Spirito
Il vero rito della Santa Messa. Risposta della FSSPX ai recenti attacchi

Renovatio 21 ripubblica questo articolo apparso sul sito della Fraternità Sacerdotale San Pio X, l’istituzione religiosa fondata da monsignor Marcel Lefebvre. La FSSPX è stata oggetto, di recente, di un attacco da parte di un sito di notizie dove scrivono molti personaggi vicini a Comunione e Liberazione. I motivi di tale attacco, che ha irritato di certo molti degli stessi lettori di quel sito, non sono ancora spiegati. In risposta, Renovatio 21 aveva ripubblicato un articolo di Don Mauro Tranquillo risalente al 2013. Oggi la Fraternità ha ritenuto di rispondere come segue.
Come sbagliare la rotta da seguire nella crisi che attraversa la Chiesa: cenni di risposta ad un dossier sulla Fraternità San Pio X redatto dal quotidiano online conservatore La Nuova Bussola Quotidiana.
Introduzione
Monsignor Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, consacrò quattro vescovi senza mandato pontificio e contro il volere esplicito di papa Giovanni Paolo II il 30 giugno 1988, giustificando questo atto di per sé grave come una «operazione sopravvivenza» del sacerdozio cattolico, poiché egli riteneva che la fede dell’intera Chiesa fosse in pericolo dopo le derive del Vaticano II.
Nel mondo della Tradizione all’epoca ciò piacque a molti, ma non a tutti. Oggi, sempre nel mondo della Tradizione, tantissimi ringraziano Monsignore per il gesto eroico di trentacinque anni fa, ma qualcuno ancora, ciclicamente, si ostina a criticarlo. Vediamo, un’ennesima volta, di chiarire il problema, che è essenzialmente e soprattutto teologico, ma che naturalmente ha un preciso fondamento canonico (1).
Il dossier del quotidiano online a cui rispondiamo, ben redatto e apparentemente molto erudito, pecca gravemente per imprecisioni e sofismi canonici, ma soprattutto ha il colossale difetto di rimanere, in tutte le sue righe, un gradino al di sotto del vero problema dal quale non si esce: è in corso da ormai sessant’anni una gravissima crisi che sconvolge la Chiesa in tutti i suoi ambiti e che colpisce tutti i gradini della gerarchia.
Non sarebbe necessario dimostrare l’esistenza di tale crisi ad un lettore che frequenti il mondo della Tradizione cattolica, ma tracciamone comunque un breve panorama per individuare la vera chiave del problema.
La crisi
Dopo il Concilio Vaticano II, i suoi errori e le deviazioni dottrinali e pastorali hanno finito per coinvolgere l’intero episcopato e di conseguenza il clero cattolico nella sua interezza; da sessant’anni la predicazione ecclesiastica si è allontanata dall’autentica professione di fede prediligendo l’ecumenismo, la libertà religiosa, il relativismo dottrinale e morale nell’insegnamento catechistico e omiletico; le riforme liturgiche degli anni immediatamente posteriori al Concilio hanno toccato tutti i sacramenti, nessuno escluso, per adattarli alle nuove esigenze ecumeniche; soprattutto, il rito della Messa ha subito una paurosa trasformazione che l’ha assimilato ad un rito di sapore protestante, e che esprime «un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa» (2).
Nella quotidianità della vita parrocchiale il fedele cattolico, spesso ignaro, si vede insegnare novità del tutto contrarie alla dottrina, ed assiste ad abusi liturgici di ogni genere; il sacramento della confessione è dimenticato o bistrattato, la necessità di riparare il peccato è un tema assente (perché assente è, nella predicazione ecclesiastica attuale, il tema stesso del peccato); il clima che si respira è profondamente intramondano e la dimensione soprannaturale della Grazia e della salvezza eterna sono completamente spariti.
Ciò che però rende ancor più grave questa crisi è che essa procede ed è incoraggiata direttamente dall’autorità più alta: sono i papi del post-concilio, tutti senza eccezione, che l’hanno fomentata ed aggravata.
