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Geopolitica

576° giorno di guerra

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– Zelens’kyj: «la questione delle elezioni in Ucraina non è stata nemmeno sollevata, perché non è rilevante a causa della sicurezza e della guerra. In primo piano sono le armi. La società non è pronta a spendere soldi per le elezioni».

 

– L’attuale corso politico di Kiev è offensivo per Varsavia, l’Ucraina dovrà ripristinare la fiducia della società polacca, ha affermato il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Rau. «L’attuale politica dell’Ucraina non è solo dannosa e dolorosa per noi, ma soprattutto offensiva. È difficile immaginare che questo verrà presto dimenticato. (…) Sarà necessario un lavoro titanico per ripristinare la fiducia della società polacca nella buona volontà delle autorità ucraine». Egli ha anche osservato che le dichiarazioni delle autorità ucraine «portano ad un profondo ripensamento della coscienza polacca riguardo all’Ucraina».

 

Bloomberg: Gli Stati Uniti hanno chiesto chiarimenti alla Polonia riguardo al suo sostegno all’Ucraina dopo le minacce di interrompere gli aiuti militari a Kiev.

 

– Biden ha dichiarato che il primo carro armato americano Abrams arriverà in Ucraina la prossima settimana. Ha aggiunto di aver approvato un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev.

 

– Il nuovo pacchetto di aiuti USA a Kiev non comprende il missile ATACMS, un missile balistico tattico con una gittata fino a 300 km di cui aveva parlato il Financial Times il 10 settembre.

 

– L’Economist chiede un cambio di strategia in Ucraina e soprattutto un cambio di mentalità in Europa: meno discorsi di pace e più preparativi per una lunga guerra

 

– Il New York Times (riporta che il comando USA) critica Zelens’kyj per aver disperso le forze a Bakhmut invece che concentrare tutto verso il mare di Azov.

 

– Inciampo della TV Ucraina 1+1. Al discorso di Zelensky all’Assemblea generale c’era qualche buco in platea. Meglio fare taglia e cuci con altri momenti della riunione, a platea piena. Ma così Zelensky risulta seduto ad ascoltare se stesso.

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Bloomberg: «l’economia ucraina sta crescendo per la prima volta dall’inizio della guerra. Il prodotto interno lordo ha registrato un balzo del 19,5% su base annua nel secondo trimestre, dopo un forte calo nei mesi successivi all’inizio della guerra e un ulteriore calo nel 2023, secondo i dati diffusi dal Servizio Statale di Statistica. Il PIL è stato favorito dall’aumento dei consumi interni, in quanto gli ucraini si sono adattati a un senso di relativa stabilità dopo i primi mesi di guerra. Secondo le previsioni della banca centrale, l’economia ucraina potrebbe crescere del 2,9% quest’anno”.

 

– L’Unione Europea sta utilizzando articoli di Wikipedia e articoli sui media di «vario grado di credibilità» come giustificazione delle sanzioni contro i russi, comprese le testate che pubblicano ricette di cucina, riferisce Politico, citando i documenti di lavoro utilizzati dal Consiglio della UE per giustificare le sanzioni contro cinque uomini d’affari, funzionari governativi e loro familiari russi. I loro casi, oltre agli articoli di pubblicazioni come il Financial Times e la Reuters, si basano anche su traduzioni automatiche di materiali provenienti da fonti russe o ucraine. Spesso vengono citati articoli di Wikipedia sul presunto scopo delle sanzioni. Come giustificazione è stato citato anche un articolo di una rivista che «pubblica più spesso ricette di cucina che materiale giornalistico serio».

