Economia
Coronavirus, in Spagna si comincia a parlare di cancellazione del debito

«Dovremo pensare alla cancellazione dei debiti», quando il mondo emergerà dalla crisi del Coronavirus. Carlos Sanchez, direttore associato del quotidiano spagnolo El Confidencial, lo ha scritto a chiare lettere nella sua rubrica del 5 aprile.
La Spagna, come noto, sta scavalcando l’Italia nel numero dei morti, provvedendo alla storia globale della pandemia la sua buona porzione di macabro: è a Madrid che si è avuta l’idea, causa immane quantità di morti, di stivare i cadaveri al Palazzetto del Ghiaccio.
«Dovremo pensare alla cancellazione dei debiti», quando il mondo emergerà dalla crisi del Coronavirus
Sanchez è un keynesiano ed è leggermente euroscettico. nelle ultime settimane ha trattato l’aumento della monetizzazione e delle emissioni della Federal Reserve americana e della Banca Centrale.
«Sanchez non distingue tra debito emesso per coprire la bolla speculativa e quello emesso per mantenere in vita la produzione e le persone, ma esorta a prendere decisioni, ora, per la futura parziale cancellazione di tali debiti» scrive EIRN.
«Debito e libertà sono concetti antagonistici. Nessun popolo può essere libero se ipotecato al di là della propria capacità di pagare»
I leader alleati non attesero la vittoria nella seconda guerra mondiale per pianificare il mondo postbellico, sottolinea l’editorialista, citando la Carta atlantica del 1941 e Bretton Woods del 1944, due degli esempi di tale pianificazione futura.
«Debito e libertà sono concetti antagonistici. Nessun popolo può essere libero se ipotecato al di là della propria capacità di pagare», scrive. Parole che sottoscriviamo in toto. Rilanciamo ora e sempre il noto aforisma del grande poeta americano, ma italiano per larga parte della sua vita, Ezra Weston Loomis Pound: «Un popolo che non s’indebita fa rabbia agli usurai».
È quindi davvero incredibile pensare, come è stato sottolineato sulle colonne di Renovatio 21, come soprattutto in Italia, la soluzione proposta al popolo riguardo la catastrofe coronavirale sia un indebitamento massivo di imprese e lavoratori autonomi.
È davvero incredibile pensare come in Italia la soluzione proposta al popolo riguardo la catastrofe coronavirale sia un indebitamento massivo di imprese e lavoratori autonomi
Dopo decenni di campagne idiote, portate avanti da cantanti e mestatori terzomondisti, sulla cancellazione del debito dei Paesi africani, eccoci qui dinanzi ad una classe politica che il debito lo vuole invece aumentare: non quello dello Stato, ma quello dei privati cittadini.
Gli stati europei, compresa la Spagna, dovranno decidere tra «pagare i debiti o sacrificare gli investimenti pubblici e il benessere dei suoi cittadini» scrive lo spagnuolo.
Gli stati europei dovranno decidere tra «pagare i debiti o sacrificare gli investimenti pubblici e il benessere dei suoi cittadini»
In passato le nazioni «hanno preso decisioni senza guardare indietro e senza cercare chi è colpevole», ha ricordato Sanchez, citando la conferenza di Londra del 1953 in cui 25 nazioni hanno accettato condonare il debito tedesco come un precedente per oggi.
Ripetiamo: alla Germania nel 1953 il debito fu condonato. Alla Germania: avete letto bene. Il Paese che nel XX secolo ha fatto default ben tre volte, ma che ora dà lezioni a tutti.
Alla Germania nel 1953 il debito fu condonato. Alla Germania: avete letto bene. Il Paese che nel XX secolo ha fatto default ben tre volte, ma che ora dà lezioni a tutti
La decisione del condono del debito postbellico tedesco, presa su richiesta di coloro che hanno poi creato il miracolo economico tedesco, contrasta assai con l’intransigenza sul debito di riparazione della Prima Guerra mondiale inflitta ai tedesci con il Trattato di Versailles, che secondo molti aprì la strada alla crisi e al risentimento popolare che ben presto si incarnarono in Adolf Hitler.
