Geopolitica
L’Iran colpirà Israele
La guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato un attacco diretto contro Israele come rappresaglia per l’uccisione del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, avvenuta a Teheran all’inizio di questa settimana. Lo riporta il New York Times.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, citando tre funzionari iraniani che hanno voluto mantenere l’anonimato, Khamenei avrebbe impartito l’ordine dopo aver convocato il Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell’Iran per una riunione di emergenza mercoledì mattina, in seguito all’attacco missilistico.
Haniyeh si trovava nella capitale iraniana per l’insediamento del nuovo presidente, Masoud Pezeshkian, quando mercoledì un missile ha colpito il suo alloggio, uccidendo lui e una delle sue guardie del corpo.
«Consideriamo nostro dovere vendicarci», ha affermato mercoledì il leader supremo dell’Iran in una dichiarazione. Khamenei ha condannato Israele per aver attaccato Haniyeh mentre era un «caro ospite nella nostra casa».
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Lo Stato Ebraico come suo costume non ha né confermato né smentito di essere dietro l’assassinio.
Israele aveva giurato di eliminare Haniyeh e altre figure nella leadership di Hamas dopo l’attacco del gruppo militante del 7 ottobre, che ha ucciso circa 1.200 israeliani e ne ha presi in ostaggio più di 250. Da allora, la campagna militare israeliana ha ucciso più di 39.000 palestinesi nell’enclave assediata, secondo le autorità sanitarie locali, causando gravi attriti con l’Iran.
Ad aprile, Israele ha colpito il complesso dell’ambasciata iraniana in Siria e l’Iran ha lanciato centinaia di missili e droni in un attacco di rappresaglia diretto contro Israele, spingendo gli Stati Uniti e altre potenze a mobilitare forze aeree e navali per supportare le difese aeree israeliane.
«Non è chiaro con quanta forza l’Iran risponderà» all’attacco di mercoledì a Teheran in cui è morto Haniyeh, ha scritto il NYT.
«I comandanti militari iraniani stanno prendendo in considerazione un altro attacco combinato di droni e missili contro obiettivi militari nelle vicinanze di Tel Aviv e Haifa, ma eviteranno di colpire obiettivi civili», hanno affermato i funzionari iraniani.
Un’altra opzione è «un attacco coordinato dall’Iran e da altri fronti in cui sono presenti forze alleate, tra cui Yemen, Siria e Iraq, per ottenere il massimo effetto», secondo le fonti del quotidiano.
Come riportato da Renovatio 21, Teheran ha minacciato varie volte in questi mesi di «spazzar via Israele dalla faccia della Terra». Tre mesi fa era emerso che Washington aveva costretto Israele ad abbandonare piani di attacco in profondità in Iran. I Pasdarani hanno replicato avvertendo lo Stato degli ebrei di sapere dove sono nascoste le sue armi atomiche.
I segni di un conflitto che può andare verso un’escalation globale ci sono tutti.
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Immagine di Tasnim News Agency via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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