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Epidemie

Virus lombardo, guerra russa. Perché il segreto militare sulla Val Seriana?

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Il lettore saprà che la settimana scorsa il Consiglio di Stato ha chiuso definitivamente la questione della zona rossa in Val Seriana.

 

Un anno e mezzo fa l’agenzia AGI aveva chiesto i documenti che avrebbero dovuto spiegare perché «400 militari furono mandati nella Bassa Bergamasca e poi ritirati dal territorio più aggredito dal COVID», quello che fu chiamata anche la Wuhan 2.

 

Dopo quello che in gergo tribunalizio si chiama «alterno esito di giudizi» – il susseguirsi di pronunce di segno opposto della giustizia amministrativa – il giudici del Consiglio di Stato (lo stesso organo che aveva annullato la pronuncia del TAR sulle cure domestiche) hanno messo il sigillo sulla questione.

 

Per i magistrati vi sarebbero le «rilevanti e apprezzabili esigenze di riservatezza» dichiarate dal ministero degli Interni della Lamorgese.

 

«Fu dunque una decisione maturata solo in ambito militare quella di scegliere come impiegare i propri uomini e donne come lo stesso Ministero ha scritto: “Non c’è stato alcun atto governativo specifico di impiego delle forze militari nelle zone di Nembro e Alzano”» scrive Manuela d’Alessandro di AGI, che aveva chiesto accesso alle carte.

 

«Il Consiglio di Stato, accogliendo la tesi del governo, spiega che per contrastare il Covid “sono stati impiegati gli stessi contingenti di Forze Armate addetti all’operazione ‘Strade Sicure’” il cui utilizzo “è stato disposto in attuazione delle direttive generali di pianificazione annuale, in relazione alle quali sussiste un’esigenza di riservatezza volta a secretare le linee della programmazione strategica di impiego delle risorse umane e strumentali”» continua AGI.

 

In pratica, il segreto militare. Sul virus lombardo. Quello delle casse con i morti portate via da file di camion dell’esercito.

 

Ora, nessuno si sta sbilanciando. Tutti in questi giorni stanno semplicemente riportando la notizia, magari ringhiando un po’, ma in modo disarticolato. Questo perché nessuno ha idea di cosa dire – nessuno sa cosa vi sia dietro questo segreto.

 

Noi pure non abbiamo idea. Il segreto ci è segreto. Come a tutti, l’unica cosa che ci è chiara è che ciò che è stato sigillato deve avere una vasta importanza, altrimenti non avrebbero scomodato l’ultima linea giudiziaria possibile, il Consiglio di Sstato, per secretare tutto.

 

Tuttavia, a differenza di altri, Renovatio 21 vorrebbe fare quello che cerca di fare spesso: buttare lì un po’ di puntini, nell’attesa che arrivi il momento che si uniscano.

 

Dunque, abbiamo un segreto militare.

 

Ebbene, l’esercito italiano non è il solo coinvolto: in quei mesi, in Lombardia e non solo (ma a partire da lì), operava, in una missione concordata tra i due Paesi, l’esercito russo.

 

Cioè, l’esercito ora coinvolto nella guerra al centro del mondo. L’esercito del Paese verso cui dobbiamo provare odio per obbligo di Stato, quasi fosse un vaccino mRNA. L’esercito della Nazione contro la quale la più grande forza militare della storia – la NATO – sta preparandosi.

 

Per bizzarra coincidenza, quell’esercito era proprio lì, in quello che sembrò essere il primo focolaio COVID d’Europa, appunto una seconda Wuhano.

 

Non si trattava di qualcosa di inaudito. Operazioni di cooperazione simile ve ne sono state tante: ad esempio per il terremoto dell’Aquila.

 

C’è da rammentare poi che l’iniziativa russa divenne un format transnazionale: Paese non-europeo manda aiuti all’Italia in difficoltà. Il campo in effetti era vuoto: la Francia faceva sketch con il pizzaiolo italiano che sputa nella pizza, la Germania bloccava in aeroporto i (preziosissimi, eh!) respiratori ordinati da Roma all’Estero. Quindi ecco che, per la gioia di qualche vetero-sinistroide grillino, arrivano i dottori di Cuba, con applausi in aeroporto. Poi ecco che il premier d’Albania Edi Rama, uomo di George Soros, annuncia in perfetto italiano che sta per mandare una squadra di medici in aiuto all’Italia, per riconoscenza per quanto l’Italia ha fatto per Tirana in passato. Il finale della missione albanese non fu bellissimo: nel lockdown feroce di Brescia, in hotel tra birra e musica ad alto volume, interviene la polizia e commina multe da 500 euro, più due denunce per resistenza e oltraggio. Ma sono episodi di folclore.

 

Quindi: i russi, d’accordo con gli italiani, si prendono la briga di «sanificare» la Val Seriana. Ospedali, case di riposo, etc.

 

A differenza di quanto si vede commentato ora, la cosa sembrava decisamente ben considerata da tutti. Governo, sindaci, gente comune. Abbiamo testimonianze da parte di quest’ultima che ci confermano.

