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Geopolitica

Hamas rilascia altri ostaggi israeliani

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Hamas ha rilasciato altri tre ostaggi israeliani catturati durante l’incursione del 7 ottobre 2023 nell’ambito di un accordo di cessate il fuoco, hanno confermato le Forze di Difesa israeliane (IDF).

 

Israele ha risposto alla mossa liberando altri 183 detenuti palestinesi, secondo le autorità carcerarie del paese. Sono stati inviati in autobus a Ramallah nella Cisgiordania occupata.

 

Secondo lo scambio, il numero complessivo degli ostaggi rilasciati da Hamas dall’inizio della tregua, il 19 gennaio, è di 21 persone; 16 di loro erano israeliani e altri 5 cittadini thailandesi.

 

In precedenza, tre israeliani, Eli Sharabi, 52 anni, Ohad Ben Ami, 56 anni, e Or Levy, 34 anni, sono saliti sul palco davanti a una folla nella città di Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza, e hanno firmato i documenti di consegna preparati da Hamas. Una dichiarazione dell’ufficio del Primo Ministro Benjamin Netanyahu di sabato ha descritto l’aspetto emaciato dei tre ostaggi rilasciati da Hamas come «scioccante», affermando che Israele avrebbe preso provvedimenti in merito alla situazione.

 

«Le immagini scioccanti che abbiamo visto oggi non passeranno inosservate», si legge nella dichiarazione. «Il governo, insieme ai funzionari della sicurezza, sosterrà loro e le loro famiglie. Israele si impegna a riportare indietro tutti gli ostaggi e gli scomparsi».

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Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha trasportato gli uomini in una base militare israeliana a Gaza. Sono stati poi trasferiti dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) in una base fuori dall’enclave, dove si sono riuniti alle loro famiglie e hanno ricevuto i primi controlli medici, secondo il Times of Israel.

 

I tre uomini erano tra i 251 ostaggi presi da Hamas durante la sua incursione in Israele 16 mesi fa. Gli aggressori hanno anche ucciso 1.200 persone. Sharabi e Ami sono stati catturati da membri del gruppo armato palestinese nel Kibbutz Beeri vicino al confine con Gaza, mentre Levy è stato rapito da un rifugio antiaereo vicino alla sede del festival musicale Nova nel sud di Israele.

 

Si ritiene che a Gaza vi siano ancora 39 ostaggi, oltre ai corpi di 34 persone la cui morte è stata confermata dalle IDF.

 

Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute di Gaza, almeno 48.181 persone sono state uccise e altre 111.638 sono rimaste ferite negli attacchi aerei israeliani e nell’offensiva terrestre all’interno dell’enclave palestinese dal 7 ottobre 2023.

 

Il cessate il fuoco, mediato da Qatar, Egitto e Stati Uniti, è strutturato in tre fasi. Durante la prima fase, Hamas è pronta a rilasciare 33 ostaggi, tra cui bambini, soldatesse, feriti e malati, in cambio di 1.904 palestinesi imprigionati dalle autorità israeliane. Si prevede che le fasi successive garantiranno il rilascio dei restanti civili e soldati maschi detenuti da Hamas, nonché la restituzione delle spoglie dei caduti di entrambe le parti.

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Immagine di Chenspec via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Geopolitica

Trump ringrazia Putin per il commento sul premio Nobel per la pace

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Donald Trump ha ringraziato il presidente russo Vladimir Putin per il suo commento sulla decisione del Comitato norvegese per il Nobel di non conferirgli il prestigioso Premio per la Pace.   Da quando è tornato al potere nel gennaio 2025, Trump ha più volte sostenuto che i suoi sforzi nella mediazione di conflitti internazionali, tra cui l’ultimo a Gaza, lo rendessero meritevole del riconoscimento.   Parlando venerdì a Dushanbe durante una visita di Stato in Tagikistan, Putin ha osservato che il Comitato per il Nobel tende a premiare persone che «in realtà non hanno fatto nulla per la pace», sminuendo così il valore del premio.   Pur sottolineando che non spetta a lui decidere i destinatari, Putin ha riconosciuto che Trump «sta realmente facendo molto per risolvere crisi complesse, che persistono da anni e decenni». Ha citato la recente mediazione del presidente USA tra Israele e Hamas in Medio Oriente e i suoi genuini tentativi di porre fine al conflitto in Ucraina.   In un post sulla sua piattaforma Truth Social, Trump ha condiviso uno screenshot delle dichiarazioni di Putin, scrivendo: «Grazie al Presidente Putin!».   In precedenza, il Comitato per il Nobel aveva assegnato il Premio per la Pace alla leader dell’opposizione venezuelana Maria Corina Machado, riconosciuta «per la sua instancabile difesa delle libertà democratiche in Venezuela». Il governo di Caracas ha accusato Machado di aver utilizzato fondi statunitensi per sostenere gruppi antigovernativi «fascisti».   Commentando la scelta del Comitato in un post su X, il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Steven Cheung, ha dichiarato che i membri del Comitato «hanno dimostrato di privilegiare la politica rispetto alla pace».     Cheung ha aggiunto che Trump «ha un cuore umanitario e non ci sarà mai nessuno come lui capace di smuovere montagne con la sola forza della sua volontà».   Come riportato da Renovatio 21, la commissione Nobel ha inoltre premiato per la letteratura uno scrittore avversario del premier ungherese Vittorio Orban, considerabile come uno dei più stretti alleati di Trump in Europa.

