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Geopolitica

Altro misterioso incendio in una struttura militare russa

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Ci sono nuove segnalazioni di un incendio in un deposito di munizioni russo presso una struttura del Ministero della Difesa a Belgorod, a circa 40 miglia a nord del confine ucraino.

 

Sette edifici sono stati colpiti dall’incendio e una persona è morta nell’incendio.

 

I social delle istituzioni ucraine sono in genere tra i primi a dare notizia di questi misteriosi fuochi.

 


Come riportato da Renovatio 21, incendi si sono sviluppati presso un centro di ricerche aerospaziali dell’esercito a Tver’, presso l’impianto chimico Dmitrievsky (a 380 chilometri a Est di Mosca) nonché a Sakhalin nell’estremo oriente, presso un impianto di estrazione del gas naturale.

 

Curiosamente poche ore prima era stata data notizia che Belgorod era stata sorvolata dal clero ortodosso russo recante con sé un’icona e il «Fuoco Sacro». Il «Fuoco Sacro» per la tradizione cristiana orientale è un miracolo che si verificherebbe ogni anno il giorno precedente alla Pasqua ortodossa presso la Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Una volta acceso a Gerusalemme, il Fuoco Sacro viene trasportato per via aerea nei Paesi ortodossi con volo speciale.

 

 

La settimana scorsa varie esplosioni sarebbero avvenute nelle tre località russe al confine tra Russia e Ucraina, Belgorod, Voronezh e Kursk, tutte località dove pare essere stata la contraerea russa.

 

Belgorod era stata già colpita da due elicotteri che erano riusciti a penetrare e distruggere un deposito di carburante. In questi giorni alcuni hanno sospettato lo zampino delle forze speciali inglesi SAS anche lì.

 

La guerra si sta spostando verso la Russia?

 

Quale potrebbe essere la reazione di Mosca? Essa gioverebbe alla pace e al popolo ucraino? Gioverebbe all’élite di Kiev?

 

Si tratta di provocare la Russia ad una reazione capace di smuovere infine l’Occidente alla Terza Guerra Mondiale? (Le balle su stragi in teatri e sobborghi vari, alla fine, non hanno attaccato come si deve)

 

Oppure si tratta invece di un volontà nichilista di distruzione ed autodistruzione, nel pieno stile nazista?

 

 

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Geopolitica

Zakharova e le sanzioni ai media russi: gli USA stanno diventando una «dittatura neoliberista»

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Le ripetute sanzioni volte a limitare la libertà dei media russi negli Stati Uniti sono un segnale dell’erosione dei valori democratici a Washington, ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova.

 

La portavoce ha rilasciato queste dichiarazioni all’agenzia di stampa RIA Novosti a margine dell’Eastern Economic Forum tenutosi mercoledì a Vladivostok, poche ore dopo l’introduzione di un nuovo ciclo di sanzioni da parte degli Stati Uniti.

 

Washington ha imposto severe restrizioni ai media russi in passato, ha osservato Zakharova. L’imposizione di queste nuove sanzioni «testimonia l’irreversibile degrado dello stato democratico negli Stati Uniti e la sua trasformazione in una dittatura neoliberista totalitaria», ha affermato, aggiungendo che i notiziari sono diventati una «merce di scambio nelle dispute di parte e il pubblico è deliberatamente tratto in inganno da insinuazioni su mitiche interferenze nei “processi democratici”».

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Gli attacchi ai media russi sono «il risultato di operazioni attentamente ponderate» pianificate dai servizi segreti e coordinate con i principali organi di informazione, ha affermato la Zakharova.

 

L’obiettivo, ha affermato, è «sterilizzare lo spazio informativo nazionale e, in futuro, globale da qualsiasi forma di opinione dissenziente». Questa nuova «caccia alle streghe» è volta a mantenere «la popolazione in uno stato di stress permanente», oltre a costruire l’immagine di «un nemico esterno», in questo caso la Russia, ha sottolineato la portavoce.

