Connettiti con Renovato 21

Spirito

Le prove dell’invalidità dell’elezione di Bergoglio in mano ad un cardinale? Le parole di mons. Viganò

Pubblicato

il

Nella sua ultima intervista rilasciata al direttore, Matt Gasper di Catholic Family News monsignor Carlo Maria Viganò ha raccontato che vi sarebbe un cardinale, presente al conclave 2013 che avrebbe confidato agli amici di «di esser stato testimone di fatti tali da rendere nulla l’elezione di Jorge Mario». Già nel 2022 monsignor Viganò espresse i suoi dubbi sulla validità del conclave del 2013 e chiese un’indagine.

 

Finora, diversi articoli e libri hanno indicato che all’epoca esistevano schemi e riunioni organizzate per promuovere l’elezione di Jorge Bergoglio.

 

In particolare, un vaticanista vicino a papa Francesco, Gerard O’Connell, ha pubblicato nel 2019 il  libro The Election of Pope Francis: An Inside Account of the Conclave That Changed History («L’elezione di papa Francesco: un resoconto interno del conclave che ha cambiato la storia»),in cui rivela che l’11 marzo 2013, un giorno prima, si è svolta una riunione di cardinali progressisti per discutere di un possibile candidato. del primo giorno del conclave. Tra i cardinali c’erano Godfried Danneels, Walter Kasper, Cormac Murphy-O’Connor e Karl Lehmann, tutti membri della cosiddetta «mafia di San Gallo».

 

Catherine Pepinster, ex redattore capo del settimanale cattolico britannico The Tablet, afferma nel libro The Keys and the Kingdom: The British and the Papacy from John Paul II to Francis che il ministero degli esteri britannico potrebbe aver svolto un ruolo importante nella Elezione papale del 2013, soprattutto organizzando un altro incontro chiave in vista del conclave che doveva promuovere Bergoglio, definito un «very British coup», cioè un golpe molto britannico, dove avrebbero avuto un ruolo di primo piano il cardinale Murphy-O’Connor e l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede Nigel Baker. Ricordiamo, en passant, che qualcuno indica il ruolo particolarmente attivo di un altro monsignore britannico, Paul Gallagher, nei rapporti con Zelens’kij, al punto da intrattenersi con il presidente ucraino durante l’ultima visita di questi in Vaticano.

 

È inoltre nota la spinta data dall’ex cardinale americani Theodore McCarrick, sberrettato da Bergoglio dopo l’emersione di scandali a base di omosessualità e pedofilia che lo riguardavano personalmente. Ricordiamo, en passant, che proprio dall’appoggio dato al papa a McCarrick è partita la rivolta di monsignor Viganò, forse per questo divenuto obiettivo primario della lobby vaticana – cioè della quasi totalità dell’Oltretevere.

 

Secondo quanto riportato da Lifesitenews, McCarrick aveva detto in pubblico che prima che i cardinali elettori «entrassero nelle conversazioni generali», era stato avvicinato da «un gentiluomo italiano molto interessante e influente». L’influente italiano ha visitato McCarrick al seminario dove McCarrick si trovava a Roma. Questo «uomo molto brillante, uomo molto influente a Roma» disse: «E Bergoglio? Ha una possibilità?» McCarrick si disse sorpreso dalla domanda e ha risposto: “Non credo perché nessuno ha menzionato il suo nome». L’uomo ha detto, riferendosi a Bergoglio: «Potrebbe farlo, sapete, riformare la chiesa».

 

Ad oggi non è ancora chiaro chi sia questa misteriosa figura che confabulava con il cardinale americano poi accusato di crimini e peccati abominevoli.

 

A questi enigmi, ora si aggiungono le parole di monsignor Viganò.

 

Renovatio 21 riporta di seguito lo sconvolgente passaggio dell’intervista dell’arcivescovo già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America.

 

 

In una recente intervista, ha detto che alcuni cardinali «creati da Benedetto XVI si sono dimostrati completamente inferiori alle aspettative dei fedeli conservatori» e che alcuni di loro «all’ultimo Conclave hanno assistito a cose che non denunciano pubblicamente». A cosa crede abbiano assistito e perché non le denunciano?