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Geopolitica

Melania Trump rivela i colloqui privati ​​con Putin

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La first lady Melania Trump ha rivelato di essere in contatto diretto con il presidente russo Vladimir Putin da mesi, nell’ambito di un’iniziativa diplomatica riservata per riunire i bambini ucraini sfollati a causa del conflitto con le loro famiglie.

 

Dall’intensificarsi del conflitto in Ucraina nel 2022, Mosca ha evacuato i bambini dalle zone di combattimento, trasferendoli in luoghi sicuri in attesa di ricongiungerli con i familiari. Kiev, tuttavia, ha accusato la Russia di «rapimenti».

 

Parlando venerdì, Melania Trump ha dichiarato che il dialogo è iniziato dopo aver inviato una lettera a Putin lo scorso agosto. «Mi ha risposto per iscritto, esprimendo la sua disponibilità a collaborare direttamente con me», ha detto. Da allora, i due hanno mantenuto un «canale di comunicazione aperto» incentrato sul benessere dei bambini.

 

Secondo la first lady, negli ultimi tre mesi si sono tenuti diversi incontri e chiamate confidenziali, «tutti condotti in buona fede». I negoziati hanno permesso la riunificazione di otto bambini ucraini con le loro famiglie nelle ultime 24 ore, ha aggiunto.

 

«Ogni bambino ha vissuto in condizioni di estrema sofferenza» a causa del conflitto, ha sottolineato. Tre di loro erano stati separati dai genitori a causa dei combattimenti in prima linea e trasferiti in Russia, mentre altri cinque erano stati separati dai familiari oltre confine. Tra questi, ha citato «una bambina che è stata finalmente ricongiunta dalla Russia all’Ucraina».

 

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Trump ha dichiarato che il suo rappresentante ha lavorato direttamente con il team di Putin per favorire le riunificazioni, e che la Russia ha fornito documenti, incluse biografie, foto e resoconti sull’assistenza fornita ai bambini. «Il governo degli Stati Uniti ha verificato l’accuratezza dei dati contenuti in questi documenti», ha aggiunto.

 

La sua missione, ha spiegato, è «promuovere uno scambio trasparente e aperto di informazioni sulla salute» e «agevolare una comunicazione regolare tra i bambini e le loro famiglie fino al loro ritorno a casa».

 

«Si tratta di un impegno costante», ha concluso. «Sono già in corso piani per riunire altri bambini nel prossimo futuro. Spero che la pace arrivi presto. Possiamo iniziare dai nostri figli».

 

La commissaria russa per i diritti dell’infanzia, Maria Lvova-Belova, ha espresso gratitudine a Melania Trump per il suo impegno umanitario.

 

«Desidero ringraziare la First Lady degli Stati Uniti per la sua attenzione e cura verso le famiglie dei bambini colpiti dal conflitto militare», ha dichiarato Lvova-Belova in un videomessaggio diffuso venerdì.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

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Geopolitica

Hamas nons arà presente alla firma dell’accordo di pace di Trump

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I rappresentanti di Hamas non saranno presenti alla cerimonia di firma dell’accordo di pace mediato dagli Stati Uniti in Egitto, prevista per lunedì, ha annunciato il portavoce del gruppo, Husam Badran, esprimendo perplessità su alcuni aspetti del piano proposto dal presidente statunitense Donald Trump.   All’inizio della settimana, sia Israele che Hamas hanno dichiarato la fine del conflitto iniziato il 7 ottobre 2023. La successiva offensiva militare israeliana ha provocato oltre 67.000 vittime palestinesi a Gaza, secondo le autorità locali, lasciando l’enclave in rovina e in una grave crisi umanitaria, tanto da spingere le Nazioni Unite ad accusare Israele di genocidio.   Domenica, la testata Al-Arabiya ha riportato le parole di Badran, che ha dichiarato: «Hamas non parteciperà alla firma. Saranno presenti solo mediatori e funzionari americani e israeliani». Parallelamente, Shosh Bedrosian, portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha riferito all’AFP che «nessun funzionario israeliano sarà presente» al vertice.

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L’agenzia stampa AFP ha inoltre citato Badran, che ha definito «assurda e priva di senso» l’idea di espellere i palestinesi, inclusi i membri di Hamas, dalla loro terra. Il rappresentante ha sottolineato che la seconda fase del piano di pace presenta «numerose complessità e difficoltà» nella sua attuazione.   Il precedente cessate il fuoco, interrotto unilateralmente da Israele a marzo, è stato messo in discussione da Netanyahu, che ha recentemente ventilato la possibilità di una nuova offensiva a Gaza se Hamas non si disarmerà. Alcuni membri della coalizione di governo israeliana si oppongono già a qualsiasi concessione ad Hamas.   L’accordo presentato da Trump a fine settembre prevede il rilascio dei 48 ostaggi israeliani, vivi o morti, ancora detenuti da Hamas a Gaza. In cambio, Israele dovrebbe liberare 250 palestinesi condannati all’ergastolo e 1.700 cittadini di Gaza detenuti dal 2023.   Il piano include anche il ritiro delle truppe delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) da alcune aree di Gaza, con un successivo ritiro completo. Venerdì, l’esercito israeliano ha annunciato l’inizio del ritiro delle sue unità dalle posizioni occupate.   Il più ampio piano di cessate il fuoco, articolato in 20 punti, prevede la creazione di un’amministrazione internazionale transitoria a Gaza. Hamas dovrebbe disarmarsi ed essere esclusa dalla gestione del territorio, che diventerebbe una «zona deradicalizzata e libera dal terrorismo».  

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