Gender
«Transfobia», la madre di Harry Potter attaccata dagli LGBT. Le lesbiche italiane pure

L’articolo pubblicato online il mese scorso intitolato «la creazione di un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che mestruano»verteva sui rischi affrontati da chi lavora nella Sanità, «in particolare le donne in casa e gli operatori sanitari » durante la pandemia di coronavirus.
L’articolo esplorava come le donne abbiano ancora bisogno di «materiali mestruali, accesso sicuro a servizi igienici, sapone, acqua e spazi privati» anche in condizioni di blocco.
«Circa 1,8 miliardi di ragazze, donne e persone non binarie mestruano, e questo non si è fermato a causa della pandemia» scrivevano gli autori dell’articolo, che è stato pubblicato sulla piattaforma multimediale Devex.com.
La creatrice della popolare serie Harry Potter, è stata preso di mira da gruppi LGBT per avere preso di mira un articolo dedicato «persone che hanno le mestruazioni»
Sabato scorso, la Rowling ha deciso di affidare il suo pensiero (e il suo sarcasmo) a Twitter, dove ha 14,5 milioni di follower: «Le persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che c’era una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?».
La Rowling stava chiaramente facendo ironia sull’idea che il genere sessuale è qualcosa che si può decidere. È il mondo del gender: una donna che si sente uomo, ma mestrua, non è una donna. Un uomo che si sente donna, e ovviamente non mestrua, è una donna. La situazione è tale per cui la semplice frase «le donne mestruano» non è più accettabile nel mondo del politicamente corretto.
Per la «madre» di Harry Potter il contraccolpo è stato immediato, con gli utenti che a definirla «transfobica» e a invitare il boicottaggio dei suoi libri. Un tempo erano le denominazioni americane cristiane ad organizzare boicottaggi e finanche roghi dei libri di Harry Potter. Ora il testimone potrebbe passare alle denominazione LGBT.
«Le persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che c’era una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?»
La Rowling ha risposto in parte con una captatio benevolentiae per i trans, in parte con la volontà di tenere la linea.
«Se il genere sessuale non è reale, non c’è attrazione per lo stesso sesso – ha scritto su Twitter – Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale viene cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di genere sessuale rimuove la capacità di molti di discutere in modo significativo delle loro vite. Non è odio dire la verità».
«Se il genere sessuale non è reale, non c’è attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale viene cancellata»
L’ultima frase è particolarmente esilarante: viene da dirle, benvenuta, ben svegliata, devi alzarti dal letto però.
«La mia vita è stata plasmata dall’essere femmina. Non credo sia odioso dirlo» ha twittato ancora la Rowling, che forse comincia a comprendere che certe affermazioni di pura logica («nella mia vita sono stata donna») oggi non sono più accettabili. Dopo di che, la scrittrice parrebbe essersi chiusa in un silenzio stampa.
Non è la prima volta che la signora Rowling è stata criticata dai gruppi LGBT. A dicembre 2019, aveva difeso una ricercatrice britannica , Maya Forstater, che aveva perso il lavoro presso un think tank di Londra dopo aver pubblicato messaggi su Twitter in cui si diceva che le donne transgender non potevano cambiare il loro sesso biologico.
La povera scrittrice miliardaria è finita nel paradosso del gender per eccellenza: la coesistenza del femminismo con il transessualismo, il culto dei «diritti della donna» – va da sé, oppressa nei secoli dagli uomini – che deve convivere con chi dice che il genere sessuale non esiste e soprattutto con una massa di uomini che sostengono di essere donna
La povera scrittrice miliardaria è finita nel paradosso del gender per eccellenza: la coesistenza del femminismo con il transessualismo, il culto dei «diritti della donna» – va da sé, oppressa nei secoli dagli uomini – che deve convivere con chi dice che il genere sessuale non esiste e soprattutto con una massa di uomini che sostengono di essere donna.
La stessa situazione è capitata, incredibile dictu, ad Arcilesbica, l’associazione delle donne omosessuali italiane, ora minacciata di espulsione dall’establishment homo-italico, e minacciata di cose orrende da molti utenti di internet.
«Alle donne si è sempre imposto di assentire alla sottomissione e di farsi da parte per il bene di altri. Ci viene chiesto ora di accogliere chiunque semplicemente si dichiari donna negli spazi che ci siamo conquistati negli ultimi decenni» avevo scritto le lesbiche, che hanno deciso di aderire alla Declaration on women’s sex-based right, la Dichiarazione per i diritti delle donne basati sul sesso compilata l’anno scorso da un varie accademiche, scrittrici e attiviste.
