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Geopolitica

Almeno 100 cadaveri trovati dentro un Kibbutz. Gaza sotto «assedio completo», esecuzioni degli ostaggi partite

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L’organizzazione israeliana di soccorso volontario ZAKA ha dichiarato lunedì sera di aver scoperto più di 100 corpi nel Kibbutz Be’eri vicino al confine di Gaza. «Grandi squadre hanno ripulito i corpi tutto il giorno dal kibbutz Be’eri», ha detto l’organizzazione che si occupa di raccogliere i resti umani dopo gli attentati. «C’erano armi ovunque, granate e RPG. Abbiamo ripulito 108 corpi e non abbiamo ancora finito».

 

Gli ostaggi sono stati sequestrati nelle case delle città lungo il confine di Israele con Gaza – incluso il piccolo villaggio dei Kalderon, il Kibbutz Nahal Oz – così come nelle basi militari e in un’enorme festa da ballo all’aperto. Tra loro ci sono civili, soldati, persone con disabilità, bambini, nonni e perfino un bambino di 9 mesi.

 

Si ritiene che tra gli ostaggi ci sia anche almeno un palestinese residente in Israele, un autista di autobus che ha trascorso la notte vicino alla festa all’aperto dopo aver portato lì degli israeliani, ha detto la sua famiglia.

 

«La cattura di così tanti israeliani da parte di militanti palestinesi ha portato il conflitto israelo-palestinese in un territorio inesplorato – non solo per l’enorme numero di ostaggi, ma anche per le terribili minacce che Hamas lancia contro di loro» scrive il New York Times.

 

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Un filmato comparso in rete mostra miliziani palestinesi entrare in un Kibbutz e, per prima cosa, uccidere un cane labrador che stava andando loro incontro con la coda bassa.

 

 

Secondo video verificati dal Washington Post, almeno quattro israeliani presi in ostaggio da Hamas durante la loro incursione senza precedenti in Israele sabato sono stati uccisi subito dopo essere stati catturati. Un video condiviso su Telegram l’8 ottobre e verificato dal WaPo mostra diversi corpi in strada a Be’eri, un kibbutz nel sud di Israele, a pochi metri da dove i militanti di Hamas sono stati filmati mentre camminavano con diversi civili che sembrano essere quelli stessi ostaggi.

 

Al momento la conta dei morti israeliani è di almeno 900. 2.400 sarebbero i feriti, mentre si è calcolato che gli ostaggi sarebbero 150. Fonti di emergenza palestinesi riferiscono di 560 morti e oltre 2.700 feriti a Gaza, mentre i pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia sono continuati.

 

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Netanyahu in un discorso di lunedì ha promesso: «ciò che faremo ai nostri nemici nei prossimi giorni avrà ripercussioni su di loro per generazioni».

 

Ieri il presidente americano Joe Biden ha affermato che almeno 11 americani sono stati confermati uccisi. Ha detto che «probabilmente» ce ne sono altri tenuti in ostaggio. Molti di questi potrebbero avere la doppia cittadinanza.

 

Gli Stati Uniti stanno anche inviando il gruppo d’attacco USS Ford Carrier nel Mediterraneo orientale per mostrare solidarietà con Israele e per scoraggiare altre parti dal sostenere Hamas in questo conflitto: un messaggio indirizzato a Iran e Hezbollah.

 

Nel frattempo, il coinvolgimento di Hezbollah dal Nord sembra crescere.

 

 

Israele ha confermato che le sue forze stanno ora colpendo obiettivi nel sud del Libano.

 

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Il Ministero della Difesa israeliano ha ordinato un «assedio completo» di Gaza tagliando l’elettricità, il cibo, il carburante e l’acqua nella regione e ha richiamato 300.000 riservisti.

 

Israele ha inviato munizioni dagli Stati Uniti durante il fine settimana, comprese le bombe GBU-39 di piccolo diametro e l’aspettativa è che Israele chieda armi leggere, munizioni, proiettili per carri armati e intercettori Tamir per il sistema di difesa missilistico israeliano Iron Dome.

 

Secondo il Times of Israel, Hamas sta minacciando di iniziare a giustiziare ostaggi in risposta agli attacchi israeliani a Gaza, dice il portavoce delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam di Hamas, secondo il notiziario Shehab di Gaza.

