Connettiti con Renovato 21

Spirito

1974-2024, 50° anniversario della Dichiarazione di mons. Lefebvre

Pubblicato

il

Abbiamo celebrato il 50° anniversario della Dichiarazione di Mons. Lefebvre esponendo le ragioni profonde dell’atteggiamento della Fraternità San Pio X, nel contesto post-Vaticano II.

 

1. L’anno 2024 è quello del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione del 21 novembre 1974, nella quale Mons. Lefebvre scrisse a caratteri d’oro le ragioni profonde dell’atteggiamento sempre seguito dalla Fraternità San Pio X nel contesto post Concilio Vaticano II.

 

Tali ragioni sono le seguenti: obbedienza agli insegnamenti del Magistero; il rifiuto degli errori contrari a questi insegnamenti, così come sono emersi durante il Concilio Vaticano II e successivamente; resistenza alle azioni dei rappresentanti dell’autorità nella Chiesa, quando impongono questi errori.

 

2. La ragione più profonda, ragione fondamentale che è principio di tutte le altre, è l’obbedienza richiesta, da parte di ogni cattolico, agli insegnamenti e alle direttive del Magistero ecclesiastico, Magistero affidato da Nostro Signore ai San Pietro apostolo e, per suo tramite, a tutti coloro che gli succederanno nella sede di Roma.

 

«Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l’anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità». Questa obbedienza è infatti la condizione assolutamente necessaria per una professione di fede salutare.

 

Infatti, se la fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale infusa e ricevuta con la grazia del battesimo, il suo esercizio dipende dal suo oggetto ed è il Magistero istituito da Cristo che deve indicarcela, in nome di Dio, dichiarandoci con autorità, quali verità sono richieste per l’atto della nostra fede.

 

Come ricordava ancora Pio XII nel 1950, «questo Magistero, in materia di fede e di morale, deve essere per ogni teologo la regola prossima e universale della verità, poiché ad esso Cristo Signore ha affidato il deposito della fede: le Sacre Scritture e le Tradizione divina – per conservarla, difenderla e interpretarla» (1).

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

3. Il secondo motivo è la prima, inevitabile conseguenza del primo, di fronte ai fatti che siamo tenuti a constatare. La conseguenza della sottomissione alla verità è il rifiuto dell’errore contrario, e quindi l’obbedienza agli insegnamenti del Magistero della Chiesa comporta il rifiuto di tutto ciò che contraddirebbe questi insegnamenti.

 

E i fatti sono questi: degli errori contrari agli insegnamenti del Magistero hanno interferito nella predicazione degli uomini di Chiesa, durante il Vaticano II e successivamente. «Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite».

 

Il rifiuto qui è la conseguenza necessaria dell’obbedienza. Il fatto è che una tendenza neomodernista e neoprotestante «si è manifestata chiaramente»: sì, chiaramente. L’opposizione tra gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e quelli del Magistero precedente è evidente, se non altro nelle direttive pratiche che ne derivano, e, a maggior ragione, nei passaggi chiave del Concilio relativi alla libertà religiosa (2), ecumenismo (3) e collegialità (4).

 

4. Il terzo motivo consegue dai primi due: se l’obbedienza al Magistero ecclesiastico comanda di respingere gli errori contrari alle verità finora insegnate con autorità, la stessa obbedienza comanda di resistere agli atti di uomini di Chiesa che vorrebbero imporre questi errori in nome della falsa obbedienza.

 

«Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli», dice mons. Lefebvre.

 

«Per questo, senza alcuna ribellione, amarezza o risentimento, continuiamo la nostra opera di formazione sacerdotale sotto la stella del magistero di sempre, convinti di non poter rendere un servizio più grande alla Santa Chiesa Cattolica, al Sommo Pontefice e alle generazioni future».

 

5. Ed è qui che Mons. Lefebvre fonda le sue affermazioni, sul precetto dato dall’apostolo San Paolo. «Se ciò dovesse accadere», dice San Paolo nella sua epistola ai Galati, «che noi stessi» – che noi stessi, dice San Paolo; non è solo con «se venisse un angelo dal cielo» che questa parola è conosciuta, ma a volte dimentichiamo questa parolina: se noi stessi o un angelo dal cielo: si nos aut angelus de cælo.

 

«Se noi stessi o un angelo dal cielo vi insegnamo qualcosa di diverso da quello che vi ho insegnato, sia anatema». San Paolo si fa anatema se insegna cose nuove, se insegna qualcosa che prima non insegnava. Non è questo che ci ripete o ci deve ripetere oggi il Santo Padre?

