Geopolitica
Lapsus dello Stoltenberg: vuole tutto il Caucaso nella NATO?

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha confuso le capitali della Georgia e dell’Azerbaigian nel corso del suo viaggio di più giorni nel Caucaso. Stoltenberg ha visitato la regione per raccogliere sostegno alla NATO in tre ex repubbliche sovietiche.
«È bello essere di nuovo a Baku», ha detto Stoltenberg lunedì a Tbilisi, un giorno dopo il suo vero viaggio a Baku. Il capo della NATO si è ripreso dalla sua gaffe geografica in un attimo, affermando che la sua presenza «riflette quanto apprezziamo la partnership tra Georgia e NATO».
Lunedì Stoltenberg ha incontrato il presidente georgiano Salome Zourabichvili e il primo ministro Irakli Kobakhidze per discutere di una maggiore cooperazione militare tra la NATO e l’ex repubblica sovietica. Stoltenberg ha inoltre appoggiato la rivendicazione di sovranità di Tbilisi sulle repubbliche separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud e ha proclamato che la Georgia «diventerà membro della NATO» in una data futura non specificata.
????????????????‼️???? Stoltenberg came to Tbilisi, Georgia’s capital and said “Good to be back in Baku”
He mixed up Georgia and Azerbaijan. pic.twitter.com/6Swgzd20Ia
— Lord Bebo (@MyLordBebo) March 19, 2024
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La Georgia ha aperto le relazioni con la NATO nel 1998 e al vertice di Bucarest del 2008 le è stata promessa l’eventuale adesione al blocco militare guidato dagli Stati Uniti. Tuttavia, la guerra di una settimana della Russia in Georgia nello stesso anno ha lasciato Tbilisi con rivendicazioni irrisolte sulle regioni recentemente indipendenti dell’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, che la Russia riconosce come Paesi indipendenti.
La politica della NATO richiede che i potenziali membri risolvano le controversie internazionali, etniche e territoriali in sospeso prima di unirsi al blocco. Di conseguenza, la richiesta di adesione della Georgia è stata sostanzialmente congelata dalla guerra del 2008.
Stoltenberg ha incontrato domenica il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev a Baku e martedì a Yerevan il presidente armeno Vahagn Khachaturyan e il primo ministro Nikol Pashinyan. Il segretario generale ha elogiato l’Azerbaigian e l’Armenia per il loro contributo alle operazioni della NATO e ha esortato Baku e Yerevan a normalizzare i legami dopo decenni di tensione e conflitto aperto sul Nagorno-Karabakh.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha detto ai giornalisti che il viaggio dimostra «l’aspirazione generale della NATO di assicurarsi un punto d’appoggio nel Caucaso». Peskov ha aggiunto che l’offensiva diplomatica di Stoltenberg «è improbabile che possa portare stabilità» nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, tre settimane fa lo Stoltenberg aveva affermato che l’Ucraina può attaccare obiettivi all’interno della Russia. Un anno fa in interviste multiple il segretario NATO già avvertiva che la guerra della Russia in Ucraina potrebbe espandersi in una guerra più ampia con l’Alleanza atlantica.
L’anno passato, all’incontro NATO di Madrid che la guerra in Ucraina potrebbe durare anni e annunciò che l’Alleanza Atlantica considera Russia e Cina come minacce alla sua sicurezza e ai suoi valori, per poi dichiarare che «la Russia non può vincere il conflitto nucleare».
Nel frattempo si moltiplicano gli attacchi alla NATO da parte di Donald Trump, che il mese scorso è arrivato ad accusare l’Alleanza di non difendere gli USA in caso di vero conflitto, una posizione che già agli albori della NATO manteneva il grande diplomatico e politologo statunitense George Kennan, il padre della strategia della Guerra Fredda, capofila dei NATO-scettici americani, che non sono pochi e che contano il candidato favorito alla presidenza tra le loro fila.
Secondo varie fonti, infatti Trump pianificherebbe il ritiro degli Stati Uniti dall’Alleanza, e questo a partire già dal 2025.
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Immagine di NATO North Atlantic Treaty Organization via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
L’incontro Trump-Zelensky è stato «pessimo». Accenni al tunnel eurasiatico-americano