 

– CNN: Le immagini satellitari mostrano una maggiore attività nei siti di test nucleari in Russia, Cina e Stati Uniti. Negli ultimi anni Russia, Stati Uniti e Cina hanno costruito nuove strutture e scavato nuovi tunnel nei loro siti di test nucleari, mostrano le immagini satellitari. È possibile che Russia, Cina e Stati Uniti possano riprendere i test nucleari, cosa che nessuno di questi paesi ha fatto da quando i test nucleari sotterranei sono stati vietati dal Trattato del 1996

 

– BBC: «Gli investigatori ucraini hanno parlato con Zaluzhny nell’ambito delle indagini sul caso della “resa dell’Ucraina meridionale” all’inizio della guerra. Secondo la BBC, il comandante in capo non risulta ancora indagato, così come non c’è stata una convocazione ufficiale per l’interrogatorio. Ma è possibile che lo sarà. Considerando questo possibile sviluppo degli eventi, negli ambienti politici ristretti il caso dell’occupazione del Sud è già chiamato il “caso Zaluzhny”. Il procedimento sull’inadeguata difesa della regione di Kherson, che ha portato alla sua rapida occupazione, è stato aperto dall’Ufficio investigativo statale (SBI) dell’Ucraina già nel secondo mese di guerra, l’11 aprile 2022. Le domande principali sono: perché non hanno fatto saltare i ponti sull’istmo, perché non hanno preparato adeguatamente la difesa e perché non hanno rafforzato quella direzione?»

 

– Le importazioni del greggio cinesi hanno raggiunto i valori record: nella prima metà del 2023 la Cina ha importato in media 11,4 milioni di barili al giorno, la cifra più alta nell’intera storia del paese. Gli Stati Uniti sono così diventati uno dei primi dieci fornitori di petrolio alla Cina, raddoppiando le loro forniture. Hanno raggiunto i 400 mila barili al giorno. A loro volta, gli Stati Uniti acquistano diesel e cherosene, che scarseggiano, sul mercato mondiale. La Russia è ridiventata principale esportatore di petrolio verso la Cina, aumentando le vendite del 23% e superando di gran lunga l’Arabia Saudita. Le consegne medie di petrolio dalla Russia alla Cina nel corso dei sei mesi hanno raggiunto i 2,1 milioni di barili al giorno, mentre il picco della domanda si è verificato a giugno, quando la Russia ha fornito 2,6 milioni di barili. Si tratta di un record storico assoluto di acquisti da un singolo paese da parte della Cina.

 

– Dal 1° ottobre la Russia inizierà ad applicare dazi all’esportazione su un’ampia gamma di beni legati al tasso di cambio del rublo.

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– Kim Jong-un in una foto ricordo con i membri della delegazione che lo ha accompagnato durante la sua visita in Russia

 

– Recentemente, nelle discussioni sugli eventi in Artsakh, la componente politica di solito viene in primo piano sotto forma di impreparazione e riluttanza delle autorità armene a lottare per la repubblica non riconosciuta. Tuttavia, è importante che anche da un punto di vista puramente militare gli approcci delle parti fossero diametralmente opposti:

  • Tutto è molto chiaro con l’Azerbaigian: il paese ha acquistato un’enorme quantità di armi moderne da Russia, Turchia e Israele. Era costoso, ma ha avuto l’effetto desiderato: gli UAV israeliani Harop hanno permesso di distruggere con precisione i sistemi di difesa aerea armeni e ottenere la supremazia aerea, che ha determinato in gran parte l’esito della seconda guerra del Karabakh.
  • Ma l’Armenia ha affrontato la questione in modo meno responsabile, al punto che ha venduto alcune delle sue armi, compreso il sistema di difesa aerea Osa-AK, e ha cercato urgentemente di riacquistare un lotto di 19 pezzi dopo l’inizio delle ostilità nel l’autunno del 2020. Allo stesso tempo, il paese ha partecipato a strani schemi, come l’acquisizione di sistemi di difesa aerea Osa-AKM di bassa qualità in Giordania.

Dopo la sconfitta nella seconda guerra del Karabakh, la situazione non è cambiata: ad esempio, l’Armenia non aveva fretta di ritirare dalla Russia i missili per i sistemi di difesa aerea Smerch già pronti alla consegna. Nelle sue dichiarazioni ufficiali, Pashinyan cerca di scaricare le colpe su terzi. Ma nessuno, eccetto le stesse autorità armene, è responsabile del fallimento nella costruzione delle forze armate e del completo disprezzo per gli insegnamenti della guerra precedente.

