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Geopolitica

Musk: Starlink spina dorsale della difesa Ucraina. Poi attacca il ministro degli Esteri polacco e chiede sanzioni per gli oligarchi di Kiev

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L’esercito ucraino dipende completamente dal sistema Internet Starlink e disattivarlo significherebbe il collasso di «tutta la linea del fronte», ha affermato Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX.

 

Il sistema «è la spina dorsale dell’esercito ucraino», ha affermato Musk domenica in un post su X.

 

«Tutta la loro prima linea crollerebbe se la spegnessi», ha scritto, sostenendo che il conflitto tra Russia e Ucraina è diventato una situazione di stallo e che la pace deve essere raggiunta ora. «Quello che mi disgusta sono anni di massacri in una situazione di stallo che l’Ucraina perderà inevitabilmente. Chiunque ci tenga davvero, pensi davvero e capisca davvero vuole che il tritacarne si fermi».

 


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Durante il conflitto Musk «spense» l’accesso a Starlink delle forze ucraine in vista di un attacco alla marina russa in Crimea che potrebbe aver scatenato, a suo dire, la Terza Guerra Mondiale. Kiev di contro lo apostrofò come «malvagio».

 

Come riportato da Renovatio 21, già due settimane fa gli USA avevano minacciato Kiev di chiudere l’accesso a Starlink.

 

A fine febbraio di quest’anno, Reuters aveva riferito che Musk stava prendendo in considerazione l’idea di tagliare l’accesso a Internet Starlink dell’Ucraina per fornire a Washington una leva nella contrattazione su un accordo per le risorse naturali. All’epoca, Musk ha negato le affermazioni, accusando l’agenzia di stampa di «mentire e di aver inventato l’intero rapporto».

 

SpaceX ha fornito all’esercito ucraino Internet Starlink sin dall’escalation del conflitto con la Russia nel 2022. Nel corso degli anni sono stati consegnati più di 40.000 terminali, con il sistema che è diventato un componente cruciale nell’architettura di comando e controllo dell’esercito ucraino.

 

Oltre a fornire comunicazioni, i terminali sono stati utilizzati direttamente in combattimento. Le parabole Starlink sono state ripetutamente viste attrezzate per i droni aerei e marittimi ucraini, fornendo ai sistemi senza pilota un accesso di controllo affidabile e difficile da disturbare.

 

Space X ha fornito a Kiev l’accesso a Starshield, una versione più sicura e militarizzata del sistema. Secondo un articolodi Bloomberg, la società di Musk si è assicurata un nuovo contratto con il Pentagono alla fine dell’anno scorso, con altri 3.000 terminali Starlink in Ucraina a cui è stato concesso l’accesso a Starshield.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Musk ha accusato il Paese natìo del Sudafrica di non permettergli di portarvi lo Starlinko in quanto non è negro.

 

Nelle scorse ore Musk ha chiesto al ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski di «stare zitto» durante una discussione online sul ruolo e il finanziamento del servizio Internet satellitare Starlink, ampiamente utilizzato dall’esercito ucraino.

 

Lo Sikorski ha risposto al post di Musk, osservando che «Starlink per l’Ucraina è finanziato dal Ministero polacco per la digitalizzazione al costo di circa 50 milioni di dollari all’anno».

 

«A parte l’etica di minacciare la vittima di un’aggressione, se SpaceX si rivelasse un fornitore inaffidabile saremo costretti a cercare altri fornitori», ha aggiunto il ministro polacco.

 

«Stai zitto, small man», ha risposto Musk, dandogli del «piccolo uomo». «Paghi una frazione minuscola del costo. E non c’è sostituto per Starlink», ha scritto il magnate sudafricano.

 


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Il segretario di Stato americano Marco Rubio – il quale secondo la stampa sarebbe in conflitto dietro le quinte con Trump – ha sostenuto che Sikorski stava «semplicemente inventando cose».

 

«Nessuno ha minacciato di tagliare fuori l’Ucraina da Starlink», ha sottolineato Rubio. «E dite grazie perché senza Starlink, l’Ucraina avrebbe perso questa guerra molto tempo fa e i russi sarebbero al confine con la Polonia in questo momento».

