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Spirito

Mons. Viganò: lo scandalo delle Messe proibite a San Pietro

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Renovatio 21 riprende da Duc in Altum questo scritto dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

 

 

 

Exivit de templo

A proposito della scandalosa proibizione delle Ss. Messe private nella Basilica di San Pietro in Vaticano

 

 

Jesus autem abscondit se, et exivit de templo.

Gv 8, 59

 

 

 

Il 12 marzo scorso, con una ordinanza senza firma, senza numero di protocollo e senza destinatario, la Prima Sezione della Segreteria di Stato ha vietato la celebrazione delle Messe private nella Basilica di San Pietro in Vaticano, a decorrere dalla Prima Domenica di Passione.

 

La dottrina cattolica ci insegna quale sia il valore della Santa Messa, quale la gloria resa alla Santissima Trinità, quale la potenza del Santo Sacrificio per i vivi e per i defunti

Nei giorni successivi i Cardinali Raymond L. Burke, Gerhard L. Müller, Walter Brandmüller, Robert Sarah e Giuseppe Zen hanno espresso il proprio motivato sconcerto per questa decisione, che per la forma irrituale nella quale è stata redatta lascia intuire un ordine esplicito di Jorge Mario Bergoglio.

 

La dottrina cattolica ci insegna quale sia il valore della Santa Messa, quale la gloria resa alla Santissima Trinità, quale la potenza del Santo Sacrificio per i vivi e per i defunti.

 

Sappiamo parimenti che il valore e l’efficacia della Santa Messa non dipendono dal numero dei fedeli che vi assistono né dalla dignità del celebrante, ma dalla reiterazione in forma incruenta dello stesso Sacrificio della Croce per opera del sacerdote celebrante, il quale agisce in persona Christi e a nome di tutta la Santa Chiesa: suscipiat Dominus sacrificium de manibus tuis, ad laudem et gloriam nominis sui; ad utilitatem quoque nostram totiusque Ecclesiae suae sanctae.

 

Il valore e l’efficacia della Santa Messa non dipendono dal numero dei fedeli che vi assistono né dalla dignità del celebrante, ma dalla reiterazione in forma incruenta dello stesso Sacrificio della Croce per opera del sacerdote celebrante, il quale agisce in persona Christi

La scandalosa decisione di un anonimo funzionario della Segreteria di Stato, facilmente identificabile nell’innominabile monsignor Edgar Peña Parra, rappresenta purtroppo una esplicitazione della prassi delle Diocesi di tutto il mondo: sono sessant’anni che le deviazioni dottrinali introdotte dal Vaticano II insinuano che la Messa senza popolo non abbia valore, o che ne abbia meno rispetto ad una concelebrazione o ad una Messa alla quale assistono i fedeli.

 

Le norme liturgiche postconciliari vietano l’erezione di più altari nella stessa chiesa e prescrivono che durante la celebrazione di una Messa all’altare maggiore non si debbano celebrare altre Messe negli altari laterali.

 

Lo stesso Missale Romanum montiniano prevede addirittura un rito specifico per la Missa sine populo, nel quale sono omessi i saluti – ad esempio il Dominus vobiscum o l’Orate, fratres – come se, oltre ai presenti, non assistessero al Sacrificio Eucaristico anche la Corte celeste e le anime purganti.

 

Quando un sacerdote si presenta in qualsiasi sacristia dell’orbe chiedendo di poter celebrare la Messa – non dico nel rito tridentino, ma anche in quello riformato – si sente rispondere invariabilmente che può unirsi alla concelebrazione già prevista, e in ogni caso è guardato con sospetto se chiede di poter celebrare senza avere al seguito qualche fedele. Inutile obiettare che la Messa privata è un diritto di ogni sacerdote: la mens conciliare sa andare ben oltre la lettera della legge per applicare con tetragona coerenza lo spirito del Vaticano II manifestandone la vera natura.