«La sostituzione del concetto di sesso con quello di identità di genere ostacola lo sviluppo di leggi e strategie efficaci per il progresso delle donne nella società» scrive un punto della Dichiarazione per i diritti delle donne basati sul sesso
«La sostituzione del concetto di sesso con quello di identità di genere ostacola lo sviluppo di leggi e strategie efficaci per il progresso delle donne nella società» scrive un punto della Dichiarazione.
Pur non condividendone fini e contenuti, non possiamo mancare di vederne la assai salda logica fattuale: «Se altri soggetti vengono ammessi alle misure volte ad ampliare la partecipazione delle donne alla vita pubblica, l’obiettivo di raggiungere una piena uguaglianza per le donne risulta indebolito».
Il sito Huffington Post ha cercato di spiegare l’accaduto: «Dal post di Facebook [di Arcilesbica, ndr] all’inferno è passato poco. Prima gli insulti sui social fino ad arrivare anche alle minacce di stupro. Poi le accuse di transfobia. C’è persino chi si chiede se l’autore del post sia Giorgia Meloni. E all’interno del movimento Lgbt volano stracci: (…) chiedono di cacciare l’organizzazione dall’Arci».
«Dal post di Facebook [di Arcilesbica, ndr] all’inferno è passato poco. Prima gli insulti sui social fino ad arrivare anche alle minacce di stupro. Poi le accuse di transfobia. C’è persino chi si chiede se l’autore del post sia Giorgia Meloni. E all’interno del movimento Lgbt volano stracci: (…) chiedono di cacciare l’organizzazione dall’Arci»
La mamma di Harry Potter, quindi, è in buona compagnia. Tuttavia la situazione, sia per Arcilesbica che per la scrittrice, potrebbe diventare molto peggiore, e a breve.
In Italia le arcilesbiche e la Rowling potrebbero rischiare qualcosa, a breve. A luglio sarà calendarizzata, presso la Camera dei Deputati la discussione della legge contro la cosiddetta «omotransfobia». «Con questa proposta di legge anche l’ordinamento italiano si potrà dotare di uno strumento di protezione della comunità LGBTI, intesa come collettività composta da soggetti che possono essere particolarmente vulnerabili, in linea con una visione più moderna e inclusiva della società e nel tentativo di realizzare quella pari dignità che la Costituzione riconosce a ciascuna persona» scrive la proposta di legge.
La Dichiarazione recita: «La sostituzione del concetto di sesso con quello di identità di genere ostacola lo sviluppo di leggi e strategie efficaci per il progresso delle donne nella società. Se altri soggetti vengono ammessi alle misure volte ad ampliare la partecipazione delle donne alla vita pubblica, l’obiettivo di raggiungere una piena uguaglianza per le donne risulta indebolito». Pur non concordando con il contenuto, è innegabile la sua logica.
In Italia le arcilesbiche e la Rowling potrebbero rischiare qualcosa, a breve. A luglio sarà calendarizzata, presso la Camera dei Deputati la discussione della legge contro la cosiddetta «omotransfobia»
Per qualcuno, la legge antiomotransfobia metterebbe in pericolo la libertà di parola, perfino quella di culto – visto che non tutte le religioni accettano le relazioni omosessuali come lecite.
Ora possiamo pensare che, in caso passasse questa legge, non solo la Bibbia, ma anche Harry Potter in Italia potrebbe avere qualche problema.
Gender
Migliaia di «cattolici LGBT» entrano nella Basilica di San Pietro per il pellegrinaggio dell’Anno Giubilare

Migliaia di pellegrini omotransessualisti hanno attraversato sabato la Porta Santa della Basilica di San Pietro nell’ambito del pellegrinaggio ufficiale del Vaticano per l’anno giubilare LGBT.
Il 6 settembre, oltre 1.000 «pellegrini LGBT», guidati da una croce arcobaleno, molti dei quali accompagnati dai loro «partner» dello stesso sesso, vestiti con i colori dell’arcobaleno e alcuni con bandiere dell’«orgoglio LGBT», hanno attraversato in processione la Porta Santa della Basilica di San Pietro. La processione faceva parte del pellegrinaggio ufficiale del Vaticano, organizzato da «La Tenda di Gionata», un gruppo pro-LGBT a cui si è unito il gruppo Outreach del noto gesuita omotransessualista James Martin.