Da Paolo VI in poi, tutti i sommi pontefici si sono resi protagonisti di communicatio in sacris con membri di false religioni, scandalizzando oggettivamente l’intero pianeta (l’esempio più eclatante è la riunione ecumenica di Assisi 1986 alla presenza e con la partecipazione di Giovanni Paolo II) (3); tutti i sommi pontefici post-conciliari hanno chiaramente espresso la possibilità che i membri delle false religioni o confessioni non cristiane accedano alla salvezza rimanendo tali, e c’è addirittura chi ha affermato che la diversità delle religioni è volere di Dio stesso (4).
Da decenni in alcune zone riconducibili all’area germanica (ma l’uso si estende progressivamente anche ad altri paesi) è pratica comune benedire le «nozze» omosessuali nelle chiese e incoraggiare tali unioni, senza che la Santa Sede intervenga sanzionando realmente tali atti. Tali elementi gravemente problematici hanno la caratteristica di costituire una crisi universale e permanente dal Concilio ad oggi, e non certo un problema locale o personale di qualcuno. Purtroppo, non è possibile in poche righe tracciare un quadro completo del disastro ecclesiale a cui assistiamo, per cui ci siamo limitati a qualche accenno.
Lo scopo tuttavia di questo brevissimo catastrofico panorama è arrivare a mostrare come l’insieme degli elementi costituisca uno stato di necessità: che cosa vuol dire ciò?
Lo stato di necessità
Vuol dire precisamente che il fedele cattolico, membro della Chiesa, pur avendo diritto a ricevere da essa l’insegnamento della Fede e i sacramenti, non può più farlo nel contesto abituale delle parrocchie e in generale nel contesto ecclesiale post-conciliare poiché quest’ultimo è viziato dall’errore dottrinale e dalle cattive riforme liturgiche che non gli permettono l’accesso ai sacramenti tradizionali.
E, ciò che conta, questa situazione è purtroppo avallata dalla gerarchia e dallo stesso pontefice regnante, oggi nel 2023 come durante questi sessant’anni dal Concilio, senza alcuna, fosse pur breve, interruzione.
La salvezza eterna del fedele cattolico, privato dell’insegnamento della Fede e dal nutrimento dei veri sacramenti, è in pericolo; questa crisi, lo ripetiamo, non è deplorata dall’autorità papale (come lo era all’epoca della crisi ariana o quella protestante) ma incoraggiata da essa: è una crisi dell’autorità stessa.
Il corto-circuito delle fallaci argomentazioni dei conservatori sta precisamente in ciò: si invoca un’obbedienza al Papa, garante della Fede, il legame al quale è essenziale per l’appartenenza alla Chiesa (e questo è sacrosanto), dimenticando però che il modernismo professato apertamente vizia l’uso stesso dell’autorità papale e in generale della gerarchia, che, pur conservando sempre tale autorità, rifiuta di usare per il fine per il quale è stata istituita: la salvezza delle anime.
Quale rimedio
Cosa fare quando una crisi del genere si presenta? A dire il vero, nessuno poteva saperlo prima che accadesse; si tratta infatti di una crisi inedita, senza precedenti storici, benché si tenti ogni tanto di trovare deboli paragoni che comunque non saranno mai esaurienti. Non c’è nulla di esplicitamente previsto allo scopo né nel diritto canonico, né nei manuali di teologia morale o dogmatica, né in quelli di storia della Chiesa. Ecco ancora una causa del corto-circuito neo-conservatore: la risposta alla crisi non poteva né può trovarsi nei libri, quantomeno diciamo sotto forma di una ricetta precisa e dettagliata.
Nella Tradizione, tuttavia, e più in generale nella Rivelazione stessa, si trovano i princìpi che aiutano a risolvere per quanto si possa il problema, e che hanno aiutato Mons. Lefebvre a compiere la dolorosa scelta delle consacrazioni dell’88: salus animarum suprema lex, ancora una volta; il fine dell’uomo essendo la salvezza eterna, e l’autorità della Chiesa gerarchica essendo istituita per portare l’uomo a questa salvezza, tutte le leggi canoniche e l’intero apparato giuridico, buono e santo perché finalizzato al bene, non può costituire un ostacolo allorché, per un caso rarissimo, la stessa obbedienza alla gerarchia dovesse portare a professare l’errore e a commettere il male.