La Messa riformata è stata modificata per attenuare, tacere o negare esplicitamente quei dogmi cattolici che costituiscono un ostacolo al dialogo ecumenico

 

D’altra parte, la Messa riformata è stata modificata per attenuare, tacere o negare esplicitamente quei dogmi cattolici che costituiscono un ostacolo al dialogo ecumenico: parlare dei quattro fini della Messa è considerato scandaloso, perché questa dottrina disturba quanti negano il valore latreutico, propiziatorio, di azione di grazie e impetratorio del Santo Sacrificio, definiti dal Concilio di Trento.

 

Per i Modernisti non vi è nulla di più detestabile della celebrazione contemporanea di più Messe, così come è intollerabile la celebrazione coram Sanctissimo (cioè davanti al tabernacolo posto sopra l’altare). La Santa Messa, per costoro, è una cena, una festa conviviale, e non un sacrificio: per questo l’altare è sostituito da una tavola e il tabernacolo non è più presente sopra l’altare, spostato in «un luogo più consono per la preghiera e il raccoglimento»; per questo il celebrante è rivolto al popolo e non a Dio.

 

L’ordinanza della Segreteria di Stato, al di là dello sgarbo nei riguardi dei Canonici della Basilica e dell’ipocrita escamotage dell’assenza di firma e protocollo, rappresenta solo l’ultima conferma di un dato di fatto che evidentemente non vuole essere né ammesso né contrastato da quanti, pur con buone intenzioni, si ostinano a considerare i singoli atti senza volerli inquadrare nel contesto più vasto del cosiddetto postconcilio, alla luce del quale anche i più insignificanti cambiamenti acquistano una coerenza inquietante e dimostrano la valenza eversiva del Vaticano II.

Per i Modernisti non vi è nulla di più detestabile della celebrazione contemporanea di più Messe, così come è intollerabile la celebrazione coram Sanctissimo (cioè davanti al tabernacolo posto sopra l’altare)

 

Il quale, è ben vero, ribadisce a parole il valore della Messa privata – come ricorda Sua Eminenza Burke nel suo recente intervento – ma di fatto l’ha resa appannaggio di qualche «nostalgico» destinato all’estinzione o di gruppi di fedeli eccentrici

 

La sufficienza con cui i liturgisti pontificano su questi temi è indicativa di un’insofferenza per tutto ciò che di Cattolico sopravvive nel martoriato corpo ecclesiale. Sempre in coerenza con questa impostazione, Bergoglio può impunemente negare a Maria Santissima il titolo di Mediatrice e Corredentrice, con il solo intento di compiacere i Luterani, secondo cui i «papisti» idolatrano una donna e negano che Gesù Cristo sia l’unico Mediatore.

 

Proibire oggi le Messe private a San Pietro legittima gli abusi delle altre Basiliche e chiese dell’orbe, dove questo divieto vigeva già da decenni pur senza esser mai stato formulato esplicitamente. Ed è ancor più significativo che questo abuso sia imposto con un atto apparentemente ufficiale, nel quale l’autorità della Segreteria di Stato dovrebbe mettere a tacere, per timore reverenziale, quanti vorrebbero rimanere Cattolici nonostante gli sforzi di senso contrario dell’attuale Gerarchia. Ma chi già prima di Benedetto XVI voleva celebrare la Santa Messa a San Pietro non aveva vita facile, ed era scacciato dal tempio, al pari di uno scomunicato vitandus, se solo osava celebrare il Novus Ordo in latino; non parliamo poi del rito tridentino.

 

Bergoglio può impunemente negare a Maria Santissima il titolo di Mediatrice e Corredentrice, con il solo intento di compiacere i Luterani, secondo cui i «papisti» idolatrano una donna e negano che Gesù Cristo sia l’unico Mediatore

Certo, per i neomodernisti si possono proibire le Messe private e si cercherà anche di abrogare il Motu proprio Summorum Pontificum perché – come ha di recente ammesso «Max Beans», uno dei più zelanti cortigiani di Santa Marta – la liturgia tridentina presuppone una dottrina che è intrinsecamente opposta alla teologia conciliare. Ma se siamo giunti allo scandalo della proibizione delle Messe private in San Pietro, lo dobbiamo anche al modus operandi dei Novatori, i quali procedono per gradi applicando in campo liturgico, dottrinale e morale i principi della «finestra di Overton».