Video of the LGBT Jubilee pilgrimage at the Vatican today, from @AP.
Bp Franceseco Savino (vp of Italian Bishops) said Mass for the group & reportedly with Pope Leo’s express approval
The group carried a rainbow cross into the Vatican pic.twitter.com/W8pBPd4ehh
— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) September 6, 2025
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Altre immagini condivise sui social media mostrano un pellegrino non identificato che indossa uno zaino con la scritta «Fuck the rules», cioè «vaffanculo le regole».
«Ecco l’eredità di papa Francesco. Grazie, padre Jimmy Martin, per aver fatto sì che questo abominio di desolazione nel Luogo Santo si verificasse nonostante la scomparsa “prematura” del vostro più grande alleato papale», ha scritto Michael Matt, direttore del quotidiano Remnant, in un post di X.
“F*ck the Rules” inside Saint Peter’s
The LGBT group La Tenda di Gionata makes their entrance into St. Peter’s Basilica today, along with several other pilgrimage groups who were on the Jubilee Year calendar. But La Tenda… claws out and F*ck the Rules… this is the New… pic.twitter.com/dc49Mr6Y3t— Michael J. Matt (@Michael_J_Matt) September 6, 2025
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Prima della processione attraverso la Porta Santa, il vescovo Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, ha celebrato una messa nella chiesa del Gesù per i pellegrini LGBT, presumibilmente con l’approvazione di papa Leone XIV.
Durante l’omelia, Savino ha sottolineato che questo giubileo è un’opportunità per ripristinare la dignità dei «cattolici LGBT» che, secondo lui, sono stati oppressi dalla Chiesa, ricevendo un forte applauso dalla congregazione, dove il sacerdote ha spiegato che il Giubileo era l’anno in cui la terra veniva restituita a coloro a cui era stata sottratta, era la remissione dei debiti e la liberazione di schiavi e prigionieri.
Il Giubileo, ha detto il sacerdote nella predica, era il momento per liberare gli oppressi e restituire dignità a coloro a cui era stata negata. È tempo di restituire dignità a tutti, soprattutto a coloro a cui è stata negata, ha detto il prete, «lo dico con emozione».
Secondo il sito web Outreach, questi eventi, approvati lo scorso anno da papa Francesco ma mantenuti in calendario da papa Leone, erano «una parte ufficiale delle celebrazioni del Giubileo». Nel dicembre 2024, la portavoce dell’ufficio stampa del Giubileo del Vaticano, ha confermato al sito cattolico The Pillar che la Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’Evangelizzazione «lo aveva annunciato in calendario», ma ha aggiunto che «non approvava il pellegrinaggio».
In realtà già mesi fa risultava che Bergoglio aveva approvato il pellegrinaggio omotransessualista, che era stato, ad un certo punto, rimosso dal calendario del sito.
Come riportato da Renovatio 21, dopo l’udienza della settimana scorsa padre Martin aveva dichiarato che papa Leone mostrerà la stessa apertura di Bergoglio per i cattolici LGBT. Leone aveva ulteriormente incontrato l’argentina filo-omotransessualista suor Lucia Caram.
La differenza con l’oceanico (più di 8000 persone da tutto il mondo) pellegrinaggio dei tradizionalisti della Fraternità San Pio X di pochi giorni fa: in quel caso, nessuna udienza, nessun servizio stampa – anzi, la rimozione dell’evento dal sito web del Giubileo.
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Gender
Il Burkina Faso vieta l’omosessualità

I legislatori del Burkina Faso hanno approvato una legge sul matrimonio e i valori della famiglia, che di fatto vieta l’omosessualità nello Stato dell’Africa occidentale. I trasgressori ora rischiano pene che includono il carcere e multe.
Il nuovo Codice delle persone e della famiglia (CPF) è stato adottato all’unanimità dall’Assemblea legislativa transitoria lunedì, in una votazione trasmessa dalla televisione di stato RTB.
Il CPF definisce «comportamenti che possono promuovere pratiche omosessuali e pratiche simili» come punibili con una pena detentiva da due a cinque anni e multe che vanno da due milioni di XOF (circa 2.740 euro) a dieci milioni di XOF (circa 13.000 euro).
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Il Ministro della Giustizia, Edasso Rodrigue Bayala, ha descritto gli atti omosessuali come «comportamenti bizzarri» e ha confermato che la legge è entrata in vigore immediatamente. Il provvedimento riflette «il rispetto dei valori culturali e il desiderio di costruire una famiglia burkinabé più giusta e unita».
