Politica
74 positivi al COVID nell’isola del festone di Obama

Un totale di 74 persone a Martha’s Vineyard – Isola nel Massachusetts e luogo di prestigio assoluto per l’élite liberal americana – sono risultate positive al COVID-19 dopo lo sfarzoso compleanno dell’ex presidente Barack Obama sabato scorso. Si tratta della cifra settimanale più alta da aprile.
La correlazione tra il party luculliano e l’aumento di positivi all’uomo della strada parrebbe certa, tuttavia i funzionari sanitari notano che è ancora troppo presto per sapere se il contributo ai numeri epidemici è direttemente legato alle centinaia di ospiti e lavoratori che s si sono assembrati per la festa (che sarebbe durata più di tre giorni)
«In questo momento non siamo a conoscenza di alcun caso collegato al party di Obama», ha detto a DailyMail.com l’agente sanitario di Tisbury e il portavoce del consiglio sanitario Maura Valley. «È un po’ troppo presto e l’unico modo per saperlo è attraverso una tracciabilità completa dei contatti».
Insomma, per il momento, «nessuna correlazione». Tuttavia, miriadi di non residenti hanno scorrazzato per le multiple trimalcioniche crapule obamiane su tutta l’isola.
Centinaia di persone hanno partecipato sabato alla festa di compleanno di Obama, volando da tutto il paese e radunandosi sotto le tende dove i festaioli hanno ballato, mangiato e bevuto tutta la notte nella sua tenuta a Edgartown.
Giovedì si è riunito con gli amici al Barn Bowl & Bistro, e venerdì vi è stata una più grande celebrazione presso il lussuoso Winnetu Oceanside Resort.
È probabile che il glamourosissimo mega-party sia parte di un progetto per lanciare la candidatura alla presidenza della moglie Michelle, assicurando la permanenza della figura di Barack Hussein come «powerbroker» del sistema politico della Superpotenza
Obama ha seguito a festeggiare con un brunch domenicale al ristorante Beach Road, cenando con vista sull’Oceano sotto un tendone appositamente eretto per l’occasione.
Martha’s Vineyard stava già vivendo una nuova ondata di casi in cui il presidente di origini hawaiano-kenyiote, preparandosi ad accogliere 500 ospiti nella sua villa da sogno, aveva annunciato che la sua festa sarebbe stata “ridimensionata” tra le critiche mentre la variante del coronavirus Delta si diffondeva in tutto il Paese.
Nella settimana che ha preceduto la sua festa, sono stati segnalati 48 nuovi casi sull’isola fino a sabato, il doppio della settimana precedente. Il numero di casi è aumentato ogni giorno da allora, con sei domenica, sette lunedì, 10 martedì, 13 mercoledì, 18 giovedì e 20 venerdì.
Al festone cinebrivido di Obama, è stato notato, più che politici e intellettuali c’erano soprattutto celebrità e influencer di TikTok. Alcuni l’hanno ritenuto un segno della frivolezza del nostro che infine si è rivelata.
Abbiamo un’altra opinione: è probabile che il glamourosissimo mega-party sia parte di un progetto per lanciare la candidatura alla presidenza della moglie Michelle, assicurando la permanenza della figura di Barack Hussein come «powerbroker» del sistema politico della Superpotenza.
Obama, al contrario dell’immagine solare che trasmette, rimane un personaggio estremamente oscuro, proveniente da una famiglia forse legata ai servizi USA.
La presenza di star dei social, più che di politici, potrebbe testimoniare proprio questo: la capacità di permanere sulla scena come il politico cool (idea che riuscì a trasmettere nel 2008), soprattutto nella mente dei millennial raggiunti dalle piattaforme internet più che dalla vecchia propaganda.
Da qui, l’idea che in molti nell’establishment democratico considerino che Biden – grande assente al festone, e sempre più in difficoltà nei confronti di una popolazione che in larga parte crede soffra di demenza senile – non cercherà la rielezione.
Obama, al contrario dell’immagine solare che trasmette, rimane un personaggio estremamente oscuro, proveniente da una famiglia – lo sostiene il giornalista investigativo Wayne Madsen nel libro Manufacturing of a President – forse legata alla CIA.
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Droni
Il capo della Ryanair chiede le dimissione dell’«inutile» Ursula von der Leyen