 

Lo Sikorski ha una lunga storia di commenti violentemente russofobici e preoccupanti, come quando dichiarò la possibilità di dotare l’Ucraina di armi atomiche. Il Sikorski è sposato con Anne Applebaum, scrittrice neocon, cioè afferente alla setta politica introdotta nel Deep State americano che ha giurato anche apertamente guerra a Donald Trump.

 

Lo «small man» fa parte del governo di Donald Tusk, che poche ore fa ha dichiarato che anche la Polonia dovrebbe avere le sue atomiche.

 

Non pago, il Musk ne ha avute anche per Kiev, suggerendo che sanzionare i primi dieci oligarchi ucraini potrebbe portare a una rapida risoluzione del conflitto con la Russia.

 

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«Imporre sanzioni ai primi 10 oligarchi ucraini, in particolare quelli con ville a Monaco, e questo cesserà immediatamente. Questa è la chiave del puzzle», ha scritto Musk in risposta a un post del senatore Mike Lee, che ha chiesto agli Stati Uniti di interrompere gli aiuti finanziari a Kiev. Musk non ha spiegato esattamente come una mossa del genere avrebbe avuto un impatto sul conflitto.

 

Secondo l’agenzia di stampa Ukrainian Focus, a settembre 2024, in cima alla lista delle persone più ricche del Paese c’era Rinat Akhmetov, proprietario del conglomerato industriale SCM Group. Seguono il proprietario di Interpipe Group Viktor Pinchuk, l’ex presidente Petro Poroshenko, il proprietario di Dneprazot Igor Kolomoiskij e il proprietario di Ferrexpo Konstantin Zhevago.

 

La maggior parte degli individui sopraelencati ha contribuito allo sforzo bellico di Kiev. Poroshenko e Pinchuk sono noti per aver fornito droni e altre attrezzature all’esercito ucraino, mentre Akhmetov è dietro un progetto che fornisce munizioni militari, trasporti, attrezzature mediche e droni. Si dice che abbia speso l’equivalente di circa 274 milioni di dollari per lo sforzo bellico negli ultimi tre anni.

 

Secondo il Washington Post, i funzionari ucraini, tra cui Zelensky, ora temono che Trump possa imporre sanzioni all’Ucraina in seguito al recente sfortunato viaggio del leader ucraino.

 

«Tutti i politici di questo paese stavano discutendo di possibili sanzioni da parte degli Stati Uniti… Molte persone erano molto nervose, e il presidente era molto nervoso» ha detto un funzionario anonimo al giornale. Ha aggiunto che Washington potrebbe imporre sanzioni collegando individui nella cerchia ristretta di Zelens’kyj alla corruzione, il che indebolirebbe lo sforzo bellico dell’Ucraina e metterebbe a repentaglio il suo sostegno da parte dell’UE.

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Geopolitica

Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.   Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».   Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.   Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.   Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.   Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.   Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.   Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».   Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.   Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.   Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.  

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La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina

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Il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato che la Slovacchia si opporrà a qualsiasi misura che permetta di impiegare i beni russi congelati per fornire armi all’Ucraina, mettendo in guardia sul fatto che ulteriori sostegni militari non farebbero che protrarre l’«insensata uccisione quotidiana di centinaia di migliaia di russi e ucraini».

 

In seguito all’escalation del conflitto nel 2022, gli alleati occidentali di Kiev hanno bloccato circa 300 miliardi di dollari di asset della banca centrale russa, in gran parte depositati nell’UE. Da quel momento è divampata una disputa tra i Paesi intenzionati a usare tali fondi come collaterale per un «prestito di riparazione» a favore di Kiev e quelli che si oppongono fermamente. La decisione finale spetterà ai membri dell’UE nel voto previsto per la prossima settimana.

 

Fico, da sempre critico del piano, ha illustrato la propria posizione in dettaglio in una lettera inviata all’inizio della settimana al Presidente del Consiglio europeo António Costa. In un post su X pubblicato venerdì, ha riferito di aver poi avuto un colloquio telefonico con Costa, durante il quale ha ribadito il suo rifiuto all’invio di armi a Kiev. Fico ha dichiarato di aver avvertito che proseguire con i finanziamenti prolungherebbe le ostilità e accrescerebbe le vittime, mentre Costa «ha parlato solo di soldi per la guerra».