 

– Una delegazione del Congresso degli Stati Uniti guidata dal senatore Jerry Peters è arrivata in Armenia per incontrare la leadership del Paese, ha riferito l’ambasciata americana a Yerevan.

 

– L’esodo degli armeni dal Karabakh non è il piano principale di Yerevan, ha detto Pashinyan.

 

– Il figlio di George Soros, Alex, ha pubblicato una foto con il presidente moldavo Maia Sandu: «è sempre un piacere incontrare uno dei leader mondiali più coraggiosi».

 

 

– Un attacco missilistico ha colpito il quartier generale della flotta del Mar Nero a Sebastopoli.

 

– Secondo Bloomberg la bozza di bilancio russo nel 2024 assegna una priorità assoluta alle spese militari.

 

– Il presidente siriano Bashar al-Assad e sua moglie Asma sono arrivati in Cina per la prima visita ufficiale in quasi 20 anni.

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– Le sanzioni, scrive Kommersant, rendono difficoltoso l’approvvigionamento di farmaci per il diabete prodotti dalla Medtronic in Russia. Sono ancora disponibili farmaci Abbot, ma sarebbero pensati per i bambini sotto i 4 anni.

 

– Il quotidiano britannico Inews riferisce, citando fonti nell’amministrazione britannica, che esiste un canale informale di trattativa britannico – russo da un anno e mezzo.

 

– Aliyev chiede ai Paesi «dall’altra parte dell’oceano» (chiaro riferimento agli USA) di «lasciar perdere» la regione e di smetterla di «usare l’Armenia per poi tradirla nei momenti difficili».

 

– Il 19 settembre si è tenuto a New York il primo vertice «Asia centrale-USA» (C5+1) al quale hanno partecipato i presidenti degli Stati Uniti, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, e il segretario di Stato Antony Blinken. I politici hanno discusso dei più svariati temi, prestando particolare attenzione alla cooperazione nel campo dell’energia verde e della sicurezza regionale, riferisce il servizio stampa della Casa Bianca. I capi di Stato hanno anche toccato il tema del partenariato commerciale, economico e di investimento, la necessità di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i paesi e di portare avanti le riforme per rafforzare lo stato di diritto. Gli Stati Uniti hanno avanzato una serie di proposte per la futura cooperazione con le repubbliche dell’Asia centrale.

 

– La CNN riferisce che i servizi speciali ucraini hanno probabilmente organizzato un attacco con droni su due veicoli associati alla PMC Wagner in Sudan.

 

– Esportazioni russe in Africa: la maggior parte dei pagamenti a giugno è avvenuto in valute di «Paesi amici» (yuan e rupie in prevalenza) poi in rubli, la cui quota è altalenante. Solo l’8,5% in valute di Paesi «ostili».

 

– La profezia di Primakov (primo ministro e ministro degli esteri russo negli anni ’90) che si è avverata. Evgenij Maksimovich Primakov all’inizio degli anni ‘ 90 ebbe una conversazione con l’allora presidente armeno Levon Ter-Petrosyan. Era il momento delle grandi vittorie armene in Karabakh. Primakov disse più o meno quanto segue: «abbiamo raggiunto un accordo con l’Europa e gli Stati Uniti. Vi proponiamo di restituire all’Azerbaigian le aree occupate, in cambio l’Azerbaigian riconoscerà la parte “armena” del Karabakh». Dopo le consultazioni di Ter-Petrosyan con i «comandanti sul campo» armeni, la risposta a questa proposta fu: «non possiamo farlo, non saremo compresi e saremo rovesciati dalla piazza che crede che ciò che è stato conquistato dagli armeni non dovrebbe essere restituito al nemico».
Primakov gli rispose: «l’Azerbaigian sa lavorare e sa aspettare. Hanno le risorse necessarie. Passeranno 10, 20, 30 anni, si rafforzeranno e vi toglieranno tutto».

