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La leadership russa valuta il conflitto in Ucraina

Il presidente russo Vladimir Putin ha partecipato martedì a una riunione allargata del consiglio del ministero della Difesa, ospitata dal ministro Sergej Shoigu presso il Centro di controllo nazionale a Mosca.
Durante la parte pubblica dell’evento, il presidente e gli alti funzionari militari hanno discusso i risultati intermedi dell’operazione militare in corso contro l’Ucraina, gli obiettivi della Russia e le sfide in sospeso che il Paese sta affrontando. I punti centrali del discorso sono stati riassunti dal sito governativo russo RT.
L’Ucraina ha perso quasi 400.000 soldati dall’inizio delle ostilità, ha affermato Shoigu durante l’incontro. Il ministro ha osservato che l’esercito ucraino ha subito gran parte delle perdite durante la fallita controffensiva lanciata all’inizio di giugno. «Dall’inizio dell’operazione speciale, le perdite delle forze armate ucraine hanno superato i 383.000 militari tra morti e feriti», ha dichiarato Shoigu, aggiungendo che la sola controffensiva è costata a Kiev circa 159.000 soldati.
Kiev ha anche subito pesanti perdite in attrezzature militari, tra cui più di 14.000 carri armati e altri veicoli corazzati, 8.500 armi di artiglieria, 553 aerei da guerra e 259 elicotteri, secondo il ministro della Difesa russo.
Il presidente Putin ha aggiunto che «L’Occidente non abbandona la sua strategia di contenimento della Russia e i suoi obiettivi aggressivi in Ucraina. Ebbene, non rinunceremo nemmeno ai nostri obiettivi per l’operazione militare speciale». Nonostante i loro sforzi, i sostenitori occidentali di Kiev non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati, ha affermato Putin.
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«Tutti i tentativi, come hanno detto in Occidente, di infliggerci una sconfitta militare, una sconfitta strategica, sono stati infranti dal coraggio e dalla forza d’animo dei nostri soldati, che si sono scontrati con la crescente potenza delle nostre Forze Armate, il potenziale delle nostre forze nazionali. produzione dell’industria e della difesa» ha dichiarato il presidente della Federazione Russa.
Putin ha espresso gratitudine ai militari del Paese che combattono in prima linea e ha elogiato il «sostegno senza precedenti mostrato dal nostro popolo… e i sentimenti patriottici espressi dalla stragrande maggioranza dei nostri cittadini».
Le forze russe ora detengono l’iniziativa strategica nel conflitto ucraino e agiscono come meglio credono, ha affermato il presidente russo: «in sostanza stiamo facendo ciò che riteniamo necessario, ciò che vogliamo. Ovunque… i comandanti decidano che la difesa attiva sia la migliore, ha luogo. E dove è necessario miglioriamo le nostre posizioni».
Al contrario, le forze ucraine sono state e rimangono guidate fondamentalmente solo da obiettivi politici, con i loro sforzi volti a mostrare «ai loro veri padroni almeno alcuni risultati della loro tanto pubblicizzata cosiddetta controffensiva», ha osservato il presidente.
Dall’inizio dell’operazione militare, la Russia ha gradualmente aumentato la produzione nel settore della difesa, ha osservato Shoigu. Secondo il ministro, il settore produce ora 5,6 volte più carri armati rispetto a febbraio 2022 e circa 3,5 volte più veicoli da combattimento di fanteria e veicoli corazzati da trasporto truppe.
Le produzioni di droni e proiettili di artiglieria del paese sono cresciute a un ritmo eccezionalmente elevato, con una produzione in espansione rispettivamente di 16,8 e 17,5 volte, ha osservato il ministro. Egli ha sottolineato che tutte le truppe coinvolte nell’operazione sono completamente rifornite di tutte le munizioni di cui hanno bisogno.
Tuttavia, l’esercito del paese sta ancora incontrando alcune difficoltà, ulteriormente evidenziate dal conflitto in Ucraina. Anche se i cambiamenti all’interno delle forze armate stanno avvenendo «abbastanza velocemente», Putin ha avvertito che c’è ancora molto lavoro da fare. Vale a dire, il Paese deve «aumentare seriamente la produzione e la fornitura di munizioni ad alta precisione e droni di vario tipo», nonché migliorare le sue difese antiaeree.