 

«E se una certa contraddizione si manifesta tra le sue parole e i suoi atti, così come negli atti dei dicasteri, allora scegliamo ciò che è stato sempre insegnato e non prestiamo ascolto alle novità distruttrici della Chiesa».

 

6. San Tommaso d’Aquino, nel suo Commento a questo brano della Lettera ai Galati (5), fornisce i seguenti dettagli. «Esistono tre tipi di insegnamento: quello dei filosofi che seguono la ragione naturale; la Rivelazione dell’Antico Testamento comunicata dagli angeli (Gal, III, 19); la Rivelazione del Nuovo Testamento donata immediatamente da Dio (Gv, I, 18; Hb, 1,2)».

 

«L’insegnamento dell’uomo può essere cambiato e revocato da un altro uomo che abbia una conoscenza migliore; l’insegnamento dell’antica Legge rivelato dall’angelo può essere completato da Dio; ma l’insegnamento rivelato direttamente da Dio non può essere modificato, né dall’uomo né dall’angelo».

 

«Per questo se accade che un uomo o un angelo dica il contrario di ciò che Dio ha rivelato, non è la sua parola che è contro la dottrina rivelata, ma è piuttosto la dottrina rivelata che è contro la sua parola, poiché colui che ha proferito tale parola deve essere escluso ed espulso dalla comunione fondata su questa dottrina».

 

«L’Apostolo qui dice che la dottrina del Vangelo, immediatamente rivelata da Dio, è di così grande dignità che se qualche uomo o angelo predicasse qualcosa di diverso da ciò che è affermato in questo Vangelo, sarebbe anatema, cioè devono essere tagliati fuori e scacciati».

 

7. Ricordiamo questa idea, con tutta la sua importanza: «Se accade che un uomo o un angelo dica il contrario di ciò che Dio ha rivelato, non è la sua parola che è contro la dottrina rivelata, ma è piuttosto la dottrina rivelata che è contro la sua parola». È la dottrina rivelata, già comunicata agli uomini dall’organo divinamente istituito del Magistero a giudicare contraria questa parola.

 

Questa spiegazione del Dottore angelico corrisponde esattamente al criterio enunciato da Mons. Lefebvre, in un’omelia pronunciata a Econe il 22 agosto 1976: «E quando ci viene detto: “Voi giudicate, giudicate il Papa, giudicate i vescovi”», noi rispondiamo che non siamo noi a giudicare i vescovi, è la nostra fede, è la Tradizione. È il nostro catechismo di sempre.

 

«Un bambino di cinque anni può mostrarlo al suo vescovo. Se viene un vescovo e dice a un bambino: “Quello che ti dicono della Santissima Trinità, che ci sono tre Persone nella Santissima Trinità, non è vero”. Il bambino prende il catechismo e dice: “Il mio catechismo mi insegna che ci sono tre Persone nella Santissima Trinità. Siete voi quello che ha torto. Sono io quello che ha ragione”».

 

«Questo bambino ha ragione. Ha ragione perché ha con sé tutta la Tradizione, perché ha con sé tutta la fede. Bene, questo è quello che facciamo. Non siamo nient’altro. Diciamo: la Tradizione vi condanna. La Tradizione condanna ciò che state facendo ora». (6)

Sostieni Renovatio 21

8. È vero, abbiamo detto, richiamando l’insegnamento di Pio XII, che il Magistero della Chiesa, in materia di fede e di morale, deve essere per ogni teologo la regola prossima e universale della verità. Questa regola è quella della proposizione del Magistero, dalla quale i teologi, e con essi tutti i fedeli, ricevono la Parola rivelata da Dio, deposito della fede.

 

E in tempi normali, questa è la proposizione attuale, purché questa rimanga in perfetta omogeneità con quella portata avanti finora dal Magistero, nel corso del tempo. Il Magistero potrebbe così essere descritto sotto l’immagine di un’eco ininterrotta.

 

Si dice «vivente» a differenza della Rivelazione che si dice «completata» o «chiusa» e il Magistero è vivente preso come tale, cioè non come il Magistero attuale del Papa del tempo presente, ma come quello che è, dal tempo degli Apostoli fino alla fine del mondo.

 

È questo Magistero vivente che è la regola della verità in materia di fede e di morale. Di solito lo è nella sua predicazione attuale, purché questa sia l’eco inalterata di tutta la predicazione passata.