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia.

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Economia

La Turchia sospende ogni commercio con Israele

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Il governo turco ha sospeso tutti gli scambi con Israele in risposta alla guerra di Gaza, ha dichiarato il Ministero del Commercio di Ankara in una dichiarazione pubblicata giovedì sui social media.   La Turchia è stato uno dei critici più feroci di Israele da quando è scoppiato il conflitto con Hamas in ottobre. La sospensione di tutte le operazioni di esportazione e importazione è stata introdotta in risposta all’«aggressione dello Stato ebraico contro la Palestina in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani», si legge nella dichiarazione.   Ankara attuerà rigorosamente le nuove misure finché Israele non consentirà un flusso ininterrotto e sufficiente di aiuti umanitari a Gaza, aggiunge il documento.   Israele è stato accusato dalle Nazioni Unite e dai gruppi per i diritti umani di ostacolare la consegna degli aiuti nell’enclave. I funzionari turchi si coordineranno con l’Autorità Palestinese per garantire che i palestinesi non siano colpiti dalla sospensione del commercio, ha affermato il ministero.

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La sospensione totale fa seguito alle restrizioni imposte il mese scorso da Ankara sulle esportazioni verso Israele di 54 categorie di prodotti tra cui materiali da costruzione, macchinari e vari prodotti chimici. La Turchia aveva precedentemente smesso di inviare a Israele qualsiasi merce che potesse essere utilizzata per scopi militari.   Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso il governo turco ha imposto restrizioni alle esportazioni verso Israele per 54 categorie di prodotti.   In risposta alle ultime restrizioni, il ministero degli Esteri israeliano ha accusato la leadership turca di «ignorare gli accordi commerciali internazionali». Giovedì il ministro degli Esteri Israel Katz ha scritto su X che «bloccando i porti per le importazioni e le esportazioni israeliane», il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si stava comportando come un «dittatore». Israele cercherà di «creare alternative» per il commercio con la Turchia, concentrandosi sulla «produzione locale e sulle importazioni da altri Paesi», ha aggiunto il Katz.     Come riportato da Renovatio 21 il leader turco ha effettuato in questi mesi molteplici attacchi con «reductio ad Hitlerum» dei vertici israeliani, paragonando più volte il primo ministro Beniamino Netanyahu ad Adolfo Hitler e ha condannato l’operazione militare a Gaza, arrivando a dichiarare che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza, apostrofando il Netanyahu come «il macellaio di Gaza».   Il presidente lo scorso novembre aveva accusato lo Stato Ebraico di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UEa Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità».   Un ulteriore nodo arrivato al pettine di Erdogan è quello relativo alle bombe atomiche dello Stato Ebraico. Parlando ai giornalisti durante il suo volo di ritorno dalla Germania, il vertice dello Stato turco ha osservato che Israele è tra i pochi Paesi che non hanno aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968.   Il mese scorso Erdogan ha accusato lo Stato Ebraico di aver superato il leader nazista uccidendo 14.000 bambini a Gaza.   Israele, nel frattempo, ha affermato che il presidente turco è tra i peggiori antisemiti della storia, a causa della sua posizione sul conflitto e del suo sostegno a Hamas.

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Immagine di Haim Zach / Government Press Office of Israel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported 
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Cina

Ancora un governo filo-cinese alle Isole Salomone: Pechino mantiene la presa sul Pacifico

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Il nuovo primo ministro dell’arcipelago sarà Jeremiah Manele, che ha già ricoperto l’incarico di ministro degli Esteri. Gli analisti si aspettano che, nonostante i legami con la Cina, addotti un approccio meno conflittuale. Ma la competizione resta aperta tra le nazioni del Pacifico, divise tra la fedeltà ai partner occidentali e gli accordi (soprattutto sulla sicurezza) con Pechino.

