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Narcos messicani, scontri sanguinari nello Stato di Michoacan

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È di questi giorni la notizia che gruppi armati – con uniformi e blindati propri – del Cártel de Jalisco Nueva Generación (CJNG), il cartello più potente e militarizzato del narcotraffico messicano, hanno scatenato un’offensiva armata contro esercito e forze di polizia nello Stato di Michoacán, dagli anni ’90 una delle aree del Messico più colpite da rapimenti, omicidi e violenze ad opera dei trafficanti di droga contro popolazione civile e politici locali.

 

Un breve video messo sulla rete in questi giorni mostra un attacco del CJNG contro un convoglio dell’esercito.

 

I cinque, appartenenti alla medesima famiglia, venivano poi decapitati dai criminali che ne portavano via le teste come trofeo

 

Molti appartenenti al narcotraffico messicano praticano culti para-satanici che prevedono sacrifici umani e l’utilizzo di parti delle vittime durante riti per propiziare il favore delle entità demoniache durante le attività criminali

Già a metà settembre i narcos avevano preso d’assalto la città di Tepalcatepec (sede di una gang rivale «Los Viagras») al confine con lo stato di Jalisco venendo respinti dalla Guardia Nazionale e da civili armati.

 

Dopo il lancio di esplosivi per mezzo di un drone attaccavano poi il villaggio di Estanzuela uccidendo cinque civili che presidiavano un check point creato ai fini di bloccare l’ingresso ai sicarios del CJNG. 

 

I cinque, appartenenti alla medesima famiglia, venivano poi decapitati dai criminali che ne portavano via le teste come trofeo.

«La quantità di metanfetamine e fentanil che sta entrando è senza precedenti»

 

È noto infatti come molti appartenenti al narcotraffico messicano pratichino culti para-satanici che prevedono sacrifici umani e l’utilizzo di parti delle vittime durante riti per propiziare il favore delle entità demoniache durante le attività criminali.

 

Oltre al culto della Santa muerte – che avremo modo di approfondire in futuri articoli – spicca il cosiddetto Palo mayombe un tipo di stregoneria di origine afro-caraibica collegata alla santeria cubana, che sembra essersi diffuso in Messico a partire dagli anni ’80.

 

È inoltre risaputo come sanguinosi sacrifici umani siano stati per secoli al centro della vita politica e sociale delle popolazioni del Messico precolombiano che in alcuni casi scatenavano guerre per catturare nuove vittime da offrire agli idoli.

 

I narcos messicani sono inoltre sempre più implicati nel traffico verso gli Stati Uniti di fentanil e metanfetamine rispetto alle droghe più «classiche», un vero e proprio flagello per la popolazione americana, tema di di cui Renovatio 21 si è già più volte occupata.

 

Una guerra di confine tra gruppi criminali ben addestrati potrebbe avere conseguenze negative per la già compromessa stabilità politica degli Stati Uniti

Proprio in queste ore Kyle Williamson, ex capo neopensionato dellufficio DEA (Drug Enforcement Administration, l’agenzia antidroga USA) della città texana di El Paso al confine col Messico ha dichiarato ad un giornale locale che si tratta «la peggior situazione che ci sia mai stata. Non ci sono buone notizie. E la quantità di metanfetamine e fentanil che sta entrando è senza precedenti».

 

Williamson, grande oppositore della legalizzazione di ogni tipo di droga, teme anche una nuova guerra tra cartelli messicani al confine con gli Stati Uniti come accadde nel 2010-2011, data la presenza del CJNG a Ciudad Juárez, città messicana alla frontiera con gli States, da oltre trent’anni funestata da massacri, rapimenti e cruente sparizioni.

 

Facciamo notare come in questi tempi di fratture sociali, politiche e culturali ormai portate all’estremo sul suolo americano – anche grazie alla molto ben finanziata attività di gruppi come BLM e Antifa – una guerra di confine tra gruppi criminali ben addestrati potrebbe avere conseguenze negative per la già compromessa stabilità politica degli Stati Uniti.

