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Il ministro israeliano Smotrich promuove la conquista di Gaza. L’ex direttore dei servizi dello Shin Beth: salvare gli ebrei da Netanyahu

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Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich è intervenuto su Canale 12 TV dichiarando che Israele occuperà completamente la Striscia di Gaza, dicendo praticamente agli israeliani che dovrebbero dimenticare gli ostaggi rimasti nelle mani di Hamas. Lo riporta il Times of Israel.

 

«Finalmente occuperemo la Striscia di Gaza. Smetteremo di avere paura della parola “occupazione”», ha dichiarato Smotrich al giornalista di Canale 12 Amit Segal durante una conferenza organizzata dal quotidiano di destra Besheva. «Stiamo finalmente prendendo il controllo di tutti gli aiuti umanitari, in modo che non diventino rifornimenti per Hamas. Stiamo separando Hamas dalla popolazione, ripulendo la Striscia, riportando indietro gli ostaggi e sconfiggendo Hamas», ha affermato, aggiungendo che una volta iniziata la nuova offensiva a Gaza non ci sarà «nessuna ritirata dai territori che abbiamo conquistato, nemmeno in cambio di ostaggi».

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Le dichiarazioni di Smotrich giungono in un momento in cui l’ostilità contro la politica di guerra del governo sta aumentando vertiginosamente. Alla Knesset del 5 maggio, Einav Zangauker, madre dell’ostaggio Matan Zangauker, si è scagliata contro i parlamentari della coalizione, gridando: «voglio sapere cosa diavolo state pensando, facendo questo», e ha invitato i riservisti a non presentarsi in servizio, sollevando la questione della mobilitazione dei riservisti per le operazioni estese a Gaza, che sembra essere diventata un punto di forte tensione tra sostenitori e oppositori del governo.

 

«Il governo ha deciso di inviare soldati eroici in un’operazione che porterà all’uccisione di ostaggi in cattività e alla perdita di soldati», ha aggiunto. «Pensate che la nazione accetterà la cosa in silenzio?»

 

Il Times of Israel punta in particolare i riflettori sul presidente del Partito Democratico Yair Golan, che ha scritto su X domenica sera del 4 maggio: «il governo ha deciso stasera di estendere l’operazione militare nella Striscia, non per proteggere la sicurezza di Israele, ma per salvare Netanyahu e il suo governo di estremisti».

 

«Questa non è un’altra operazione temporanea, ma piuttosto un processo che autorizza una presenza permanente nel territorio, come parte della realizzazione della fantasia del [Ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra] Ben-Gvir e del [Ministro delle Finanze] Smotrich», ha aggiunto. «Occupare la Striscia, in pratica, per il bene della “sopravvivenza del governo” ci costerà in sangue: in vite di ostaggi, in vite di soldati, in sfinimento e, in sostanza: in perdita di rotta», ha continuato Golan.

 

 

«Mentre il governo israeliano promuove una scandalosa legge sull’evasione della leva, arruola, senza vergogna, decine di migliaia di combattenti di riserva che hanno già prestato servizio per centinaia di giorni dall’inizio della guerra – e per cosa? Per un processo privo di scopi di sicurezza che non accelera la liberazione degli ostaggi, al contrario».

 

«Il capo di stato maggiore delle IDF deve attenersi a un principio ferreo: le IDF sono le Forze di Difesa Israeliane – devono difendere i cittadini di Israele, non perseguire obiettivi politici».

 

Nel frattempo si è levata la voce critica dell’ex capo dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Bet, Ami Ayalon, che ha pubblicamente contestato il primo ministro Beniamino Netanyahu per aver commesso un accordo sporco, abbandonando gli ostaggi a Gaza in cambio di un prolungamento del suo mandato.

 

In un editoriale del 29 aprile sul quotidiano britannico The Guardian, Ayalon ha dichiarato che «la verità è che i nostri ostaggi a Gaza sono stati abbandonati in nome dell’ideologia messianica del governo e da un primo ministro come Benjamin Netanyahu, che desidera disperatamente aggrapparsi al potere per il proprio tornaconto personale».