Alcuni cardinali entrati in Conclave nel 2013 sembrano non comprendere la gravità di quanto è avvenuto e sta avvenendo, sotto false apparenze di legalità formale. Li abbiamo sentiti difendere a spada tratta il Papato, dichiarando che gli errori propalati da Bergoglio e le sue estemporanee provocazioni non sono da ritenersi Magistero papale; li abbiamo sentiti chiedere a Bergoglio di sciogliere i Dubia senza che questi si sia nemmeno degnato di rispondere, e tutto è finito lì.

 

Ma questa denuncia degli effetti – cioè il «pontificato» presente – è del tutto inutile quando rifiuta, a prescindere, di riconoscere le loro cause nella rivoluzione conciliare. La loro volontà tetragona di «salvare» lo pseudomagistero del Vaticano II, che è causa remota della crisi presente, rende del tutto vana qualsiasi azione in difesa della Chiesa. 

 

Per quel che riguarda il silenzio sugli eventi occorsi durante il Conclave, vedo anche qui prevalere la mentalità legalista sulla necessità impellente di porre fine al colpo di stato eversivo della deep church.

 

La loro principale preoccupazione è non mettere in crisi l’osservanza di norme valide in tempi di relativa normalità, perché non si possa dire che abbiano violato dei precetti umani, mentre con il loro rispetto delle procedure si trovano ad avvallare la violazione dei precetti divini da parte – nientemeno – che dei vertici della Gerarchia cattolica. 

 

Trovo incomprensibile che un membro del Collegio cardinalizio possa confidare ad amici di esser stato testimone di fatti tali da rendere nulla l’elezione di Jorge Mario, e che allo stesso tempo non li voglia denunciare pubblicamente per non infrangere il segreto pontificio: quel segreto che ha già infranto parlandone a qualcuno che non può fare nulla, costringe Sua Eminenza al silenzio dinanzi alla Chiesa, i cui Pastori forse potrebbero dirimere la questione.

 

Ma qui non parliamo del Sigillo della Confessione, ma di questioni che hanno ragione di essere riservate fino a che questo non va in danno dell’istituzione che le ha poste in vigore; altrimenti ci ritroviamo come i farisei del Vangelo, che chiedevano a Nostro Signore se fosse lecito tirar fuori dal pozzo un asino nel giorno di sabato.

 

Le indiscrezioni di questi Cardinali vertono sull’evidenza di gravi irregolarità, senza fornire ulteriori dettagli. Mi viene in mente quanto avvenne nel 1958, con la questione della fumata inizialmente bianca e poi diventata nera: sembra che l’eletto fosse il Card. Giuseppe Siri, ma che per l’opposizione del regime comunista sovietico si sia forzata la mano costringendo i Padri a eleggere un altro Papa, che guarda caso fu il conciliante Angelo Giuseppe Roncalli. 

 

Se davvero queste confidenze fossero vere, non oso pensare il travaglio morale di chi si appresta a portarsi il segreto nella tomba, quando avrebbe l’opportunità di smascherare i maneggi della Mafia di San Gallo. Se non fossero vere, non avrebbe senso parlarne nemmeno con le persone di maggior fiducia (che però con qualcuno hanno parlato, visto che la notizia è trapelata). 

 

Dal punto di vista umano, crede che il prossimo Conclave non ripeterà l’esito del 2013?

Salvo interventi straordinari della Provvidenza, il Collegio cardinalizio è stato ampiamente screditato da Bergoglio: Caligola si limitò alla minaccia di nominare sacerdote e console il suo cavallo Incitatus; questo invece crea Cardinali che sotto Pio IX sarebbero stati spediti in partibus infidelium.

 

L’esito del prossimo conclave appare quindi scontato, rebus sic stantibus. Ma se dovessero emergere prove di una qualche grave irregolarità nel Conclave del 2013, questo renderebbe ipso facto nulla l’elezione che ne è seguita, e conseguentemente tutti gli atti di governo e di magistero posti in essere dall’eletto.

 

Tra questi atti, la creazione dei Cardinali, sicché tutti i Concistori di Bergoglio sarebbero nulli: ci ritroveremmo d’incanto alla situazione del 2013 e questo scompaginerebbe i piani di Bergoglio, perché gli Elettori del prossimo Conclave sarebbero certamente meno propensi a ripetere gli errori già commessi e, forti dell’esperienza di questo decennio, potrebbero eleggere il meno peggiore tra loro. 

 

 

 

 

 

Immagine di Tenan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

Continua a leggere

Spirito

«Chaos Antichristi in regno Antichristi». Omelia di Mons. Viganò nella Domenica di Pentecoste

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica l’omelia dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò per la solennità di Pentecoste 2024.