 

 

Nicolò Volpe

 

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Nuovo attacco USA antidroga nel Pacifico: 5 morti

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Secondo il Segretario alla Difesa Pete Hegseth, gli Stati Uniti hanno eliminato cinque individui in raid condotti su due presunte imbarcazioni dedite al contrabbando di droga nell’Oceano Pacifico orientale. Le operazioni precedenti dell’amministrazione statunitense, mirate secondo Washington al traffico illecito di stupefacenti, si sono finora concentrate sul Mar dei Caraibi al largo del Venezuela.

 

I raid, eseguiti martedì e mercoledì, hanno colpito natanti «coinvolti nel traffico illecito di stupefacenti» e sono stati disposti dal presidente Donald Trump, ha precisato Hegseth mercoledì su X. Ha inoltre annunciato che le «attacchi continueranno» finché tutti i «narcoterroristi» non saranno neutralizzati.

 

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Queste iniziative, secondo l’amministrazione Trump, hanno l’obiettivo di bloccare le rotte di contrabbando e smantellare le reti di produzione legate alla crisi degli oppioidi. Tuttavia, gli economisti mettono in guardia sul fatto che dazi così ampi potrebbero incrinare i rapporti con i principali partner commerciali e ostacolare il commercio globale.

 

Nel 2024, la Drug Enforcement Administration (DEA) ha confiscato oltre 380 milioni di dosi letali di fentanyl, di cui 262 milioni entro settembre. Nonostante ciò, i dati preliminari dei Centers for Disease Control and Prevention mostrano una riduzione del 26,9% dei decessi per overdose nel 2024, con circa 80.000 morti rispetto ai 110.037 del 2023, il livello più basso dal 2019.

 

Dal 2019, il Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) ha preso in considerazione la possibilità di classificare il fentanyl come arma di distruzione di massa in determinati contesti. Sono stati avanzati diversi tentativi legislativi per riclassificare il farmaco, ma nessuno è stato approvato.

 

Un disegno di legge presentato quest’anno dalla deputata Lauren Boebert imporrebbe al DHS di designare formalmente il fentanyl come arma di distruzione di massa.

 

Ad agosto, il Pentagono ha dispiegato migliaia di militari e diverse unità navali al largo delle coste dell’America Latina per rafforzare le operazioni contro l’influenza dei cartelli della droga e gruppi criminali, come il Tren de Aragua venezuelano.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli sviluppi recenti si inseriscono nel contesto delle annunciate operazioni cinetiche programmate dal presidente americano contro il narcotraffico. A inizio mandato era trapelata l’ipotesi di un utilizzo delle forze speciali contro i narcocartelli messicani. La prospettiva, respinta dal presidente messicano Claudia Sheinbaum, ha scatenato una rissa al Senato di Città del Messico.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump ha affermato tre settimane fa che gli USA sono in «conflitto armato» con i cartelli della droga.

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Immagine screenshot da Twitter

 

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Gli USA valutano la possibilità di dichiarare il fentanyl «arma di distruzione di massa»

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Tom Homan, responsabile delle politiche di frontiera del presidente Donald Trump, ha suggerito che le autorità statunitensi dovrebbero considerare di classificare il fentanyl come arma di distruzione di massa (WMD).   Parlando a un forum sulla difesa organizzato da Axios, Homan ha evidenziato la gravità della crisi, con circa 73.000 morti all’anno negli Stati Uniti attribuibili al fentanyl, sottolineando che il tema merita «almeno una discussione».   Ha invitato i funzionari a elaborare raccomandazioni da sottoporre al Dipartimento della Sicurezza Interna (DHS) per un’ulteriore valutazione.

