Geopolitica
Analista strategico turco arrestato per spionaggio a favore dell’Italia. Cosa sta succedendo?

Metin Gürcan, un ex capitano delle forze armate che oggi svolge il lavoro di analista strategico, è stato arrestato a fine Novembre con l’accusa di «spionaggio politico e militare» a favore dell’Italia.
Gürcan, che secondo Radio Radicale era pedinato dai servizi turchi dal 2020, è stato prelevato nella sua abitazione di Istanbul dalla polizia.
Lo hanno accusato di aver fornito analisi strategiche ai diplomatici italiani e spagnoli operanti nella capitale Ankara. Gürcan avrebbe ammesso davanti ai giudici di aver consegnato ad ambasciate estere studi a pagamento, ma utilizzando solo OS, cioè quelle che nel gergo dell’Intelligence si chiamano le open sources, cioè le «fonti aperte» come giornali, riviste, post e video pubblicati su Internet etc. Ciò quindi lo metterebbe al riparo dall’accusa di aver tradito segreti militari.
Secondo quanto si apprende, l’ex militare avrebbe incontrato un diplomatico del Regno di Spagna presentandogli grafici su «Turchia, Iraq, Iran, Siria, Afghanistan, Libia e occasionalmente Grecia e Ucraina». In cambio avrebbe ottenuto 400 euro mensili.
Il 6 gennaio 2020 Gürcan avrebbe incontrato un ufficiale dell’ambasciata d’Italia nel parcheggio di un centro commerciale della capitale turca. Sarebbe seguiti altri due incontri, stesso luogo. Avrebbe quindi ricevuto 500 euro.
C’è l’ombra di una purga politica che potrebbe rendere le accuse di spionaggio un mero pretesto per l’arresto: Gürcan è fondatore di Deva, un partito che si oppone al «sultano» Erdogan.
L’uomo sostiene quindi di aver condiviso con i diplomatici europei le sue idee sulla politica interna turca in quanto personaggio politico.
Si tratta di un arresto pesante, con accuse pesanti anche al nostro Paese.
Perché sta accadendo tutto questo? Una risposta potrebbe essere il Trattato del Quirinale.
Perché sta accadendo tutto questo? Una risposta potrebbe essere il Trattato del Quirinale.
Come riportato da Renovatio 21, il Trattato del Quirinale, firmato da pochi giorni, è un accordo che stringe enormemente le relazioni tra Francia e Italia – a discapito dell’Italia, ovviamente, che dispone di un esercito che è la metà di quello di Parigi e che non dispone di testate termonucleari.
Il trattato prevede una cooperazione su vari fronti, da quello economico a quello spaziale.
Tuttavia, c’è tutta una serie di questioni non propriamente espresse che sono sottointese al Trattato.
Uno degli effetti immediati dell’accordo franco-italiano potrebbe essere un grosso cambio di marcia in Libia, Paese ridotto al collasso proprio da un intervento francese (con contorni di politica interna parigina piuttosto speciosi, ed oscuri). E in Libia si gioca al momento una delle più grandi scommesse per il futuro della Turchia.
Uno degli effetti immediati dell’accordo franco-italiano potrebbe essere un grosso cambio di marcia in Libia, e in Libia si gioca al momento una delle più grandi scommesse per il futuro della Turchia
Come noto, gli italiani hanno sostenuto caparbiamente – ma senza mai chiudere la porta agli avversari – il GNA, ossia il governo di Tripoli, riconosciuto dall’ONU. I francesi hanno sempre sostenuto (ufficialmente, solo a livello politico, non militare) le forze del LNA, cioè il generale Haftar – il quale gode di un supporto che include anche russi, egiziani, emiratini e, si mormora, perfino israeliani.
La Turchia si frappose inserendosi con il ruolo di protettore del GNA di Tripoli: vi portò migliaia di mercenari, alcuni veterani del macello siriano, e tanta tecnologia militare, tra cui temibili droni di sua produzione. Con il suo intervento, la Turchia scalzò di fatto l’Italia da storico partner principale di Tripoli: l’immagine plastica fu la chiusura di un ospedale italiano all’aeroporto di Misurata per farvi una base militare turca.
Ora, con l’accordo tra italiani e francesi, Erdogan può temere qualche sorpresa in Libia, dove ci si appresta ad andare alle elezioni.
L’arresto di Gürcan potrebbe quindi essere un segnale in questa direzione? Si tratta di un avvertimento?
Come riportato da Renovatio 21 in vari articoli, la Turchia erdoganiana si trova in una immane crisi economica e in un vicolo cieco diplomatico, attivo su fronti – curdo, libico, ucraino, armeno – in grado di far saltare i nervi a tante potenze regionali e non solo.
L’Interpol ha arrestato in Turchia un dirigente ISIS questa primavera.
Gli scontri in Nagorno-Karabakh, dove Erdogan supporta apertamente e materialmente l’Azerbaigian contro il armeni, stanno riprendendo in queste settimane.
Avendo visto l’attivismo turco di questi ultimi mesi, perfino in Afghanistan, Uuna reazione ancora più violenta da parte di Ankara, di modo anche da distrarre la popolazione sempre più frustrata, non ci pare completamente da escludere.
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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