 

 

Noi T’imploriam! Placabile
Spirto, discendi ancora,
A’ tuoi cultor propizio,
Propizio a chi T’ignora;
Scendi e ricrea; rianima
I cor nel dubbio estinti;
E sia divina ai vinti
Mercede il vincitor.

Manzoni, La Pentecoste, vv. 89-96

 

La devozione popolare celebra questo giorno solenne con il nome di «Pasqua delle rose», a ricordo dell’antica usanza di simboleggiare con una cascata di petali di rosa la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e su Maria Santissima.

 

È così simile alla Pasqua, che nella Vigilia di Pentecoste veniva solennemente amministrato il Santo Battesimo a coloro che non avevano potuto esservi rigenerati durante la Veglia del Sabato Santo, e come la Pasqua ebraica era figura della Pasqua cristiana, così la Pentecoste ebraica – in cui si celebrava la promulgazione dei Dieci Comandamenti dopo sette settimane dalla fuga dall’Egitto – era figura della nuova Pentecoste, questa volta estesa a tutti i popoli.

 

Nella Pasqua il κόσμος si inchina alla Maestà di Cristo Re e Pontefice, per quem omnia facta sunt; nella Pentecoste la creazione rende omaggio allo Spirito Creatore, al Creator Spiritus che nella sua potenza rinnova la faccia della terra.

 

Nella Pasqua si compiono le promesse messianiche dell’Antica Legge; nella Pentecoste sono le promesse del Messia stesso che si realizzano nel Suo Corpo Mistico, la Santa Chiesa, la Madre de’ Santi – come la chiama Manzoni nel celebre inno sacro.

Sostieni Renovatio 21

Gli Apostoli sono rinchiusi nel Cenacolo propter metum Judæorum (Gv 20, 19): essi non avevano ancora ricevuto lo Spirito Santo e le loro umane paure sarebbero venute meno dieci giorni dopo l’Ascensione del Signore, con la discesa dello Spirito Santo. Oggi quella latitanza si ripete al contrario, con una Gerarchia che ignora colpevolmente, che colpevolmente tace e nasconde e vanifica l’opera santificatrice del Paraclito dopo la Sua discesa, e dopo che duemila anni di Cristianità hanno mostrato la Sua potenza divina nel conquistare anime a Dio e nell’edificare la Santa Chiesa.

 

Non dobbiamo sottovalutare la gravità di questa latitanza: essa è deliberata, scientemente orientata a nuocere, perché i mercenari sono consapevoli che per demolire la società civile e la Chiesa è necessario impedire quanto più possibile che la Grazia si propaghi, che agisca mediante i Sacramenti, che fermi la destra della Giustizia di Dio tramite la Santa Messa.

 

Costoro vogliono fare in modo che sia vanificato il Sacrificio di Cristo, perché seccando i torrenti della Grazia le anime siano fiaccate e muoiano di sete nell’attraversare il deserto di un mondo ostile.

 

La loro – esattamente come abbiamo visto fare ai medici durante la farsa pandemica – non è imperizia o incapacità: è invece una volontà di compiere il male, di servire il Nemico, di assecondare il potere del Nuovo Ordine Mondiale nella vile e abbietta illusione di avere un posto alla corte dell’Anticristo. Miserabili traditori, per i quali l’unica ragione di vita è consumarsi in questa sordida libido serviendi.

 

Quest’opera eversiva – perché tale è a tutti gli effetti, dinanzi a Dio, alla Chiesa e alle anime – ha come scopo l’usurpazione della Signoria di Nostro Signore Gesù Cristo, perché al Suo posto sieda nel luogo santo il figlio della perdizione, l’Anticristo, in una grottesca contraffazione dell’autorità civile e religiosa.

 

Non possiamo credere che un Successore degli Apostoli possa rinnegare e contraddire il mandato ricevuto da Cristo e servire il Suo nemico, senza comprendere che ciò facendo si rende complice del piano satanico della Rivoluzione.

