Spirito
Mons. Viganò: lo scandalo delle Messe proibite a San Pietro

Renovatio 21 riprende da Duc in Altum questo scritto dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò.
Exivit de templo
A proposito della scandalosa proibizione delle Ss. Messe private nella Basilica di San Pietro in Vaticano
Jesus autem abscondit se, et exivit de templo.
Gv 8, 59
Il 12 marzo scorso, con una ordinanza senza firma, senza numero di protocollo e senza destinatario, la Prima Sezione della Segreteria di Stato ha vietato la celebrazione delle Messe private nella Basilica di San Pietro in Vaticano, a decorrere dalla Prima Domenica di Passione.
La dottrina cattolica ci insegna quale sia il valore della Santa Messa, quale la gloria resa alla Santissima Trinità, quale la potenza del Santo Sacrificio per i vivi e per i defunti
Nei giorni successivi i Cardinali Raymond L. Burke, Gerhard L. Müller, Walter Brandmüller, Robert Sarah e Giuseppe Zen hanno espresso il proprio motivato sconcerto per questa decisione, che per la forma irrituale nella quale è stata redatta lascia intuire un ordine esplicito di Jorge Mario Bergoglio.
La dottrina cattolica ci insegna quale sia il valore della Santa Messa, quale la gloria resa alla Santissima Trinità, quale la potenza del Santo Sacrificio per i vivi e per i defunti.
Sappiamo parimenti che il valore e l’efficacia della Santa Messa non dipendono dal numero dei fedeli che vi assistono né dalla dignità del celebrante, ma dalla reiterazione in forma incruenta dello stesso Sacrificio della Croce per opera del sacerdote celebrante, il quale agisce in persona Christi e a nome di tutta la Santa Chiesa: suscipiat Dominus sacrificium de manibus tuis, ad laudem et gloriam nominis sui; ad utilitatem quoque nostram totiusque Ecclesiae suae sanctae.
Il valore e l’efficacia della Santa Messa non dipendono dal numero dei fedeli che vi assistono né dalla dignità del celebrante, ma dalla reiterazione in forma incruenta dello stesso Sacrificio della Croce per opera del sacerdote celebrante, il quale agisce in persona Christi
La scandalosa decisione di un anonimo funzionario della Segreteria di Stato, facilmente identificabile nell’innominabile monsignor Edgar Peña Parra, rappresenta purtroppo una esplicitazione della prassi delle Diocesi di tutto il mondo: sono sessant’anni che le deviazioni dottrinali introdotte dal Vaticano II insinuano che la Messa senza popolo non abbia valore, o che ne abbia meno rispetto ad una concelebrazione o ad una Messa alla quale assistono i fedeli.
Le norme liturgiche postconciliari vietano l’erezione di più altari nella stessa chiesa e prescrivono che durante la celebrazione di una Messa all’altare maggiore non si debbano celebrare altre Messe negli altari laterali.
Lo stesso Missale Romanum montiniano prevede addirittura un rito specifico per la Missa sine populo, nel quale sono omessi i saluti – ad esempio il Dominus vobiscum o l’Orate, fratres – come se, oltre ai presenti, non assistessero al Sacrificio Eucaristico anche la Corte celeste e le anime purganti.
Quando un sacerdote si presenta in qualsiasi sacristia dell’orbe chiedendo di poter celebrare la Messa – non dico nel rito tridentino, ma anche in quello riformato – si sente rispondere invariabilmente che può unirsi alla concelebrazione già prevista, e in ogni caso è guardato con sospetto se chiede di poter celebrare senza avere al seguito qualche fedele. Inutile obiettare che la Messa privata è un diritto di ogni sacerdote: la mens conciliare sa andare ben oltre la lettera della legge per applicare con tetragona coerenza lo spirito del Vaticano II manifestandone la vera natura.
La Messa riformata è stata modificata per attenuare, tacere o negare esplicitamente quei dogmi cattolici che costituiscono un ostacolo al dialogo ecumenico
D’altra parte, la Messa riformata è stata modificata per attenuare, tacere o negare esplicitamente quei dogmi cattolici che costituiscono un ostacolo al dialogo ecumenico: parlare dei quattro fini della Messa è considerato scandaloso, perché questa dottrina disturba quanti negano il valore latreutico, propiziatorio, di azione di grazie e impetratorio del Santo Sacrificio, definiti dal Concilio di Trento.