 

Il governo delle Isole Salomone resterà filo-cinese: i deputati designati dopo la tornata elettorale del 17 aprile hanno scelto come primo ministro Jeremiah Manele, che ha ricoperto l’incarico di ministro degli Esteri nel 2019, anno in cui le Isole Salomone, sotto la guida del precedente premier Manasseh Sogavare, hanno deciso di interrompere le relazioni diplomatiche con Taiwan per firmare, tre anni dopo, un trattato sulla sicurezza (i cui dettagli non sono stati resi pubblici) con la Cina, che continua così a mantenere una certa influenza nel Pacifico.

 

Sogarave la settimana scorsa aveva dichiarato che avrebbe rinunciato alla corsa a primo ministro a causa dei risultati deludenti del suo partito, e ha poi appoggiato la candidatura e la nomina di Manele, il quale ha già annunciato che manterrà stretti legami con Pechino. Ma gli analisti si aspettano che, a differenza del predecessore, Manele adotti un approccio meno conflittuale verso i partner occidentali, che guardano con preoccupazione alle relazioni tra la Cina e le nazioni insulari che costellano l’Oceano Pacifico.

 

Negli ultimi anni, infatti, Pechino ha rafforzato con diversi Paesi la cooperazione nell’ambito delle forze di polizia ed elargito fondi e investimenti per la costruzione di porti, strade e infrastrutture di telecomunicazione, in posti dove gli spostamenti e i contatti sono resi complicati dalla scarsità di risorse e dal progressivo aumento del livello dei mari dovuto al cambiamento climatico.

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Solo per fare alcuni esempi, dal 2013 è attivo uno scambio di agenti di polizia con le isole Figi, dove nel 2021 è arrivato per la prima volta, presso l’ambasciata cinese, anche un ufficiale di collegamento. Lo scorso anno sono state inviate squadre di esperti a Vanuatu e Kiribati (un altro Paese che ha revocato il riconoscimento a Taiwan nel 2019), mentre l’assistenza alle Isole Salomone è stata rafforzata dopo le proteste che sono scoppiate nella capitale, Honiara, nel 2021 e molti temono che il patto sulla sicurezza firmato nel 2022 preveda il dispiegamento di forze militari cinesi sull’arcipelago.

 

Ancora: dopo le rivolte di gennaio in Papua Nuova Guinea, il ministro degli Esteri papuano, Justin Tkachenko, ha dichiarato che a settembre la Cina si era offerta di fornire attrezzature e tecnologie di sorveglianza, ma subito dopo si è sincerato di sottolineare che, in ogni caso, la Papua Nuova Guinea non «metterà a repentaglio o comprometterà le relazioni» con i partner occidentali.

 

Inoltre, la Cina ha proposto investimenti per rilanciare il settore del turismo a Palau e sulle Isole Marshall, due Paesi che, insieme alla Micronesia, sono legati a Washington tramite dei Patti di libera associazione (Compacts of Free Association, COFA), che permettono agli Stati Uniti di avere accesso agli apparati di difesa e di sicurezza delle nazioni del Pacifico in caso di attacco (ma non solo).

 

Secondo gli esperti, la Cina ha un doppio interesse a promuovere la cooperazione di polizia con questi Paesi: da una parte vi è la necessità pratica di proteggere la diaspora e gli investimenti cinesi, soprattutto nel caso di rivolte e disordini, che si sono dimostrati frequenti.

 

Dall’altra è evidente che si tratta di un’area dove Pechino si è inserita per avere maggiore influenza nella regione a scapito degli Stati Uniti. I funzionari di Washington hanno nuovamente espresso le loro preoccupazioni all’inizio dell’anno dopo la visita di alcuni agenti di polizia cinesi a Kiribati, dove temono che la Cina possa ricostruire una pista d’atterraggio militare, a meno di 4mila chilometri dalle Hawaii.

