Politica
Ancora proteste violente in Serbia
Venerdì sera sono scoppiate delle rivolte durante una protesta studentesca a Novi Sad, la seconda città più grande della Serbia.
I dimostranti hanno lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti di polizia fuori dall’edificio della Facoltà di Filosofia dell’Università di Novi Sad e la polizia ha risposto con gas lacrimogeni.
Gli studenti accusano il governo di corruzione e chiedono che vengano prese le proprie responsabilità dopo il crollo di una pensilina di cemento nella stazione ferroviaria di Novi Sad, avvenuto lo scorso novembre, in cui sono morte 16 persone.
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Da mesi i dimostranti organizzano manifestazioni a Belgrado e in altre città, bloccando anche gli istituti scolastici.
Gli scontri di venerdì sono scoppiati dopo che gli studenti hanno chiesto alla polizia di ritirarsi dal campus della Facoltà di Filosofia, dove era stata dispiegata il mese scorso dal preside Milivoj Alanovic. Il gruppo di attivisti Blokada FFUNS, che ha organizzato il blocco, ha accusato Alanovic di abuso di potere.
I media serbi hanno riferito che diverse persone sono state fermate fuori dal campus. Secondo Blokada FFUNS, uno studente è stato colpito alla gamba da un proiettile di gomma.
🚨🇷🇸 BREAKING NEWS: Chaos in Serbia!
Riot police storm Novi Sad streets – injuries and arrests reported as President Aleksandar Vučić is addressing the nation! pic.twitter.com/YJ1C811Z6E
— Global Dissident (@GlobalDiss) September 5, 2025
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Il direttore della polizia Dragan Vasiljevic ha affermato che gli agenti sono intervenuti dopo aver ricevuto segnalazioni di «un attacco» al sistema di sicurezza del campus. «Tutti i cittadini devono rispettare le leggi e i regolamenti di questo Paese», ha aggiunto.
Aleksandre Vučiću, pizda li ti materina nenormalna – je li ovo večeras zvanična objava rata sopstvenom narodu!?!
Mrzeli su, kroz istoriju, mnogi okupatori Novi Sad – ali nijedan ovoliko! 😤😤😤 pic.twitter.com/GuFIZFI9Lg— Novi Nebojša Milenković (@NoviNMilenkovic) September 5, 2025
22.20h bez razloga policija napala građane kod DiFa pic.twitter.com/I4LtF6AW8Q
— zarko bogosavljevic (@zarkobns) September 1, 2025
KEROVI DRHTE OD STRAHA‼️⛽️
📍Kampus, Novi Sad pic.twitter.com/OAHx7iur3H
— 𝓐𝓝𝓨𝓐 ~ God’s Whip (@AnjaBG96) September 5, 2025
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Le proteste hanno già portato alle dimissioni del primo ministro Milos Vucevic e all’arresto di diversi funzionari, tra cui un ex ministro del Commercio, con l’accusa di corruzione.
Il presidente Aleksandar Vucic ha affermato che i disordini sono stati fomentati dall’estero e ha denunciato quella che ha definito «violenza mascherata da attivismo»: «mancano pochi giorni prima che inizino a uccidere per le strade» aveva detto lo scorso agosto davanti all’ennesima ondata di proteste violente.
Come riportato da Renovatio 21, le grandi manifestazioni contro Vucic di marzo erano seguite la visita pubblica del figlio del presidente USA Don Trump jr. al premier di Belgrado.
Come riportato da Renovatio 21, Vucic giorni fa ha accusato le potenze occidentali di aver cercato di orchestrare il suo rovesciamento. In un’intervista su Pink TV trasmessa lunedì, il presidente serbo aveva affermato che le «potenze straniere» hanno speso circa 3 miliardi di euro nell’ultimo decennio nel tentativo di estrometterlo dal potere.
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Come riportato da Renovatio 21, Belgrado nel dicembre 2023 produsse evidenti segni di «maidanizzazione» in corso. Già allora presidente serbo accusò le potenze occidentali di tentare di «ricattare» la Serbia affinché sostenga le sanzioni e di tentare di orchestrare una «rivoluzione colorata» – una sorta di Maidan belgradese –contro il suo governo a dicembre.
All’epoca il governo serbo in quel caso aveva ringraziato pubblicamente i servizi segreti russi per il loro aiuto, come confermato in seguito dal Vucic.
Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli Esteri Pietro Szijjarto ha dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.
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Immagine screenshot da Twitter
Politica
I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi
A viral video shows a prisoner confronting Nicolas Sarkozy, saying, “We’ll avenge Gaddafi. Give back the billions.” The former French president, jailed for conspiracy, is accused of taking Libyan money before leading NATO’s 2011 war that killed Gaddafi. pic.twitter.com/KlAISnFVSX
— comra (@comrawire) October 22, 2025
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Politica
Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro
Sanae Takaichi è diventata la prima donna Primo Ministro del Giappone, vincendo le elezioni parlamentari di Tokyo martedì. Esponente di lungo corso del Partito Liberal Democratico (LDP), nota come la «Lady di Ferro» del Giappone per la sua ammirazione verso l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, Takaichi è riconosciuta per il suo conservatorismo sociale, il nazionalismo e il sostegno a un ruolo più ampio per le forze armate giapponesi.
A 64 anni, Takaichi ha sostenuto la revisione della clausola pacifista della costituzione postbellica del Giappone e il riconoscimento ufficiale delle Forze di autodifesa come esercito nazionale. Ha inoltre appoggiato un aumento della spesa per la difesa e una maggiore cooperazione militare con gli Stati Uniti.
Le sue posizioni sulla sicurezza nazionale richiamano le politiche dell’ex premier Shinzo Abe, di cui è considerata una protetta e con cui aveva stretti legami politici.
Frequente visitatrice del Santuario Yasukuni di Tokyo, che rende omaggio ai caduti giapponesi, inclusi criminali di guerra della Seconda Guerra Mondiale, Takaichi è stata spesso criticata dai Paesi vicini per quello che considerano revisionismo storico. Ha difeso le sue visite come atti di rispetto personale, sostenendo che i crimini di guerra dei soldati giapponesi siano stati esagerati.
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A livello interno, Takaichi si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostiene la successione imperiale esclusivamente maschile e ha criticato le proposte di cognomi separati per le coppie sposate.
La Takaicha ha inoltre appoggiato il rafforzamento dei confini e politiche migratorie più rigide, chiedendo misure contro i visti non concessi, il turismo eccessivo e l’acquisto di terreni da parte di stranieri, soprattutto vicino a risorse strategiche.
In politica estera, la Takaichi ha definito la crescente potenza militare della Cina una «seria preoccupazione», proponendo misure di deterrenza, tra cui un patto di sicurezza con Taiwan.
Si ritiene che Takaichi non intenda perseguire un significativo riavvicinamento con la Russia, avendo ripetutamente rivendicato la sovranità sulle isole Curili meridionali, annesse dall’Unione Sovietica nel 1945 come parte degli accordi postbellici.
Takaichi assume la carica in un momento critico per il Giappone, che affronta un tasso di natalità ai minimi storici, un rapido invecchiamento della popolazione, un’inflazione persistente e il malcontento pubblico per gli scandali politici che hanno eroso la fiducia nel PLD, il partito al governo.
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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Politica
Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra
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