Economia
«Andate a f****o»: Elon Musk risponde agli inserzionisti che vogliono boicottare Twitter
L’intervista della scorsa settimana di Elon Musk concessa al giornalista economico Andrew Ross Sorkin per l’evento Dealbook del New York Times è una delle più potenti date dal personaggio – il quale già altre volte, intervistato, aveva calato verità sorprendenti e mostrato una capacità di riflessione – e di azione – davvero abissale.
L’intervista con Sorkin è rimasta impressa per la sua sfida a grandi investitori pubblicitari (come la Disney) che hanno minacciato di boicottare Twitter dopo che ONG e enti vari avevano gridato allo scandalo per un retweet, da parte di Musk, di un post definito «antisemita» – in realtà, accusava alcune associazioni ebraiche di aver sostenuto gli stessi gruppi di odio etnico americani che ora stanno dalla parte di Hamas.
«Se qualcuno vuole ricattarmi con la pubblicità, può andare a fanculo» ha detto Musk. «Volete ricattarmi con i soldi? Andate-a-fanculo».
A quel punto Sorkin, una creatura della palude finanziaria di Nuova York, si passava nervosamente la mano sulle labbra.
«È chiaro? Spero che lo sia. Che vadano a fanculo» ha continuato Musk, che poi, salutando con la mano, ha detto «Ciao Bob! È nella stanza». Il riferimento era con ogni probabilità a Bob Iger, CEO di Disney.
Musk ha poi dichiarato che non voleva che queste aziende facessero pubblicità su Twitter, sottolineando che «un boicottaggio pubblicitario ucciderà X».
«Non fate pubblicità» ha detto. Tuttavia, ha spiegato, «il mondo intero saprà che quegli inserzionisti hanno ucciso l’azienda… e lo documenteremo dettagliatamente».
«Quegli inserzionisti diranno: “non abbiamo ucciso l’azienda”» cerca di incalzare il giornalista.
«Oh sì, dillo alla Terra… e vediamo come la Terra risponde» ha controbattuto Musk, facendo diventare estremamente chiaro che i discorsi che fa sul pianeta non sono solo chiacchiere, ma cose che pensa costantemente.
Fuck you says Elon Musk pic.twitter.com/XailyzZVqZ
— One Tesla Share (@OneTeslaShare) November 29, 2023
«Voglio dire, guarda, mi dispiace per quel post. È stato sciocco da parte mia. Dei 30.000 potrebbe essere letteralmente il post peggiore e più stupido che abbia mai scritto. E ho fatto del mio meglio per chiarire sei modi di domenica, ma almeno sai che sarà ovvio che in realtà, lungi dall’essere antisemita, sono in realtà filosemita» ha detto Musk riguardo il retweet che ha ingenerato il boicottaggio.
Musk chiarisce ancora una volta il processo di pensiero dietro il suo retweet: «quello che stavo dicendo è che non è saggio sostenere i gruppi che vogliono il nostro annientamento». Se avesse incoraggiato gli antisemiti, dice, gli sarebbe dispiaciuto: «in retrospettiva, non avrei dovuto rispondere a quel particolare post. Essenzialmente ho consegnato una pistola carica alle persone che mi odiano».
Musk ha quindi negato che il suo viaggio in Israele, dove è stato ospite di Netanyahu (che aveva visto anche mesi fa in California, in un’occasione non dissimile di accuse di antisemitismo) «non era un tour di scuse».
«Non ho problemi a essere odiato» ha confessato il giovane magnate, e rispondendo alle domande sulla «fiducia», Musk ha detto che il suo lavoro parla da solo: «lascia che le cose cadano dove vogliono… Non ballerò il tip tap per dimostrare che sono degno di fiducia».
Se qualcuno invia satelliti nello spazio, quest’anno SpaceX ha inviato in orbita l’80% del totale, ha ricordato. E, se qualcuno vuole acquistare un veicolo elettrico, Tesla produce le migliori auto al mondo, ha assicurato: non gli importa quindi cosa pensi di lui.
«Produciamo le macchine migliori… Che tu mi odi, che mi piaccia o che tu sia indifferente, vuoi la macchina migliore o non la macchina migliore?»
Di fatto, ha proseguito, Tesla ha fatto più di tutte le aziende messe insieme per aiutare l’ambiente e, come leader dell’azienda, «ho fatto per l’ambiente più di qualsiasi singolo essere umano sulla terra».
Successivamente, Musk ha sganciato una considerazione semplice e profondissima: «ciò che mi interessa è la realtà della bontà, non la sua percezione……E quello che vedo ovunque sono persone che si preoccupano di APPARIRE buoni, mentre FANNO il male. Vadano a fanculo».
