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Eutanasia

Sucidio assistito in Veneto, cosa sta succedendo?

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In Veneto si è appena sfiorata l’approvazione di una legge regionale sul suicidio assistito. Sarebbe stato il primo caso in Italia: curiosamente non capitava in regioni «rosse» come l’Emilia o la Toscana, ma in quella che si credeva una delle regioni più cattoliche d’Europa, governata da quasi tre lustri da un esponente di spicco di un partito, la Lega Nord, che in teoria è espressione delle tradizioni popolari.

 

I motivi per cui Zaia, che aveva iniziato il suo mandato nel 2010 negando la pillola abortiva RU486 negli ospedali veneti, si sia spostato su posizioni di laicismo spintissimo (fecondazione assistita fino a 50 anni, centri di cambio sesso…) lasciano molti osservatori interdetti, e privi di vere spiegazioni. Tuttavia, nonostante la velocità con cui si è manifestato, il progetto dell’eutanasia veneta sembra, almeno per il momento, essere stato fermato.

 

Abbiamo parlato della situazione con il Dottor Alberto Zelger, già consigliere comunale e provinciale a Verona, città è stato candidato sindaco nel 2022. Lo conosciamo per il suo indefesso, autentico, afflato pro-life, tuttavia negli ultimi anni si è speso generosamente su temi come il green pass e la guerra ucraina. Anche questa volta, non ha perso tempo ed ha organizzato una rete di resistenza alla Cultura della Morte che stava per fare un grande passo dentro la sua regione.

 

Dottor Zelger, cosa stava accadendo in Veneto?

Nel maggio scorso il consiglio regionale aveva già approvato una mozione favorevole al suicidio assistito, forse senza nemmeno valutarne le conseguenze. Nel frattempo l’Associazione Luca Coscioni stava lavorando per una proposta di legge atta a velocizzare il percorso di suicidio ammesso dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale; una proposta di legge d’iniziativa popolare, che poi è stata presentata in Regione il 30 giugno con 9000 firme.

 

Cosa dice la sentenza?

La sentenza della Corte si basava sulla legge 219/2017 (Consenso informato e DAT) per stabilire la parziale abrogazione dell’art. 580 del Codice Penale (Istigazione o aiuto al suicidio) limitatamente al caso in cui il paziente possieda i seguenti requisiti: 1) è tenuto in vita da trattamento di sostegno vitali; 2) è affetto da una patologia irreversibile; 3) ha una patologia che è «fonte di sofferenze intollerabili»; 4) è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

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In che modo è stata recepita?

È apparso come uno spiraglio, attraverso il quale i fautori del suicidio assistito mirava ad inserirsi per promuovere a livello regionale ciò che non riuscivano ad ottenere a livello nazionale, cioè l’eutanasia di Stato. Verso metà giugno il consigliere regionale Stefano Valdegamberi ha pensato quindi di contrapporre alla proposta Coscioni una proposta alternativa sull’assistenza domiciliare e sulle cure palliative, chiedendo anche il mio aiuto

 

Come è stata organizzata l’opposizione alla legge?

Ho contattato professori di diritto costituzionale e di bioetica per redigere un testo da sottoporre a Valdegamberi. Lui lo ha integrato in collaborazione col consigliere Nicola Finco e lo protocollò all’inizio di agosto. Il progetto di legge in questione fu sottoscritto da tre consiglieri regionali: Stefano Valdegamberi (che è il primo primo firmatario), Nicola Finco e Fabiano Barbisan. Il progetto è stato illustrato nella conferenza stampa del 31 ottobre scorso a palazzo Ferro Fini, sede della Regione Veneto. Ha fatto molto scalpore, perché ha mandato in frantumi la quasi certezza del Presidente Zaia di far approvare senza scosse il progetto di legge sul suicidio assistito.

 

Cosa prevedeva la legge regionale?

La proposta degli attivisti eutanatici prevedeva tempi molto ristretti (27 giorni) per la verifica dei requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale e per l’esecuzione del suicidio. Teniamo presente che nel frattempo i vescovi del Triveneto avevano pubblicato un documento contrario a questa proposta e che l’Avvocatura di Stato, su richiesta del presidente del consiglio Ciambetti, aveva dichiarato che la materia non era di competenza regionale.

 

E quindi il presidente della Regione cosa ha fatto?