 

No, cari fedeli: dopo decenni di sistematica dissoluzione della Chiesa – e oltre due secoli di dissoluzione sociale – nessun Pastore in buona fede può ancora pensare che le innovazioni introdotte dal Vaticano II non abbiano nulla a che vedere con lo stato disastroso in cui versa il corpo ecclesiale. A quanti ancor oggi difendono l’indifendibile presunta «ortodossia» del Concilio e della sua liturgia, davanti alla strage di anime degli ultimi sessant’anni, si addicono perfettamente le parole del grande Bossuet: Dieu se rit des hommes qui déplorent les effets dont ils chérissent les causes. [Dio ride degli uomini che deplorano gli effetti di cui ne approvano le cause.]

 

La latitanza della Chiesa – ossia il suo eclissamento da parte della setta conciliare e sinodale, la sua cooperazione attiva al progetto sinarchico della Massoneria – è l’esatto opposto della vigilante trepidazione degli Apostoli, che ancora spiritualmente disarmati attendevano le armi celesti dal loro Signore e sarebbero stati pronti ad impugnarle e a combattere a costo della vita, come poi avvenne.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Tristes erant Apostoli: il cuore degli Apostoli era gravato dalla recente Ascensione del Signore e la trepidante attesa dello Spirito Consolatore attingeva alla speranza più che all’umana sicurezza. Sola, Nostra Signora custodiva inconcussa (irremovibile) la certezza della Fede e certamente consolava gli Apostoli ricordando loro le parole del divin Figlio.

 

Il cuore dei mercenari non è timoroso: è piuttosto reso folle dall’ostilità a Colui che ha già vinto, per servire e compiacere chi si sa aver già ineluttabilmente perso. Ed è parimenti follia credere che in presenza di un tradimento tanto scandaloso quanto inaudito da parte della Gerarchia, quel medesimo Spirito Santo non possa dispiegare la propria onnipotenza per vie straordinarie, suscitando profeti dalle pietre.

 

Questa è la potenza creatrice e rigeneratrice dello Spirito Santo Paraclito: Egli soffia dove vuole (Gv 3, 8). E come insegna Nostro Signore a Nicodemo il dove vuole non significa dove gli pare, non implica arbitrarietà, ma al contrario la coincidenza dell’atto divino con la divina volontà.

 

Lo Spirito Santo soffia dove vuole: Egli vuole scendere a santificare e benedire con la Sua Grazia il Sacrificio dell’altare: veni, et benedic hoc sacrificium tuo sancto nomini præparatum; vuole scendere su coloro che rinascono nell’acqua del Battesimo, sui milites Christi nella Cresima, sui Ministri dell’Altissimo nell’Ordinazione sacra, sugli sposi nel Matrimonio, sui malati e i morenti nell’estrema Unzione. Soffia anche nelle piccole comunità che resistono allo spirito del mondo, spirito di menzogna che non viene da Dio; soffia nelle chiese in cui si conserva la fiamma della Fede; nel fiorire delle Vocazioni secolari e religiose tradizionali.

 

Al «Dio delle soprese» di Jorge Mario Bergoglio la vera Chiesa e i veri Pastori contrappongono il semper idem dell’eternità divina. Perché la novità della Rivelazione cristiana non è una meta irraggiungibile perseguita dal cosiddetto progresso, soggetta anch’essa alle mode e al passare del tempo; bensì un evento storico che costituisce il discrimen tra prima e dopo, tra l’antico e il nuovo, appunto; tra tenebre e luce.

 

Una Rivelazione che è Nostro Signore Gesù Cristo, Verbo Eterno del Padre, e che il Paraclito suggella con i Suoi Doni, quale divino Amore che procede dal Padre e dal Figlio; lo stesso Spirito che ha parlato per mezzo dei Profeti e che continua a parlarci nelle parole eterne della Santa Chiesa, voce di Cristo che le pecore riconoscono.

 

Il mondo irride e rifiuta la pace che solo Nostro Signore può dare. Pax Christi in regno Christi: chi vuole far regnare Satana non può né comprendere né volere la pace di Cristo, perché sia Chaos Antichristi in regno Antichristi. La pace viene solo da Cristo, e senza Cristo non vi può essere pace. Non vi può essere pace né nel mondo sprofondato nell’apostasia e nel culto di Satana a causa del tradimento dell’autorità civile corrotta e asservita al potere; non vi può essere pace in una Chiesa la cui Gerarchia è non meno apostata, corrotta nella Morale e nella Fede e asservita al medesimo potere.

Aiuta Renovatio 21

Ma se in un mondo che crocifigge quotidianamente il Suo Signore non può esservi né pace né prosperità, vi è però un piccolo santuario in cui questa pace è possibile, in cui il Signore si degna di scegliere la propria dimora, nel quale gli Angeli amano fermarsi: è la nostra anima.