Nessuno può consacrare un vescovo senza il mandato pontificio, ma nessun papa ha il diritto di guidare la Chiesa per insegnare novità e fuorviare i fedeli dalla vera Fede: e quest’ultima eventualità, inedita, si è proprio verificata. Dunque va risolta con un principio superiore a quello dell’obbedienza alle leggi canoniche, e questo principio è appunto la salvaguardia della Fede.
Ma la salvaguardia della Fede passa attraverso la salvezza del sacerdozio autenticamente cattolico, formato in seminari cattolici; ora, non possono esistere sacerdoti senza vescovi. Ergo. Molto semplice.
La vera storia di monsignor Lefebvre (5) mostra come i ripetuti tentativi di intesa precedenti al giugno 1988 furono condotti in maniera tale che la Santa Sede procrastinasse più volte e più a lungo possibile l’accettazione di una cerimonia di consacrazioni con il mandato, e il prelato francese giustamente ritenne ciò un «menare il can per l’aia»; ma soprattutto una regolarizzazione canonica della FSSPX restava e resta tuttora, nelle intenzioni della Santa Sede, sottomessa all’accettazione di quei principi dottrinali inaccettabili che fondano il nuovo corso ecclesiale.
L’urgenza c’era, la necessità pure, e siccome l’atto di prudenza consta di tre fasi: la deliberazione, il giudizio e il precetto (6), alla fine l’Arcivescovo passò all’atto. Ed oggi, grazie a ciò, 700 sacerdoti membri della Fraternità fondata da Lefebvre, sparsi in tutto il mondo, permettono a migliaia di fedeli cattolici di avere la messa di sempre, il catechismo di sempre, la dottrina di sempre.
Dubbi da dissipare
«Valide» ma «illegittime». Che significa? La validità, lo sappiamo, nell’ambito della teologia è la condizione che riguarda l’efficacia metafisica di un sacramento (se l’eucaristia è valida, al posto del pane c’è il corpo di Cristo, se non lo è, c’è solo del pane). Essendo la validità dei sacramenti legata ad elementi materiali di istituzione divina, non c’è suprema lex che tenga: senza pane, non si celebra la Messa; senza acqua, non si battezza.
La legittimità è invece la conformità ad una legge: quale? Dissipiamo un dubbio e distinguiamo il termine «legalità» (conformità letterale ad una legge positiva) da quello appunto più generico di «legittimità» che indica la conformità ad una legge morale, e qui è dunque sinonimo di liceità o anche bontà.
Passare con il semaforo rosso è una violazione del codice della strada, ma chi trasporta un ferito può farlo in virtù di un principio superiore: il suo atto sarà più che legittimo. Il ricorso all’aborto in Italia e in quasi tutto il mondo è conforme alla legge positiva dell’ordinamento giuridico; tutti sappiamo che di fronte alla legge di Dio è illegittimo, e così via.
Le consacrazioni dell’88, a causa del pericolo per la Fede e la necessità di salvare quest’ultima e il sacerdozio, furono un atto di prudenza soprannaturale in applicazione di un principio superiore alla legge canonica (peraltro da quest’ultima non esclusa nei casi di necessità, come ampiamente dimostrato negli studi riportati in nota a quest’articolo). Dunque esse furono non solo legittime ma addirittura doverose: la crisi nella Chiesa è lungi dall’essere finita.
Conclusione
Il cattolico non può vivere di articoli e di editoriali, per quanto interessanti e ben fatti; è inutile denunciare una crisi se poi, pur sapendo che è grave e che mette a repentaglio la salvezza eterna, non si cerca una soluzione. La differenza fra Mons. Lefebvre e tanti altri, tra la Fraternità San Pio X e molte altre realtà, è che gli uni parlano, gli altri agiscono.
Mons. Lefebvre agì, quando compì quest’atto eroico di apparente disobbedienza e che gli costò una scomunica (ingiusta ed inesistente); la FSSPX oggi agisce permettendo a tantissimi cattolici di ricevere ciò che dovrebbero ricevere normalmente dai ministri della Chiesa cattolica e che non è invece da essi più possibile ricevere nella sua integralità, come già detto.