 

Alle piccole nazioni del Pacifico, però, la competizione geopolitica tra la Cina e gli alleati occidentali potrebbe non dispiacere affatto, perché fornisce un elemento in più su cui fare leva nei rapporti diplomatici e ottenere così maggiori aiuti e risorse. Nel 2022 il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, non era riuscito a convincere i leader del Pacifico a firmare due nuovi accordi di cooperazione e l’anno successivo, il primo ministro delle Figi, Sitiveni Rabuka, aveva affermato che avrebbe stracciato l’accordo di scambio di ufficiali di polizia con la Cina, ma ha poi ammorbidito i toni.

 

In questa competizione per l’influenza nel Pacifico, Pechino sostiene che gli Stati Uniti non siano un partner affidabile, cercando di contrastare quella che ritiene essere una visione anti-cinese proposta dai media occidentali. A gennaio di quest’anno, in seguito a una fuga di informazioni, è stato scoperto che tra i compiti di un diplomatico cinese di stanza presso l’ambasciata di Honiara c’era anche quello di influenzare la copertura mediatica locale sulle elezioni presidenziali a Taiwan.

 

Gli Stati occidentali, dal canto loro, hanno evidenziato lo stile autoritario della polizia e dei funzionari provenienti dalla Cina, dove i diritti umani spesso passano in secondo piano. Nel 2017, per esempio, la polizia delle Figi aveva arrestato 77 cittadini cinesi, poi estradati in collaborazione con le autorità locali.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine di Arthur Chapman via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic

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Geopolitica

Trump non esclude il taglio degli aiuti a Israele, attacca Netanyahu e rivela dettagli sull’assassinio di Soleimani

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L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rifiutato di escludere il ritiro degli aiuti militari a Israele per forzare la fine della guerra a Gaza se verrà rieletto. Un tempo strenuo difensore del primo ministro Benjamin Netanyahu, Trump ha sostenuto che il leader israeliano e il suo esercito hanno «pasticciato» la guerra con Hamas.   In un’intervista con la rivista Time pubblicata questa settimana, il candidato alla Casa Bianca ha confermato la sua insistenza del mese scorso sul fatto che Israele dovrebbe «porre fine alla guerra» prima di perdere ulteriore sostegno internazionale.   «Penso che Israele abbia fatto molto male una cosa: le pubbliche relazioni», ha detto Trump al quotidiano, aggiungendo che secondo lui l’esercito israeliano non dovrebbe «inviare ogni notte immagini di edifici che crollano e vengono bombardati».   Alla domanda se escluderebbe di negare o applicare condizioni agli aiuti militari statunitensi a Israele per portare la guerra a una conclusione, Trump ha risposto «no», prima di lanciarsi in una feroce critica a Netanyahu.   «Ho avuto una brutta esperienza con Bibi», ha detto, riferendosi a Netanyahu con il suo soprannome. Trump ha ricordato come Netanyahu avrebbe promesso di prendere parte all’attacco aereo statunitense che ha ucciso il comandante militare iraniano Qassem Soleimani nel gennaio 2020, prima di ritirarsi all’ultimo minuto.   «È stato qualcosa che non ho mai dimenticato», ha detto Trump al Time, aggiungendo che l’incidente «mi ha mostrato qualcosa».   Come riportato da Renovatio 21, secondo rivelazioni dello scorso anno dell’ex capo dell’Intelligence israeliana, sarebbe stato lo Stato Ebraico a convincere la Casa Bianca ad uccidere il generale iraniano.

