Geopolitica
Il vero Zelens’kyj: un Pinochet messo lì dall’ordine neoliberale?
Chi è Volodymyr Zelens’kyj?
A cercare di discutere il tema tabù – il presidente ucraino è ovunque in Occidente santificato per dogma infallibile – è stato un sito dell’ estrema sinistra americana, The Grayzone, bannato ovunque – con problemi, di recente, pure su Wikipedia.
L’articlo si intitola: «The Real Zelensky: From Celebrity Populist to Unpopular Pinochet-Style Neoliberal» («Il vero Zelens’kyj: da celebrità populista a impopolare neoliberista alla Pinochet»)
La giornalista Natylie Baldwin ha parlato dello Zelens’kyj con l’accademica ucraina Olga Baysha, partendo dalle elezioni del 21 aprile 2019, che lo catapultarono alla presidenza di Kiev.
Lo Zelens’kyj è stato eletto con il 73% dei voti su una piattaforma di pace e progresso, una piattaforma presentata essenzialmente per anni attraverso i 51 episodi della serie TV Sluha Narodu, importata nelle scorse settimane anche in Italia ma disertata dai telespettatori del Bel Paese.
La Baysha ha spiegato che, nonostante le vaghe promesse di pace e sviluppo (la sua piattaforma ufficiale era lunga solo 1.601 parole), l’attuale amministrazione di Zelens’kyj è servita come «una macchina parlamentare per sfornare e imprimere riforme neoliberiste».
La privatizzazione della terra e della proprietà pubblica, la deregolamentazione del lavoro, la riduzione del potere dei sindacati e l’aumento dei tassi di utilità hanno caratterizzato l’amministrazione del presidente comico santificato.
Queste politiche erano quelle richieste dall’ordine neoliberista internazionale, ed erano state attuate sin dal momento di piazza Maidan direttamente da personaggi stranieri.
Nel 2014 un cittadino statunitense è stato nominato ministro delle finanze ucraino.
Un lituano divenne ministro dell’Economia e del Commercio.
Un cittadino della Georgia è diventato ministro della sanità.
Nel 2016, un cittadino statunitense è stato nominato Ministro della Sanità ad interim.
Questo controllo internazionale diretto sull’amministrazione costituisce una delle novità spudoratamente emerse con il golpe di Maidan.
Zelens’kyj ha iniziato a reprimere la democrazia e la libertà di espressione ben prima dell’operazione militare russa iniziata nel febbraio 2022.
Nel febbraio dell’anno precedente, Zelens’kyj ha chiuso tre canali televisivi: News One, Zik e 112 Ukraine.
Un altro canale, Nash, è stato chiuso all’inizio del 2022, prima dell’inizio della guerra. Da quando la Russia ha iniziato la sua attività, l’Ucraina ha arrestato dozzine di giornalisti, chiuso ulteriori canali TV e obbligato le stazioni a presentare la prospettiva ufficiale del governo di Zelens’kyj.
Già nel 2021, Zelens’kyj aveva utilizzato il National Security and Defense Council (NSDC) per chiudere gli oppositori politici.
Nel febbraio 2021, i membri del partito piattaforma di opposizione — Per la Vita, incluso Viktor Medvedchuk, sono stati accusati pubblicamente.
Nel marzo 2022 ha bandito 11 partiti di opposizione. Ma alcuni ucraini hanno reagito. Il capo della Corte costituzionale ucraina Oleksandr Tupytskyi ha definito le azioni incostituzionali di Zelens’kyj un «colpo di stato». Che cosa ha fatto Zelenskyj? Il 27 marzo 2021, in violazione della Costituzione, ha annullato la carica di giudice del tribunale di Tupytskyi.
Nel giugno 2021, Zelenskyy ha attuato una decisione dell’NSDC di sanzionare 538 individui e 540 aziende. Ancora una volta, ciò è avvenuto prima dell’operazione militare russa di quest’anno.
Sebbene lo stesso Zelens’kyj non abbia opinioni di estrema destra, spiega Baysha, le minoranze violente sono estremamente efficaci nell’intimidire i detentori del potere ufficiali nell’attuazione delle politiche desiderate.
Possiamo inoltre dire che la guerra lo ha portato all’apice della carriera di qualsiasi attore: il palcoscenico geopolitico mondiale.
«Oggi la mia vita è bella», ha detto Zelens’kyj ad un giornalista francese il 5 marzo 2022, «credo di essere necessario. Sento che è il significato più importante della vita: essere necessari. Sentire che non sei solo una cosa vuota fatta del solo respirare, camminare e mangiare qualcosa. Tu sei vivo».
Zelens’kyj forse vive, ma migliaia di ucraini a causa delle sue decisioni – talvolta bizzarre, contraddittorie fino all’inspiegabile – stanno morendo.
Considerando che egli non fa altro che lavorare per provocare una Terza Guerra Mondiale magari atomica – l’unica possibilità che ha l’establishment di Kiev di salvarsi, facendo combattere all’Occidente la guerra che il regime Zelens’kyj ha provocato ma non può in alcun modo vincere – diciamo che a morire potrebbero essere decine se non centinaia di milioni di persone, compresi tanti italiani che vivono nei dipressi di basi americane che costituiscono bersagli per lanci termonucleari.
Ma che importa? Il presidente ucraino, una carriera tra sketch in cui suona il piano con il membro e il doppiaggio dell’orsetto Paddingtone, ora si sente «vivo».
Chiariamo che, se diamo retta a ciò che dissero pubblicamente estremisti che gli stanno intorno, egli è vivo solo perché glielo stanno consentendo, è vivo perché obbedisce, come un pupazzo, a forze neonaziste che lo controllano all’interno e alle forze neoliberiste che lo controllano dall’esterno.
Ecco perché, ad oggi, non è possibile alcun accordo. Perché, quando Putin diceva che era impossibile negoziare con una banda di «drogati e neonazisti», stava descrivendo con precisione la metastasi cancerogena della politica di Kiev, dove, tra ministri e governatori stranieri, è difficile credere davvero che comandi qualcuno che ha a cuore gli interessi dell’Ucraina e il suo popolo.
Immagine via Flickr di pubblico dominio CC0.
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Immagine da Twitter
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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