Zaia ha deciso di andare avanti lo stesso, supportato dal suo Ufficio legislativo, ma sapeva che la legge sarebbe stata impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale; solo che per la sua abrogazione poteva passare anche un anno. Posso immaginare che nel frattempo tutti gli amanti del suicidio d’Italia avrebbero potuto venire in Veneto a farsi ammazzare e altre Regioni avrebbero potuto approvare leggi simili, creando una diffusa cultura della morte e inducendo infine il Parlamento a legiferare sull’eutanasia

 

In che modo la legge è stata «respinta»?

Ho cercato di diffondere la notizia a tutti i miei contatti, soprattutto a quelli coi quali avevo collaborato in precedenza. Comunicando coi social abbiamo attivato gruppi di preghiera, monasteri, tante famiglie e singole persone, affinché dedicassero preghiere e digiuni per chiedere a Dio, tramite la Madonna, di scongiurare questa calamità.

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Ci sono state altre manifestazioni oltre quella del 16 gennaio?

Il 13 dicembre, quando il Presidente Zaia è venuto a Verona a presentare un suo libro, organizzammo un presidio di circa 50 persone con due grandi striscioni: «NO A ZAIA ARCOBALENO» e diversi cartelli del tipo: «SI all’assistenza domiciliare – NO al suicidio assistito», «NO all’ideologia gender nelle scuole», «Aiuti concreti per i caregivers», «I nostri cari hanno diritto all’assistenza», etc. Alcuni partecipanti urlavano slogan come «Zaia basta calpestare i valori tradizionali del popolo veneto…», «Zaia dov’è l’autonomia?», , «I soldi vanno spesi per la sanità vera, non per il cambio di sesso».

 

Avete contattato qualche consigliere regionale?

In seguito abbiamo invitati i nostri simpatizzanti ad inviare messaggi e riflessioni sul tema a tutti i consiglieri regionali, dato che la Commissione Sanità aveva iniziato l’iter di approfondimento della proposta Coscioni con diverse audizioni. La Commissione si è riunita 5 volte: il 31 ottobre, il 13 e 16 novembre, e il 7 e 13 dicembre. Lo Statuto regionale prevede che le proposte di legge d’iniziativa popolare giungano in consiglio entro 6 mesi dalla presentazione; la proposta avrebbe dovuto quindi essere portata in aula entro il 31 dicembre. C’era anche il bilancio da approvare e ciò non è stato possibile, ma è stata portata in aula al primo consiglio del mese, cioè il 16 gennaio.

 

Arriviamo così alla giornata della discussione e della protesta.

Per l’occasione ho organizzato un presidio a Venezia davanti a palazzo Ferro Fini, chiamando a raccolta persone da varie parti del Veneto e d’Italia, con l’obiettivo di sostenere i consiglieri pro-life e far capire a tutti gli altri che il popolo veneto preferisce la solidarietà all’abbandono di chi soffre, e respinge ogni induzione ai suicidio, mascherata da falsa pietà e da una libertà di scelta che non esiste; quale libertà può mai avere chi sta soffrendo abbandonato da tutti (medici e persone care), in quanto isolato in una RSA o in un ospedale chiuso alle visite per COVID.

 

Cosa è accaduto in aula?

Il dibattito in consiglio è iniziato alle 10:30 ed è arrivato alla prima votazione (articolo per articolo) intorno alle 19:00. Lo Statuto e il Regolamento consiliare prevedono che una proposta venga approvata solo se ottiene la maggioranza dei voti dei consiglieri presenti. Il consiglio è composto da 51 consiglieri, compreso il Presidente Zaia. È iniziata la votazione dell’Art.1. In aula c’era solo 50 consiglieri (uno era andato via); per l’approvazione ci volevano 26 voti favorevoli, ma ce ne sono stati solo 25, con 22 contrari e 3 astenuti. L’art. 1 è stato bocciato. Idem per l’art.2. Dopodiché l’Ufficio legislativo ha fatto sapere al presidente del consiglio (Ciambetti) che l’intera proposta, senza articolo 2, non aveva più senso.

 

E quindi?