«Gli errori del passato, come le restrizioni della Commissione europea alla politica fiscale che lasciavano poco margine alle politiche economiche nazionali, non dovrebbero essere ripetuti» scrive EIRN.
L’errore dell’Euro non va mai più ripetuto. Mai più sudditi di Bruxelles e di Berlino, mai più mezzadri all’ombra dell’Eurotower di Francoforte. Mai più schiavi di debiti illogici ed antiumani
Noi diciamo invece: l’errore dell’Euro non va mai più ripetuto, anzi va corretto immediatamente con l’uscita dell’Italia dall’eurozona, se necessario anche in modo unilaterale
Mai più sudditi di Bruxelles e di Berlino, mai più mezzadri all’ombra dell’Eurotower di Francoforte.
Mai più schiavi di debiti illogici ed antiumani. Per fortuna qualcuno nel mondo comincia a comprenderlo.
Economia
l dollaro USA tocca il minimo degli ultimi 30 anni nelle riserve estere globali

La quota del dollaro statunitense nelle riserve valutarie globali è scesa al livello più basso degli ultimi trent’anni nel secondo trimestre dell’anno, ha dichiarato mercoledì il Fondo monetario internazionale (FMI).
Il biglietto verde ha rappresentato il 56,3% delle riserve allocate tra aprile e giugno, in calo di 1,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e la percentuale più bassa dal 1995, sebbene il calo sia stato dovuto in gran parte alle oscillazioni valutarie piuttosto che alle vendite attive delle banche centrali, si legge nel rapporto.
«Gli effetti del tasso di cambio hanno determinato quasi interamente il calo della quota di riserve valutarie della valuta statunitense», hanno scritto i ricercatori del FMI Glen Kwende, Erin Nephew e Carlos Sanchez-Munoz. Hanno stimato che circa il 92% del calo sia dovuto a variazioni di valutazione.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Secondo il FMI, nel periodo in questione il dollaro è scivolato del 9% rispetto all’euro, dell’11% rispetto al franco svizzero e del 6% rispetto alla sterlina, appesantito dagli aumenti dei dazi doganali del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dalle sue pressioni sulla Federal Reserve affinché tagliasse i tassi e dalle modifiche fiscali che hanno aumentato il deficit approvate il 4 luglio.
Alla fine di giugno, le riserve valutarie complessivamente allocate ammontavano a 12,03 trilioni di dollari.
Nella prima metà del 2025, il dollaro è sceso di oltre il 10% rispetto alle principali valute, segnando il peggior inizio d’anno dal 1973. La flessione registrata è in contrasto con il ruolo tradizionale del dollaro come bene rifugio.
La a tendenza è stata sempre più sostenuta dai membri dei BRICS, che hanno abbandonato l’utilizzo delle valute occidentali per gli accordi commerciali.
Le principali economie dei BRICS hanno già iniziato a ridurre la dipendenza dal dollaro, poiché la trasformazione del biglietto verde in un’arma attraverso le sanzioni ha spinto le aziende a cercare opzioni di pagamento alternative.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Economia
Musk diventa il primo con un patrimonio di 500 miliardi e dichiara di voler vivere e morire su Marte («territorio americano»)

Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Economia
Gli Stati Uniti «pronti a sostituire» tutto il gas e il petrolio russo nell’UE

Gli Stati Uniti sono pronti a rimpiazzare tutto il gas e il petrolio russi destinati all’UE, ha dichiarato il Segretario all’Energia Chris Wright, sostenendo che il dominio americano sul mercato potrebbe contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina.
In un’intervista rilasciata mercoledì a Fox News, Wright ha lodato il blocco europeo per i suoi sforzi nel ridurre gradualmente l’uso dell’energia russa, ma ha osservato che «non è così veloce come vorremmo».
«L’America è pronta oggi a sostituire tutto il gas russo destinato all’Europa e tutti i prodotti raffinati russi derivati dal petrolio», ha affermato Wright. Ha aggiunto di aver condotto numerosi colloqui con i leader dell’UE per rassicurarli sulla realizzabilità di questa proposta.
«Siamo pronti a soddisfare le loro esigenze. E l’agenda del presidente Trump è la pace. Per ottenere la pace, dobbiamo affamare [il presidente russo Vladimir] Putin», ha dichiarato Wright, riferendosi ai profitti derivanti dalle esportazioni energetiche.