Il codice stabilisce inoltre l’età minima per il matrimonio a 18 anni per entrambi i sessi e introduce norme che pongono fine alla discriminazione di genere in materia di eredità.
Martedì, Marceau Sivieude, direttore regionale di Amnesty International per l’Africa occidentale e centrale, ha elogiato il governo del Burkina Faso per aver garantito la protezione dei bambini dai «matrimoni precoci e forzati» nell’ambito delle nuove leggi. Sivieude, tuttavia, ha criticato lo Stato del Sahel per aver criminalizzato le relazioni omosessuali tra «adulti», affermando che ciò «viola il diritto all’uguaglianza» ed è incoerente con le leggi ratificate dallo Stato del Sahel, esortando il presidente ad interim del Burkina Faso, Ibrahim Traoré, a rinviare il codice al parlamento per la revisione prima di firmarlo e trasformarlo in legge.
Lo sviluppo aggiunge il Burkina Faso alla crescente lista di governi africani che proibiscono le relazioni omosessuali.
L’Uganda ha attirato la condanna dell’Occidente dopo aver approvato una legge anti-LGBTQ nel maggio 2023, che imponeva la pena di morte per alcuni atti omosessuali e 20 anni di carcere per la promozione dell’omosessualità. Gli Stati Uniti hanno risposto con sanzioni, espellendo l’Uganda da un importante programma di commercio esente da dazi, mentre la Banca Mondiale ha congelato i nuovi prestiti.
Come riportato da Renovatio 21, l’Uganda si è fatta notare di recente per i suoi sforzi politici, condivisi anche da altri Paesi africani, per resistere all’Imperialismo LGBT di Washington e dei Paesi Occidentali (e da varie ONG, tra cui, verrebbe da dire, la chiesa cattolica e anglicana), oramai dichiarato ufficialmente dalla Casa Bianca.
Per coincidenza, un attacco dei terroristi islamisti al Shabaab aveva trucidato 54 soldati ugandesi delle forze di pace dell’Unione Africana (UA) presenti in Somalia, a poche ore dall’approvazione da parte di Kampala della legge anti-LGBT che aveva messo l’Uganda al centro dell’attenzione mondiale. L’Uganda avrebbe subito poco dopo un’altra strage terrorista, stavolta sul suo territorio, ad opera di un’altra sigla islamista.
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Come riportato da Renovatio 21, a luglio dello scorso anno la corte suprema del Ghana ha confermato una legge vecchia di sei decenni che criminalizza il sesso omosessuale, respingendo un ordine che ne contestava la costituzionalità senza fornire immediatamente una spiegazione della sentenza. A febbraio 2024, il Parlamento di Accra ha approvato il disegno di legge sulla promozione dei diritti sessuali appropriati e dei valori familiari, con l’obiettivo di promuovere i valori familiari tradizionali ghanesi. La legge proposta impone sanzioni per la promozione di attività LGBTQ, tra cui la reclusione fino a cinque anni.
Gli alleati occidentali del Ghana hanno ampiamente condannato il disegno di legge e il dipartimento di Stato americano ha dichiarato all’epoca di essere «profondamente turbato» dall’approvazione della legislazione da parte dei parlamentari. Come noto, l’attuale amministrazione USA ha più volte ribadito che la promozione dell’omotransessualismo nel mondo è il «cuore» della politica estera della superpotenza.
Anche Nigeria, Sudan e Mauritania mantengono la pena di morte per le relazioni omosessuali. La Nigeria negli anni 2010 subì il ricatto dell’amministrazione Obama riguardo le leggi LGBT, con gli americani a dire che non avrebbero dato ai militari di Lagos le immagini satellitari per stanare Boko Haram qualora non avessero implementato nel Paese il leggi che avrebbero legalizzato l’omosessualità e la contraccezione.
I vescovi cattolici africani, la cui opposizione al documento papale sulle «benedizioni» alle coppie omofile Fiducia Supplicans è ben noto, da tempo lanciano l’allarme sui tentativi occidentali di indottrinare gli africani a stili di vita omosessuali. «È proprio come i missionari che andavano dappertutto per evangelizzare», ha detto l’arcivescovo Renatus Leonard Nkwande di Mwanza, Tanzania. Solo che ora, ha lamentato, l’Occidente «ci sta mandando missionari del male».
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Immagine di RIA Novosti archive via Wikimedia pubblicata su licenza CC-BY-SA 3.0
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