Mercoledì, i dipartimenti di Giustizia, Stato e Tesoro hanno annunciato uno sforzo congiunto per colpire con sanzioni e accuse penali i media russi, tra cui il noto notiziario governativo Russia Today, e gli individui che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden afferma essere «tentativi sponsorizzati dal governo russo di manipolare l’opinione pubblica statunitense» in vista delle elezioni presidenziali di novembre.

 

Queste azioni degli Stati Uniti «contravvengono direttamente ai loro obblighi di garantire il libero accesso alle informazioni e il pluralismo dei media» e non rimarranno senza risposta, ha affermato la Zakharova.

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Immagine di Diana Robinson via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

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Geopolitica

La Russia dice che Israele usa i negoziati di Gaza come «cortina fumogena»

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Israele sta sfruttando i negoziati di pace per fuorviare la comunità internazionale e nascondere le sue vere intenzioni a Gaza, ha affermato il vice inviato russo all’ONU, Dmitry Poljansky.   Parlando mercoledì al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Poljansky ha accusato Lo Stato Ebraico di «cercare ostinatamente una soluzione militare al problema, mentre tenta di ignorare le decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».   «Il Consiglio di sicurezza è unito nel comprendere che il salvataggio dei restanti israeliani e stranieri con metodi militari è impossibile e che non c’è alternativa ai negoziati. Anche la società israeliana lo capisce e lo riconosce», ha affermato.   «Tuttavia, la leadership israeliana, sfortunatamente, continua a trattare i negoziati solo come una “cortina fumogena” progettata per distrarre la comunità internazionale».   Israele ha richiesto la riunione dell’UNSC dopo che i corpi di sei ostaggi rapiti da Hamas sono stati scoperti in un tunnel nella parte meridionale di Gaza. Secondo le Forze di difesa israeliane (IDF), i militanti palestinesi hanno giustiziato gli ostaggi diversi giorni prima che le truppe israeliane entrassero nel tunnel. Un cittadino russo, Aleksandr Lobanov, era tra gli uccisi.

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Pur condannando la morte degli ostaggi, Poljansky ha sostenuto che «i prigionieri hanno meno possibilità di sopravvivenza finché è in corso l’operazione israeliana a Gaza».   «Oggi piangiamo non solo gli israeliani uccisi, ma tutte le persone morte a Gaza, siano essi israeliani, palestinesi o cittadini di altri Paesi».   A giugno, il Consiglio di sicurezza ha approvato la risoluzione 2735, che chiedeva «un cessate il fuoco immediato, pieno e completo con il rilascio degli ostaggi». Da allora, i negoziati si sono interrotti più volte, con entrambe le parti che si accusano a vicenda di avanzare richieste irrealistiche.   Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu ha incolpato Hamas per il fallimento dei colloqui di pace, affermando che i militanti hanno «respinto tutto». Ha sottolineato che Israele non ha intenzione di rinunciare al controllo del Corridoio di Filadelfia, una striscia di terra nella striscia di Gaza meridionale vicino al confine con l’Egitto, sostenendo che la presenza dell’IDF è necessaria per prevenire ulteriori attacchi di Hamas.   «La gente diceva: questo ucciderà l’accordo. E io dico: un accordo del genere ucciderà noi», ha detto Netanyahu mercoledì, come citato dalla BBC.   Gli Stati Uniti hanno continuato a impegnarsi per mediare tra Israele e Hamas, con il Segretario di Stato Antony Blinken in viaggio in Medio Oriente questo mese. Netanyahu, tuttavia, ha respinto l’affermazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden secondo cui non stava «facendo abbastanza» per raggiungere un accordo di pace. «Hamas deve fare delle concessioni», ha affermato.   Rivolgendosi mercoledì al Consiglio di sicurezza, i funzionari delle Nazioni Unite hanno ribadito la loro richiesta di rilascio di tutti gli ostaggi e di un cessate il fuoco immediato.