Sulla base di precedenti analoghi, la proposta di legge è stata rinviata alla Commissione Sanità, con votazione unanime, da dove difficilmente uscirà una seconda volta, sia perché Zaia è stato sconfitto e non credo abbia interesse a ripescare il progetto, sapendo che solleverà ulteriori polemiche, sia perché bisognerebbe approvare un emendamento che riscriva completamente la proposta originaria, essendo stato respinto il suo principale articolo

 

Ora cosa succederà alla legge? Uscita dalla porta potrebbe tornare dalla finestra

Difficilmente potrà accadere prima delle prossime elezioni, cioè maggio-giugno 2025. Ma vigileremo.

 

C’è una spaccatura nella Lega?

Credo proprio di sì, basata anche su altre questioni, come i numerosi voltafaccia del partito su altri temi: guerra, COVID, green pass, UE, Euro, … Inoltre, sui temi etici la Lega si era spesso vantata di difenderli e molti nel partito non hanno gradito lo scivolamento di Zaia verso posizioni radicali. E Salvini che dice «io avrei votato contro» senza bloccare Zaia, è del tutto insufficiente, perché significa che il partito non ha una posizione definita su questioni che interessano tante famiglie che finora l’hanno votato.

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C’è una valenza di questo voto sugli equilibri politici nazionali, specialmente tra i due maggiori partiti di governo, in vista delle prossime elezioni?

Non solo per questo. Anche per quando ho detto sopra. Su questioni essenziali la Lega, ma anche Fratelli d’Italia, sembrano agire in continuità col governo Draghi: sudditi dell’UE, degli USA, della NATO e forse anche dell’OMS (speriamo di no), mentre le nostre aziende chiudono, i disoccupati crescono, le ideologie galoppano (gender, CO2, ecoterrorismo, …) e arriva pure la censura. Meno male che i trattori si muovono.

 

Zaia sembra essersi appoggiato interamente al progetto dell’Associazione Luca Coscioni. Com’è possibile per una figura politica che aveva sempre cercato di mantenere buoni rapporti con le istituzioni e l’elettorato dei cattolici?

Le ipotesi sono molte e non vorrei fare il complottista, però diciamo che secondo me ha tradito gli ideali del popolo veneto.

 

C’è stato un pronunciamento dei vescovi locali?

Come ho detto sopra, i vescovi del Triveneto hanno pubblicato u bel documento sul suicidio assistito, in opposizione alla proposta di legge.

 

Il Veneto era chiamato «la sacrestia d’Italia». Com’è possibile che una legge della Cultura della Morte venga introdotta a partire proprio dalla regione più «bianca»?

Perché i Veneti lavorano e tendenzialmente si fidano dei loro rappresentanti. Certo è cresciuto il laicismo, ma la base veneta è profondamente ancorata ai valori umani e cristiani tradizionali. Ora questa base si sente tradita. Zaia segue altre ispirazioni; vorrebbe anche il 3° mandato, che poi è il 4°. In pratica il Veneto diverrebbe uno «Zaiastan». La gente potrebbe essere stufa e voler cambiare.

 

Quanti hanno pregato affinché la legge non passasse?

Credo qualche centinaio di persone.

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Eutanasia

Uomo dice di aver ucciso la moglie perché non poteva permettersi le spese mediche

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Un uomo di 75 anni del Missouri è stato accusato dell’omicidio di sua moglie dopo averla strangolata in un letto d’ospedale perché non poteva prendersi cura di lei adeguatamente o pagare le sue spese mediche.   La polizia dice che Ronnie Wiggs ha fatto visita a sua moglie Ellen all’inizio di questo mese. Era in ospedale per cambiare porta per il suo trattamento di dialisi. Circa un’ora dopo, il personale ospedaliero è stato chiamato nella stanza della donna di 72 anni dopo un apparente arresto cardiaco. Non rispondeva e in seguito si è scoperto che era cerebralmente morta. Dopo aver recuperato i suoi organi per il trapianto, è stata dichiarata morta.   Tuttavia, il personale ha notato lividi e abrasioni sulla gola della signora Wiggs. Qualcuno sopra il marito dice: «l’ho fatto io, l’ho uccisa, l’ho strangolata».   Il Wiggs ha poi detto alla polizia di aver tentato di uccidere sua moglie due volte mentre era in ospedale. La prima volta sua moglie si era svegliata e gli aveva detto di non riprovarci. Il secondo tentativo è stato sventato da tutti i numerosi monitor a cui era collegata sua moglie.   La morte di Ellen Wiggs non è eutanasia, ma è un esempio della disperazione che può prendere chi si prende cura dei coniugi malati e anziani.   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine Dipartimento di Polizia di Indipendence; modificata
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Eutanasia

Il consiglio medico irlandese si prepara all’eutanasia legale assistita

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

A marzo, una commissione del parlamento irlandese ha raccomandato che «il governo introduca una legislazione che consenta la morte assistita».

