Alimentazione
Crisi alimentare, decine di incendi e incidenti sconvolgono gli impianti di produzione di cibo in USA
Dozzine di stabilimenti di trasformazione alimentare e magazzini sono stati distrutti da incendi, incidenti aerei e altri curiosi guasti nelle ultime settimane.
Si tratta di coincidenze particolarmente inquietante considerando che il mondo sta andando verso una crisi alimentare senza precedenti, come annunciato di recente dalla Banca Mondiale, dall’ONU, da Vladimir Putin e ammesso perfino dal presidente americano Joe Biden che ha parlato di «reali» carenze di cibo a seguito delle sanzioni alla Russia.
L’ultimo incidente è avvenuto a Covington, in Georgia, quando un aereo si è schiantato contro uno stabilimento della General Mills giovedì, uccidendo due persone e distruggendo un certo numero di rimorchi immagazzinati nello stabilimento, scrive Infowars.
La notizia di impianti di produzioni alimentari finiti in fiamme era stata riportata anche da Tucker Carlson, l’anchorman più seguito della TV via cavo USA.
«Cosa sta succedendo qui? Ebbene, la storia si fa più strana: gli impianti di lavorazione degli alimenti in tutto il Paese sembrano prendere fuoco. Un paio di giorni fa, un incendio ha distrutto la sede di Azure Standard, uno dei maggiori distributori di alimenti biologici del paese», è stato riferito durante il programma di Fox News Tucker Carlson Tonight lo scorso giovedì.
«Alla fine del mese scorso, un incendio ha gravemente danneggiato un impianto di confezionamento di cipolle fresche nel sud del Texas. In Oregon, un impianto di lavorazione delle patatine ha appena segnalato l’esplosione di una caldaia che ha mandato i lavoratori in ospedale», ha raccontato Carlson.
«Quindi accadono incidenti sul lavoro, ovviamente… si tratta di molti incidenti sul lavoro negli impianti di lavorazione degli alimenti mentre il presidente ci avverte della carenza di cibo», ha osservato il popolarissimo giornalista televisivo.
Secondo un calcolo apparso su Twitter, sarebbero quasi 20 gli stabilimenti alimentari americani danneggiati o distrutti nell’ultimo anno circa. Una sequela partita più o meno nello stesso periodo in cui i guasti della catena di approvvigionamento hanno già iniziato a tormentare l’approvvigionamento alimentare degli Stati Uniti.
This is absolutely not coincidental. pic.twitter.com/6pJsOEGIjd
— Kween Josie of all the Liberty (@KweenJosie) April 23, 2022
Come riportato da Renovatio 21, la Spagna ha cominciato ufficialmente il razionamento di cibo al supermercato, mentre la Germania ha avviato un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari dal 20% al 50%.
C’è da ricordare, tuttavia, il fatto che Bill Gates è ora il principale proprietario terriero d’America, con le coltivazioni del Paese che quindi potrebbero passare giocoforza attraverso i suoi investimenti nella biotecnologia CRISPR per creare cibo OGM che Gates programma di farci mangiare in futuro – si prenda ad esempio altresì la pervicacia, e i soliti investimenti milionari, nella promozione della carne sintetica da parte dell’uomo Windows.
Come scritto da Renovatio 21, Bill Gates prepara un Grande Reset alimentare.
Nel frattempo, gli stabilimenti della vecchia industria del cibo vanno in fiamme.
Immagine screenshot da YouTube
Alimentazione
Un leader agricolo messicano assassinato in seguito allo sciopero nazionale
Bernardo Bravo Manríquez, presidente della principale associazione di agrumicoltori di Michoacán e membro del Fronte Nazionale per il Salvataggio della Campagna Messicana (FNRCM), il gruppo agricolo più attivo del Messico, è stato assassinato la mattina del 20 ottobre.
Bravo, alla guida degli Agrumicoltori della Valle di Apatzingán, aveva partecipato allo sciopero nazionale degli agricoltori del 14 ottobre, organizzato con successo dal FNRCM per sollecitare il governo a introdurre politiche a sostegno dell’agricoltura nazionale, minacciata da speculatori finanziari internazionali e dai loro cartelli.
Gli agrumicoltori avevano guadagnato l’attenzione nazionale gettando in strada circa due tonnellate di lime di alta qualità durante lo sciopero, permettendo alla gente di raccoglierli, per evidenziare che il prezzo pagato ai produttori per ogni chilo di lime è nettamente inferiore al costo di produzione.
Secondo Aristegui News, l’associazione di Bravo ha spiegato la partecipazione allo sciopero con la richiesta di istituire una banca per lo sviluppo agricolo con crediti agevolati e tassi bassi, per rilanciare le campagne. I coltivatori di lime hanno anche proposto concessioni idriche, protezione della filiera produttiva e prezzi equi.
Gli agricoltori hanno chiarito ai legislatori di non volere sussidi, ma misure per affrontare «le cause strutturali» della crisi che colpisce il settore, chiedendo «un solido quadro giuridico che ci protegga da speculazioni e abusi». L’articolo ha inoltre riportato che Bravo, come leader del settore, aveva denunciato estorsioni da parte di gruppi criminali organizzati e l’assenza di sicurezza per i coltivatori di lime.
A febbraio, Bravo aveva segnalato di aver ricevuto minacce, annunciando la chiusura degli uffici amministrativi della sua azienda. Nella dichiarazione rilasciata il giorno del suo assassinio, il FNRCM ha chiesto al governo di indagare sull’omicidio, ma ha anche criticato «l’indifferenza» del governo alle richieste di dialogo, che crea «condizioni di vulnerabilità per i produttori». La dichiarazione ha evidenziato l’esclusione, da parte del Segretario dell’Agricoltura Julio Berdegué, di due leader del FNRCM, Baltazar Valdez Armentía di Sinaloa e Yako Rodríguez di Chihuahua, da un incontro del 17 ottobre con i leader agricoli, nonostante l’approvazione del Ministero del Governo.
Il FNRCM ha avvertito che il governo dovrebbe collaborare con il movimento per «costruire un’alleanza con lo Stato per salvare le campagne e l’economia nazionale». Ha inoltre denunciato le pressioni del governo statunitense e delle sue entità, che cercano di «aggravare la polarizzazione sociale e l’ingovernabilità per giustificare interventi». In questo contesto, il governo non dovrebbe adottare «gesti divisivi e discriminatori contro i produttori nazionali», ha concluso il FNRCM.
È noto che i cartelli della droga abbiano anche interessi agricoli, soprattutto nel campo dell’avocado, frutto divenuto particolarmente popolare negli USA con le ultime generazioni per le sue proprietà nutritizie.
Alimentazione
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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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