Ciò che per i redattori del quotidiano online così ferrati in materia canonica risulta inquietante, e cioè la grande quantità di fedeli che approdano alle cappelle della FSSPX delusi dalla Roma neo-modernista, è in realtà il segno del sensus fidei e dell’autentico sensus Ecclesiae ancora presente nella Chiesa cattolica: il vincolo giuridico e canonico, fondamentale alla visibilità della Chiesa, passa dopo se la Fede è in pericolo. Se la casa brucia, ci si mette in salvo senza aspettare l’autorizzazione dell’amministratore di condominio. Soprattutto se è stato lui ad appiccare il fuoco.
Invitiamo dunque i lettori cattolici che approdano per grazia di Dio al mondo della Tradizione ad approfondire sempre di più la fondatezza della loro scelta di abbandonare le parrocchie per cercare un rifugio sicuro e restare così nella Chiesa professandone principalmente la vera Fede, trasmessa dai papi di venti secoli, e ricevendone i veri sacramenti non riformati.
Non si tratta di abbandonare la Chiesa ma di restarle fedeli prendendo i mezzi opportuni che la Provvidenza mette a disposizione. La FSSPX non è affatto una soluzione comoda né una porta per uscire dalla Chiesa Cattolica Romana, bensì un mezzo per servirla e amarla, proporzionato alla crisi attuale, la quale – lo ripetiamo – tocca l’autorità stessa.
Li invitiamo altresì a nutrirsi del vero spirito soprannaturale della Fede cattolica che pone l’autorità al servizio della Verità e non il contrario; li invitiamo a seguire, dunque, la Tradizione come autentica fonte della Rivelazione nel Magistero di sempre, nel catechismo di San Pio X, negli scritti di San Tommaso d’Aquino e di tutti gli autori raccomandati dalla Chiesa nel passato.
Queste sono le vere, buone, vecchie Bussole da usarsi quotidianamente.
Quelle nuove ogni tanto si rompono.
NOTE
https://lanuovabq.it/it/la-crisi-della-chiesa-il-caso-fsspx
1) Per l’aspetto canonico rimandiamo ad uno studio che prossimamente sarà pubblicato; tuttavia, segnaliamo già da ora tre importanti riferimenti: un articolo apparso su La Tradizione Cattolica nel 2010 (anno XXI, n° 3 [76], 2010, pagg. 18 – 24) e recentemente ripreso: https://fsspx.it/it/news-events/news/l-apostolato-della-fsspx-e-lo-stato…
Il libro recentemente edito dalle edizioni Radiospada a cura dei sacerdoti della FSSPX: Parole chiare sulla Chiesa, acquistabile qui: https://edizionipiane.it/prodotto/parole-chiare-sulla-chiesa-perche-ce-u…
Lo studio più completo mai scritto sull’argomento, e quanto mai attuale: https://edizionipiane.it/prodotto/la-tradizione-scomunicata/
2) Card. Bacci e Ottaviani, Breve esame critico del Novus Ordo Missae, 1969.
3) Si leggeranno con profitto le considerazioni che recentemente pubblicavamo sui nostri siti: https://fsspx.news/it/news-events/news/papi-conciliari-e-paganesimo-brev…
4) Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyb il 4 febbraio 2019.
5) https://edizionipiane.it/prodotto/mons-marcel-lefebvre-una-vita/
6) San Tommaso, Somma Teologica, IIa-IIae, Quest. 47 a. 8.
Gender
Papa Leone XIV nomina un arcivescovo pro-LGBT a ruoli chiave in Vaticano

Papa Leone XIV ha promosso un vescovo che ha sostenuto le liturgie a tema LGBT a una posizione di consulenza all’interno della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, parte del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, diretto dal cardinale Kurt Koch.
L’arcivescovo Bernard Longley di Birmingham, in Inghilterra, ha ricevuto tre nomine dal Vaticano da giugno, nonostante la sua lunga storia di sostegno a iniziative della Chiesa che sono in contraddizione con l’insegnamento morale cattolico.