 

«A partire da questo momento, qualsiasi attacco contro il nostro popolo nella sicurezza delle proprie case, senza preavviso, sarà fronteggiato con l’esecuzione di ostaggi civili, che sarà trasmessa in video e audio», dice il portavoce, pseudonimo di guerra Abu Obeida.

 

Un funzionario della difesa avrebbe detto ai membri della Knesset in un briefing all’inizio della giornata che Israele non stava lanciando dummy bombs sui tetti degli edifici destinati ad essere presi di mira, intese ad avvertire i civili di fuggire.

 

Nel frattempo sono emersi filmati ancora più scioccanti di come Hamas abbia attaccato il rave party sparando a caso sui civili.

 

 

Stanno emergendo notizie, tutte da verificare, secondo cui terroristi con sede a Gaza starebbero decapitando soldati dell’esercito israeliano, in pieno stile ISIS-al Qaeda.

 

Secondo Reuters, il Qatar sta attualmente cercando di mediare le trattative sugli ostaggi. La parte palestinese ha chiesto il rilascio di circa 5.000 dei suoi detenuti che sono stati detenuti nelle carceri israeliane, a volte per anni.

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Geopolitica

Il Venezuela segnala un volo «illegale» di un F-35 USA vicino ai suoi confini

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Il Venezuela ha accusato gli Stati Uniti di aver effettuato voli «illegali» con caccia F-35 vicino ai suoi confini, in un contesto di crescenti tensioni nei Caraibi.   Il ministro degli Esteri Yvan Gil Pinto ha dichiarato che l’«incursione illegale» è stata rilevata giovedì a circa 75 chilometri dalla costa, vicino alla città di Maiquetia. Ha definito le manovre una «provocazione che minaccia la sovranità nazionale e viola il diritto internazionale».   Il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez ha riferito che almeno cinque F-35 sono stati avvistati in volo a una velocità di 400 nodi e a un’altitudine di 35.000 piedi, sottolineando che si tratta della prima volta che aerei di questo tipo sono stati impiegati nella regione.   Le tensioni sono aumentate il mese scorso, quando gli Stati Uniti hanno intercettato quattro imbarcazioni venezuelane in acque internazionali, accusate di trasportare presunti trafficanti di droga.   Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha successivamente dispiegato una flotta navale nella regione, accusando Caracas di collaborare con cartelli «narco-terroristici» per colpire gli Stati Uniti. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha respinto le accuse, promettendo di difendere il suo Paese da qualsiasi aggressione.

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Lunedì, il New York Times ha riportato che i principali collaboratori di Trump lo hanno esortato a destituire Maduro. Il presidente statunitense ha negato piani per un cambio di regime, pur avendo imposto dure sanzioni al Venezuela durante il suo primo mandato.   La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.   Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.   Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.   Settimane fa il presidente venezuelano ha definito il premier britannico Keir Starmer come «pazzo diabolico». I rapporti sono tesi anche con Buenos Aires, con Milei a chiedere alla Corte Penale Internazionale l’arresto del Maduro.   Due settimane fa l’account di Maduro è stato rimosso da YouTube.

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Jeffrey Sachs: USA «regime fantoccio» di Israele, Washington «governo del Mossad»

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L’economista di fama mondiale Jeffrey Sachs ha ribadito che il governo israeliano sta perpetrando un genocidio contro i palestinesi a Gaza, sottolineando che gli Stati Uniti, sotto la guida del presidente Donald Trump, rimangono complici di questo «crimine supremo» e di altre aggressioni nella regione, descrivendo il governo statunitense come una sorta di «regime fantoccio» al servizio di Israele.

 

Queste e altre riflessioni sono state espresse da Sachs, docente alla Columbia University e consigliere senior delle Nazioni Unite, durante un’intervista del 17 settembre con il giudice Andrew Napolitano.

 

La discussione ha toccato il «modus operandi» di Israele, caratterizzato dall’«assassinio» dei propri nemici, il recente rapporto ONU che conferma il genocidio in corso, l’ospitalità di Israele verso 250 legislatori americani per una conferenza interamente finanziata a Gerusalemme e i rischi per i funzionari statunitensi derivanti dalla violazione del diritto internazionale a causa della loro complicità nel genocidio.

 

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Lo stesso giorno dell’assassinio di Charlie Kirk, il Ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha commentato il bombardamento del suo Paese contro funzionari di Hamas a Doha, in Qatar, un alleato chiave degli Stati Uniti che ospita la loro più grande base militare in Medio Oriente. «Il lungo braccio di Israele agirà contro i suoi nemici ovunque. Non c’è posto dove possano nascondersi», ha dichiarato Katz con veemenza.