 

Riconosciamolo: questi ammiccamenti indecorosi a eretici e scismatici rispondono ad una strategia rivolta alle sette acattoliche che trova il proprio completamento nella più ampia strategia rivolta alle religioni non cristiane e alle ideologie neopagane oggi imperanti. Solo così si comprende questa deliberata volontà di assecondare i nemici di Cristo, per piacere al mondo e al suo principe.

 

In quest’ottica vanno lette le proiezioni di animali sulla facciata della Basilica Vaticana; l’ingresso dell’idolo della pachamama portato a spalle da Vescovi e chierici; l’offerta dedicata alla Madre Terra posta sull’altare della Confessione durante una Messa presieduta da Bergoglio; la diserzione dell’altare papale da parte di colui che rifiuta il titolo di Vicario di Cristo; la soppressione delle celebrazioni con il pretesto della pandemia e la loro sostituzione con cerimonie che ricordano il culto della personalità dei regimi comunisti; la piazza completamente immersa nelle tenebre per allinearsi ai nuovi riti dell’ecologismo globalista.

Questi ammiccamenti indecorosi a eretici e scismatici rispondono ad una strategia rivolta alle sette acattoliche che trova il proprio completamento nella più ampia strategia rivolta alle religioni non cristiane e alle ideologie neopagane oggi imperanti

 

Questo moderno vitello d’oro attende il ritorno di un Mosé che scenda dal Sinai e restauri nella vera Fede i Cattolici dopo aver scacciato i nuovi idolatri, seguaci dell’Aronne di Santa Marta. E non si osi parlare di misericordia o di amore: niente è più distante dalla Carità dell’atteggiamento di chi, rappresentando l’autorità di Dio in terra, ne abusa per confermare nell’errore le anime che Cristo gli ha affidato con l’ordine di pascerle. Il pastore che lascia aperto l’ovile e incita le pecore a uscirne mandandole nelle fauci dei lupi rapaci è un mercenario e un alleato del Maligno, e ne dovrà render conto al Pastore Supremo.

 

Dinanzi a questo ennesimo scandalo, possiamo constatare con sgomento il silenzio pavido e complice dei prelati: dove sono gli altri Cardinali, dov’è l’Arciprete emerito della Basilica, dov’è il cardinale Re, che come me ha celebrato per anni, quotidianamente, la sua Messa privata in San Pietro? Perché ora tacciono di fronte a tanto sopruso?

 

Come avviene anche in ambito civile in occasione della pandemia e della violazione dei diritti naturali da parte dell’autorità temporale, così anche in ambito ecclesiastico la dittatura ha bisogno di sudditi senza nerbo e senza ideali per imporsi.

Dio non voglia che l’inferno in terra che va instaurandosi in nome del globalismo non sia che la conseguenza dell’ignavia e della pavidità, anzi del tradimento di tanti, troppi chierici e laici

 

In altri tempi la Basilica vaticana sarebbe stata presa d’assedio dai sacerdoti, prime vittime di questa odiosa tirannide che ha l’improntitudine di spacciarsi per democratica e sinodale.

 

Dio non voglia che l’inferno in terra che va instaurandosi in nome del globalismo non sia che la conseguenza dell’ignavia e della pavidità, anzi del tradimento di tanti, troppi chierici e laici.

 

La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, sta avvicinandosi alla sua Passione, per compiere nelle proprie membra i patimenti del suo Capo.

