Bioetica
Il vaccino di Moderna ha utilizzato linee cellulari di feto abortito nella ricerca e nei test
Renovatio 21 traduce questo importante articolo dell’associazione americana Children of God for Life, con cui Renovatio 21 aveva collaborato per la conferenza sulle linee cellulari da feto abortito «Fede, Scienza e Coscienza» svoltasi a Roma nel marzo 2019.
Questo scritto e fa luce sulle zone d’ombra inerenti la presunta liceità morale del vaccino «anti-Covid» progettato dalla casa farmaceutica Moderna, considerata tra le «finaliste» per i candidati vaccini anti-coronavirus, e beneficiaria dei danari pubblici miliardari dell’Operazione Warp Speed lanciata da Washington.
Possiamo dire che è sconvolgente come, anche nel mondo «cattolico», non vi sia sensibilità per questo argomento sconvolgete. Purtroppo, in molti si scordano della filiera di morte che sta dietro ai vaccini; costoro evidentemente pensano che conti solo il prodotto finale, quasi che il processo per raggiungerlo, anzi, il processo e le sue vittime, non contino nulla.
La linea cellulare fetale HEK-293 è stata effettivamente ed ampiamente utilizzata da Moderna in numerosi brevetti nella progettazione fondamentale della tecnologia mRNA, nella proteina Spike e nella ricerca, nello sviluppo, nella produzione e nei vari test
Molti di voi hanno chiesto informazioni sul vaccino COVID-19 di Moderna: se utilizza o meno linee cellulari di feto abortito. Le informazioni che riporteremo anche attraverso una serie di link utili, contengono tutte le prove fruibili per chiunque abbia bisogno di dimostrare che la linea cellulare fetale HEK-293 è stata effettivamente ed ampiamente utilizzata da Moderna in numerosi brevetti nella progettazione fondamentale della tecnologia mRNA, nella proteina Spike e nella ricerca, nello sviluppo, nella produzione e nei vari test.
A differenza dei tradizionali vaccini per colture cellulari in cui i virus vengono coltivati su una linea cellulare, i vaccini a mRNA non utilizzano affatto le cellule per quello scopo e quindi non ci sono vere e proprie cellule o frammenti cellulari nei vaccini. Alcuni sostengono che poiché non ci sono vere e proprie linee cellulari di feti abortiti nei vaccini, il problema morale non sussiste. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità perché le linee cellulari di feto abortito erano sicuramente parte integrante del vaccino di Moderna.
Ora, altri sostengono che alcuni dei brevetti che stiamo citando non sono per il vaccino vero e proprio, tuttavia ciò è del tutto irrilevante perché la tecnologia è stata stabilita utilizzando cellule fetali di bambini abortiti. E non importa che le cellule non vengano utilizzate più e più volte nemmeno dal punto di vista morale. Questo vale anche per la proteina Spike prodotta utilizzando anche le linea cellulare HEK-293. Una volta che la proteina è stata costruita, le cellule non vengono più utilizzate. Ma la proteina è usata e l’mRNA è usato ed entrambi sono stati costruiti su una tecnologia che ha ampiamente utilizzato cellule di feto abortito, rendendo il vaccino assolutamente immorale dall’inizio alla fine.
Alcuni sostengono che poiché non ci sono vere e proprie linee cellulari di feti abortiti nei vaccini, il problema morale non sussiste. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità perché le linee cellulari di feto abortito erano sicuramente parte integrante del vaccino di Moderna
Quindi diamo un’occhiata ai fatti. Moderna e il National Institutes of Health (NIH) hanno lavorato congiuntamente sul vaccino COVID-19 come annunciato in diverse pubblicazioni all’inizio del 2020. A partire da qui.
Citiamo:
«L’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive ha collaborato con Moderna su questo vaccino. Gli scienziati del NIAID hanno realizzato il costrutto o prototipo del vaccino e l’agenzia sta conducendo la sperimentazione di fase 1»
E ancora si può leggere in questo articolo:
Nel vaccino la proteina spike è usata e l’mRNA è usato ed entrambi sono stati costruiti su una tecnologia che ha ampiamente utilizzato cellule di feto abortito, rendendo il vaccino assolutamente immorale dall’inizio alla fine
«NIAID sta collaborando con Moderna su un vaccino a mRNA contro nCov-19. Il virologo Fauci ha dichiarato: “Stiamo prendendo il gene per la proteina spike S e inserendolo in una piattaforma di mRNA per creare un vaccino”».
La proteina Spike faceva parte della joint venture NIAID, e il NHI ha di fatto creato la proteina Spike:
Citiamo ancora dall’articolo appena iperlinkato:
«MRNA-1273 è un vaccino a mRNA contro il nuovo coronavirus che codifica per una forma stabilizzata in prefusione della proteina Spike (S), che è stata selezionata da Moderna in collaborazione con i ricercatori del NIAID Vaccine Research Center (VRC)».
L’uso di HEK da parte di Moderna non è nuovo: anche i precedenti brevetti del 2015 ne dimostrano l’utilizzo.
L’articolo inerente a questo lavoro del NAID si può trovare qui.
«È importante sottolineare — si legge — che i nuovi dati supportano l’approccio del NIAID a un vaccino basato su geni per COVID-19 e saranno utili anche in altri approcci vaccinali, inclusi i vaccini a base di proteine e altri approcci di somministrazione basati su acidi nucleici o vettori. Gli scienziati del NIAID hanno progettato l’antigene spike stabilizzato sulla base delle conoscenze precedenti ottenute dallo studio di altre strutture spike del coronavirus. NIAID e la società di biotecnologie Moderna, con sede a Cambridge, Massachusetts, stanno sviluppando un vaccino a RNA messaggero (mRNA), che dirige le cellule del corpo ad esprimere il picco nella sua conformazione di prefusione per suscitare una risposta immunitaria».
Se qualcuno avesse ancora bisogno di convincersi che Moderna utilizza le linea cellulare HEK-293, può infine trovarne conferma direttamente dal sito di Moderna e dalla loro pagina delle pubblicazioni
E se ciò non bastasse, l’uso di HEK da parte di Moderna non è nuovo: anche i precedenti brevetti del 2015 ne dimostrano l’utilizzo.
Se qualcuno avesse ancora bisogno di convincersi che Moderna utilizza le linea cellulare HEK-293, può infine trovarne conferma direttamente dal sito di Moderna e dalla loro pagina delle pubblicazioni.
Bioetica
Polonia, l’aborto avanza in Parlamento
Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.
«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.
Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.
Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).
La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.
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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.
Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.
Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.
Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.
Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.
Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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