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La crisi del fentanyl ha spinto Trump a imporre dazi a numerosi paesi, accusati di contribuire alla catena di approvvigionamento che alimenta l’epidemia. L’amministrazione ha anche intensificato i controlli alle frontiere con Messico e Canada e condotto operazioni contro presunte navi di narcotrafficanti al largo del Venezuela.   Queste misure, secondo l’amministrazione Trump, mirano a interrompere le rotte di contrabbando e smantellare le reti di produzione legate alla crisi degli oppioidi. Tuttavia, gli economisti avvertono che dazi così estesi potrebbero inasprire i rapporti con i principali partner commerciali e rallentare il commercio globale.   Nel 2024, la Drug Enforcement Administration (DEA) ha sequestrato oltre 380 milioni di dosi letali di fentanyl, di cui 262 milioni entro settembre. Tuttavia, i dati preliminari dei Centers for Disease Control and Prevention indicano un calo del 26,9% dei decessi per overdose nel 2024, con circa 80.000 morti rispetto ai 110.037 del 2023, il livello più basso dal 2019.   Dal 2019, il DHS ha valutato la possibilità di designare il fentanyl come arma di distruzione di massa in determinate circostanze. Diversi tentativi legislativi per riclassificare il farmaco sono stati presentati, ma nessuno è stato approvato.   Un disegno di legge della deputata Lauren Boebert, proposto quest’anno, obbligherebbe il DHS a classificare formalmente il fentanyl come arma di distruzione di massa.   Come riportato da Renovatio 21, il dibattito sul ruolo del fentanil come arma massiva è risalente.   Nel 2022, il fentanil avrebbe ucciso più di 71 mila cittadini americani. L’overdose è oggi la prima causa di morte degli americani di età compresa tra 18 e 45 anni. Come riportato da Renovatio 21, abbiamo assistito anche allo sconvolgente aumento di overdosi tra donne incinte.   Come riportato da Renovatio 21, i cartelli della droga messicani portano oltreconfine il fentanil (di fabbricazione cinese) tramite la massa di migranti e pure con incursioni di droni, che utilizzano talvolta pure in versione armata.   La pandemia ha portato un aumento delle morti per overdose tale che tra il 2020 e il 2021 si è raggiunta la cifra di 100 mila morti: una vera ecatombe. Già due anni fa era chiarissimo che le morti per droga superavano quelle per il COVID.   Il fentanil può provenire da laboratori in Messico che utilizzano sostanze chimiche fornite dalla Cina. Altre volte, pare che il fentanil arrivi direttamente negli USA dalla Cina, addirittura tramite ordini che è possibile piazzare online. I cartelli messicani possono produrre fentanil, ma la materia prima o il prodotto già pronto arriva decisamente dalle coste cinesi.   «Dal 2013, la Cina è stata la principale fonte del fentanyl che ha inondato il mercato delle droghe illecite degli Stati Uniti (…) alimentando l’epidemia di droga più mortale nella storia degli Stati Uniti. Sia l’amministrazione Obama che quella Trump hanno dedicato un significativo capitale diplomatico per convincere la Cina a reprimere la fornitura di fentanyl dalla Cina agli Stati Uniti, con la Cina che ha finalmente annunciato nell’aprile 2019 che la produzione, la vendita e l’esportazione di tutti i farmaci di classe fentanyl sono vietate, ad eccezione delle aziende autorizzate a cui il governo cinese ha concesso licenze speciali» scrive un saggio della Brookings Institution intitolato Fentanyl and geopolitics: Controlling opioid supply from China.

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«Nonostante il fatto che la Cina sia orgogliosa di avere una forte posizione e reputazione antidroga – scriveva nel suo essay Vanda Felbab-Brown – è altamente improbabile che la Cina inizi una cooperazione antidroga con gli Stati Uniti (…) a meno che non inizi a sperimentare la propria epidemia di oppioidi sintetici. Inoltre, il significativo deterioramento delle relazioni USA-Cina potrebbe minare ulteriormente la volontà della Cina di applicare diligentemente il nuovo regolamento sul fentanyl».   In poche parole, diventa chiaro a tutti che il traffico di fentanil esiste per volontà cinese. Si tratta di una vera arma biologica stealth lanciata sulla società americana. Uno strumento geopolitico, una bomba che uccide la popolazione avversaria e ne disgrega la società.   Parimenti, è difficile non vedere che potrebbe trattarsi di una vendetta contro il mondo angloide, che fece subire al Regno di Mezzo l’orrore delle guerre dell’oppio.   Come riportato da Renovatio 21il Pentagono sta finanziando un vaccino contro il fentanil – si tratterebbe del primo caso di vaccino comportamentale, una porta che si apre su una società del controllo biologico sempre più distopica.  