 

La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, sta avvicinandosi alla sua Passione, per compiere nelle proprie membra i patimenti del suo Capo

Siano questi giorni che ci separano dalla Resurrezione del nostro Redentore uno sprone alla preghiera, alla penitenza e al sacrificio, affinché possiamo unirci alla Beata Passione di Nostro Signore in spirito di espiazione e di riparazione, secondo la dottrina della Comunione dei Santi che ci permette, nel vincolo della vera Carità, di fare del bene ai nostri nemici e invocare da Dio la conversione dei peccatori: anche di quelli che la Provvidenza ci ha inflitto come Superiori temporali ed ecclesiastici.

 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

 

31 marzo 2021

Feria Quarta Hebdomadae Sanctae

 

 

 

 

 

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Gender

Celebrato in chiesa un «quasi matrimonio» omosessuale

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Il sito della Catholic News Agency, ripreso dal National Catholic Register e da altri media, riporta una cerimonia celebrata da un sacerdote dell’arcidiocesi di Chicago, padre Joseph Williams, responsabile della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli, amministrata dai sacerdoti della Congregazione della Missione (CM) o Lazzaristi.

 

I fatti

Un video, disponibile su un account Instagram, mostra una cerimonia che sembra un matrimonio, ma le due persone coinvolte sono donne: Kelli Beard e Myah Knight, quest’ultima per 14 anni pastore delle comunità metodiste unite intorno a Chicago.

 

Contattato da OSV News, il sacerdote ha ammesso di essere il celebrante visibile nel video e che la benedizione, che ha detto di aver impartito su richiesta delle interessate, si è svolta nella parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli. La scena è stata girata utilizzando un cellulare. La chiesa sembra vuota, ma il sacerdote indossa camice e stola.

 

Il sacerdote si rivolge alle due donne e chiede loro: «vi impegnate di nuovo liberamente ad amarvi come santi sposi e a vivere insieme in pace e concordia per sempre?» – «Noi lo facciamo, io lo faccio», rispondono. Padre Williams continua: «Dio d’amore, aumenta e consacra l’amore che Kelli e Myah nutrono l’una per l’altra».

 

Anche se non c’è scambio di anelli, il sacerdote dice: «Possano gli anelli che si sono scambiati essere un segno della loro lealtà e del loro impegno. Possano continuare a prosperare nella tua grazia e benedizione. Questo te lo chiediamo per Cristo nostro Signore». Conclude facendo il segno della croce, dicendo: «Scenda su di voi la benedizione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo».

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Spiegazioni confuse e contraddittorie

Nella sua risposta a OSV News, padre Williams ha giustificato l’uso del camice e della stola: «Io lo faccio così. Quando vado a casa di qualcuno per benedire la sua casa, indosso il camice e la stola. (…) Questo è quello che faccio come prete. Fa parte del mio abbigliamento».

 

Quanto a Fiducia Supplicans, ha spiegato che il suo agire derivava dalla sua «comprensione del testo». Aggiunge che «il Santo Padre ha detto che le coppie dello stesso sesso possono essere benedette purché non rifletta una situazione matrimoniale (…) purché sia ​​chiaro che non si tratta di un matrimonio».

 

Si difende in ogni caso. Quando la signora Knight aveva chiesto la benedizione, padre Williams le aveva detto: «Per favore, capisca che questo non è in alcun modo un matrimonio, un matrimonio vero e proprio, o qualcosa del genere. È semplicemente una benedizione delle persone».

 

Tuttavia, ha spiegato ulteriormente a OSV News che l’uso del termine «santi sposi» nella benedizione da lui scritta intendeva significare «coppia». – Deve essere uno scherzo… «santi sposi» per persone in situazione di peccato oggettivamente grave!

 

OSV News è stata piuttosto aggressiva nell’inviare un collegamento al video all’arcidiocesi di Chicago per un commento; nonché al cardinale Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) che ha prodotto Fiducia supplicans, per un parere su questo atto.

 

Una deriva prevedibile e inevitabile

Non c’era bisogno di essere profeti per dire che questa situazione si sarebbe verificata prima o poi, una volta pubblicata Fiducia supplicans. E questa probabilmente è solo la punta dell’iceberg. La situazione continuerà a peggiorare e le cerimonie diventeranno esplicitamente «matrimoni».

