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La procedura per l’elezione del Romano Pontefice
Come avviene l’elezione del Papa? Quanto può durare? Sono tutte domande a cui FSSPX.Attualità intende rispondere, dato che il primo turno di votazioni è previsto per il pomeriggio del 7 maggio 2025.
Il sondaggio stesso è diviso in tre fasi distinte: pre-selezione, sondaggio vero e proprio e post-selezione. Ciascuno di questi passaggi è scandito da precisi rituali volti a preservare l’integrità del processo. La fase pre-elettorale getta le basi per il voto.
I cerimonieri, assistiti dal segretario del collegio cardinalizio e dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, distribuiscono due o tre schede a ciascun elettore. Questi bollettini rettangolari recano nella metà superiore l’iscrizione Eligo in Summum Pontificem, mentre la parte inferiore è lasciata libera per l’iscrizione del nome scelto.
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La stesura del voto è un atto segreto, compiuto in silenzio, con scrittura volutamente neutra per evitare qualsiasi identificazione. Ogni scheda contenente più di un nome viene dichiarata non valida, garantendo così l’unicità del voto.
Un’estrazione pubblica, effettuata dall’ultimo cardinale diacono, designa nove cardinali: tre scrutatori, incaricati di supervisionare lo scrutinio; tre infirmarii, incaricati di raccogliere i voti dei cardinali ammalati; e tre revisori, che controllano il conteggio dei voti. Se un cardinale estratto a sorte è impedito, al suo posto ne viene designato un altro, assicurando la continuità del processo.
Prima che i cardinali votino, tutto il personale non elettorale viene escluso dalla Cappella Sistina. Il segretario, il maestro di cerimonia e i cerimonieri lasciano quindi i locali e l’ultimo dei cardinali, il diacono, chiude la porta, a simboleggiare l’isolamento del conclave. Questa recinzione garantisce la riservatezza assoluta, condizione sine qua non per la libertà degli elettori. La Cappella Sistina e le sue immediate vicinanze sono soggette a «disturbi» per impedire qualsiasi ascolto o interferenza «digitale».
La fase di voto è segnata dalla gravità. Ogni cardinale, in ordine di precedenza, avanza verso l’altare dove troneggia un’urna ricoperta da un vassoio. Tenendo ben visibile la scheda elettorale, pronuncia un giuramento solenne che impegna la sua coscienza: «Chiamo a testimone Cristo Signore, che mi giudicherà, che do il mio voto a colui che, secondo Dio, giudicherò debba essere eletto», di fronte all’affresco del Giudizio Universale. Depone la scheda nell’urna, si inchina davanti all’altare e torna al suo posto.
La terza fase, quella post-elettorale, inizia con la mescolanza delle schede nell’urna, effettuata dal primo scrutatore. L’ultimo scrutatore conta poi le schede una ad una, trasferendole in un’urna vuota. Se il loro numero non corrisponde a quello degli elettori, tutte le schede vengono bruciate e viene organizzata una nuova votazione. Altrimenti può iniziare il conteggio.
Il primo scrutatore apre una scheda elettorale, annota il nome e la passa al secondo che la controlla prima di passarla al terzo. Quest’ultimo legge ad alta voce il nome agli elettori. Le schede vengono poi infilate su un filo. Se due schede piegate insieme hanno lo stesso nome, contano come una; se hanno nomi diversi sono nulli, senza però invalidare il voto.
Gli scrutatori contano i voti, mentre i revisori controllano le schede e i conteggi per garantirne l’accuratezza. Per eleggere un cardinale papa è richiesta una maggioranza di due terzi. Se questa soglia non viene raggiunta, il voto non è valido e le schede vengono bruciate, spesso con sostanze chimiche che producono un fumo nero visibile da Piazza San Pietro.
Ogni votazione (ce ne sono due al giorno, una al mattino e l’altra al pomeriggio) è immediatamente seguita da una seconda votazione se la prima non ha avuto esito positivo. Per garantire la segretezza, gli appunti relativi alle schede vengono consegnati al camerlengo e bruciati insieme alle schede.
Al termine del conclave, un verbale ufficiale, approvato dagli assistenti del camerlengo, registra i risultati di ogni scrutinio. Questo documento sigillato è archiviato e non può essere consultato senza l’espressa autorizzazione del nuovo papa.