 

Il raid, denominato «Operazione Vertice di Fuoco», ha segnato il primo attacco militare israeliano noto sul territorio del Qatar, prendendo di mira funzionari di Hamas impegnati in negoziati per una proposta di cessate il fuoco sostenuta dagli Stati Uniti per porre fine al conflitto a Gaza.

 

Data la stretta alleanza tra Qatar e Stati Uniti e la risposta moderata di Trump all’attacco, che ha causato sei morti, Jeffrey Sachs ha osservato che «ha inviato un messaggio al mondo arabo che gli Stati Uniti non lo avrebbero protetto dagli attacchi di Israele» e che «Israele opera nella regione con totale impunità».

 

«Ciò sta spingendo i Paesi arabi a una seria riflessione sul significato della politica estera statunitense in questo contesto», ha proseguito Sachs, riferendosi al vertice di emergenza arabo-islamico convocato in risposta all’attacco.

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«Israele è considerato per quello che è, uno Stato canaglia in piena espansione che opera al di fuori del diritto internazionale», ha aggiunto l’analista. «Ma gli Stati Uniti sono stati ritenuti da alcuni Paesi della regione almeno parzialmente responsabili del comportamento illegale di Israele, e questa convinzione sembra ora smentita».

 

Riferendosi al blocco del dipartimento di Stato statunitense alla delegazione palestinese dell’ONU per partecipare alle riunioni dell’Assemblea Generale a Nuova York, Sachs ha sostenuto che «il governo degli Stati Uniti si scredita profondamente» per aver violato il diritto internazionale sul «diritto delle delegazioni di accedere alle Nazioni Unite. Siamo l’istituzione ospitante e questa amministrazione sta solo eseguendo gli ordini di Israele».

 

«A questo punto, si tratta fondamentalmente di due nazioni (Israele e Stati Uniti) contro il mondo intero», ha dichiarato Sachs, evidenziando il loro isolamento. Il 19 settembre, l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato con 145 favorevoli e 5 contrari per consentire alla delegazione palestinese di partecipare virtualmente, dopo che gli Stati Uniti avevano negato i visti. Contro hanno votato Israele, Stati Uniti, Nauru, Palau e Paraguay.

 

«Non esiste una politica estera americana», ha replicato Sachs. «Esiste solo una politica estera israeliana attuata da una sorta di regime fantoccio negli Stati Uniti».

 

Ribadendo il concetto di «regime fantoccio», ha aggiunto: «Siamo tirati dalle fila del Mossad, del governo israeliano».

 

Napolitano ha citato un rapporto secondo cui agenti del Mossad sarebbero stati scoperti a installare dispositivi di ascolto nei veicoli dei servizi segreti statunitensi destinati al trasporto d’urgenza del presidente, senza che «nessuno sia stato arrestato» per questo crimine.

 

Con franchezza, Sachs ha risposto che gli Stati Uniti sono un «governo del Mossad. Perché mai dovrebbero essere arrestati?»

 

Sachs ha denunciato che la classe politica statunitense è «attivamente complice» del «crimine più grave e atroce del pianeta», il genocidio, citando la conferenza «50 Stati, un solo Israele» a Gerusalemme, che ha ospitato 250 legislatori americani, il più grande evento di questo tipo finanziato da lobbisti, dove persino Benjamin Netanyahu, incriminato per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale, li ha ringraziati «per essere venuti qui a schierarsi con Israele».

 

«Abbiamo membri del Congresso che ascoltano questo criminale di guerra mentre decanta le virtù di Israele, proprio mentre Israele commette un genocidio accanto a dove siedono», ha lamentato Sachs. «Non è solo una vergogna, è una colpa diretta della classe politica americana per complicità nel genocidio».

 

La Convenzione sul genocidio del 1948 obbliga gli Stati membri a «prevenire e punire» i responsabili di genocidio, inclusi coloro che sono complici. Sachs ha sottolineato che «ogni Paese ha la responsabilità di fermare un genocidio, il crimine più grave del pianeta. E la classe politica statunitense non solo non lo ferma, ma ne è attivamente complice».

 

Sachs ha descritto un rapporto ONU che conferma il genocidio a Gaza come «straordinariamente profondo, penetrante e orribile», evidenziando «la fame, le uccisioni intenzionali, i bombardamenti» e le intenzioni genocide dichiarate dai leader israeliani.