L’ annuncio del Vaticano di giovedì segue la nomina di Longley al Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani a giugno e al Dicastero per il dialogo interreligioso a luglio.
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Longley, 70 anni, è arcivescovo dell’arcidiocesi di Birmingham, in Inghilterra. È stato ordinato nel 1981 e nominato vescovo ausiliare di Westminster da Papa Giovanni Paolo II nel 2003.
Come ausiliare, Pink News ha celebrato il suo ruolo nella supervisione del «Soho Masses Pastoral Council», un gruppo che organizza liturgie per omosessuali attivi. Gli fu affidato questo incarico dal cardinale Cormac Murphy-O’Connor, allora arcivescovo di Westminster.
Nel 2010, ha difeso le «Messe LGBT» su The Tablet, rifiutando qualsiasi «verifica dei mezzi morali» prima di distribuire la Santa Comunione e accusando i critici di fare supposizioni sull’attività sessuale dei partecipanti.
I suoi commenti hanno suscitato forti critiche da parte degli attivisti, tra cui la defunta Daphne McLeod di Pro Ecclesia et Pontifice, uno dei gruppi che regolarmente tenevano una veglia di preghiera al di fuori della «Messa LGBT». Nonostante la sua opposizione, McLeod ha mantenuto un rapporto rispettoso con i partecipanti alla «Messa LGBT». Nella sua risposta a Longley, McLeod ha affermato che erano «perfettamente onesti riguardo al loro stile di vita omosessuale» e «sottolineavano di avere relazioni sessuali».
«Nessuno, a parte l’arcivescovo, cerca di fingere di vivere o di impegnarsi a vivere una vita casta», ha aggiunto.
Nominato arcivescovo di Birmingham nel 2009, Longley ha mantenuto uno stretto contatto con i gruppi LGBT. Nel maggio 2023, ha ringraziato la «comunità LGBTQ+» per il suo feedback al Sinodo sulla sinodalità.
Nella sua risposta diocesana al sinodo del 2023 si faceva riferimento alle «relazioni amorose» di «divorziati risposati, genitori single, persone che vivono in matrimoni poligami, persone LGBTQ».
Successivamente, l’arcidiocesi di Longley ha ospitato un evento per i cattolici LGBT, per quello che il prelato ha definito «un dialogo continuo per ascoltare ulteriormente».
Secondo il sito web dell’arcidiocesi, Longley ha richiesto la creazione di un gruppo LGBT diocesano, che «è emerso dal processo sinodale». Il gruppo LGBT di Longley ha organizzato una «Messa di benvenuto LGBTQ+» a maggio di quest’anno. Longley stesso ha commentato: «è così importante che tutti si sentano benvenuti nella famiglia della Chiesa», e ha espresso la speranza che tali eventi offrano «un accompagnamento e un incoraggiamento adeguati».
La nomina di Longley avviene in un momento di maggiore attenzione nei confronti della «diffusione» LGBT di Roma. All’inizio di settembre, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza privata il gesuita attivista pro-LGBT padre James Martin, SJ, dopo la quale Martin ha affermato che Leone «continuerà con la stessa apertura che Francesco ha mostrato verso i cattolici LGBTQ».
Il giorno dopo la sua elezione, Martin aveva espresso un caloroso sostegno a Leone e, prima delle elezioni, si diceva che avesse appoggiato l’allora cardinale Robert Prevost. Sebbene alcuni sostenessero che Martin non dovesse essere considerato un testimone attendibile, gli eventi hanno confermato la sua interpretazione.
Prima di quell’incontro, Leone ha ricevuto in un’udienza segreta e non annunciata la suora eretica pro-LGBT Suor Lucia Caram.
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Meno di una settimana dopo, il gruppo pro-LGBT «Tenda di Gionata» è sceso in Vaticano con migliaia di partecipanti, celebrando una messa nella chiesa del Gesù dei Gesuiti e attraversando in processione la Porta Santa della Basilica di San Pietro. L’evento è stato pubblicizzato sul sito web del Vaticano dedicato all’Anno Giubilare.