 

9. Dobbiamo constatare che oggi l’attuale predicazione degli uomini di Chiesa, a partire dal Concilio Vaticano II, lungi dall’echeggiare quella del Magistero vivo della Chiesa, è in contraddizione con essa. C’è quindi una carenza che deve portarci ad affidarci a tutta la predicazione passata del Magistero vivo della Chiesa, alla Tradizione di venti secoli, per continuare a custodire la fede preservandoci dagli errori.

 

Ed è questo il criterio indicato da San Paolo, come spiega San Tommaso: è la dottrina rivelata da Dio e già proposta dal Magistero vivo della Chiesa che è contro la parola degli uomini della Chiesa di oggi, che giudica e condanna le nuove parole del Vaticano II.

 

10. Mons. Lefebvre prosegue sottolineando la gravità di questi errori, che colpiscono i fedeli soprattutto attraverso l’attuazione della riforma liturgica. «Non possiamo modificare profondamente la lex orandi, cioè la liturgia, senza modificare la lex credendi.

 

Ad una nuova messa corrisponde un nuovo catechismo, un nuovo sacerdozio, nuovi seminari, nuove università, una Chiesa carismatica, pentecostale, tutte cose che si oppongono all’ortodossia e al Magistero di sempre. Questa riforma essendo frutto del liberalismo, del modernismo, è tutta avvelenata, viene dall’eresia e finisce nell’eresia, anche se tutti i suoi atti non sono formalmente eretici.

 

11. È necessaria la resistenza, in nome dell’obbedienza al Magistero vivo della Chiesa, in nome di questa eco ininterrotta della predicazione di Cristo e degli Apostoli. “È quindi impossibile per qualsiasi cattolico cosciente e fedele adottare questa riforma e sottomettersi ad essa in alcun modo.

 

«L’unico atteggiamento di salvezza e di fedeltà alla dottrina cattolica è il rifiuto categorico di accettare questa riforma; per questo manteniamo fermamente tutto ciò che si credeva, si praticava nella fede, nella morale, nel culto, nell’insegnamento del catechismo, nella formazione dei sacerdoti, nell’istituzione della Chiesa fino al 1962, prima dell’influsso dannoso del Concilio Vaticano II».

 

«Così facendo, con la grazia di Dio, l’aiuto della Vergine Maria, di San Giuseppe, di San Pio X, siamo convinti di rimanere fedeli alla Chiesa cattolica e romana, a tutti i successori di Pietro e di essere il fedeli dispensatori dei misteri di Nostro Signore Gesù Cristo in Spiritu Sancto».

 

12. Così facendo, Mons. Lefebvre e la sua Fraternità non metterebbero in discussione l’indefettibilità della Chiesa? La famosa constatazione costantemente formulata dall’ex arcivescovo di Dakar («Siamo obbligati a constatare») non è forse quella del fallimento dell’istituzione fondata da Gesù Cristo e della negazione della sua natura divina?

Iscriviti al canale Telegram

Se si comprende esattamente in cosa consiste l’indefettibilità della Chiesa, l’obiezione scompare da sola. Tutto si fonda qui sulla distinzione fondamentale tra, da un lato, l’istituzione stessa della Chiesa, che è un’istituzione divina e quindi indefettibile, e, dall’altro, gli atti degli uomini di Chiesa che rappresentano tale istituzione.

 

Il fallimento, se ce n’è uno, non riguarda la Chiesa in quanto tale, considerata nel suo Magistero, ma alcuni atti compiuti da alcuni membri della sua gerarchia che hanno rotto con la Tradizione e che purtroppo occupano posizioni di potere nella Chiesa Chiesa.

 

Ma la Chiesa resta irremovibile, attraverso la coraggiosa resistenza di tutti coloro che si oppongono alle riforme scaturite dal Concilio e si attengono fermamente «a tutto ciò che si credeva (…) fino al 1962, prima dell’influsso dannoso del Concilio Vaticano II».

 

13. Mons. Lefebvre non parla proprio di un’altra Roma, di una Roma eretica o scismatica, di una Roma neomodernista o neoprotestante, ma di una Roma “con una tendenza neomodernista e neoprotestante”. Con questa espressione si vuole designare non è la Chiesa in quanto tale, ma coloro che, nella Chiesa, spingono le anime verso errori già condannati.

 

Don Jean-Michel Gleize

 

NOTE

 

1) Pio XII, Enciclica Humani Generis del 12 agosto 1950, AAS, vol. XLII (1950), pag. 567.

2) Dichiarazione Dignitatis humanae.

3) Decreto Unitatis redintegratio n°3, costituzione Lumen gentium n° 8.

4) Costituzione Lumen gentium, n° 22.

5) Commento alla Lettera di San Paolo ai Galati, capitolo I, versetto 8, lezione II.