Reporter: Are you interested in a Putin-Trump tunnel to connect Russia and Alaska?
Trump: Just heard about that one. Interesting idea — we’ll think about it. What do you think, Mr. President? Zelensky: I’m not happy about this pic.twitter.com/FeMgAliQLx — Alice Williams (@afreegirlll) October 18, 2025
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Geopolitica
Trump e Putin si telefonano: «può portare alla pace»

Giovedì il presidente russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il presidente statunitense Donald Trump, come confermato dal portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.
Circa 40 minuti prima della conferma russa, Trump aveva annunciato sulla sua piattaforma Truth Social di essere impegnato in una chiamata «in corso» e «prolungata» con Putin.
Il colloquio tra i due leader si è tenuto in un contesto di crescenti tensioni tra Mosca e Washington, a seguito della proposta di Trump di fornire all’Ucraina missili Tomahawk a lungo raggio, in grado di colpire in profondità il territorio russo, in vista del suo incontro programmato con Volodymyr Zelens’kyj per venerdì.
Mosca ha criticato duramente questa possibile decisione, avvertendo che annullerebbe la fiducia diplomatica costruita tra Russia e Stati Uniti senza alterare la situazione sul campo.
Fornire tali armi a Kiev spingerebbe Mosca ad adottare contromisure necessarie, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Peskov.
La telefonata rappresenta il primo contatto tra Putin e Trump dal loro incontro di persona ad Anchorage, in Alaska, a metà agosto. Mosca ha riferito che, dopo il vertice, le comunicazioni con Washington si sono notevolmente ridotte. Tuttavia, i funzionari russi hanno sottolineato che il processo avviato in Alaska «non è terminato» e che lo «spirito di Anchorage» rimane «vivo».
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Trump ha dichiarato che il colloquio con Putin potrebbe condurre a un accordo di pace per il conflitto ucraino. Le tensioni tra Stati Uniti e Russia si sono intensificate a causa delle possibili forniture di missili Tomahawk all’Ucraina, e i negoziati di pace sono rimasti in stallo. Trump ha descritto la conversazione, durata due ore e mezza, come «molto produttiva», suggerendo che un accordo di pace potrebbe essere imminente.
«Ho trovato che fosse una chiamata eccellente, molto produttiva… Pensiamo di poter fermare [il conflitto]», ha detto. «Questa potrebbe essere una chiamata così fruttuosa che alla fine… vogliamo raggiungere la pace».
In precedenza, Trump aveva scritto su Truth Social che durante la telefonata erano stati compiuti «grandi progressi» e aveva annunciato che lui e Putin avevano concordato di organizzare un vertice bilaterale a Budapest, in Ungheria.
Il presidente USA ha riferito ai giornalisti che l’incontro si terrà probabilmente entro due settimane, dopo i colloqui tra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergio Lavrov, oltre all’incontro di Trump con il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj a Washington, previsto per venerdì. L’ultimo vertice Putin-Trump, svoltosi ad Anchorage, in Alaska, ad agosto, non aveva prodotto risultati concreti, ma giovedì Trump ha dichiarato di aver «posto le basi» per un processo di pace più ampio.
Riguardo alle possibili consegne di missili Tomahawk a Kiev, Trump non ha né confermato né smentito i piani, sottolineando però che, pur disponendo di «molti» missili, gli Stati Uniti ne hanno bisogno per la propria sicurezza e «non possono esaurire» il loro arsenale.
Secondo Yury Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera, durante la telefonata il presidente russo ha avvertito Trump che l’invio di Tomahawk a Kiev non cambierebbe l’andamento del conflitto, ma potrebbe «compromettere gravemente le prospettive di una soluzione pacifica» e danneggiare le relazioni tra Russia e Stati Uniti.
Ushakov ha sottolineato che Putin ha riaffermato l’impegno di Mosca per una «risoluzione politico-diplomatica pacifica», descrivendo la discussione come «molto concreta ed estremamente franca», aggiungendo che i preparativi per il prossimo vertice Putin-Trump inizieranno immediatamente, con Budapest in fase di valutazione come sede.
Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha poi scritto su X di aver discusso con Trump, confermando che i preparativi sono già in corso.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Budapest si prepara ad ospitare il vertice Putin-Trump

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