 

«Il nostro governo sta minando le funzioni democratiche dello Stato per consolidare e proteggere il proprio potere. Ci sta costringendo a una guerra perpetua senza obiettivi militari raggiungibili, che può solo causare ulteriori perdite di vite umane e odio».

 

L’ex direttore dei servizi interni dello Stato Ebraico affermato che il 70% dell’opinione pubblica israeliana sostiene «una fine completa della guerra in cambio del rientro dei nostri ostaggi e elezioni il prima possibile affinché questo governo possa essere sostituito», citando le migliaia di militari e membri dell’Intelligence che hanno firmato petizioni e lettere per chiedere la fine della guerra israeliana a Gaza e il ritorno dei prigionieri israeliani. Quasi 150.000 israeliani hanno firmato le petizioni.

 

Ayalon, che è stato anche ex comandante in capo della marina israeliana, ha elogiato i 36 membri del Consiglio dei Deputati per il loro coraggio nello scrivere una lettera, pubblicata sul Financial Times, criticando la condotta del governo Netanyahu in merito alla guerra di Gaza.

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Tuttavia, tale coraggio in Israele necessita di un sostegno esterno: «abbiamo bisogno che i nostri amici al di fuori di Israele esprimano il loro sostegno al popolo israeliano e non a un governo estremista impegnato a disgregare il tessuto dello Stato… Se non riusciamo a creare sufficiente slancio per creare una correzione di rotta, l’esistenza stessa di Israele come Stato ebraico e democratico è minacciata».

 

Il quotidiano britannico Jewish News scrive che Ayalon, sostenendo che «il silenzio è una dimostrazione di sostegno», ha esortato le comunità ebraiche di tutto il mondo a esprimere la propria opposizione al governo sempre più «estremista» di Netanyahu.

 

«Tuttavia, molti di noi che guidano la lotta in Israele vorrebbero che un numero maggiore di amici nella diaspora seguisse il loro esempio… Essere un sostenitore di Israele oggi significa denunciare questo governo estremista, non rimanere in silenzio o, peggio ancora, condurre un rapporto di routine, incontrando funzionari governativi e presentando l’immagine di un’ebraismo globale unito dietro il governo israeliano».

 

Come riportato da Renovatio 21, anche l’attuale capo dello Shin Beth Ronen Bar ha accusato il ministro sionista Itamar Ben Gvir e i coloni estremisti come un pericolo per Israele.

 

Oramai tutti riconoscono che si tratta del governo più estremista della Storia di Israele, sostenuto da sionisti religiosi e secolaristi, con tinte messianiche che interesserebbero lo stesso Netanyahu. Sullo sfondo, sempre più distintamente, l’idea del «Grande Israele», dove lo Stato degli ebrei si estende in tutta la regione.

 

In un documentario prodotto dal canale televisivo franco-tedesco Arte, intitolato Israele: estremisti al potere, lo Smotrich chiede a Israele di espandere i suoi confini fino a Damasco durante un’intervista filmata, dove afferma che Israele dovrebbe «espandersi poco a poco» e, a quanto si dice, dovrebbe incorporare parte o tutta l’attuale Giordania, Libano, Egitto, Siria, Iraq e Arabia Saudita. «È scritto che il futuro di Gerusalemme è espandersi fino a Damasco», ha affermato.

 

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Come riportato da Renovatio 21, lo Smotrich aveva già citato il concetto in un servizio commemorativo per un attivista del Likud a Parigi. Parlando da un podio decorato con una mappa di Israele che includeva la Giordania, aveva affermato che il popolo palestinese «non esisteva».

 

Come riportato da Renovatio 21 ad agosto 2024, Smotrich ha espresso il suo sostegno al blocco degli aiuti a Gaza, affermando che «nessuno ci permetterà di far morire di fame due milioni di civili, anche se ciò potrebbe essere giustificato e morale, finché i nostri ostaggi non saranno restituiti».