6) Istituto Universitario San Pio X, Vaticano II. L’autorità di un Concilio in questione, capitolo XI: «Vera e falsa obbedienza: la fede non appartiene al Papa», Vu de haut n° 13, 2006, p. 35–36.

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine di Antonisse, Marcel / Anefo via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Netherlands; immagine tagliata

Continua a leggere

Spirito

La chiesa africana respinge l’«arcivescova» di Canterbury

Pubblicato

il

Da

La Chiesa anglicana della Nigeria ha ufficialmente rigettato la nomina della prima «arcivescova» di Canterbury. La reazione era stata pienamente anticipata.   L’arcivescovo nigeriano, metropolita e primate della Chiesa nigeriana, Henry Ndukuba, ha definito l’elezione di Sarah Mullally un «doppio rischio»: in primo luogo, perché impone una leadership femminile a chi non può accettarla, e in secondo luogo, perché promuove «una forte sostenitrice del matrimonio tra persone dello stesso sesso».   In una dichiarazione pubblicata lunedì su Facebook, Ndukuba si è chiesto come Mullally «speri di ricucire il tessuto già lacerato della Comunione anglicana», considerando i dibattiti in corso sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.   Lo Ndukuba ha sottolineato che la Nigeria, parte della Global Fellowship of Confessing Anglicans (GAFCON), «riafferma la sua precedente posizione di sostenere l’autorità delle Scritture» e rifiuta quella che ha chiamato «l’agenda revisionista» presente in alcune sezioni della Comunione.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

«Questa elezione è un’ulteriore conferma che il mondo anglicano globale non può più accettare la guida della Chiesa d’Inghilterra e quella dell’arcivescovo di Canterbury», ha dichiarato Ndukuba.   La GAFCON ha espresso «dispiacere» per la nomina di Mullally, sostenendo che la Chiesa d’Inghilterra ha «abbandonato gli anglicani nel mondo» e ha perso la sua autorità morale. La Chiesa d’Inghilterra non ha ancora risposto alla dichiarazione nigeriana.   Sarah Mullally, 63 anni, è stata nominata venerdì come 106° Arcivescovo di Canterbury, dopo l’approvazione della sua candidatura da parte di Re Carlo III. Assumerà l’incarico a gennaio, dopo la conferma definitiva dei vertici della Chiesa d’Inghilterra, diventando la prima donna a ricoprire questo ruolo.

Iscriviti al canale Telegram

In gran parte dell’Africa subsahariana, la Chiesa anglicana e altre denominazioni cristiane mantengono una visione tradizionale su matrimonio e genere. La Chiesa della Nigeria, una delle più grandi province anglicane, definisce il matrimonio esclusivamente come l’unione tra un uomo e una donna e non ordina donne come sacerdoti o vescovi.   In Kenya, nonostante la consacrazione del vescovo Rose Okeno abbia rappresentato una svolta storica, le donne in ruoli episcopali rimangono rare e le unioni tra persone dello stesso sesso sono fermamente respinte. Posizioni conservatrici simili predominano in Uganda e in gran parte dell’Africa orientale e occidentale. L’eccezione principale è la Chiesa anglicana dell’Africa meridionale, che ammette donne vescovo ma continua a sostenere l’insegnamento tradizionale sul matrimonio.   Come riportato da Renovatio 21la comunione anglicana ha già visto a causa dell’elezione di una donna ad arcivescovo del Galles una rottura nelle sue pendici africane. In una conferenza a Kigali di due mesi fa, a seguito della nomina della «vescova» Cherry Wann ad arcivescovo del Galles, è stato concluso che «Poiché il Signore non benedice le unioni tra persone dello stesso sesso, è pastoralmente fuorviante e blasfemo formulare preghiere che invocano la benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».   «La decisione della Chiesa in Galles di eleggere la Reverenda Cherry Vann come Arcivescovo e Primate è un altro doloroso chiodo nella bara dell’ortodossia anglicana. Celebrando questa elezione e la sua immorale relazione omosessuale, la Comunione di Canterbury ha ceduto ancora una volta alle pressioni mondane che sovvertono la buona parola di Dio» aveva commentato Laurent Mbanda, Presidente del Consiglio dei Primati della Global Anglican Future Conference (GAFCON).  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
Continua a leggere

Gender

Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

Pubblicato

il

Da

Il cardinale Joseph Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT in Vaticano e si è unito agli appelli di altri vescovi affinché compiano riparazioni per la profanazione della Basilica di San Pietro. Lo riporta LifeSite.

