Guerra cibernetica
«Grandi palle», membro DOGE, picchiato in istrada di notte da giovinastri, ma ha salvato una ragazza
Edward Coristine, membro dello staff del DOGE – il dipartimento di revisione e taglio della spesa pubblica inventato da Elone Musk ad inizio dell’amministrazione Trump – è noto al mondo per il soprannome «Big Balls», cioè «Grandi Palle», che si era dato da ragazzino (pochi anni fa: è 19enne) da qualche parte su internet, e che si è ritrovato appiccicato addosso per sempre una volta che la stampa dell’establishment lo ha scoperto.
«Big Balls», nomen omen, è intervenuto eroicamente per sventare un tentativo di furto d’auto e aggressione a mani nude a Washington poche notti fa, ma è stato picchiato da un gruppo di adolescenti criminali, la cui origine etnica non è nota.
Secondo un rapporto del dipartimento di Polizia Metropolitana di Washington, D.C., l’aggressione a Coristine è avvenuta intorno alle 3 del mattino di domenica, mentre si trovava vicino al suo veicolo con una donna. Il Coristine ha notato gli aggressori avvicinarsi e, preoccupato per l’incolumità della compagna, l’ha spinta dentro il veicolo prima di affrontare personalmente i sospettati.
🚨🇺🇸 BIG BALLS LIVED UP TO HIS NAME FIGHTING DC CARJACKERS… NOW TRUMP’S FIGHTING BACK
Edward “Big Balls” Coristine didn’t get that nickname for nothing.
Former @DOGE staffer tried to stop a carjacking and took a beating for it.
Trump’s response? Enough is enough.
“We… https://t.co/kUu6B9ZeTO pic.twitter.com/zfdDJJtswv
— Mario Nawfal (@MarioNawfal) August 5, 2025
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Lo scontro si è concluso con l’arrivo di un’auto della Polizia di Washington, costringendo i sospettati alla fuga. La polizia ha arrestato due persone sul posto, mentre Coristine ha richiesto l’intervento medico dei Vigili del Fuoco e del Servizio di Emergenza Sanitaria di Washington per le ferite riportate durante l’aggressione.
I sospettati, entrambi quindicenni di Hyattsville, Maryland, sono accusati di furto d’auto a mani nude.
In risposta all’attacco, il presidente Trump ha minacciato un’occupazione federale della capitale per frenare la criminalità inarrestabile.
Scherzato per il suo nickname – un tentativo della stampa mainstream di degradare il progetto muskiano del DOGE – il giovane ha in realtà un passato famigliare non privo di interesse storico. Suo padre è Charles Coristine, CEO dell’azienda di snack LesserEvil. Suo nonno materno, Valerij Martynov, era un tenente colonnello del KGB giustiziato dall’Unione Sovietica come agente doppio. Dopo la sua esecuzione, la vedova si trasferì con i suoi figli, tra cui la madre di Coristine, negli Stati Uniti.
La stampa lo ha attaccato perché attivo nelle comunità online note come «The Com», una rete di canali Discord e Telegram associati ad attività di criminalità informatica.
Il Big Balls, che in teoria è ancora studente universitario di ingegneria meccanica e fisica. La sua laurea dovrebbe arrivare nel 2028. Il suo curriculum è già pieno di roba: ha lavorato per l’azienda di chip cerebrali di Musk Neuralink, nonché per società di Cybersecurity, prima di divenire il più giovane membro del DOGE. Sarebbe ora anche advisor dell’Homeland Security (o DHS, il dipartimento di Sicurezza Nazionale creato dopo l’11 settembre) e membro dello staff della CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency) componente del DHS responsabile della sicurezza informatica e della protezione delle infrastrutture a tutti i livelli di governo, coordinando i programmi di sicurezza informatica con gli stati degli Stati Uniti e migliorando le protezioni di sicurezza informatica del governo contro gli hacker privati e degli stati nazionali.
«Big Balls è un eroe per aver pensato rapidamente, aver salvato la sua compagna da un destino terribile e aver sopportato il peso di un brutale pestaggio» ha scritto Tucker Carlson riguardo all’aggressione subita di recente, e alla eroica difesa della donna che era con lui. «Domenica, il diciannovenne si è guadagnato il diritto di portare il pesante fardello di un soprannome così potente. Gli auguriamo una pronta guarigione».