 

Un altro rapporto ONU di agosto ha confermato una carestia di massa a Gaza. «Ci sono centinaia di migliaia di persone che muoiono di fame in questo momento», ha detto Sachs. «Se continua così, Israele non potrà mai superare questa situazione».

 

Sachs ha accusato leader israeliani come Isaac Herzog, Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich e Netanyahu di essere «assassini di massa» e «deliranti» nel credere che Israele possa resistere nonostante le sue azioni. Ha respinto l’idea che gli attacchi a Israele siano «antisemitismo», definendo tali accuse «deliranti».

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L’economista ha avvertito che anche funzionari statunitensi come Marco Rubio e Trump, complici sotto il diritto internazionale, saranno ritenuti responsabili. Ha inoltre indicato aziende come Microsoft, Google, Amazon, OpenAI, Dell e Palantir come complici per il loro supporto all’esercito israeliano.

 

Sachs ha lamentato che gli israeliani non considerano i palestinesi e altri arabi come «esseri umani», ma come strumenti per il progetto del «Grande Israele», che include il controllo della Palestina e parti di Libano e Siria. Ha descritto il comportamento di Israele come basato su «assassini», targeting negoziatori di Hamas, Hezbollah e Iran per bloccare la diplomazia.

 

Dal 7 ottobre 2023, Israele ha ucciso oltre 65.502 palestinesi a Gaza, tra cui circa 20.000 bambini, con 167.376 feriti e oltre 10.000 bambini amputati. Uno studio di The Lancet stima 327.510 morti totali, incluse cause indirette come fame e mancanza di cure mediche. Sachs ha sottolineato che i soldati israeliani prendono di mira civili disarmati, usando loro come «tiro al bersaglio».

 

«Quando i combattimenti cesseranno e la gente entrerà a Gaza, le scoperte saranno più orribili di quanto si possa immaginare», ha detto Sachs, avvertendo che una carestia di massa potrebbe segnare la fine della sopravvivenza di Israele come Stato.

 

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Orban: i leader UE «vogliono andare in guerra» con la Russia

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Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato giovedì che i leader dell’UE sembrano intenzionati a trascinare il blocco in un conflitto con la Russia.   In un post su X, il noto critico delle politiche occidentali verso l’Ucraina ha avvertito che «sono in discussione proposte apertamente favorevoli alla guerra», riferendosi ai colloqui tenuti durante un vertice informale dei leader dell’UE a Copenaghen questa settimana.   «Vogliono destinare i fondi dell’UE all’Ucraina. Cercano di accelerare l’adesione dell’Ucraina con vari espedienti legali. Vogliono finanziare la fornitura di armi. Tutte queste proposte dimostrano chiaramente che i burocrati di Bruxelles vogliono la guerra», ha scritto Orbán, promettendo che Budapest si opporrà a tali iniziative.    

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L’incontro di Copenaghen è stato convocato in risposta a una serie di avvistamenti di droni non identificati in Europa. La premier danese Mette Frederiksen ha dichiarato che il suo governo non è in grado di identificare l’origine dei velivoli, ma ha sostenuto che «possiamo almeno concludere che c’è un solo Paese che rappresenta una minaccia per la sicurezza dell’Europa, ovvero la Russia».   I leader dell’UE hanno discusso l’idea di un «muro di droni», un sistema vagamente definito per contrastare le minacce aeree. Secondo i media, i colloqui hanno prodotto pochi progressi: Politico ha descritto la sessione come caduta in un «tipico stallo», mentre Bloomberg ha definito il muro di droni più un’«etichetta pubblicitaria» che un piano concreto.   Nel frattempo, Mosca ha accusato l’Ucraina e i suoi alleati europei di orchestrare provocazioni per inasprire le tensioni.   Come riportato da Renovatio 21, Servizio di Intelligence Estero russo (SVR) ha affermato questa settimana che la recente incursione di droni nello spazio aereo polacco – attribuita da Varsavia alla Russia – fosse in realtà un’operazione ucraina sotto falsa bandiera, prevedendo ulteriori incidenti simili in futuro.   La leadership dell’UE continua a spingere per un maggiore sostegno a Kiev e per una crescente militarizzazione degli Stati membri. In quest’ottica, Bruxelles ha cercato di limitare il potere di veto di nazioni dissenzienti come l’Ungheria sulle decisioni di politica estera e di sicurezza.

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