’organizzazione criminale. Il Comitato Investigativo Russo ha aperto un’indagine per lesioni gravi intenzionali e traffico di organi umani.

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Il caso è collegato ad una clinica privata di Pristina, dove ai donatori sarebbero stati promessi compensi per i reni, successivamente venduti a pazienti facoltosi. Il ministero ha riferito che il sospettato e i suoi complici avrebbero convinto diversi cittadini russi a sottoporsi all’asportazione di reni in cambio di denaro, causando loro gravi lesioni.   L’uomo, cittadino israeliano e ucraino, era ricercato da Russia, Kosovo, Israele e Ucraina per il suo presunto ruolo nella rete di trapianti. Gli investigatori russi hanno affermato che lui e i suoi collaboratori, provenienti da Ucraina, Israele e Turchia, avrebbero promesso ai donatori tra 15.000 e 17.000 euro per ogni rene, senza però pagarli dopo gli interventi, alcuni dei quali eseguiti presso la clinica kosovara .   L’avvocato russo del sospettato ha dichiarato al giornale russo Kommersant che il suo cliente ha respinto le accuse, sostenendo di essersi limitato a preparare documenti assicurativi per i pazienti della clinica di Pristina e altre. Secondo lui, i reni sono stati trapiantati a cittadini israeliani e tedeschi che hanno pagato per le operazioni, successivamente rimborsati dalle loro assicurazioni.   Il sospettato, che rischia fino a 15 anni di carcere in Russia, è stato indicato in un rapporto della Missione UE sullo Stato di diritto come il leader di una rete di traffico di organi operante in Kosovo e in altri Paesi, tra cui il Costa Rica. La stampa occidentale, citando fonti di Intelligence, hanno riportato che decine di rifugiati siriani potrebbero essere stati vittime del gruppo.   Durante i primi tempi del conflitto, la Russia aveva affermato che in Ucraina sarebbe attiva una rete di traffico di organi umani facilitato, a suo dire, dalle autorità locali. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova aveva citato cronache tratta dai media in cui si suggerisce che gli organi dei soldati uccisi sarebbero apparsi su alcuni dei più grandi mercati della dark web, con prezzi a partire da 5.000 euro. Secondo quanto riportato, un cuore potrebbe essere acquistato in rapidità per 25.000 mentre i reni possono essere ottenuti per 12.000 euro.   La Zakharova ha anche affermato che personaggi legati al famigerato Esercito di liberazione del Kosovo – un gruppo militante albanese sostenuto dagli USA clintoniani i cui membri, alcuni dei quali arrivati alle più alte cariche dello Stato kosovaro, hanno subito accuse di prelievo illegale di organi, come nel caso del presidente kosovaro Hashim Thaci – potrebbero controllare questo mercato illecito di organi o almeno avere rapporti con esso.   Come riportato da Renovatio 21, in aprile la Federazione Russa aveva iniziato un’indagine su un video finito in rete in cui una persona che affermava di essere un chirurgo militare ucraino implica di essere stato coinvolto nell’estrazione di organi da prigionieri di guerra russi.   Il ministero degli Esteri russo aveva già parlato della questione del commercio dei trapianti illegali ancora l’anno scorso, dicendo il tema dei biolaboratori USA in Ucraina avrebbe fatto la fine del traffico di organi nel Kosovo di fine anni Novanta: sarebbe stato spazzato sotto il tappeto.

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Le accuse rimangono sempre da provare, vista la fragilità della filiera: il trapianto, che è sempre fatto a cuor battente (con l’esclusione delle cornee), cioè quando la persona è in vita – è, quindi, uno squartamento da vivi – comporta una filiera logistica cortissima, visto che cuori ed altri organi naturalmente non durano molto una volta espiantati.   La questione di tale traffico implicherebbe quindi che: 1) soldati e civili espiantati non siano morti, ma vivi – al limite feriti, e 2) gli utilizzatori finali, i «clienti» dell’abominevole rete, dovrebbero farsi trovare nei paraggi per il trapianto.   Negli anni sono state fatte dai giornali mainstream alcuni rivelazioni riguardo i commerci mondiali di organi operati da israeliani (come quello avvenuto anni fa a Fiumicino, dove fu arrestato un ex ufficiale israeliano).   Come riportato da Renovatio 21, storie sul traffico di organi sono già partite alla Striscia di Gaza subito dopo l’inizio della strage.

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Droga

Arrestata «la Diabla», matriarca del narcocartello accusata di aver ucciso donne incinte e trafficato organi e bambini

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Un’operazione congiunta tra polizia statunitense e messicana ha portato alla cattura di un leader di un cartello accusato di omicidio e traffico di minori. Lo riporta l’emittente TV statunitense CBS.

 

Martha Alicia Mendez Aguilar, conosciuta come «La Diabla», è stata arrestata il 2 settembre nel nord del Messico. Le autorità riferiscono che Aguilar, a capo del cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG), attirava donne incinte in condizioni di povertà o vulnerabilità in aree isolate. I membri del CJNG eseguivano poi cesarei illegali, uccidendo le madri e prelevandone gli organi, per poi vendere i neonati a coppie negli Stati Uniti per circa 250.000 pesos (11.100 dollari).

 

Il National Counterterrorism Center (NCTC) degli Stati Uniti, sotto la guida dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale, ha fornito informazioni cruciali alle autorità messicane, portando all’arresto. Il direttore dell’NCTC, Joe Kent, ha descritto il piano del cartello come un «esempio di come i cartelli terroristici diversifichino le loro fonti di reddito per finanziare le operazioni».