«Dobbiamo ristrutturare seriamente il funzionamento dei sistemi di comunicazione, utilizzare mezzi moderni di ricognizione, designazione degli obiettivi e guerra contro le batterie in modo molto più efficace, aumentare le capacità della nostra costellazione di satelliti», ha detto il presidente.
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Come riportato da Renovatio 21, ancora il mese scorso il presidente russo aveva ribadito che «la Russia non ha mai rinunciato ai colloqui di pace con l’Ucraina».
Putin mostrò una bozza degli accordi, che era stata praticamente firmata, ad un gruppo di leader africani in visita a San Pietroburgo la scorsa estate. Tra i termini concordati, si segnalavano la neutralità e la sicurezza dell’Ucraina.
Secondo Putin, la delegazione ucraina aveva firmato un documento intitolato «Trattato di neutralità permanente e garanzie di sicurezza per l’Ucraina». La bozza stabiliva che l’Ucraina deve sancire la «neutralità permanente» nella sua Costituzione. Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina e Francia sono elencati come garanti.
Un addendum alla bozza, mostrato sempre da Putin, delineava sia le proposte russe che quelle ucraine riguardanti le dimensioni dell’esercito permanente ucraino in tempo di pace, così come il suo equipaggiamento. Mosca aveva proposto di limitare il numero del personale militare a 85.000 e il numero dei membri della Guardia Nazionale a 15.000. Kiev, nel frattempo, aveva proposto che le sue forze armate abbiano fino a 250.000 soldati.
Ciò avvenne quando, in segno di pace, Mosca ritirò la colonna di 60 chilometri di carrarmati che dirigeva verso Kiev – un episodio dell’inizio della guerra, che pareva potesse chiuderla subito con l’immediata conquista della capitale ucraina da parte dei russi, un episodio in realtà dimenticato da tutti, forse perché inebriati dalla martellante campagna di menzogne sulle imprese delle forze ucraine operata dai media occidentali.
«Dopo che abbiamo ritirato le nostre truppe da Kiev – come avevamo promesso di fare – le autorità di Kiev… hanno gettato [i loro impegni] nella pattumiera della storia», aveva detto Putin. «Hanno abbandonato tutto».
In un’intervista alla stampa, anche l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder ha sostenuto che gli USA e avevano costretto Kiev a rifiutare la pace con Mosca. Secondo la ricostruzione più citata, fu Boris Johnson, volato improvvisamente nella capitale ucraina nel marzo 2022 (cioè, a pochi giorni dallo scoppio del conflitto), che fece saltare i piani di pace.
Come riportato da Renovatio 21, tale versione è stata recentemente confermata dal capo della fazione parlamentare del presidente Volodymyr Zelens’kyj – e capo negoziatore dei colloqui di pace di Istanbul – David Arakhamia, noto anche con lo pseudonimo di David Braun, che ha dichiarato di recente che conflitto in Ucraina potrebbe essersi concluso nella primavera del 2022.
L’Arakhamia ha dichiarato al canale televisivo 1+1 che Mosca aveva offerto a Kiev un accordo di pace nel marzo 2022, ma la parte ucraina non si fidava della Russia. «L’obiettivo della Russia era esercitarci pressione affinché assumessimo la neutralità. Per loro la cosa principale era questa: erano pronti a porre fine alla guerra se avessimo accettato la neutralità, come fece una volta la Finlandia, e ci impegnassimo a non aderire alla NATO. Questa era la cosa principale», ha detto Arakhamia.
Durante i colloqui, ha aggiunto l’Arakhamia, l’allora primo ministro britannico Boris Johnson arrivò a Kiev e disse ai funzionari ucraini di continuare a combattere e di non firmare alcun accordo con Mosca. La rivelazione conferma quanto era trapelato da mesi, come riportato da Renovatio 21 già a inizio settembre 2022.