 

Non esistono trentasei modi per fermare questa deriva mostruosa: eliminare la deriva iniziale, cioè la dichiarazione stessa. Intanto il responsabile in primis di questa cerimonia di Chicago è il prefetto del DDF. È lui che dovrà rispondere innanzitutto a Dio.

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Immagine di Richie D. via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Spirito

Il mese di Maria: la sua storia

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La dedicazione di un mese a una particolare devozione è una forma relativamente recente di pietà popolare, che non trova riscontro nella pratica generale fino al XVIII secolo.   Così il mese di San Giuseppe (marzo), iniziato a Viterbo, fu approvato da Pio IX il 12 giugno 1855; il mese del Rosario (ottobre), nato in Spagna, fu approvato da Pio IX il 28 luglio 1868 e raccomandato da Leone XIII (1883); il mese del Sacro Cuore (giugno), nato nel Convento di Notre Dame des Oiseaux di Parigi nel 1833 e promosso da Mons. de Quelen, fu approvato da Pio IX l’8 maggio 1873.   Il mese del SS. Nome di Gesù fu approvato da Leone XIII nel 1902 (gennaio), e il mese del Preziosissimo Sangue approvato da Pio IX nel 1850 (luglio); il mese dell’Addolorata fu approvato da Pio IX nel 1857 (settembre), il mese delle Anime del Purgatorio approvato da Leone XIII nel 1888 (novembre).  

Il mese di Maria

Già nel XIII secolo ne troviamo menzione nei poemi a Maria (Cantigas de Santa Maria) del re Alfonso X di Castiglia, detto il Saggio (1252-1284). Paragona la bellezza di Maria a quella del mese di maggio. Nel secolo successivo, il beato domenicano Henri Suso aveva, nel tempo dei fiori, l’abitudine di intrecciare corone per offrirle, il primo giorno di maggio, alla Vergine.   Nel 1549 un benedettino, V. Seidl, pubblicò un libro intitolato Il mese spirituale di maggio, quando già san Filippo Neri esortava i giovani a mostrare speciale culto a Maria durante il mese di maggio, in cui radunava i fanciulli intorno all’altare della beata Vergine per offrirle, con i fiori di primavera, le virtù che aveva fatto sbocciare nelle loro giovani anime.

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La diffusione del «mese di Maria» deve molto ai gesuiti italiani che, all’inizio del XVIII secolo, pubblicarono numerose opere sull’argomento. Così il padre gesuita Alfonso Muzzarelli pubblicò nel 1785 a Ferrara (Italia) Il mese di Maria, osìa di Maggio consacrato a Maria SS., che ebbe larga diffusione. Offre meditazioni sulle virtù della Vergine per ogni giorno del mese di maggio.   I Camilliani rivendicano l’onore di aver inaugurato il mese mariano nella sua forma attuale, nel 1784. I Gesuiti ne sottolinearono l’aspetto familiare raccomandando che, alla vigilia del primo maggio, in ogni casa fosse eretto un altare a Maria, ornato di fiori, davanti al quale la famiglia si riuniva per recitare preghiere in onore della Beata Vergine ogni giorno del mese, prima di estrarre a sorte un biglietto che indicasse la virtù da praticare il giorno successivo.   Queste pratiche caddero in disuso negli anni ’70.  