 

Un prezioso santuario che per volontà di Dio nessuno ha il potere di violare, nemmeno i demoni e i loro servi, inebriati del delirio dell’intelligenza artificiale. Lo stato dell’anima in Grazia di Dio la fa crescere nella santità, e quanto più essa si abbandona fiduciosa alla volontà del Signore, tanto più questa crescita spirituale procede spedita. È quello il cenacolo in cui spesso ci rifugiamo, chiedendo al Consolatore di darci forza e di sostenerci nel momento della prova. Ed è un analogo rifugio la famiglia, «chiesa domestica», dove non entrano gli orrori del mondo corrotto, e che si salverà al passaggio dell’Angelo sterminatore.

 

Se la Santissima Trinità dimora nella nostra anima, la pace interiore non ci mancherà nei momenti più difficili, perché sapremo che è proprio in quei frangenti che il Signore viene in nostro aiuto come un divino Cireneo.

 

Non ci mancherà neppure quando dovremo rispondere, come di una colpa, di professare integralmente la Fede cattolica. Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che dovrete dire (Lc 12, 11-12).

 

Questo è il senso della parola Paraclito: avvocato, consigliere e difensore di chi è sotto accusa, di chi il diavolo – διάβολος, l’accusatore – calunnia con i suoi falsi argomenti. Ecco perché nel Veni Creator chiediamo al Paraclito: Hostem repellas longius, scaccia lontano il nemico; ecco perché a quell’invocazione uniamo la richiesta di pace, pacemque dones protinus.

 

Invochiamo dunque, carissimi fratelli, il divino Consolatore, dulcis hospes animæ, perché nel santuario del nostro cuore, nelle nostre famiglie e comunità regni Cristo, Principe della pace; così che dove regna il Figlio, vi regnino anche il Padre e lo Spirito Santo, ripristinando l’ordine divino infranto dal peccato.

 

E così sia.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

19 Maggio 2024
Dominica Pentecostes

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine: affresco di Johann Michael Rottmayr (1656-1730) presso la cupola della Chiesa di San Carlo Borromeo a Vienna

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

Continua a leggere

Spirito

Solo due ordinazioni nelle diocesi di tutta l’ex DDR

Pubblicato

il

Da

Quest’anno ci saranno solo due ordinazioni per le cinque diocesi dell’ex Germania dell’Est. Entrambi riguardano vocazioni tardive. Tre diocesi non avranno nuovi sacerdoti quest’anno.   Quest’anno verranno ordinati due sacerdoti in tutta l’ex Germania dell’Est. È quanto rivela la Catholic Information Agency (KNA). L’anno scorso sono stati ordinati tre sacerdoti, rispetto ai sette del 2020.   Da tempo in Germania si avverte il calo delle ordinazioni sacerdotali. Le ultime statistiche della Conferenza Episcopale Tedesca (DBK) mostrano un totale di 45 ordinazioni sacerdotali nelle 27 diocesi tedesche nel 2022. Ma la carenza è particolarmente evidente in quelle situate nel territorio dell’ex DDR.   Tra i due futuri ordinamenti, Martin Hohmann, 45 anni, originario dell’Assia, si è convertito dal protestantesimo al cattolicesimo all’età di 34 anni. L’altro futuro sacerdote, Harald Frank, 49 anni, sarà ordinato a Berlino. Quest’anno non ci sarà alcuna ordinazione sacerdotale nelle diocesi di Magdeburgo, Dresda-Meißen e Görlitz.   Le altre due diocesi situate nell’ex territorio della DDR, che riceveranno ciascuna un sacerdote, sono Berlino e Amburgo.