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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
 
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La mafia ebraica, quella siciliana e il traffico di droga USA nel periodo interbellico

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Secondo Alfred W. McCoy nel suo The Politics of Heroin: CIA Complicity in the Global Drug Trade, dagli anni venti del Ottocento negli Stati Uniti la malavita ebraica aveva controllato lo smercio dell’eroina per le strade americane. Si era creata questa situazione soprattutto perché la mafia siciliana aveva seguito una linea tradizionale ed idealistica in cui vietava al suo interno gli affari riguardanti prostituzione e narcotraffico.

 

In questo modo, questo tipo di affari venne prese completamente in mano da potenti gangster ebrei come Irving «Waxey Gordon» Wexler, Arnold Rothstein o Louis «Lepke» Buchalter. 

 

Nel 1917 il New York Kehillah, un’agenzia della comunità ebraica, aveva pubblicato una serie di studi sul problema della droga a New York City. I risultati raccontavano come su 283 spacciatori di droga catalogati si potevano contare tra loro, 83 ebrei, 23 italiani, 8 irlandesi, 5 afroamericani e 3 greci. Riguardo lo specifico caso dello smercio della cocaina riscontrarono come l’85% fossero costituito da ebrei e il restante 15% da italiani. 

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Allo stesso modo quando il proibizionismo cominciò nel 1920, altri criminali ebrei cominciarono i loro affari, Benjamin «Bugsy» Siegel, Arthur Schulz e Meyer Lansky e in breve tempo avevano preso il controllo del contrabbando di liquori. Negli anni Venti, delle diciassette maggiori organizzazioni, sette erano ebree, cinque italiane, tre irlandesi. Prima dell’inizio della guerra i nomi più noti vennero piano piano fatti fuori o arrestati, l’unico che rimase e che continuò la sua ascesa fu Lansky grazie ad un’alleanza con gli italiani. 

 

Dagli anni Trenta però una nuova generazione di malavitosi italiani cominciarono a prendere il potere all’interno della mafia. In seguito anche a una guerra senza precedenti che lasciò sul campo più di sessanta gangsters uccisi si cominciò a modificare il codice d’onore della tradizione. Il carismatico capofila di questa nuova ondata di giovani mafiosi era Salvatore C. Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano. 

 

Dopo una serie di «riunioni» dove eliminò la vecchia guardia, delineò la sua idea di riorganizzazione del cartello in un sistema più moderno e di respiro mondiale. Vincendo il supporto delle ventiquattro famiglie mafiose americane, Luciano fu in grado di far diventare la mafia la più importante organizzazione criminale americana, mettendo in atto tecniche organizzative pionieristiche per l’epoca.

 

L’alleanza con la malavita ebraica, in particolar modo con la persona di Meyer Lansky, durò oltre quarant’anni contribuendo a farla diventare la caratteristica principale della criminalità organizzata americana. 

 

L’eroina era un sostituto interessante per l’alcool. Nonostante i numeri dei tossicodipendenti non fossero comparabili, l’eroina aveva dei notevoli vantaggi. La sua recente entrata nella famiglia delle sostanze proibite la rendeva attraente per via di un mercato enorme ancora da esplorare. Era più leggera e si trasportava con meno spesa. Le sue fonti produttive limitate la rendevano facile da monopolizzare. 

 

L’eroina oltretutto si rendeva perfettamente complementare all’altro nuovo segmento di mercato esplorato da Luciano: l’organizzazione della prostituzione su una scala mai vista prima. L’unione tra tossicodipendenza e prostituzione organizzata divenne il marchio di fabbrica della mafia di Luciano negli anni trenta. Nel 1935 controllava duecento bordelli solamente a New York e circa mille duecento prostitute, unendo questo alle scommesse e dal controllo dei sindacati la mafia aveva nuovamente raggiunto la sua sicurezza finanziaria. 

 

Attraverso minacce e taglio dei prezzi la svolta data da Luciano si fece sentire presto nelle strade di New York. Con il crollo della purezza dell’eroina, fumarla non produceva più gli effetti desiderati, costringendo i consumatori a doversela iniettare sotto pelle. Secondo uno spacciatore di Times Square: «gli italiani stavano vendendo merda piena di chimica e acidi… sono talmente tanto affamati di soldi che l’hanno tagliata almeno una mezza dozzina di volte».