 

Alla fine di febbraio 2024, il ministro sionista aveva affermato che lo Stato di Israele avrebbe dovuto «spazzare via» il villaggio palestinese di Huwwara, dopo che era stato oggetto di una violenta aggressione da parte dei coloni israeliani. Mesi prima lo Smotrrich aveva legalizzato 5 nuovi insediamenti di coloni ebraici. A inizio dell’anno passato aveva dichiarato che cacciare il 90% degli abitanti di Gaza «non costa nulla».

 

Smotrich, assieme ad altri partiti sionisti, aveva annunciato di essere pronto a lasciare il governo (facendolo quindi cadere) qualora Netanyahu accettasse la tregua con Hamas proposta dapprima dal presidente americano Biden.

 

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Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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Trump manda gli auguri di Natale alla «feccia della sinistra radicale»

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Quest’anno, negli auguri di Natale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha preso di mira quella che ha definito la «feccia della sinistra radicale», attaccando con durezza i suoi avversari politici.   Almeno dal 2013, Trump ha mantenuto l’abitudine di rivolgere gli auguri natalizi anche a coloro che ha variamente chiamato «i miei tanti nemici» e «odiatori e perdenti».   «Buon Natale a tutti, compresa la feccia della sinistra radicale che sta facendo tutto il possibile per distruggere il nostro Paese, ma sta fallendo miseramente», ha scritto nel messaggio pubblicato giovedì su Truth Social. Trump ha poi proseguito elogiando i risultati ottenuti nel primo anno del suo secondo mandato presidenziale.

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La vigilia di Natale, durante la tradizionale telefonata ai bambini in cui il presidente segue gli spostamenti di Babbo Natale insieme al Comando di difesa aerospaziale nordamericano, Trump ha inserito riferimenti politici nelle sue battute.   «Vogliamo assicurarci che Babbo Natale si comporti bene. Babbo Natale è una brava persona», ha detto in una telefonata a dei bambini dell’Oklahoma. «Vogliamo assicurarci che non si infiltri, che non stiamo introducendo nel nostro Paese un Babbo Natale cattivo». Il riferimento è al NORAD Santa tracker, un programma annuale di intrattenimento natalizio che viene organizzato sin dal 1955 dal North American Aerospace Defense Command, ente preposto al controllo dello spazio aereo, che mostra gli spostamenti di Santa Claus nel mondo ad ogni vigilia..   La sicurezza delle frontiere e l’applicazione rigorosa delle espulsioni per gli immigrati irregolari rappresentano una delle priorità politiche del secondo mandato di Trump e sono al centro di forti polemiche. I critici accusano la sua amministrazione di violare la legge nelle procedure di rimpatrio degli immigrati clandestini.   Come riportato da Renovatio 21, il presidente USA aveva usato la stessa parola («scum», cioè «feccia») per riferirsi a Boko Haram, gruppo terrorista affiliato all’ISIS, oggetto di un attacco missilistico a Natale.   Riguardo alla materia fecale, mesi fa il presidente aveva pubblicato un video generato dall’Intelligenza Artificiale dove a bordo di un caccia militare scaricava tonnellate di escrementi addosso alla manifestazione della sinistra radicale «No Kings».    

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Il capo dell’opposizione in Bangladesh torna dopo 17 anni di esilio

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Tarique Rahman, presidente ad interim del Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP), che si trovava all’opposizione durante il governo dell’ex primo ministro Sheikh Hasina, è rientrato a Dhaka dopo quasi 17 anni di esilio.

 

Giovedì mattina Rahman è atterrato nella capitale bangladese, dove è stato accolto da una folla imponente; le misure di sicurezza sono state portate a livelli mai visti prima, vista la recente ondata di violenza e l’illegalità diffusa nel Paese.

 

Dal palco, il sessantunenne Rahman ha invitato all’unità tra le diverse comunità e forze politiche, ribadendo l’obiettivo di costruire un Bangladesh sicuro.

 

Entrambi i suoi genitori hanno ricoperto ruoli di vertice nel governo del Paese. Sua madre, l’ex primo ministro Khaleda Zia, è attualmente ricoverata in un ospedale di Dhaka.