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Netanayhu, ha detto The Donald, «è stato giustamente criticato per ciò che è accaduto il 7 ottobre», riferendosi all’attacco di Hamas contro Israele. «E penso che abbia avuto un profondo impatto su di lui, nonostante tutto. Perché la gente diceva che non sarebbe dovuto succedere».   Israele ha, proseguito «le attrezzature più sofisticate», ha continuato. «Tutto era lì per fermarlo. E molte persone lo sapevano, migliaia e migliaia di persone lo sapevano, ma Israele non lo sapeva, e penso che sia stato fortemente incolpato per questo».   Trump non è la prima persona ad affermare che l’esercito e il governo israeliani non hanno risposto agli avvertimenti di un imminente attacco di Hamas. Secondo quanto riportato dai media israeliani, diversi membri del personale militare e dell’Intelligence hanno cercato di avvertire i loro superiori che era in corso un attacco, mentre i funzionari egiziani hanno riferito all’Associated Press di aver trasmesso avvertimenti alle loro controparti israeliane nelle settimane precedenti il ​​7 ottobre.   Trump è stato uno stretto alleato di Netanyahu durante il suo mandato alla Casa Bianca e si è descritto come «il presidente degli Stati Uniti più filo-israeliano della storia». Ha imposto sanzioni all’Iran su richiesta di Netanyahu, ha spostato l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme ovest e ha mediato gli accordi di Abramo, che hanno visto Israele normalizzare le relazioni con il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, il Marocco e il Sudan.   Alla domanda se potrebbe lavorare meglio con il principale rivale politico di Netanyahu, Benny Gantz, se dovesse tornare alla Casa Bianca dopo le elezioni presidenziali di novembre, Trump non ha dato una risposta diretta. Tuttavia, ha osservato che «Gantz è bravo» e che ci sono «alcune persone molto brave che ho conosciuto in Israele che potrebbero fare un buon lavoro».   Benjamin Netanyahu è stato sostenuto negli anni dalla famiglia del genero di Trump Jared Kushner, il cui padre – controverso immobiliarista ebreo ortodosso finito in galera per una squallida storia di ricatti perfino a famigliari – era uno dei primi finanziatori di Bibi, il quale, si dice, quando era a Nuova York dormisse nella cameretta del Jared.   Il personaggio si è fatto notare di recente per aver detto che «è un peccato» che l’Europa non accolta più profughi palestinesi in fuga da Gaza, per poi fare dichiarazioni entusiastiche sul valore delle proprietà immobiliari future sul lungomare della Striscia.   Il Jared – che è sospettato da molti di essere una «talpa» contro Donald, perfino nel caso del raid FBI a Mar-a-Lago – e la moglie, l’adorata figlia di Trump Ivanka, sarebbero stati lasciati fuori dalla nuova campagna per esplicita richiesta dell’ex presidente.   Trump, in uno degli ultimissimi atti della sua presidenza, diede la grazia al traditore (e spia israeliana) Jonathan Pollard, analista dell’Intelligence USA artefice di una delle più grandi falla di segreti militari della storia degli apparati statunitensi.   Nei primi giorni del 2021, agli sgoccioli della presenza di Trump alla Casa Bianca, Pollard arrivò in Israele, dove lo attendevano ali di folla a festeggiarlo come un eroe (per aver tradito il loro principale alleato: incomprensibile fino al grottesco, a pensarci), tramite un jet privato messo a disposizione dal controverso magnate dei casino di Las Vegas – e finanziatore di quasi tutto il Partito Repubblicano USA come del Likud israeliano – Sheldon Adelson, morto poche ore dopo.   Come riportato da Renovatio 21, Trump il mese scorso ha dichiarato che il comportamento di Israele a Gaza ha causato un danno enorme alla percezione dello Stato ebraico nel mondo, mettendoli «nei guai» e incoraggiando l’antisemitismo.   Attacchi pubblici di Trump a Netanyahu si sono registrati già a fine 2021, mossa che gli valse uno screzio con i fondamentalisti protestanti americani, cioè i cristiano-sionisti che sostengono Israele per la profezia apocalittica secondo cui gli ebrei, ricostruendo il Terzo Tempio, genereranno il loro messia che sarà l’anticristo dei cristiani, accelerando la venuta di Cristo.   Tale teologia escatologica è in azione anche in questi giorni, come visibile nel caso della giovenca rossa, e di altri animali da sacrificio che hanno tentato di trafugare sul Monte del Tempio di Gerusalemme.

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