 

Se questo verrà approvato, i medici irlandesi saranno pronti ad attuarlo. Nell’ultima edizione della sua Guida all’etica e alla condotta professionale, il Consiglio medico ha cancellato la frase: «non devi prendere parte all’uccisione deliberata di un paziente».

 

Il professor Des O’Neill, consulente geriatra, ha espresso la sua rabbia per il processo presumibilmente imperfetto attraverso il quale è stato apportato il cambiamento di politica. In un editoriale sul Medical Independent, ha lamentato di aver dovuto ricorrere a una richiesta di libertà d’informazione per leggere il verbale della decisione presa dal Consiglio medico.

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«Il comitato sta dicendo che ciò che è legale è etico, cosa che è stata successivamente citata come la motivazione per abbandonare la restrizione etica di lunga data e ben motivata sull’eutanasia e sul suicidio assistito. Il fatto che questa posizione eticamente impoverita sia stata adottata la dice lunga sull’analfabetismo etico oppure su una strategia inarticolata volta a rimuovere un importante principio etico dalla guida».

 

Il professor O’Neill ha affermato che molti medici non erano a conoscenza del fatto che il Consiglio fosse a favore di una posizione «se è legale, è etica». Inoltre, anche nel mezzo di un intenso dibattito pubblico, questo è stato tenuto nascosto. «Il fatto che questo processo nascosto sia avvenuto mentre era in corso e prominente un dibattito pubblico e politico significativo sull’eutanasia e sul suicidio assistito è molto preoccupante», ha scritto.

 

Le conseguenze a lungo termine del cambiamento potrebbero danneggiare la professione medica, ha avvertito:

 

«L’incapacità di comunicare e impegnarsi in modo appropriato su una questione etica importante danneggerà in modo duraturo la credibilità e la posizione del Consiglio medico come punto focale per una riflessione etica ponderata e per il sostegno non solo delle generazioni presenti e future di medici, ma anche dei pazienti e del pubblico».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Eutanasia

Un uomo quadriplegico canadese sceglie la morte assistita piuttosto che convivere con le piaghe da decubito

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Un uomo quadriplegico del Quebec ha scelto la morte assistita a causa di una piaga da decubito che ha contratto quando un ospedale non gli ha fornito uno speciale materasso a pressione.   Nel mese di gennaio Normand Meunier si è recato al pronto soccorso di un ospedale di Saint-Jérôme, nel Quebec, per un problema respiratorio. È rimasto in una barella per quattro giorni senza materasso che alleviasse la pressione e ha sviluppato enormi piaghe da decubito sulle natiche.   La miseria, a quanto pare, era così grande che ha chiesto l’eutanasia, o, come viene chiamata in Canada, MAiD. «Non voglio essere un peso. In ogni caso i pareri medici dicono che non sarò di peso a lungo; come dicono i vecchi, è meglio calciare il barattolo», ha detto Meunier.

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È morto il 29 marzo.   «Tutta questa storia è una vergogna», ha detto a CBC News Steven Laperrière, del Regroupement des attivisties pour l’inclusion au Québec (RAPLIQ), che sostiene le persone con disabilità . «Cosa facciamo per aiutare le persone disabili o malate a vivere dignitosamente prima di morire dignitosamente?»   Laperrière ha affermato che procurarsi un materasso adeguato non è come «cercare di mettere in orbita una navetta spaziale». «È piuttosto semplice… Nessuno mi convincerà che nel giro di poche ore non sarebbe stato possibile trovare il materasso adatto».   Le autorità sanitarie stanno indagando sulle circostanze della morte di Meunier.   Il bioeticista Trudo Lemmens, dell’Università di Toronto, ha commentato che questo incidente è «un esempio dei problemi del nostro sistema sanitario». Le persone vulnerabili si sentono come un peso.   «Poi il sistema risponde dicendo: “beh, hai accesso all’assistenza medica e alla possibilità di morire”», ha detto Lemmens. «L’assistenza medica in caso di morte è più facilmente disponibile e su base più regolare rispetto ad alcune delle cure più elementari».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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