"What I care about is the reality of goodness, not the perception of it. And what I see all over the place is people who care about LOOKING good, while DOING evil. Fuck them."
–@elonmusk at NYT Dealbook Summit pic.twitter.com/aZ18D7dbXg
— Alec Allen (@S3XYstarship) November 29, 2023
Il fondatore di Tesla ha poi reiterato di sentirsi offeso per l’affronto ricevuto, già citato in passato da Renovatio 21, di quando l’amministrazione Biden non abbia invitato Tesla durante ad un evento sulle auto elettriche alla Casa Bianca: «era un insulto», dice, ricordando che Tesla allora produceva decine di migliaia di macchine, mentre le aziende premiate da Biden poche decine in tutto. Fu in quell’occasione che, su Twitter, Musk definì Biden «pupazzo a calzino bagnato».
Aggiungendo che i democratici «sembrano essere più favorevoli alla censura» e che «non poteva vedersi votare per Biden», Elon si è rifiutato di dire per chi voterebbe, non lasciando trasparire alcuna simpatia per Trump.
????#BREAKING: Elon Musk declares that he will not vote for President Biden in the 2024 election. pic.twitter.com/freyjtbFF4
— R A W S A L E R T S (@rawsalerts) November 29, 2023
Musk ha anche parlato dell’eccessiva quantità di potere che esercita: «il motivo per cui ho questi poteri non è a causa di azioni anticoncorrenziali, ma perché abbiamo agito bene», ha affermato.
Di particolare interesse quando Musk ha spiegato che Tesla e SpaceX lavorano su tecnologia open source, non basata su brevetti, e che quindi il segreto del loro successo è solo nell’execution, cioè nel fatto che si tratta di programmi portati avanti correttamente.
Musk, che di recente è divenuto fondatore di una società di Intelligenza Artificiale chiamata xAI, ha quindi avvertito che «l’Intelligenza artificiale è più pericolosa delle bombe nucleari», quando gli viene chiesto informazioni su OpenAI (la società da lui co-fondata): «ho sentimenti contrastanti su Sam», ha detto Musk riguardo al CEO Sam Altman, che è stato recentemente estromesso e reintegrato. Quindi ha citato Tolkien, una sua passione: «l’anello del potere può corrompere».
Il patron di Tesla ha aggiunto che voleva sapere perché il cofondatore e capo scienziato di OpenAI Ilya Sutskever «si sentiva così forte da combattere Sam». «Sembra una cosa seria. Non penso che fosse banale. E sono piuttosto preoccupato che abbiano scoperto qualche elemento pericoloso dell’intelligenza artificiale», ha aggiunto dicendo di credere che Sutskever abbia una «forte bussola morale».
«Si preoccupa davvero di chiedersi cosa sia giusto», ha detto Musk a Sorkin. «E se Ilya si sentiva abbastanza forte da voler licenziare Sam. Beh, penso che il mondo dovrebbe sapere quale fosse quella ragione».
Come riportato da Renovatio 21, lo Sutskever, che era stato assunto in OpenAI su spinta di Musk (che pagò la mossa con la fine dell’amicizia con il fondatore di Google Larry Page), si pone da tempo il dilemma dell’AI in grado di diventare un Dio, arrivando tempo a domandare ai suoi followers se le super-IA avanzate dovrebbero essere rese «profondamente obbedienti» ai loro creatori umani, o se questi algoritmi dovrebbero «amare veramente profondamente l’umanità». L’anno scorso, Sutskever affermò che «può darsi che le grandi reti neurali di oggi siano leggermente consapevoli».
Alla domanda su TikTok, il proprietario di X ha dichiarato che essendo basata sull’Intelligenza Artificiale che fornisce video agli utenti in base alle loro abitudini di visualizzazione, andrebbe evitata: «ho smesso di usare TikTok quando ho sentito l’Intelligenza Artificiale sondare la mia mente… e mi sono sentito a disagio».
Si è trattato, insomma, di uno sguardo ulteriore in un personaggio che, sia nelle opere che nel pensiero, appare di vastità immensa, inedita.
La battaglia dell’establishment contro Musk è partita, ma lui non sembra curarsene – anzi, agisce in modo totalmente opposto, in aperta sfida con i poteri costituiti. L’uomo più ricco del mondo (sulla carta), al momento sembra di poterselo permettere.
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Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.
L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.
L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.
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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».
Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.
La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.
Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.
Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».
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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.
L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.
Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.
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Immagine di Fourbyfourblazer via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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