Secondo il ministro degli Esteri russo Sergio Lavrov, attualmente l’Occidente starebbe spingendo in segreto per l’avvio di colloqui tra Kiev e Mosca.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0);
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Lotteria per la naja in Germania

I funzionari tedeschi sono divisi sulle proposte di introdurre un sistema di coscrizione basato su una lotteria, mentre il governo del Cancelliere Friedrich Merz preme per potenziare l’esercito. Lo riporta Der Spiegel. Il dibattito si inserisce nel contesto delle accuse di Mosca, che ha definito le mosse di Berlino un tentativo di creare un «Quarto Reich».
Secondo l’agenzia di stampa, il disaccordo riguarda le modalità per rafforzare la Bundeswehr. Berlino mira ad aumentare le forze armate a 460.000 effettivi, di cui 260.000 attivi e 200.000 riservisti, rispetto agli attuali 182.000 soldati attivi.
I rappresentanti della coalizione SPD-CDU/CSU hanno suggerito di obbligare tutti i diciottenni a compilare un questionario per valutare salute, idoneità fisica, istruzione e disponibilità al servizio militare, con partecipazione volontaria per le donne. In caso di carenza di volontari, il Bundestag potrebbe attivare una selezione tramite sorteggio; se il problema persistesse, si potrebbe reintrodurre la coscrizione obbligatoria, abolita nel 2011.
Il ministro della Difesa Boris Pistorius ha criticato la proposta, definendola irrealizzabile, e ha invitato i legislatori a puntare sull’espansione del volontariato attraverso incentivi più efficaci, come migliori benefit e salari più alti.
Berlino giustifica il potenziamento militare con la presunta minaccia russa. Mosca, tuttavia, ha ripetutamente negato intenzioni di attaccare Paesi NATO, liquidando tali affermazioni come allarmismo per giustificare l’aumento dei bilanci della difesa nel blocco.
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Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha condannato il riarmo tedesco, accusando Berlino di mostrare «chiari segni di rinazificazione» e di perseguire «l’obiettivo di Hitler: dominare l’Europa» e infliggere una «sconfitta strategica» a Mosca. La Russia tre mesi fa ha posto fine agli accordi di difesa con la Germania.
«Quando qualcuno in un Paese responsabile dei crimini del nazismo, del fascismo, dell’Olocausto e del genocidio afferma che la Germania deve tornare a essere una grande potenza militare, dimostra un’atrofia della memoria storica, e questo è estremamente pericoloso», ha dichiarato Lavrov il mese scorso, sostenendo che la Germania e l’Unione Europea nel complesso stanno scivolando verso un «Quarto Reich», caratterizzato da una crescente russofobia e da una militarizzazione senza freni.
Come riportato da Renovatio 21, a luglio era emerso che la Germania stava pianificando di introdurre un servizio militare volontario di sei mesi per raddoppiare il numero dei riservisti.
Nel frattempo, altri Paesi come Gran Bretagna e Croazia si muovono verso il ritorno della naja. La Svezia prevede di aumentare drasticamente a 70 anni l’età massima di coscrizione per gli ex ufficiali militari nell’ambito di un ampio sforzo per espandere le sue forze armate. La Danimarca, in grande stile di equità sociale nordica, è andata oltre estendendo il servizio militare anche alle donne.
La coscrizione obbligatoria era stata abolita in Germania dal 2011. Il ritorno alla naja nel Paese (che ad inizio conflitto si disse aveva munizioni per appena due giorni di guerra) è stato ripetutamente annunciato in questi anni di conflitto russo-ucraino, dichiarazioni cicliche quanto i piani di guerra contro la Russia trapelati sui grandi giornali tedeschi.
Come riportato da Renovatio 21, la ri-militarizzazione della Germania, tra diecine di miliardi in armi e nazionalizzazione dell’industria delle armi (che va a sostituire quella dell’auto tedesca, oramai in crisi irreversibile) è un fatto incontrovertibile. Come lo è il fatto chela NATO stessa era stata creata per evitare il risorgere della Germania come potenza militare («Keep Europe in, Russia out, Germany Down»). È una delle più evidenti eterogenesi dei fini regalateci dai signori del vapore, il cui impulso alla distruzione arriva a disfare le tele che hanno tessuto per decenni.
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Immagine di w?odi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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