 

Il padre di Tarique, Ziaur Rahman, sesto presidente del Bangladesh, venne assassinato da militari del Paese il 30 maggio 1981. Rahman aveva lasciato la patria nel 2008, definendo la propria fuga una conseguenza di persecuzioni a sfondo politico, e si era stabilito a Londra.

 

Ora ci si attende che Rahman sia il candidato principale alle prossime elezioni. Il governo ad interim, insediatosi dopo la cacciata dell’ex primo ministro Hasina nell’agosto 2024, ha rinviato per mesi l’annuncio della data elettorale e, sotto la pressione di varie forze politiche, ha infine fissato le urne per il 12 febbraio. Il governo provvisorio è guidato dal premio Nobel Muhammad Yunus.

 

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Alla Lega Awami, il partito di Hasina, è stato vietato di partecipare alle elezioni.

 

Nelle ultime giornate il Bangladesh è stato teatro di un’ondata di violenza seguita alla morte di Sharif Osman Hadi, uno dei principali leader della rivolta del 2024, ucciso a colpi d’arma da fuoco da aggressori mascherati a Dhaka all’inizio del mese.

 

In seguito al suo assassinio, manifestanti sono scesi in piazza in tutto il Paese chiedendo l’arresto dei responsabili, intonando slogan anti-indiani e dando vita a sommosse. I dimostranti hanno attaccato e dato alle fiamme le sedi di due importanti quotidiani bengalesi, The Daily Star e Prothom Alo.

 

Le proteste si sono ulteriormente inasprite quando un operaio di fede indù è stato linciato da una folla e successivamente bruciato a Mymensingh. L’episodio ha acuito le tensioni diplomatiche tra Nuova Delhi e Dhaka, portando entrambi i Paesi a convocare i rispettivi ambasciatori. Mercoledì, a Dhaka, un passante è rimasto ucciso quando una bomba artigianale lanciata da un cavalcavia è esplosa.

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Trump definisce il New York Times una «minaccia alla sicurezza nazionale»

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Il presidente degli Stati Uniti Donaldo Trump ha qualificato il New York Times come una minaccia per la sicurezza nazionale, rilanciando le sue critiche nei confronti del quotidiano.   In un post pubblicato martedì su Truth Social, Trump ha accusato il giornale neoeboraceno di diffondere «bugie e false dichiarazioni intenzionali» e ha sostenuto che rappresenta «una seria minaccia alla sicurezza nazionale della nostra nazione».   «Il loro comportamento radicale di sinistra, squilibrato, che continua a scrivere articoli e opinioni FALSI, deve essere affrontato e fermato», ha scritto Trump, senza indicare quale contenuto specifico abbia motivato la sua accusa. Il presidente ha una lunga storia di attacchi contro organi di stampa che, a suo dire, colludono con gli avversari politici per minare la sua leadership.   I media statunitensi hanno ipotizzato che l’irritazione sia stata provocata da un recente articolo del New York Times che delineava un’amicizia «complicata» tra Trump e il defunto finanziere nonché condannato per reati sessuali Jeffrey Epstein. Il pezzo sosteneva che i due «si erano legati grazie alla ricerca di donne».

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Nel frattempo, Congresso e Dipartimento di Giustizia stanno rendendo pubblici materiali provenienti dall’eredità di Epstein. Trump ha più volte bollato come «bufala» democratica l’idea che alcuni documenti possano comprometterlo. Tuttavia, la sua amministrazione è stata criticata per la lentezza nel gestire i file e per le numerose redazioni applicate.   Le lamentele di Trump sul trattamento scorretto da parte della stampa appaiono più che fondate. Recentemente è emerso che la BBC aveva alterato un suo discorso del 6 gennaio 2021, facendolo sembrare un incitamento all’assalto del Campidoglio.   Più di recente, la direttrice dell’Intelligence nazionale statunitense Tulsi Gabbard ha accusato Reuters di aver cercato di sabotare gli sforzi di Trump per risolvere il conflitto in Ucraina, dopo che l’agenzia britannica aveva pubblicato una valutazione dell’Intelligence USA secondo cui la Russia intenderebbe «rivendicare parti dell’Europa che appartenevano all’ex impero sovietico». Anche Mosca ha definito il rapporto una falsità.

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