Per i Modernisti non vi è nulla di più detestabile della celebrazione contemporanea di più Messe, così come è intollerabile la celebrazione coram Sanctissimo (cioè davanti al tabernacolo posto sopra l’altare). La Santa Messa, per costoro, è una cena, una festa conviviale, e non un sacrificio: per questo l’altare è sostituito da una tavola e il tabernacolo non è più presente sopra l’altare, spostato in «un luogo più consono per la preghiera e il raccoglimento»; per questo il celebrante è rivolto al popolo e non a Dio.
L’ordinanza della Segreteria di Stato, al di là dello sgarbo nei riguardi dei Canonici della Basilica e dell’ipocrita escamotage dell’assenza di firma e protocollo, rappresenta solo l’ultima conferma di un dato di fatto che evidentemente non vuole essere né ammesso né contrastato da quanti, pur con buone intenzioni, si ostinano a considerare i singoli atti senza volerli inquadrare nel contesto più vasto del cosiddetto postconcilio, alla luce del quale anche i più insignificanti cambiamenti acquistano una coerenza inquietante e dimostrano la valenza eversiva del Vaticano II.
Per i Modernisti non vi è nulla di più detestabile della celebrazione contemporanea di più Messe, così come è intollerabile la celebrazione coram Sanctissimo (cioè davanti al tabernacolo posto sopra l’altare)
Il quale, è ben vero, ribadisce a parole il valore della Messa privata – come ricorda Sua Eminenza Burke nel suo recente intervento – ma di fatto l’ha resa appannaggio di qualche «nostalgico» destinato all’estinzione o di gruppi di fedeli eccentrici
La sufficienza con cui i liturgisti pontificano su questi temi è indicativa di un’insofferenza per tutto ciò che di Cattolico sopravvive nel martoriato corpo ecclesiale. Sempre in coerenza con questa impostazione, Bergoglio può impunemente negare a Maria Santissima il titolo di Mediatrice e Corredentrice, con il solo intento di compiacere i Luterani, secondo cui i «papisti» idolatrano una donna e negano che Gesù Cristo sia l’unico Mediatore.
Proibire oggi le Messe private a San Pietro legittima gli abusi delle altre Basiliche e chiese dell’orbe, dove questo divieto vigeva già da decenni pur senza esser mai stato formulato esplicitamente. Ed è ancor più significativo che questo abuso sia imposto con un atto apparentemente ufficiale, nel quale l’autorità della Segreteria di Stato dovrebbe mettere a tacere, per timore reverenziale, quanti vorrebbero rimanere Cattolici nonostante gli sforzi di senso contrario dell’attuale Gerarchia. Ma chi già prima di Benedetto XVI voleva celebrare la Santa Messa a San Pietro non aveva vita facile, ed era scacciato dal tempio, al pari di uno scomunicato vitandus, se solo osava celebrare il Novus Ordo in latino; non parliamo poi del rito tridentino.
Bergoglio può impunemente negare a Maria Santissima il titolo di Mediatrice e Corredentrice, con il solo intento di compiacere i Luterani, secondo cui i «papisti» idolatrano una donna e negano che Gesù Cristo sia l’unico Mediatore
Certo, per i neomodernisti si possono proibire le Messe private e si cercherà anche di abrogare il Motu proprio Summorum Pontificum perché – come ha di recente ammesso «Max Beans», uno dei più zelanti cortigiani di Santa Marta – la liturgia tridentina presuppone una dottrina che è intrinsecamente opposta alla teologia conciliare. Ma se siamo giunti allo scandalo della proibizione delle Messe private in San Pietro, lo dobbiamo anche al modus operandi dei Novatori, i quali procedono per gradi applicando in campo liturgico, dottrinale e morale i principi della «finestra di Overton».
Riconosciamolo: questi ammiccamenti indecorosi a eretici e scismatici rispondono ad una strategia rivolta alle sette acattoliche che trova il proprio completamento nella più ampia strategia rivolta alle religioni non cristiane e alle ideologie neopagane oggi imperanti. Solo così si comprende questa deliberata volontà di assecondare i nemici di Cristo, per piacere al mondo e al suo principe.
