Geopolitica
Mosca e l’Africa: «la Russia sta facendo il suo più grande cambiamento geopolitico in 300 anni»
Dmitrij Trenin ha scritto oggi un articolo per il sito governativo russo RT con il titolo sopra, indicando il drammatico cambiamento rappresentato dal Forum afro-russo di San Pietroburgo svoltosi a fine luglio
Trenin è professore di ricerca presso la Scuola Superiore di Economia di Mosca e borsista presso l’Istituto Primakov di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali (IMEMO) nonché membro del Consiglio russo per gli affari internazionali.
«In sostanza, l’incontro, con la preparazione burocratica e l’ampia copertura pubblica che ha ricevuto all’interno della Russia, testimonia un cambiamento epocale nella visione del mondo di Mosca e nel posizionamento internazionale verso la crescente maggioranza non occidentale del mondo, come stabilito nel Concetto di politica estera», scrive Trenin riferendosi al documento del 31 marzo diffuso dal ministero degli Esteri russo e approvato dal presidente Putin.
In riferimento al vertice della scorsa settimana, dice «San Pietroburgo è stata fondata da Pietro il Grande all’inizio del XVIII secolo come “finestra sull’Europa” e la scorsa settimana ha avuto lo stesso scopo per l’Africa».
La Russia è stata storicamente una nazione eurocentrica, e ha passato gli ultimi secoli a comportarsi come tale. Tuttavia, con l’inizio delle ostilità contro di essa da parte della NATO e dei paesi occidentali, in particolare dopo il colpo di stato di Maidan del 2014 e ora l’aperta russofobia di oggi, sta cambiando la sua identità.
«Ciò ha prodotto un cambiamento storico nelle politiche di Mosca, paragonabile al tempo di Pietro il Grande nel suo significato, sebbene in una direzione completamente diversa», scrive Trenin.
Anche la posizione dell’Africa, dice Trenin, è cambiata: «non più un osservatore curioso e scettico, poiché durante il vertice di Sochi [Primo vertice Russia-Africa nel 2019, ndr] quattro anni fa, l’Occidente questa volta ha fatto uno sforzo determinato, consigliando, persuadendo o minacciando i leader africani di non andare in Russia e trattare direttamente con il presidente Putin».
«Alcuni russi affermano di avere un continente di amici in Africa. Questo è in gran parte vero per quanto riguarda i sentimenti popolari. In effetti, la Russia – a differenza dei paesi occidentali – non è macchiata dallo sfruttamento coloniale e neocoloniale del continente» scrive il professore. Nel XX secolo, ha effettivamente fornito assistenza militare a numerosi movimenti di liberazione nazionale e ha sostenuto economicamente molti dei nuovi stati indipendenti dell’Africa attraverso progetti infrastrutturali. Ha formato migliaia di medici, ingegneri e insegnanti, eppure la realtà politica è più complessa di così».
«Gli Stati Uniti e le ex potenze coloniali Francia, Gran Bretagna e altri – per non dimenticare la Germania – vedono il continente essenzialmente come il loro mercato e la loro base di risorse e cercheranno di proteggere il loro dominio economico e la loro influenza politica. Renderanno il progresso della Russia in Africa il più difficile possibile» dice Trenin.
Pertanto, la Russia sta vedendo l’Africa, così come altri membri del Sud del mondo, sotto una nuova luce.
«In termini più strategici, i politici russi vedono sempre più l’Africa, insieme all’Asia e all’America Latina, come parte dell’onda crescente che aiuterà a sostituire l’attuale ordine mondiale dominato dall’Occidente con un costrutto più diversificato costruito attorno a una serie di civiltà».
Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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