L’amministratore delegato di Ryanair, Michael O’Leary, ha aspramente criticato Bruxelles per non aver difeso gli aeroporti dell’Unione dai droni, chiedendo le dimissioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ha sostenuto che i droni non autorizzati, causa di interruzioni al traffico aereo, dovrebbero essere abbattuti.
Nelle ultime settimane, misteriosi avvistamenti di droni hanno colpito l’Unione, con alcuni media e funzionari occidentali che ipotizzano un coinvolgimento della Russia, ipotesi respinta da Mosca. Von der Leyen ha proposto l’idea di un «muro di droni» nel suo discorso sullo stato dell’Unione il mese scorso, un concetto ripreso durante un vertice informale dell’UE in Danimarca questa settimana.
In un’intervista a Politico, pubblicata mercoledì, O’Leary ha liquidato la proposta. «Non credo che un muro di droni abbia alcun effetto», ha dichiarato, sottolineando che i responsabili potrebbero facilmente operare dall’interno del paese interessato. O’Leary ha accusato Bruxelles di inattività e ha richiesto misure più drastiche contro la presunta minaccia dei droni.
«Perché non abbattiamo questi droni? Sono destabilizzanti e chiediamo un intervento», ha affermato. «Non ho fiducia nei leader europei che se ne stanno seduti a bere tè e mangiare biscotti… Non ho fiducia in von der Leyen. È inutile e dovrebbe dimettersi».
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Come riportato da Renovatio 21, O’Leary nel 2024 aveva attaccato la politica dell’immigrazione UE affermando che il sistema di asilo è «una truffa completa» e che tali individui «non sono rifugiati» perché arrivano da Paesi sicuri e poi gettano i loro passaporti nel water.
«Sì, perché li scaricano nel WC, arrivano all’aeroporto di Dublino e li scaricano nel WC», aveva dichiarato il CEO della celebre aerolinea irlandese alla radio Newstalk. «Si presentano qui… è una truffa completa e questi non sono rifugiati, una delle cose che mi fa impazzire in Irlanda è che trattiamo le persone come rifugiati che provengono dal Regno Unito o dalla Francia», si era lamentato il notissimo managerro.
«Nessuno è arrivato in Irlanda dall’Afghanistan o dal Kenya o dalla Nigeria o dalla Siria con un volo diretto perché non ce ne sono, quindi non stai fuggendo dalle persecuzioni nel Regno Unito o in Germania», aveva aggiunto l’O’Leary.
«Dovremmo prenderci cura dei rifugiati, ho grande simpatia per gli ucraini, ma le persone che arrivano qui dal Regno Unito, dalla Francia o da altri Paesi dell’UE, dovremmo rimandarle indietro dicendo, qui, nei paesi dell’UE da cui provieni».
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Immagine di World Travel and Tourism Council via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Politica
Una cattolica esclusa dalle elezioni presidenziali irlandesi

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Politica
Merz contro la Von der Leyen

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz sta cercando di limitare l’autorità decisionale della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Lo riporta Bloomberg, che cita fonti diplomatiche informate.
Una delle fonti ha rivelato che Merz, sempre più critico verso Bruxelles, desidera che Berlino eserciti maggiore influenza sulle questioni che coinvolgono direttamente gli Stati membri dell’UE.
Merz si è opposto a diverse proposte di von der Leyen, come l’introduzione di nuove tasse a livello europeo e il piano per inviare forze di pace in Ucraina. Inoltre, ha avuto divergenze con lei su un accordo tariffario con gli Stati Uniti e sulle normative climatiche.
«Dobbiamo mettere un freno a questa macchina a Bruxelles», ha dichiarato Merz venerdì scorso ai leader aziendali, secondo quanto riportato da Bloomberg.
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In vista del vertice informale dei leader dell’UE a Copenaghen di mercoledì, Merz ha ribadito la necessità di una «correzione fondamentale» di quella che ha definito una regolamentazione eccessiva, affermando: «È semplicemente troppo», come riportato dall’agenzia di stampa tedesca.
Quest’anno, la Commissione Europea ha adottato diverse misure per ridurre la burocrazia, tra cui il Defense Readiness Omnibus, che mira a semplificare le procedure del mercato della difesa dell’UE. Tale iniziativa si inserisce nell’obiettivo più ampio di von der Leyen di mobilitare fino a 800 miliardi di euro in investimenti per l’acquisto di armi e munizioni entro il 2030.
Come noto, la Von der Leyen è stata ministro della Difesa della Repubblica Federale Tedesca, con alcune controversie legate al suo operato al dicastero.
Come riportato da Renovatio 21, nel settembre 2022 la Von der Leyen sembrò «ordinare» al governo tedesco di fornire Kiev di tutte le armi che desiderava. «L’Ucraina dovrebbe ottenere tutto il materiale militare di cui ha bisogno» aveva dichiarato recandosi a Kiev, in quello che sembrava un aperto rimprovero al suo Paese di origine.
Come riportato da Renovatio 21, dopo la tornata di luglio, Ursula dovrà affrontare due distinte nuove mozioni di sfiducia al Parlamento Europeo.
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Immagine di European People’s Party via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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