In quest’ottica vanno lette le proiezioni di animali sulla facciata della Basilica Vaticana; l’ingresso dell’idolo della pachamama portato a spalle da Vescovi e chierici; l’offerta dedicata alla Madre Terra posta sull’altare della Confessione durante una Messa presieduta da Bergoglio; la diserzione dell’altare papale da parte di colui che rifiuta il titolo di Vicario di Cristo; la soppressione delle celebrazioni con il pretesto della pandemia e la loro sostituzione con cerimonie che ricordano il culto della personalità dei regimi comunisti; la piazza completamente immersa nelle tenebre per allinearsi ai nuovi riti dell’ecologismo globalista.
Questi ammiccamenti indecorosi a eretici e scismatici rispondono ad una strategia rivolta alle sette acattoliche che trova il proprio completamento nella più ampia strategia rivolta alle religioni non cristiane e alle ideologie neopagane oggi imperanti
Questo moderno vitello d’oro attende il ritorno di un Mosé che scenda dal Sinai e restauri nella vera Fede i Cattolici dopo aver scacciato i nuovi idolatri, seguaci dell’Aronne di Santa Marta. E non si osi parlare di misericordia o di amore: niente è più distante dalla Carità dell’atteggiamento di chi, rappresentando l’autorità di Dio in terra, ne abusa per confermare nell’errore le anime che Cristo gli ha affidato con l’ordine di pascerle. Il pastore che lascia aperto l’ovile e incita le pecore a uscirne mandandole nelle fauci dei lupi rapaci è un mercenario e un alleato del Maligno, e ne dovrà render conto al Pastore Supremo.
Dinanzi a questo ennesimo scandalo, possiamo constatare con sgomento il silenzio pavido e complice dei prelati: dove sono gli altri Cardinali, dov’è l’Arciprete emerito della Basilica, dov’è il cardinale Re, che come me ha celebrato per anni, quotidianamente, la sua Messa privata in San Pietro? Perché ora tacciono di fronte a tanto sopruso?
Come avviene anche in ambito civile in occasione della pandemia e della violazione dei diritti naturali da parte dell’autorità temporale, così anche in ambito ecclesiastico la dittatura ha bisogno di sudditi senza nerbo e senza ideali per imporsi.
Dio non voglia che l’inferno in terra che va instaurandosi in nome del globalismo non sia che la conseguenza dell’ignavia e della pavidità, anzi del tradimento di tanti, troppi chierici e laici
In altri tempi la Basilica vaticana sarebbe stata presa d’assedio dai sacerdoti, prime vittime di questa odiosa tirannide che ha l’improntitudine di spacciarsi per democratica e sinodale.
Dio non voglia che l’inferno in terra che va instaurandosi in nome del globalismo non sia che la conseguenza dell’ignavia e della pavidità, anzi del tradimento di tanti, troppi chierici e laici.
La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, sta avvicinandosi alla sua Passione, per compiere nelle proprie membra i patimenti del suo Capo.
La Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, sta avvicinandosi alla sua Passione, per compiere nelle proprie membra i patimenti del suo Capo
Siano questi giorni che ci separano dalla Resurrezione del nostro Redentore uno sprone alla preghiera, alla penitenza e al sacrificio, affinché possiamo unirci alla Beata Passione di Nostro Signore in spirito di espiazione e di riparazione, secondo la dottrina della Comunione dei Santi che ci permette, nel vincolo della vera Carità, di fare del bene ai nostri nemici e invocare da Dio la conversione dei peccatori: anche di quelli che la Provvidenza ci ha inflitto come Superiori temporali ed ecclesiastici.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
31 marzo 2021
Feria Quarta Hebdomadae Sanctae
Gender
Papa Leone XIV nomina un arcivescovo pro-LGBT a ruoli chiave in Vaticano

Papa Leone XIV ha promosso un vescovo che ha sostenuto le liturgie a tema LGBT a una posizione di consulenza all’interno della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, parte del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, diretto dal cardinale Kurt Koch.
L’arcivescovo Bernard Longley di Birmingham, in Inghilterra, ha ricevuto tre nomine dal Vaticano da giugno, nonostante la sua lunga storia di sostegno a iniziative della Chiesa che sono in contraddizione con l’insegnamento morale cattolico.