L’UE ha annunciato l’intenzione di affrancarsi dall’energia russa a seguito dell’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, con l’obiettivo di interrompere le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) russo entro la fine del 2027. Wright, tuttavia, ha sottolineato che gli Stati Uniti potrebbero agire «molto più rapidamente» per sostituirlo.
Tuttavia, Ungheria e Slovacchia, membri del blocco, si sono opposte ai piani di taglio dei legami energetici con la Russia, citando la loro forte dipendenza dalle forniture russe e l’adattamento delle loro infrastrutture all’energia proveniente da quel paese.
L’iniziativa di Wright si inserisce nel contesto delle pressioni di Trump su UE, India e Cina affinché cessino gli acquisti di petrolio russo, presentando la mossa come un tentativo di favorire un possibile accordo di pace in Ucraina. Mosca ha criticato questa iniziativa, sostenendo che le nazioni sovrane hanno il diritto di scegliere i propri partner commerciali.
La Russia ha inoltre affermato che la preferenza dell’UE per un GNL più costoso sta danneggiando i consumatori. «Ciò ha comportato un ulteriore onere per i bilanci [europei] e, di conseguenza, per le tasche dei contribuenti», ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana è emerso che l’’UE ha speso 8,7 miliardi di euro in importazioni dalla Russia in tre mesi.
Aiuta Renovatio 21
Come riportato da Renovatio 21, sette mesi fa era emerso che, ancora una volta, le importazioni UE di gas russo aumentano grandemente.
Il Cremlino ha lamentato a fine 2024 che gli USA avrebbero tentato di bloccare le esportazioni di gas russo verso la UE, che non ha mai in verità fermato gli acquisti. Diverse nazioni dell’UE, tra cui Austria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Italia, continuano a fare affidamento sul gas russo per soddisfare il loro fabbisogno energetico e non hanno smesso di acquistare la materia prima nonostante le pressioni dei pari all’interno del blocco – vi sarebbe anche vari casi in cui la quantità di gas russo importato è, invece che diminuita, aumentata, con panico di personaggi come certi deputati neerlandesi.
Il Regno di Spagna rimane uno dei principali importatori di gas russo. Secondo il vice ministro russo Aleksandr Novak, la Russia triplicherà le esportazioni di gas entro il 2030.
Come riportato da Renovatio 21, il Regno del Belgio ha chiesto che la UE vieti del tutto l’idrocarburo di Mosca. L’Austria ha invece richiesto una revisione del divieto europeo del gas russo; alcuni politici tedeschi pure.
La settimana scorsa è giunto l’ultimatum del presidente americano Donald Trump che ha intimato agli alleati NATO di non più comprare petrolio dalla Federazione russa.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa è emerso che gli USA acquistavano petrolio russo nonostante il divieto di importazione.
Due settimane fa il presidente ucraino Zelens’kyj ha dichiarato che non consentirà il transito verso la Slovacchia di petrolio e gas nella tratta ucraina degli oleodotti qualora essi fossero di origine russa.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di dominio pubblico CC0 via Wikimedia
-
Cancro2 settimane fa
Impronta genetica del vaccino COVID nel DNA di un paziente oncologico: l’mRNA può integrarsi con il genoma umano
-
Misteri2 settimane fa
Storie, misteri ed orrori dal Mostro di Firenze ad Amanda Knox. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini
-
Vaccini2 settimane fa
Documentario rivela lo studio bomba sul collegamento tra vaccino ed epidemia di malattie croniche
-
Senza categoria2 settimane fa
Papa Leone contro la Chiesa e i dogmi per LGBT e donne-prete: «Dobbiamo cambiare atteggiamento prima di cambiare dottrina»
-
Autismo1 settimana fa
Vaccini, paracetamolo: Trump e Kennedy delineano il piano contro l’autismo. Momento storico
-
Morte cerebrale6 giorni fa
La «morte cerebrale» è stata inventata per prelevare più organi
-
Animali2 settimane fa
Le orche di Gibilterra affondano una barca a vela. È ora di dire basta
-
Salute2 settimane fa
I malori della 38ª settimana 2025