Geopolitica
Altri 15 Paesi chiedono il riconoscimento dello Stato palestinese
Quindici Paesi si sono uniti alla crescente spinta per il riconoscimento dello Stato palestinese, unendosi a quei Paesi che già riconoscono la Palestina e considerano la soluzione a due Stati l’unica via per porre fine alla guerra di Gaza.
In una dichiarazione congiunta rilasciata martedì sera a seguito di una conferenza a Nuova York, i ministri degli esteri di Andorra, Australia, Canada, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, San Marino, Slovenia e Spagna (che ha riconosciuto formalmente la Palestina l’anno passato) hanno sollecitato il riconoscimento globale della Palestina e un cessate il fuoco immediato a Gaza.
«Noi… abbiamo già riconosciuto, abbiamo espresso o esprimiamo la volontà o la considerazione positiva dei nostri Paesi di riconoscere lo Stato di Palestina, come un passo essenziale verso la soluzione dei due Stati», hanno affermato i ministri, chiedendo anche il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas, e chiedendo agli altri Paesi di unirsi al loro impegno e sottolineando la necessità di unificare Gaza e la Cisgiordania sotto l’Autorità Nazionale Palestinese.
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La dichiarazione arriva pochi giorni dopo che la Francia si è impegnata a riconoscere formalmente lo Stato palestinese all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre. Come riportato da Renovatio 21, il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che ciò avrebbe fatto progredire la causa della pace in Medio Oriente. La mossa è stata duramente criticata da Stati Uniti e Israele.
Martedì, il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che la Gran Bretagna riconoscerà uno Stato palestinese a meno che Israele non agisca per porre fine alla «spaventosa situazione a Gaza». Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto l’ultimatum di Starmer, definendolo una «ricompensa per Hamas».
A marzo, 147 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite, riconoscevano ufficialmente la Palestina.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa nel momento in cui Hamas liberava un ostaggio con cittadinanza americana considerato morto, si era sparsa la voce che il presidente degli USA Donaldo J. Trump avrebbe riconoscere la Palestina.
Hamas l’anno scorso aveva fatto sapere di essere disposta a deporre le armi se uno Stato di Palestina sarà riconosciuto in una soluzione a due Stati.
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Immagine di scottgunn via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Geopolitica
Attacco aereo pakistano uccide nove bambini afghani
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Geopolitica
Trump pronto a parlare con Maduro
Il presidente statunitense Donald Trump intende avviare un dialogo diretto con il presidente venezuelano Nicolás Maduro, nonostante la recente designazione di quest’ultimo come capo di un’organizzazione terroristica straniera da parte di Washington. Lo riporta Axios citando fonti dell’amministrazione.
Gli USA hanno ufficialmente etichettato il «Cartel de los Soles» – una presunta rete criminale operante all’interno dei servizi segreti venezuelani – come entità terroristica straniera, equiparandolo ad Al-Qaeda e all’ISIS. L’annuncio è arrivato lunedì dal Dipartimento del Tesoro, che ha ribadito le accuse di lunga data secondo cui Maduro – la cui legittimità è contestata da Washington – dirigerebbe il gruppo.
Sempre secondo Axios, questa mossa di Trump segna un’inversione di rotta nella sua «diplomazia delle cannoniere» verso il Venezuela e potrebbe segnalare che, nel breve termine, sono improbabili attacchi missilistici o operazioni terrestri americane.
«Nessuno ha intenzione di sparargli o rapirlo, a questo punto. Non lo escluderei mai, ma non è il piano attuale», ha confidato ad Axios un funzionario anonimo al corrente dei fatti. «Nel frattempo, faremo saltare in aria le imbarcazioni che trasportano droga. Fermeremo il traffico di stupefacenti», ha aggiunto.
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Non è ancora stata fissata una data per la possibile telefonata tra Trump e Maduro, che è «in fase di pianificazione», ha precisato un’altra fonte USA.
La decisione giunge dopo quasi due mesi di raid aerei americani su piccole navi al largo delle coste venezuelane, che il Pentagono descrive come operazioni contro il «narcoterrorismo» e che hanno causato circa 80 morti.
Il termine «Cartello dei Soli» è emerso negli anni Nonvanta per la presunta corruzione tra ufficiali venezuelani che ostentavano spalline a forma di sole. Nel 2020, durante il primo mandato di Trump, gli USA hanno incriminato Maduro e 14 alti funzionari (attuali o ex) per narcotraffico e criminalità organizzata, accusandoli di gestire collettivamente la rete. Maduro ha sempre smentito le imputazioni e ha avvertito Washington contro una «guerra folle».
Secondo indiscrezioni, Trump ha anche autorizzato una serie di misure per incalzare Caracas e prepararsi a un’eventuale campagna militare su scala più ampia, inclusi operazioni clandestine della CIA contro il regime di Maduro.
Caracas ha denunciato l’accrescimento della presenza militare USA come un’aggressione alla sovranità nazionale e un tentativo di golpe, ponendo le sue forze in allerta massima. Maduro, dal canto suo, ha dichiarato che il Venezuela è pronto a negoziati «faccia a faccia» con Washington.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Candace Owens afferma che il governo francese ha dato il «via libera» al suo assassinio
🚨 URGENT Two days ago I was contacted by a high-ranking employee of the French Government. After determining this person’s position and proximity to the French couple, I have deemed the information they gave me to be credible enough to share publicly in the event that something…
— Candace Owens (@RealCandaceO) November 22, 2025
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