Sostieni Renovatio 21

La Chiesa nell’ex Germania dell’Est

La Chiesa nel territorio dell’ex DDR comprende cinque diocesi: l’arcidiocesi di Amburgo con 121 parrocchie e circa 400.000 fedeli; l’arcidiocesi di Berlino con 94 parrocchie e anch’essa circa 400mila fedeli; la diocesi di Dresda-Meißen con 97 parrocchie e circa 140.000 battezzati; la diocesi di Magdeburgo comprende 44 parrocchie e conta 78.000 battezzati: infine la diocesi di Görlitz conta solo 17 parrocchie e 30.000 fedeli.   Tuttavia, i cittadini dell’ex Repubblica Democratica Tedesca sono apparentemente i meno religiosi del mondo. In un sondaggio del 2012, realizzato in 30 paesi di cultura cristiana, e pubblicato su Die Welt : il 59% dei tedeschi degli ex länder orientali afferma di non aver mai creduto in Dio, contro il 9,2% della Germania occidentale.   Dopo 40 anni di dittatura comunista, il 72,6% degli intervistati di età compresa tra i 38 ei 47 anni dichiara di essere ateo da sempre. Ma il 71,6% dichiara di non aver mai creduto in Dio tra i giovani sotto i 28 anni, che erano ancora bambini, o non ancora nati al momento della caduta del Muro.   I giovani tedeschi dell’ex DDR sono quindi increduli quanto i loro anziani. La scomparsa della Germania comunista non ha quindi causato il declino dell’ateismo. «Se la Germania dell’Est oggi è un paese di missione, allora la parola cristiana non si scontra principalmente con le altre religioni, ma con un ambiente religioso stabile», spiega il professore di teologia Eberhard Tiefensee a Die Welt.   Il passato comunista dei territori della Germania orientale non è senza dubbio l’unica spiegazione di questo tasso record di ateismo. La secolarizzazione che seguì all’eresia protestante e soprattutto al Kulturkampf, aveva già prodotto perdite che sotto il giogo marxista non fecero altro che aggravarsi.  

La situazione di emergenza riconosciuta da mons. Bätzing

Mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha dichiarato a Leben jezt, commento riportato da katholisch.de: «Viviamo in un Paese di missione quando vediamo che meno della metà dei cittadini tedeschi appartiene ancora a denominazioni cristiane».   Il vescovo di Limburgo, però, sembra ancora convinto che l’unica via d’uscita da questa situazione sia attraverso il Cammino sinodale o un approccio simile…   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di dronepicr via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Continua a leggere

Spirito

Il conservatorismo è davvero «suicida»: per una volta, mons. Viganò dà ragione a Bergoglio

Pubblicato

il

Da

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha replicato alle dichiarazioni di papa Francesco recentemente raccolte da una TV americana, dove il pontefice ha accusato i vescovi conservatori di avere un «atteggiamento suicida».

 

Monsignor Viganò risponde al Bergoglio dicendo, che, per una volta, è d’accordo con lui.

 

«L’avete sentito: “un conservatore è qualcuno che si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre. È un atteggiamento suicida… chiudersi in una scatola dogmatica”» dice l’arcivescovo in un post su X, accompagnato da un video.

 


Sostieni Renovatio 21

«Per una volta Bergoglio ha perfettamente ragione: il conservatorismo vuole “conservare” le apparenze esteriori della Tradizione, senza la sostanza dottrinale che la rende viva. Il conservatorismo è l’atteggiamento di coloro che criticano gli eccessi della chiesa sinodale ma si guardano bene dal metterne in discussione le cause, che sono da ricercare nel Vaticano II».

 

Monsignor Viganò quindi attacca quanti, definendosi «conservatori», hanno accettato il Concilio Vaticano II e lo stravolgimento del rito della Santa Messa e gli orrori conseguenti.

 

«Il conservatorismo è davvero un “comportamento suicida” perché crea una “scatola dogmatica” artificiale, fatta di Novus Ordo ad orientem con casule romane e canti gregoriani e anche di Vetus Ordo; fatta di citazioni selezionate di alcuni documenti conciliari, accidentalmente non contrastanti con il Magistero cattolico di sempre; fatta dell’apoteosi di Giovanni Paolo II e il rimpianto di Benedetto XVI, a cui tutti abbiamo voluto bene».

 

«Ma la Tradizione non è conservatorismo; la Tradizione non è una “scatola dogmatica” perché attinge all’acqua limpida e pura della divina sorgente, traendo dalla Grazia e dalla fedeltà al Vangelo e al Depositum Fidei la linfa vitale che la rende capace di guardare al futuro senza rinnegare il passato» dichiara Viganò.

 

«La Tradizione si sviluppa come un atleta, che passa dall’infanzia all’adolescenza e all’età adulta rimanendo sempre lo stesso e sviluppando il proprio corpo armoniosamente, in modo da poter affrontare le nuove sfide e vincerle. Semper idem, sempre la stessa».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

 

Continua a leggere

Più popolari