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Immagine da Twitter
Guerra cibernetica
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Accordo segreto di Israele con Google e Amazon
Un’inchiesta condotta in collaborazione da vari media, tra cui il Guardian, rivela che Israele ha obbligato i colossi tech statunitensi Google e Amazon a infrangere i propri vincoli contrattuali previsti dall’accordo cloud del 2021 con lo Stato Ebraico.
I patti dello Stato Giudaico con le due piattaforme USA sono finiti sotto la lente in seguito alle accuse – mosse anche dall’ONU – di genocidio per la reazione militare all’assalto di Hamas del 7 ottobre 2023, costato oltre 1.200 vite.
L’intesa, denominata Progetto Nimbus e del valore di 1,2 miliardi di dollari, impedirebbe alle aziende di negare al governo israeliano l’accesso ai servizi cloud, anche in caso di violazione dei loro termini d’uso, stando ai documenti pubblicati dal Guardian con +972 Magazine.
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Il contratto includerebbe inoltre un «meccanismo di allerta» che impone alle società di informare segretamente lo Stato degli ebrei ogni qualvolta uno Stato o un tribunale estero richieda i dati israeliani memorizzati in cloud.
Tale sistema prevede che l’azienda USA corrisponda a Israele una cifra – tra 1.000 e 9.999 shekel – pari al prefisso telefonico internazionale del Paese richiedente per ogni trasferimento di dati.
In pratica, questo escamotage permette alle tech di rivelare informazioni su richieste terze, normalmente secretate.
Google e Amazon rischierebbero pesanti penali se sospendessero i servizi a Israele. Lo Stato ebraico può «avvalersi di qualsiasi funzionalità» purché non infranga la legge israeliana, il copyright o implichi rivendita della tecnologia, secondo il testo trapelato.
La clausola mirerebbe a scongiurare che i giganti USA siano costretti a troncare i rapporti con Israele per pressioni di dipendenti, azionisti o attivisti.
Google ha dovuto affrontare crescenti critiche per il suo ruolo nel conflitto. A febbraio, ha rimosso dalle sue linee guida sull’Intelligenza Artificiale l’impegno a non sviluppare strumenti per armi o sorveglianza.
Negli ultimi anni i lavoratori Google hanno manifestato con crescente frequenza contro i legami aziendali con Tel Aviv, sullo sfondo del conflitto a Gaza. Ad aprile 2024 l’azienda ha licenziato circa 30 di essi, rei di aver ostacolato l’attività lavorativa.
Come riportato da Renovatio 21, a luglio 2025 il cofondatore di Google Sergey Brin ha bollato l’ONU come «apertamente antisemita» dopo un report che accusava le tech, inclusa Alphabet, di aver lucrato sulla guerra a Gaza.
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Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi anni è emerso che centinaia di ex agenti dell’Intelligence militare israeliana hanno acquisito posizioni di influenza in diverse grandi società tecnologiche, tra cui Google, Facebook, Microsoft e Amazon.
Si tratterebbe di ex agenti della famigerata Unità 8200, l’ufficio dell’Intelligence militare dello Stato ebraico dedicata alla guerra cibernetica. L’Unità 8200 è nota per «la sorveglianza della popolazione palestinese, accumulando kompromat su individui a scopo di ricatto ed estorsione» scrive MintPressNews. «Spiando i ricchi e famosi del mondo, l’Unità 8200 ha fatto notizia lo scorso anno, dopo lo scoppio dello scandalo Pegasus», cioè l’emersione dell’esistenza di uno spyware potentissimo in grado di penetrare qualsiasi telefono, una vera arma cibernetica che la società israeliana vendo per il mondo.
«Gli ex ufficiali dell’Unità 8200 hanno progettato e implementato un software che ha spiato decine di migliaia di politici e probabilmente ha contribuito all’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi» scrive il sito americano.
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Il blackout di Amazon mette offline importanti siti web
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— Elon Musk (@elonmusk) October 20, 2025
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