L’ annuncio del Vaticano di giovedì segue la nomina di Longley al Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani a giugno e al Dicastero per il dialogo interreligioso a luglio.
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Longley, 70 anni, è arcivescovo dell’arcidiocesi di Birmingham, in Inghilterra. È stato ordinato nel 1981 e nominato vescovo ausiliare di Westminster da Papa Giovanni Paolo II nel 2003.
Come ausiliare, Pink News ha celebrato il suo ruolo nella supervisione del «Soho Masses Pastoral Council», un gruppo che organizza liturgie per omosessuali attivi. Gli fu affidato questo incarico dal cardinale Cormac Murphy-O’Connor, allora arcivescovo di Westminster.
Nel 2010, ha difeso le «Messe LGBT» su The Tablet, rifiutando qualsiasi «verifica dei mezzi morali» prima di distribuire la Santa Comunione e accusando i critici di fare supposizioni sull’attività sessuale dei partecipanti.
I suoi commenti hanno suscitato forti critiche da parte degli attivisti, tra cui la defunta Daphne McLeod di Pro Ecclesia et Pontifice, uno dei gruppi che regolarmente tenevano una veglia di preghiera al di fuori della «Messa LGBT». Nonostante la sua opposizione, McLeod ha mantenuto un rapporto rispettoso con i partecipanti alla «Messa LGBT». Nella sua risposta a Longley, McLeod ha affermato che erano «perfettamente onesti riguardo al loro stile di vita omosessuale» e «sottolineavano di avere relazioni sessuali».
«Nessuno, a parte l’arcivescovo, cerca di fingere di vivere o di impegnarsi a vivere una vita casta», ha aggiunto.
Nominato arcivescovo di Birmingham nel 2009, Longley ha mantenuto uno stretto contatto con i gruppi LGBT. Nel maggio 2023, ha ringraziato la «comunità LGBTQ+» per il suo feedback al Sinodo sulla sinodalità.
Nella sua risposta diocesana al sinodo del 2023 si faceva riferimento alle «relazioni amorose» di «divorziati risposati, genitori single, persone che vivono in matrimoni poligami, persone LGBTQ».
Successivamente, l’arcidiocesi di Longley ha ospitato un evento per i cattolici LGBT, per quello che il prelato ha definito «un dialogo continuo per ascoltare ulteriormente».
Secondo il sito web dell’arcidiocesi, Longley ha richiesto la creazione di un gruppo LGBT diocesano, che «è emerso dal processo sinodale». Il gruppo LGBT di Longley ha organizzato una «Messa di benvenuto LGBTQ+» a maggio di quest’anno. Longley stesso ha commentato: «è così importante che tutti si sentano benvenuti nella famiglia della Chiesa», e ha espresso la speranza che tali eventi offrano «un accompagnamento e un incoraggiamento adeguati».
La nomina di Longley avviene in un momento di maggiore attenzione nei confronti della «diffusione» LGBT di Roma. All’inizio di settembre, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza privata il gesuita attivista pro-LGBT padre James Martin, SJ, dopo la quale Martin ha affermato che Leone «continuerà con la stessa apertura che Francesco ha mostrato verso i cattolici LGBTQ».
Il giorno dopo la sua elezione, Martin aveva espresso un caloroso sostegno a Leone e, prima delle elezioni, si diceva che avesse appoggiato l’allora cardinale Robert Prevost. Sebbene alcuni sostenessero che Martin non dovesse essere considerato un testimone attendibile, gli eventi hanno confermato la sua interpretazione.
Prima di quell’incontro, Leone ha ricevuto in un’udienza segreta e non annunciata la suora eretica pro-LGBT Suor Lucia Caram.
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Meno di una settimana dopo, il gruppo pro-LGBT «Tenda di Gionata» è sceso in Vaticano con migliaia di partecipanti, celebrando una messa nella chiesa del Gesù dei Gesuiti e attraversando in processione la Porta Santa della Basilica di San Pietro. L’evento è stato pubblicizzato sul sito web del Vaticano dedicato all’Anno Giubilare.