Il mese di Maria in Francia

Grazie all’opera dei Gesuiti, il «mese di Maria» giunse in Francia alla vigilia della Rivoluzione. La venerabile Luisa di Francia, figlia di Luigi XV e priora del Carmelo di Saint-Denis, ne fu una zelante propagatrice. Questa pratica ebbe un carattere generale solo con le missioni popolari della Restaurazione, e la sua approvazione ufficiale da parte della Santa Sede (21 novembre 1815).   Dopo i giansenisti, il clero costituzionale si oppose ferocemente a questa devozione e sappiamo che mons.Belmas, vescovo concordatario di Cambrai, già vescovo costituzionale dell’Aude, ne fu risoluto oppositore. Ma grazie all’approvazione di Pio VII, la devozione finì per trionfare.   Ricordiamo infine che, dal 10 febbraio 1638, la Francia è stata ufficialmente consacrata alla Beata Vergine in seguito al voto pronunciato dal re Luigi XIII.   Approfittiamo di questo mese a Lei dedicato per chiedere alla Madre del Salvatore la sua potente protezione su di noi, sulla nostra Patria e sulle nostre famiglie, e per pregarla di affrettare il trionfo del suo Cuore Immacolato.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine: Gerard David (circa 1450/1460–1523), La vergine tra le vergini, Musée des Beaux-Arts, Rouen Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Spirito

La Dignitas Infinita di papa Francesco contraddice la dottrina della Chiesa su pena di morte e sulla guerra: parla il vescovo Eleganti

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Renovatio 21 riporta questo testo del vescovo svizzero Marian Eleganti apparso su LifeSiteNews.

 

Si intitola Dignitas infinita l’ultimo documento del Dicastero per la dottrina della fede e attribuisce «dignità infinita» all’essere umano. Preferisco il termine «dignità inviolabile». Dovremmo invece riservare a Dio la categoria «infinito», perché si applica realmente solo a Lui. Tutte le creature sono «finite» o «contingenti». La «dignità infinita» per gli esseri umani sembra grandiosa e in qualche modo irrazionale.

 

Nel Libro della Genesi la pena di morte è giustificata dal fatto che l’uomo è fatto a immagine di Dio. Secondo il primo libro delle Sacre Scritture, se qualcuno uccide un altro essere umano, merita di morire. Perché? Perché ha misconosciuto la dignità di essere immagine di Dio nel prossimo e non ha rispettato l’inviolabilità ad essa connessa. Commettendo un omicidio, perde (latae sententiae) il proprio diritto alla vita. Viene punito con la morte.

 

La pena di morte viene così giustificata qui con la dignità dell’uomo come immagine di Dio, mentre nel documento del Dicastero per la Dottrina della Fede viene respinta con la stessa argomentazione. Questa è una contraddizione.

 

Papa Francesco e il suo protetto e ghostwriter, il cardinale Fernandez, con la loro posizione si allontanano dalla tradizione e si confrontano con grandi studiosi cattolici che hanno pensato diversamente al riguardo e hanno giustificato la dottrina tradizionale della guerra giusta e della pena di morte con criteri basati sulla giustizia in modo razionale vincolato dalla teologia della rivelazione.

 

Le loro argomentazioni dovrebbero essere affrontate e se ne dovrebbero fornire di migliori. Ma aspettiamo invano. Allora come può essere giustificata l’autodifesa dell’Ucraina se gli atti di guerra o le guerre non possono essere giustificate in nessun caso – nemmeno nell’autodifesa (cfr. la tradizionale dottrina della guerra giusta)? A questo scopo devono esistere criteri oggettivi e razionali. L’insegnamento tradizionale della Chiesa ce li ha forniti. Oggi riscriviamo semplicemente il catechismo.

 

Non sono un sostenitore della pena di morte, e l’esperienza di come e da chi è stata ed è praticata in tutto il mondo nel passato e nel presente dà motivo di metterla in discussione e rifiutarla in questa forma. Ma chi la mette al bando in ogni caso come ultima ratio, mette in discussione la Parola di Dio e, su questa base, la tradizione pedagogica della Chiesa. Presumono di saperne di più oggi. I dubbi sono appropriati.

 

Si ricorda (CCC [ Il Catechismo della Chiesa Cattolica ] 1997/2003):

 

2267 [sulla pena di morte] L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.

 

Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.

 

Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo «sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti»( Evangelium Vitae 56).

 

2309 [sulla guerra giusta]: Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

 

— che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;

 

— che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;

 

— che ci siano fondate condizioni di successo;

 

— che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

 

Marian Eleganti

Vescovo

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Immagine screenshot da YouTube

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