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Se l’elezione dovesse rivelarsi difficile, dopo ogni periodo di tre giorni di votazioni infruttuose sono previste pause di un giorno, dedicate alla preghiera, alla riflessione e alle esortazioni spirituali da parte dei cardinali dei diversi ordini (diaconi, sacerdoti, vescovi).
Dopo quattro turni di scrutini senza successo (ovvero 33 scrutini), viene introdotta una procedura eccezionale per limitare il «voto passivo» – il diritto di essere eletti – ai due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio, mantenendo comunque il requisito dei due terzi.
Questo non è ancora accaduto nella storia recente dei conclavi, perché nell’era digitale, dove le informazioni si diffondono quasi alla velocità della luce, i cardinali sanno che quanto più tempo ci vorrà per raggiungere un accordo, tanto più fragile sarà il prossimo pontificato. Ciò di cui la Chiesa non ha bisogno, soprattutto in questo momento.
(…)
Articolo apparso su FSSPX.News
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Due nuovi «santi» venezuelani riaccendono le tensioni tra Chiesa e Stato
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Omelia relativista di Papa Leone XIII: «nessuno possiede tutta la verità»
Papa Leone XIV ha dichiarato che «nessuno possiede la verità assoluta» e che «nessuno è escluso» dalla Chiesa, durante la sua omelia domenicale del 26 ottobre, pronunciata in occasione della messa giubilare per i gruppi sinodali e gli organismi partecipativi.
Le sue parole, che potrebbero essere interpretate come relativistiche rispetto alla proclamazione della fede unica della Chiesa cattolica, hanno sconvolto moltissimi.
L’amore è la «regola suprema della Chiesa». «Nessuno è chiamato a comandare», ma «tutti sono chiamati a servire»; nessuno deve «imporre le proprie idee», tutti sono invitati all’ascolto reciproco; e «nessuno è escluso» poiché «tutti siamo chiamati a partecipare».
«Nessuno possiede la verità tutta intera, tutti dobbiamo umilmente cercarla, e cercarla insieme»: un’affermazione scioccante per chi è il vicario di colui che è la Via, la Verità e la Vita..
Essere Chiesa sinodale significa riconoscere che la verità non si possiede, ma si cerca insieme, lasciandosi guidare da un cuore inquieto e innamorato dell’Amore.
Leone ha enfatizzato il concetto di Chiesa «sinodale», termine spesso usato dal suo predecessore, Papa Francesco, pur rimanendo vago nel significato. «Le équipe sinodali e gli organi di partecipazione sono immagine di questa Chiesa che vive nella comunione», ha aggiunto oscuramente il romano pontefice.
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«Dobbiamo sognare e costruire una Chiesa umile. Una Chiesa che non sta dritta in piedi come il fariseo, trionfante e gonfia di sé stessa, ma si abbassa per lavare i piedi dell’umanità; una Chiesa che non giudica come fa il fariseo col pubblicano, ma si fa luogo ospitale per tutti e per ciascuno; una Chiesa che non si chiude in sé stessa, ma resta in ascolto di Dio per poter allo stesso modo ascoltare tutti».
«Impegniamoci a costruire una Chiesa tutta sinodale, tutta ministeriale, tutta attratta da Cristo e perciò protesa al servizio del mondo» ha esortato il sommo pontefice con linguaggio sempre più tecnico e cervellotico.
Sebbene nessun individuo possegga la pienezza della verità, la Chiesa cattolica, in quanto Corpo mistico di Cristo guidato dallo Spirito Santo, ha sempre sostenuto di essere la custode del deposito della fede, ossia la verità rivelata da Dio.
I commenti di papa Leone appaiono ambigui e potenzialmente relativistici, poiché non ha chiarito la distinzione tra i membri fallibili della Chiesa, che possono errare nella comprensione della verità, e la Chiesa stessa, che custodisce e proclama l’unica vera fede.
Le parole di Prevost sembrano andare contro il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione» (CCC, I dogmi della fede, 88).
La Sacra Scrittura parla della «casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e base della verità» (1Tim 3,15).
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Immagine di Edgar Beltrán via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Miseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale
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