Geopolitica
Ribolle anche l’Iraq all’ombra dell’assassinio di Haniyeh
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nelle stesse ore in cui veniva eliminato il capo dell’ufficio politico di Hamas gli Stati Uniti hanno compiuto un raid contro le locali milizie filo-iraniane. Teheran ha convocato al tavolo in cui si pianifica la «ritorsione» anche Forze di Mobilitazione Popolare irachene. Haniyeh sepolto a Doha in Qatar.
Proprio mentre nell’intero Medio Oriente si guarda con preoccupazione alla minacciata risposta di Teheran all’azione che ha portato all’uccisione a Teheran del capo dell’ufficio politico di Hamas Ismaii Haniyeh, anche in Iraq è tornata a salire la tensione.
Proprio nelle stesse ore in cui Israele colpiva l’alto esponente del movimento palestinese e a Beirut uccideva anche Fuad Shukr, uno dei più importanti comandanti militari di Hezbollah, le truppe americane in Iraq hanno compiuto un raid a Babil contro le Forze di Mobilitazione Popolare (PMF), le locali milizie filo-iraniane, uccidendo quattro persone.
L’azione arrivava dopo la ripresa dei lanci di razzi contro la base di di Ain al-Asad, che ospita le truppe statunitensi nella provincia occidentale di Anbar in Iraq.
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L’iniziativa militare statunitense è stata accolta con irritazione a Baghdad. «Il governo iracheno procederà con una denuncia legale al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali», ha dichiarato all’agenzia locale Rudaw Sabhan Mula Chyad, consigliere politico del primo ministro Mohamed Shia al Sudani. «Hanno preso di mira una parte delle forze di sicurezza irachene», ha detto, aggiungendo che l’azione è stata intrapresa senza l’approvazione del governo iracheno e potrebbe minare la cooperazione per combattere lo Stato Islamico (ISIS), che all’ombra del conflitto a Gaza sta rialzando la testa in quest’area.
La fase aperta dall’eliminazione di Haniyeh a Teheran rischia dunque di avere ripercussioni profonde anche in Iraq, dove da tempo Baghdad mette in discussione la permanenza delle forze americane nel Paese. Secondo quanto riferito da fonti citate dall’agenzia Reuters anche le Forze di Mobilitazione Popolare – insieme ai libanesi di Hezbollah e agli Houthi yemeniti – sono state convocate a Teheran al tavolo in cui si sta pianificando la «risposta» iraniana alle azioni israeliane.
E va ricordato che già nello scorso mese di gennaio fu Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, a essere colpita dai missili di Teheran nella «dura risposta» alla strage di Kerman, avvenuta pochi giorni prima proprio durante la commemorazione dell’uccisione del capo delle Guardia Rivoluzionare Qasem Soleimani.
Oggi intanto – dopo i funerali di ieri a Teheran – Haniyeh è stato sepolto a Doha, in Qatar, dove l’ufficio politico di Hamas ha il suo quartier generale e dove viveva dal 2019.
Per questo il Qatar è lo snodo fondamentale del negoziato per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza, che ieri il presidente degli Stati Uniti Joe Biden – nel primo commento dopo questo omicidio eccellente – ha detto non «essere stato aiutato» dall’azione che ha tolto di mezzo Haniyeh.
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Immagine di Tasnim News Agency via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Gli USA hanno tentato di reclutare il pilota di Maduro per un rapimento
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Economia
USA e Giappone firmano un accordo sui minerali essenziali
Martedì, Stati Uniti e Giappone hanno siglato un accordo di cooperazione per la produzione e la fornitura di minerali essenziali e terre rare. La mossa arriva dopo la decisione della Cina di rafforzare i controlli sulle esportazioni di terre rare e attrezzature per la produzione di chip, in risposta ai dazi imposti dal presidente statunitense Donald Trump.
L’intesa è stata conclusa durante la visita di Trump a Tokyo, dove ha incontrato per la prima volta il nuovo primo ministro giapponese, Sanae Takaichi.
Secondo la Casa Bianca, le due nazioni hanno convenuto di promuovere iniziative congiunte «necessarie a sostenere le industrie nazionali, incluse le tecnologie avanzate e le rispettive basi industriali», e di impiegare «strumenti di politica economica e investimenti coordinati per accelerare lo sviluppo di mercati diversificati, liquidi ed equi per minerali essenziali e terre rare».
I leader hanno inoltre sottoscritto un documento che impegna i rispettivi governi a «intraprendere ulteriori passi verso una nuova era d’oro per l’alleanza in continua crescita tra Stati Uniti e Giappone».
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Trump ha definito il Giappone un «alleato al livello più alto», elogiando Takaichi, insediatosi la settimana scorsa, come «uno dei più grandi primi ministri». Takaichi, dal canto suo, ha promesso di rafforzare i legami bilaterali, che ha descritto come «la più grande alleanza al mondo».
Trump ha da tempo manifestato interesse a garantire l’accesso ai minerali di terre rare in diverse regioni del mondo, perseguendo sia opportunità economiche vantaggiose sia una maggiore influenza geopolitica.
All’inizio di quest’anno, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali con l’Ucraina, considerato da diplomatici e politici americani una forma di garanzia di sicurezza per Kiev. Trump ha inoltre concluso un’intesa di investimento con l’Australia all’inizio di questo mese, mirata a contrastare il dominio cinese nel mercato delle terre rare e dei minerali essenziali.
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Immagine da Twitter
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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