Lo stesso Leone ha affermato che l’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale potrebbe cambiare, se prima cambiassero gli atteggiamenti. In recenti dichiarazioni, ha fortemente insinuato che il cambiamento della prassi pastorale e dell’opinione pubblica debba precedere qualsiasi cambiamento dottrinale formale. Martin ha elogiato questa iniziativa e ha invitato i cattolici a pregare «per un cambiamento di atteggiamento» a tal fine.
Tra le altre recenti nomine di Leo c’è quella del vescovo Michael Pham nella diocesi di San Diego. A luglio, l’ausiliare di Pham, il vescovo Ramón Bejarano, ha celebrato una «Messa dell’orgoglio LGBT» nella diocesi con il suo appoggio . A luglio, ha anche nominato vescovo di Baker, Oregon, padre Thomas Hennen, che era stato coinvolto nella stesura di linee guida pastorali per le persone con attrazione per lo stesso sesso, che non facevano alcun riferimento alla necessità della castità.
In qualità di vicepresidente eletto di recente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles nel 2025, Longley si posiziona come uno dei prelati più anziani del Paese, mentre Leone rimodella gli organi chiave del Vaticano.
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Immagine di Catholic Church of England and Wales via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Spirito
Ci siamo: ecco l’arcivescova di Canterbury. Pro-aborto e pro-LGBT

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Spirito
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto su X un breve testo in cui accusa papa Leone XIV di voler divenire leader di una religione globalista uscita dalle logge massoniche.
«È evidente che Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica» scrive sua eccellenza. «Prevost non si discosta minimamente dal “nuovo corso” sinodale inaugurato da Bergoglio, nel tradimento del Mandato petrino e nell’abdicazione al ruolo di Vicario di Cristo».
Il prelato lombardo commenta così un videomessaggio con intenzione di preghiera di papa Prevost diffuso con immagini di eventi «ecumenici» dei passati pontificati come Assisi (1986) con Giovanni Paolo II , la visita in Sinagoga di Benedetto XVI in sinagoga e il famoso incontro con l’islam di papa Francesco ad Abu Dhabi.
«Preghiamo perché noi credenti di diverse tradizioni religiose lavoriamo insieme per difendere e promuovere la pace, la giustizia e la fratellanza umana» dice il testo del messaggio.
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Monsignor Viganò da anni parla del disegno soggiacente alla sovversione degli Stati e della Chiesa. Al cambio del paradigma politico corrisponde un cambio di paradigma teologico.
«Il Great Reset prevede l’instaurazione di una Religione Universale, ecumenica, ecologica e malthusiana, che vede in Bergoglio il suo naturale leader, come riconosciuto recentemente dalla Massoneria» aveva scritto in un intervento del marzo 2021 monsignore. «L’adorazione della pachamama in Vaticano, l’accordo di Abu Dhabi, l’Enciclica Fratelli tutti e il prossimo sabba di Astana vanno tutti in questa direzione, compiendo quell’inesorabile processo dissolutorio della Chiesa iniziato con il Concilio Vaticano II» .
In un’intervista di mesi fa, ricordando la figura del pontefice precedente, Viganò dichiarava che come «papa della chiesa sinodale», Bergoglio «si sentiva autorizzato a predicare il verbo globalista, l’ideologia woke, l’omosessualismo arcobaleno, la frode climatica e pandemica, l’immigrazionismo sfrenato, la morale situazionale e via dicendo».
Ciò, elaborava Viganò, corrispondeva ad un disegno di ingegneria spirituale precisa, architettata dagli incappucciati: «considerandosi un monarca assoluto, sciolto cioè da ogni vincolo con l’autorità di Cristo, Bergoglio ha svolto il compito assegnatogli dai suoi padroni: dare corpo a una chiesa dell’umanità – auspicata dalla massoneria – totalmente desacralizzata ed orizzontale, globalista, ecumenica e sincretista, green, gender fluid e gay friendly».
«Se Bergoglio è riuscito ad ottenere tanta ammirazione da chi detesta la Chiesa Cattolica e il papato è perché l’élite lo considera «uno di loro», altrettanto rivoluzionario, altrettanto imbevuto di filantropismo massonico, altrettanto ecumenico, sincretista, inclusivo, green e woke» aveva dichiarato ancora l’arcivescovo in un’intervista dello scorso maggio con Steve Bannon.
Come riportato da Renovatio 21, Viganò considera «Prevost in evidente e inquietante continuità con Bergoglio».
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