 

 

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L’operazione ha visto la collaborazione dell’FBI di El Paso, dello US Marshals Service, del Diplomatic Security Service e della US Customs and Border Protection, insieme alla Procura Speciale per le Donne messicana.

 

Secondo fonti dell’intelligence, la Diabla rimane in custodia in Messico mentre le indagini sulla rete di trafficanti proseguono.

 

Il caso sottolinea l’impegno dell’amministrazione Trump nella lotta contro i cartelli messicani e le organizzazioni criminali transnazionali. A gennaio, come promesso in campagna elettorale, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha incaricato il Dipartimento di Stato di classificare i cartelli e le bande transnazionali come organizzazioni terroristiche straniere (FTO). Otto gruppi, incluso il CJNG, sono stati successivamente designati come FTO.

 

La cattura dell’Aguilar evidenzia un cambio di strategia nella politica antiterrorismo degli Stati Uniti, che ora si concentra non solo sul narcotraffico, ma anche sul traffico di esseri umani e sui gruppi violenti come il CJNG, noti per la loro brutalità e il controllo su alcune aree del Messico.

 

L’NCTC riporta che, dopo il cambio di politica avvenuto con Trump, oltre 21.000 membri e affiliati di cartelli sono stati aggiunti al database classificato sui terroristi. Ad agosto, l’NCTC ha dichiarato che a 6.525 terroristi è stato negato l’ingresso al confine statunitense dall’inizio del secondo mandato di Trump.

 

Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa gli USA hanno accusato i vertici dei cartelli di «narcoterrorismo», mentre si sono moltiplicate le voci di operazioni cinetiche di esercito e forze speciali americane contro i narcos messicani. La situazione ha creato un pandemonio pure al Senato messicano, dove deputati a favore e contrari all’intervento di Washington sono venuti alle mani.

 

In passato i narcos messicani non hanno esitato a sparare sulle pattuglie di frontiera USA, talvolta usando droni armati.

Come riportato da Renovatio 21, mentre precipitano i rapporti con Caracas e il presidente venezuelano Maduro – a sua volta accusato di traffico di droga – Trump ha mostrato al mondo gli attacchi condotti su imbarcazioni del narcotraffico.

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Traffico di organi

Arrestata in Polonia una trafficante di organi ucraina

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Le autorità polacche hanno arrestato una donna ucraina di 35 anni, condannata per traffico di organi in Kazakistan. Lo riporta la stampa russa.   La fuggitiva è stata condannata per aver prelevato illegalmente tessuti umani, tra cui reni, da 56 vittime provenienti da vari Paesi post-sovietici e dalla Thailandia, secondo l’ufficio del procuratore distrettuale di Przemysl.   È stata arrestata dopo aver attraversato il confine dall’Ucraina in treno la scorsa settimana, in seguito a un avviso rosso dell’Interpol, ha dichiarato martedì in una conferenza stampa Marta Petkowska, portavoce della procura.   La donna era stata inserita nella lista dei ricercati internazionali nel novembre 2020 e il Kazakistan ne chiedeva l’estradizione per scontare una pena detentiva di 12 anni per crimini commessi tra il 2017 e il 2019.

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La Russia accusa il governo di Kiev di facilitare commercio illegale di organiallentando le normative sui trapianti e sul prelievo di organi, compresi i requisiti per il consenso dei donatori.   Nel giugno 2024, i media ucraini hanno riferito che un ex viceministro della Salute era indagato per cospirazione volta al prelievo di organi umani in un ospedale di Kiev.   Come riportato da Renovatio 21, dopo uno scioccante video dove un individuo faceva alcune ammissioni, in Russia era partita un’inchiesta riguardo ad un presunto traffico di orani presi da prigionieri russi.     L’accusa era stata ribadita pubblicamente dal portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova, che aveva citato cronache tratte dai media in cui si suggeriva che gli organi dei soldati uccisi sarebbero apparsi su alcuni dei più grandi mercati della dark web, con prezzi a partire da 5.000 euro.

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La Zakharova aveva pure affermato che personaggi legati al famigerato Esercito di liberazione del Kosovo – un gruppo militante albanese sostenuto dagli USA clintoniani i cui membri, alcuni dei quali arrivati alle più alte cariche dello Stato kosovaro, hanno subito accuse di prelievo illegale di organi,  come nel caso del presidente kosovaro Hashim Thaci – avrebbero potuto essre coinvolti questo mercato illecito di organi o almeno avere rapporti con esso.   Come riportato da Renovatio 21, il traffico di organi espiantati dai prigionieri serbi fu una delle specialità delle milizie albanesi (sostenute da NATO e USA) durante il conflitto del Kosovo del 1999, una realtà tentata di nascondere in tutti i modi dall’Occidente, ma che ciclicamente è riapparsa negli anni successivi, quando i capi delle milizie accusate di traffico sono diventati vertici massimi del Kosovo indipendente.   Come riportato da Renovatio 21, il ministero degli Esteri russo aveva già parlato della questione del commercio dei trapianti illegali in un’altra occasione, dicendo il tema dei biolaboratori USA in Ucraina avrebbe fatto la fine del traffico di organi nel Kosovo di fine anni Novanta: sarebbe stato spazzato sotto il tappeto.

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Immagine TIjsB via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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