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X sospende l’account della guida suprema iraniana Khamenei
La piattaforma X di Elon Musk (ex Twitter) ha sospeso l’account in lingua ebraica della Guida suprema iraniana Ali Khamenei un giorno dopo il suo lancio.
La nuova pagina di Khamenei, creata sabato, era diventata inaccessibile già domenica. Il profilo sembra però ora tornato visibile.
«Account sospeso. X sospende gli account che violano le Regole X», si leggeva in un messaggio della piattaforma. X non ha ancora fornito ulteriori spiegazioni per la sua mossa.
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Il divieto è arrivato solo poche ore dopo che sulla pagina era stato pubblicato un messaggio che recitava: «Il regime sionista ha commesso un errore. Ha sbagliato nei suoi calcoli sull’Iran. Gli faremo capire che tipo di forza, capacità, iniziativa e volontà ha la nazione iraniana».
Nel suo post, Khamenei si era riferito apparentemente all’attacco dell’IDF all’Iran di sabato mattina. Al momento di pubblicare questo articolo, tuttavia, l’account pare tornato online, con tanto di messaggio incriminato.
המשטר הציוני עשה טעות, וטעה בחישוב שלו לגבי איראן. נגרום לו להבין איזה כוח, יכולת, יוזמה ורצון יש לאומה האיראנית.
— Khamenei.ir Hebrew (@Khamenei_Heb) October 27, 2024
Lo Stato Ebraico ha affermato di aver preso di mira circa 20 siti militari nel paese in rappresaglia per l’attacco missilistico di Teheran su Israele all’inizio di questo mese.
La Repubblica Islamica ha confermato che il bombardamento ha avuto luogo, ma ha insistito sul fatto che ha causato solo «danni limitati».
Il 1° ottobre, l’Iran ha lanciato circa 200 missili balistici contro Israele, affermando di agire in risposta all’uccisione dei leader di Hamas e Hezbollah, nonché di un generale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC).
L’account in lingua inglese di Khamenei su X, che ha 1,3 milioni di follower, rimane operativo. In uno dei suoi post più recenti sulla pagina, il leader supremo iraniano ha affermato «dobbiamo far capire ai sionisti il potere del popolo iraniano».
In un altro messaggio, ha accusato l’ONU e altri organismi internazionali di «non aver fatto il loro dovere… di affrontare» Israele, che oltre a prendere di mira l’Iran è anche coinvolto in operazioni militari nella Striscia di Gaza e in Libano.
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Interrogato sul perché censurassero tanti utenti ma non personaggi politici che minacciano la guerra — come Kim Jong-un ed appunto Khamenei, due esempi ricorrenti — il cofondatore ed ex proprietario di Twitter Jack Dorsey ripeteva che la piattaforma riteneva accettabili dichiarazioni belliche che ricadessero sotto la categoria del «saber rattling», il «tintinnio delle spade».
Il nuovo proprietario del social, Elon Musk, ha usato invece il principio secondo cui va considerato pubblicabile ogni sorta di discorso che potrebbe essere fatto dallo scranno della plenaria ONU, dove vari rappresentanti Paesi spesso si lanciano in discorsi infuocati.
La limitazione imposta a Khamenei sembra andare contro questa impostazione.
Come riportato da Renovatio 21, Musk, perennemente accusato di dare spazio a razzisti, neonazisti ed antisemiti su X, con tanto di manovre di enti ebraici come l’ADL, ha sviluppato un rapporto diretto con Netanyahu, che in teoria lo scuda da scrutini e maledizioni da parte giudaica.
In varie occasioni Elon si è dichiarato «filosemita». Nella recente intervista con Tucker Carlson ha dichiarato che, pur non essendo ebreo, ha frequentato una sorta di catechismo presso una scuola ebraica, semplicemente perché, ha raccontato, era vicina ad un posto dove lavorava suo padre.
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L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
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L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
Gli Stati Uniti hanno accusato Bruxelles di aver «attaccato» gli americani dopo che l’Unione Europea ha inflitto alla piattaforma social X di Elon Musk una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari) per violazione delle norme di moderazione dei contenuti previste dal Digital Services Act (DSA).
La Commissione europea ha reso nota la sanzione venerdì, precisando che si tratta della prima decisione formale di non conformità emessa in base al DSA.
La misura si inserisce in una più ampia offensiva regolatoria dell’UE contro i grandi colossi tecnologici statunitensi: in passato Bruxelles ha già comminato multe da diversi miliardi a Google per abuso di posizione dominante nella ricerca e nella pubblicità, ha sanzionato Apple in base al DSA e alle norme antitrust nazionali e ha penalizzato Meta per il modello pubblicitario «pay-or-consent». Queste azioni hanno ulteriormente inasprito le divergenze tra Washington e l’UE in materia di regolamentazione del digitale.
Secondo la Commissione, le violazioni commesse da X riguardano la progettazione ingannevole del sistema di spunta blu verificata, che «espone gli utenti a truffe», la mancanza di trasparenza nella libreria pubblicitaria e il rifiuto di fornire ai ricercatori l’accesso ai dati pubblici richiesto.
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Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha reagito duramente, scrivendo su X che la multa non rappresenta solo un attacco alla piattaforma, ma «un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri». «I giorni in cui gli americani venivano censurati online sono finiti», ha aggiunto.
Elon Musk ha rilanciato i commenti del commissario FCC Brendan Carr, secondo il quale l’UE prende di mira X semplicemente perché è un’azienda americana «di successo» e «l’Europa sta tassando gli americani per sovvenzionare un continente soffocato dalle sue stesse normative oppressive».
Anche il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance è intervenuto, sostenendo che l’UE sta punendo X «per non aver adottato misure di censura» e che gli europei dovrebbero «difendere la libertà di espressione invece di aggredire le aziende americane per questioni di poco conto».
L’amministrazione del presidente Donald Trump si oppone da anni alle leggi digitali europee, accusandole di essere «progettate per danneggiare la tecnologia americana» e minacciando dazi di ritorsione in risposta a tasse digitali e regolamenti sulle piattaforme.
Bruxelles ribatte che le proprie regole valgono allo stesso modo per tutte le imprese che operano nel mercato unico e riflettono semplicemente un approccio più severo su privacy, concorrenza e sicurezza online.
Le relazioni tra Washington e Bruxelles restano tese su numerosi fronti – commercio, sussidi industriali, standard ambientali e controlli tecnologici – con gli Stati Uniti che accusano l’UE di protezionismo e i leader europei che criticano le misure unilaterali americane in materia di dazi e tecnologia.
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Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente.
Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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