 

«Se per l’Europa occidentale la vita di un russo o di un ucraino non vale un cazzo, non voglio far parte di un’Europa occidentale del genere», ha affermato Fico. «Non appoggerò nulla, anche se dovessimo restare a Bruxelles fino al nuovo anno, che comporti il sostegno alle spese militari dell’Ucraina».

 


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Vari Stati membri dell’UE hanno manifestato riserve sul programma di prestiti, evidenziando rischi di natura legale e finanziaria. Secondo Politico, venerdì Italia, Belgio, Bulgaria e Malta hanno sollecitato la Commissione europea a considerare opzioni alternative al sequestro degli asset, quali un meccanismo di prestito comunitario o soluzioni temporanee. Obiezioni sono arrivate anche da Ungheria, Germania e Francia.

 

Venerdì la Commissione Europea ha dato il via libera a una norma controversa che potrebbe prorogare indefinitamente il congelamento dei beni russi, qualificando la materia come emergenza economica e non come misura sanzionatoria. Questo passaggio è interpretato come propedeutico all’attuazione del «prestito di riparazione», in quanto permette decisioni a maggioranza qualificata invece che all’unanimità, eludendo così i veti dei Paesi dissidenti.

 

Mosca ha stigmatizzato come illegittimo ogni tentativo di appropriarsi dei suoi asset. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato questa settimana che, con il programma di «prestiti di riparazione», l’Europa sta adottando un comportamento «suicida». Riferendosi al voto di venerdì, ha etichettato l’UE come «truffatori».

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Geopolitica

Orban come John Snow

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Il principale negoziatore russo Kirill Dmitriev ha paragonato il primo ministro ungherese Vittorio Orban al personaggio di Jon Snow della serie Il Trono di Spade, raffigurandolo come l’unico baluardo a difesa del diritto europeo mentre l’UE procede al congelamento a tempo indeterminato degli asset sovrani russi.   In un post su X pubblicato venerdì, Dmitriev ha lodato lo Orban per aver «difeso il sistema legale e finanziario dell’UE dai folli burocrati guerrafondai dell’Unione», sostenendo che il leader ungherese stia lottando per «ridurre la migrazione, accrescere la competitività e ripristinare buonsenso, valori e pace».   Dmitriev ha allegato una sequenza tratta dalla celeberrima «Battaglia dei Bastardi», una delle scene più memorabili della fortunata serie. Il frammento mostra Jon Snow, isolato sul campo di battaglia, che estrae la spada mentre la cavalleria della Casa Bolton gli si avventa contro. Nella saga, i Boltoni sono noti per la loro crudeltà e spietatezza, mentre Snow è dipinto come un condottiero riluttante che antepone il dovere all’ambizione personale, spesso a caro prezzo.  

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Venerdì, Orban – che in numerose occasioni ha criticato duramente le politiche conflittuali dell’UE nei confronti della Russia – ha accusato Bruxelles di «violentare il diritto europeo», riferendosi alla decisione che ha permesso all’Unione di bypassare il requisito dell’unanimità per prorogare le sanzioni sugli asset sovrani russi, valutati in circa 210 miliardi di euro. Mosca ha bollato il congelamento come «furto», minacciando azioni legali in caso di confisca da parte dell’UE.   In un altro post, Dmitriev ha attaccato il segretario generale della NATO Mark Rutte, paragonandolo al Re della Notte, il principale antagonista di Game of Thrones, che guida un esercito di non-morti ed è completamente privo di empatia.  

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Il paragone è arrivato in risposta alle dichiarazioni di Rutte, che ha accusato la Russia di «riportare la guerra in Europa» e ha invitato i membri della NATO a prepararsi a un conflitto su scala paragonabile a quelli affrontati dalle generazioni passate. Il Dmitriev ha quindi affermato che Rutte «non ha famiglia né figli» e «desidera la guerra», aggiungendo però che «alla fine prevarrà la pace».   Dmitriev, figura chiave negli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina, ha fatto eco alle critiche del ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto, che aveva accusato Rutte di «alimentare le tensioni belliche».  

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