Lo stesso Leone ha affermato che l’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale potrebbe cambiare, se prima cambiassero gli atteggiamenti. In recenti dichiarazioni, ha fortemente insinuato che il cambiamento della prassi pastorale e dell’opinione pubblica debba precedere qualsiasi cambiamento dottrinale formale. Martin ha elogiato questa iniziativa e ha invitato i cattolici a pregare «per un cambiamento di atteggiamento» a tal fine.
Tra le altre recenti nomine di Leo c’è quella del vescovo Michael Pham nella diocesi di San Diego. A luglio, l’ausiliare di Pham, il vescovo Ramón Bejarano, ha celebrato una «Messa dell’orgoglio LGBT» nella diocesi con il suo appoggio . A luglio, ha anche nominato vescovo di Baker, Oregon, padre Thomas Hennen, che era stato coinvolto nella stesura di linee guida pastorali per le persone con attrazione per lo stesso sesso, che non facevano alcun riferimento alla necessità della castità.
In qualità di vicepresidente eletto di recente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles nel 2025, Longley si posiziona come uno dei prelati più anziani del Paese, mentre Leone rimodella gli organi chiave del Vaticano.
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Immagine di Catholic Church of England and Wales via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Spirito
Ci siamo: ecco l’arcivescova di Canterbury. Pro-aborto e pro-LGBT

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Spirito
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un breve testo in cui accusa papa Leone XIV di voler divenire leader di una religione globalista uscita dalle logge massoniche.
«È evidente che Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica» scrive sua eccellenza. «Prevost non si discosta minimamente dal “nuovo corso” sinodale inaugurato da Bergoglio, nel tradimento del Mandato petrino e nell’abdicazione al ruolo di Vicario di Cristo».
Il prelato lombardo commenta così un videomessaggio con intenzione di preghiera di papa Prevost diffuso con immagini di eventi «ecumenici» dei passati pontificati come Assisi (1986) con Giovanni Paolo II , la visita in Sinagoga di Benedetto XVI in sinagoga e il famoso incontro con l’islam di papa Francesco ad Abu Dhabi.
«Preghiamo perché noi credenti di diverse tradizioni religiose lavoriamo insieme per difendere e promuovere la pace, la giustizia e la fratellanza umana» dice il testo del messaggio.
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Monsignor Viganò da anni parla del disegno soggiacente alla sovversione degli Stati e della Chiesa. Al cambio del paradigma politico corrisponde un cambio di paradigma teologico.
«Il Great Reset prevede l’instaurazione di una Religione Universale, ecumenica, ecologica e malthusiana, che vede in Bergoglio il suo naturale leader, come riconosciuto recentemente dalla Massoneria» aveva scritto in un intervento del marzo 2021 monsignore. «L’adorazione della pachamama in Vaticano, l’accordo di Abu Dhabi, l’Enciclica Fratelli tutti e il prossimo sabba di Astana vanno tutti in questa direzione, compiendo quell’inesorabile processo dissolutorio della Chiesa iniziato con il Concilio Vaticano II» .
In un’intervista di mesi fa, ricordando la figura del pontefice precedente, Viganò dichiarava che come «papa della chiesa sinodale», Bergoglio «si sentiva autorizzato a predicare il verbo globalista, l’ideologia woke, l’omosessualismo arcobaleno, la frode climatica e pandemica, l’immigrazionismo sfrenato, la morale situazionale e via dicendo».
Ciò, elaborava Viganò, corrispondeva ad un disegno di ingegneria spirituale precisa, architettata dagli incappucciati: «considerandosi un monarca assoluto, sciolto cioè da ogni vincolo con l’autorità di Cristo, Bergoglio ha svolto il compito assegnatogli dai suoi padroni: dare corpo a una chiesa dell’umanità – auspicata dalla massoneria – totalmente desacralizzata ed orizzontale, globalista, ecumenica e sincretista, green, gender fluid e gay friendly».
«Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green e woke» aveva dichiarato ancora l’arcivescovo in un’intervista dello scorso maggio con Steve Bannon.
Come riportato da Renovatio 21, Viganò considera «Prevost in evidente e inquietante continuità con Bergoglio».
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