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Immagine di Israel Defense Forces via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
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Orban: il cessate il fuoco è il primo passo per la pace in Ucraina

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Mosca e Kiev dovrebbero concordare un cessate il fuoco prima di elaborare un piano di pace dettagliato, ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orban. Intervenendo al Forum Ambrosetti a Cernobbio, sottolineando che entrambe le parti alla fine dovranno sedersi al tavolo delle trattative.

 

Perché qualsiasi tentativo di mediazione dia i suoi frutti, è necessario comunicare sia con la Russia che con l’Ucraina, ha detto Orban. «Se aspettiamo un piano di pace accettato da entrambe le parti, non ci sarà mai pace, perché il primo passo non è un piano di pace. Il primo passo è un cessate il fuoco», ha osservato.

 

«Prima serve la comunicazione, poi un cessate il fuoco e poi si può negoziare un piano di pace», ha sottolineato Orban.

 

A giugno, la Svizzera ha ospitato una conferenza di pace in Ucraina, alla quale la Russia non è stata invitata. L’evento era incentrato principalmente sulla «formula di pace» del leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj, che stabilisce che la Russia deve ritirare le sue forze da tutti i territori rivendicati dall’Ucraina, un piano che Mosca ha già liquidato come «distaccato dalla realtà».

 

Dopo che l’Ungheria ha assunto la presidenza di turno dell’UE a giugno, Orban ha visitato Kiev, Mosca, Pechino e Mar-a-Lago come parte del suo tour di «missione di pace». Il suo viaggio a Mosca e l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin hanno tuttavia irritato alcuni a Bruxelles, con i funzionari dell’UE che hanno preso le distanze dall’iniziativa.

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Budapest ha sostenuto a lungo la priorità di una risoluzione diplomatica del conflitto, piuttosto che fornire armi a Kiev. Orban è un fermo oppositore degli aiuti militari all’Ucraina e ha giurato di non trascinare l’Ungheria in una guerra a tutto campo con la Russia.

 

I negoziati di pace tra Russia e Ucraina si sono interrotti nella primavera del 2022, con entrambe le parti che si accusavano a vicenda di avanzare richieste irrealistiche. Secondo Putin, i negoziatori di Kiev avevano inizialmente concordato di trasformare l’Ucraina in un paese neutrale e di limitare le dimensioni del suo esercito, ma in seguito hanno bruscamente abbandonato i colloqui.

 

Putin ha ribadito giovedì che i sostenitori occidentali dell’Ucraina erano decisi a far sì che Kiev «combattesse fino all’ultimo ucraino» con l’obiettivo di infliggere «una sconfitta strategica» a Mosca. Ha sottolineato che qualsiasi futura trattativa dovrebbe basarsi sui documenti redatti durante i colloqui di Istanbul nel 2022.

 

Lo Zelens’kyj, nel frattempo, ha esortato l’Occidente a continuare a fare pressione sulla Russia affinché accetti le condizioni di Kiev. Parlando a un incontro con il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin alla base aerea di Ramstein in Germania venerdì, ha insistito sul fatto che Mosca deve essere costretta ad accettare una «vera pace» già da questo autunno.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’UE ha sinora respinto con forza le proposte di pace di Orban sull’Ucraina. Il premier magiaro ha chiesto più volte a Bruxelles di parlare con la Russia, senza ottenere che l’europalazzo si muovesse di un millimetro. Anzi, l’Europa, specie per bocca del Commissario alle Relazioni Esterne Josep Borrell, ha raddoppiato la sua dose di belligeranza, con continue dichiarazioni e manovre miliardarie a favore dello sforzo militare di Kiev.

 

L’Ungheria è minacciata di espulsione dai B9, un gruppo di Paesi europei orientali e baltici. Orban è osteggiato fortemente dall’ambasciatore omosessuale americano a Budapest, che è arrivato a fare velate minacce contro il governo ungherese.

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