 

In una dichiarazione in lingua cinese pubblicata mercoledì, Zen ha scritto: «recentemente è emersa la notizia che un’organizzazione LGBTQ+ ha organizzato un evento per l’Anno Santo, in cui i partecipanti sono entrati nella Basilica di San Pietro a Roma per attraversare la Porta Santa».

 

«Ostentavano oggetti di scena color arcobaleno, indossavano abiti con slogan e coppie dello stesso sesso si tenevano per mano con passione: era puramente un’azione di protesta», ha osservato il vescovo emerito di Hong Kong.

 

«Questo non era un pellegrinaggio giubilare (in cui i credenti rinnovano i voti battesimali, si pentono dei peccati e si impegnano a riformarsi). Tali azioni offendono gravemente la fede cattolica e la dignità della Basilica di San Pietro: una grave offesa a Dio!»

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

«Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha poi emesso alcuna condanna. Troviamo ciò davvero incomprensibile!»

 

Zen ha sottolineato che «coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso» dovrebbero essere trattati con beneficenza; tuttavia, «non possiamo dire loro che il loro stile di vita è accettabile».

 

«Non siamo Dio», ha continuato. «Dio ci chiama a trasmettere ciò che Gesù ci ha insegnato: il vero amore per loro. Dobbiamo aiutarli a ottenere la grazia attraverso la preghiera e i sacramenti per resistere alla tentazione, vivere virtuosamente e percorrere la via verso il cielo».

 

Zen ha fatto riferimento alla richiesta di atti di riparazione avanzata da quattro vescovi: il vescovo Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, Kazakistan; il vescovo Joseph Strickland, vescovo emerito di Tyler, Texas; il vescovo Marian Eleganti, vescovo ausiliare emerito di Coira, Svizzera; e il vescovo Robert Mutsaerts, ausiliare di ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi.

 

Il porporato cinese ha affermato di sostenere fermamente questo appello e ha suggerito che, dopo la Festa di metà autunno in Cina, i fedeli dovrebbero «riunirsi con i parrocchiani vicini per tre giorni per recitare le preghiere allegate».

 

«Inoltre, compite un atto di abnegazione o un atto di carità per offrire riparazione davanti a Dio per i peccati dei nostri fratelli e sorelle che hanno sbagliato», ha concluso.

 

Il cardinale Zen ha allegato al suo messaggio la preghiera di riparazione compilata dai quattro vescovi e recitata alla Conferenza sull’identità cattolica lo scorso fine settimana.

 

Il vescovo emerito di Hong Kong si aggiunge alla lista dei prelati ortodossi che hanno pubblicamente condannato il «pellegrinaggio LGBT» in Vaticano. Oltre ai quattro vescovi che hanno redatto la preghiera di riparazione, l’evento è stato criticato anche dal cardinale Gerhard Müller, che ha affermato che si trattava «indubbiamente» di un sacrilegio.

 

Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Zen la scorsa estate aveva scritto che «il Dio misericordioso è così disgustato dai comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso perché questo crimine è troppo lontano dal piano di Dio per l’uomo (…) Il Suo piano è che un uomo e una donna si uniscano in un solo corpo con un unico ed eterno amore e cooperino con Dio. Una nuova vita può nascere e crescere nel calore della famiglia».

Iscriviti al canale Telegram

Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato lo Zen si era scagliato contro Fiducia Supplicans arrivando a chiedere le dimissioni dell’autore del testo, il cardinale Victor «Tucho» Fernandez, eletto da Bergoglio a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede.

 

Il porporato in questi mesi ha attaccato con estrema durezza il Sinodo sulla Sinodalità, accusando Bergoglio di usare i sinodi per «cambiare le dottrine della Chiesa», nonché «rovesciare» la gerarchia della Chiesa per creare un «sistema democratico».

 

Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa il cardinale Zen ha celebrato una messa tradizionale per la festa del Corpus Domini e ha guidato una processione per le strade di Hong Kongo, città dove le autorità, ora dipendenti da Pechino, lo hanno arrestato ed incriminato, nel silenzio più scandaloso del Vaticano (mentre, incredibilmente, il Parlamento Europeo esorta la Santa Sede a difenderlo!), con il papa Bergoglio a rifiutarsi di difendere il cardinale in nome del «dialogo» con la Cina comunista che lo perseguita.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Rock Li via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine tagliata 

Continua a leggere

Misteri

Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

Pubblicato

il

Da

Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.   In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».   Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.   Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.     Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.   La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.   «Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».   «Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.   «Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».   Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.   Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.   Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.

Iscriviti al canale Telegram

Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.   Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.   Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Continua a leggere

Più popolari