 

Verso la fine degli anni Trenta, in ogni caso, l’organizzazione di Luciano cominciò a perdere colpi. Lo schema quasi industriale con cui aveva costruito il suo monopolio sulla prostituzione soprattutto, si rivoltò contro di lui. Le prostitute si organizzarono per denunciarlo. Thomas Edmund Dewey quindi, procuratore distrettuale di New York, dopo aver già condannato Waxey Gordon, riuscì a infliggere una pena dai trenta ai cinquant’anni a Luciano e ai suoi nove coimputati italiani ed ebrei, per prostituzione forzata.

 

Durante gli anni Trenta la quasi totalità delleroina arrivava da raffinerie posizionate a Shanghai e a Tientsin, con qualche eccezione della Marsiglia dei corsi e della tratta del Medio Oriente in mano ai fratelli Eliopoulos. Con la fine della guerra le raffinerie cinesi avevano appena ricominciato a produrre ma con l’arrivo a Shanghai di Mao Tse-Tung e del suo esercito, tutti i trafficanti dovettero sparire. I fratelli Eliopoulos si erano ritirati con l’arrivo del conflitto e i marsigliesi soffrirono dell’alleanza con la Gestapo che li aveva infine portati alla rovina o all’esilio. La mafia in Sicilia allo stesso modo era ridotta ai minimi termini avendo sofferto vent’anni di oppressione da parte della polizia fascista di Mussolini. 

 

Con larrivo della guerra, l’attenzione maniacale derivata dalla potenziale presenza di spie aveva reso gli accessi al territorio statunitense praticamente invalicabili. La maggioranza dei tossicodipendenti erano stati forzati a trovare una soluzione alla mancanza di materia prima e di conseguenza il consumo di eroina negli Stati Uniti si era ridotto al minimo storico. Assieme a questo, gli operatori logistici illegali del traffico di stupefacenti avevano sofferto della mancanza di introiti e avevano raggiunto un livello di debolezza mai visto.

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Con la tossicodipendenza ai minimi storici nella società americana e la malavita mondiale ridotta in ginocchio da anni di distruzione e oppressione militare, la possibilità di far scomparire per sempre il narcotraffico era alla portata di mano della polizia americana. Al contrario, invece, la volontà della CIA fu quella di utilizzare questi canali irregolari per produrre dei proxy coperti in grado di operare nel momento del bisogno al lontano da sguardi indiscreti e senza necessità di ottenere l’approvazione del congresso o, peggio ancora, del popolo americano. Operazioni clandestine pagate dal narcodollaro a favore della lotta al comunismo.

 

La stessa situazione si può ritrovare a pochi decenni di distanza incontrando però attori diversi che seguono uno schema simile. La filiera produttiva latino americana venne preferita a quella asiatica ma allo stesso modo gruppi di proxy favoriti da ufficiali della CIA spinsero l’afflusso di cocaina prima e del suo surrogato povero, il crack, in seguito negli Stati Uniti. La quantità enorme di coca raffinata che arrivò in quegli anni negli Stati Uniti portò a stravolgere la cultura dell’epoca, non solo americana. 

 

Ne parlò in anticipo sui tempi Gary Webb con i suoi articoli online nel 1996 sul sito del San José Mercury News che divennero poi Dark Alliance: The CIA, the Contras and the Crack Cocaine Explosion. Venne screditato apertamente dal gotha del giornalismo e dell’intellighenzia americana che produssero contro di lui svariati rapporti negando l’esistenza di prove e assieme anche qualsiasi possibilità di replica.

 

La vita di Webb, in seguito anche a una profonda depressione conseguenza delle difficoltà che dovette affrontare, terminò con quello che è stato ritenuto un suicidio frutto di ben due colpi di pistola alla testa. 

 

Marco Dolcetta Capuzzo

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Immagine: foto segnaletica di Bugsy Siegel, dipartimento di Polizia di Nuova York, 12 aprile 1928.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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