 

Non c’era motivo di dubitare di nulla, in quell’ingenua primavera 2020, quando tentavano di mandarci giù per la gola una relazione profonda quanto oscena con il Paese untore, la Cina, quando ancora pensavamo che la luce fuori dal tunnel era a portata, certo non sarebbero passati gli anni, certo non avremmo dovuto riconfigurare il Paese secondo l’apartheid biotica di obblighi e green pass…

 

Quindi, la cosa più sana da fare ora, decisamente, è cercare di capire a chi la missione della Russia non andasse bene. Perché qualcuno c’era. Eccome.

 

Un giornale, La Stampa di Torino – storica testata della dinastia oligarchica degli Agnelli, ora Elkann – era riuscito a far inviperire prima l’ambasciatore russo Razov (quello di cui avete sentito parlare in questi giorni, quello che due settimane fa ha denunciato il quotidiano), poi il maggior generale Igor Konashenkov, quello che sentite ogni giorno parlare adesso di Ucraina in quanto portavoce dell’esercito di Mosca, infine la Maria Zakharova, indomita portavoce degli Esteri.

 

Razov scrisse una lettera al giornale piemontese, allora diretto da Maurizio Molinari, lamentando come un articolo di un giornalista, lo Jacopo Jacoboni, citando «fonti politiche di alto livello» affermasse che «l’80% degli aiuti russi sarebbe totalmente inutile o poco utile».

 

In più, scrive l’ambasciatore, «J. Jacoboni intravede un insidioso secondo fine della Russia nel fatto che siano stati inviati in Italia militari delle forze armate russe, tra i quali anche esperti di difesa nucleare, chimica e biologica».

 

«Per quanto riguarda il messaggio che spunta dal ragionamento dell’autore e cioè che l’invio di militari russi (a proposito, a titolo gratuito) avrebbe come scopo quello di causare un qualche danno ai rapporti tra l’Italia e i partner della NATO, offriamo ai lettori l’opportunità di giudicare da soli chi e come viene in aiuto al popolo italiano nei momenti difficili. In Russia c’è un detto: “Gli amici si vedono nel bisogno”».

 

Insomma, La Stampa aveva insinuato che i russi non stessero solo sanitarizzando un pezzo di Lombardia.

 

Veniamo a Konashenkov, che ora sta curando la comunicazione dell’Operazione Z in Ucraina. Il 2 aprile 2020 il maggiore generale fa uscire sui social una nota durissima.

 

«Abbiamo prestato attenzione agli incessanti tentativi che già da due settimane il quotidiano La Stampa sta mettendo in campo per screditare la missione dei russi che si sono mobilizzati per prestare aiuto agli italiani in difficoltà».

 

«Nascondendosi dietro agli ideali della libertà di parola e del pluralismo di opinioni, La Stampa sta alimentando fake news russofobiche da guerra fredda rimandando a “opinioni” espresse da anonimi “alti funzionari”».

 

« (…) La maggior parte dei medici e degli epidemiologi russi sono stati definiti dal quotidiano come esperti di guerra biologica. Coloro i quali non hanno avuto l’onore di rientrare in questa categoria sono finiti tra i membri dell’intelligence militare russa».

 

«Tuttavia, sullo sfondo di tali speculazioni, nonostante i sospetti sensazionalistici de La Stampa, invece di condurre una guerra biologica gli epidemiologi giunti in Italia per combattere il coronavirus assieme ai propri colleghi italiani stanno debellando il Covid-19 in 65 case di riposo di Bergamo. I medici militari russi quotidianamente fianco a fianco dei militari italiani stanno edificando i reparti di terapia intensiva per salvare i cittadini italiani contagiati dal virus nel nuovo ospedale di emergenza di Bergamo».

 

Infine, Konashenkov sfoderava una citazione in latino (lingua propria dell’Italia, e del russo quando vuole sembrare ultrasofisticato) e una, per motivi precisi, in inglese.

 

«Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de La Stampa, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita). Per essere più chiari: Bad penny always comes back».

 

Le anime belle dei giornali italiani cominciarono a strillare pazzamente: quella della fossa era una chiara minaccia, e pazienza se il generale stava dicendo altro.

 

A chiarire la questione dei «reali committenti», quindi, ci pensò la Zakharova, che dietro ha tutta la potenza della macchina diplomatica moscovita.

 

La portavoce degli Esteri della Federazione russa disse che dietro all’articolo de La Stampa c’era… un’azienda britannica.

 

«Siamo riusciti a rintracciare l’intermediario, una società registrata a Londra, i cui rappresentanti si sono rifiutati di fornire qualsiasi informazione su questo accordo menzionato nell’articolo o di rispondere a qualsiasi domanda relativa all’ubicazione, al prezzo e alla natura del carico, nonché come mittente e destinatario», affermò un po’ oscuramente Zakharova.

 

Come? Una società inglese dietro all’articolo? In che senso? Ammettiamo di non capire nulla, forse sono segnali da servizi segreti che ci sfuggono totalmente, tuttavia comprendiamo perché Konashenkov parlasse di penny…

 

La cosa, per quanto possa sembrarvi enorme – due potenze atomiche che si accusano usando l’Italia pandemica come campo di scontro – cade nel vuoto. Solo il Telegraph pubblica qualcosa, un articolo dal titolo non troppo sibillino: «Russian Mercy Mission in Italy is a front for Intelligence Gathering, expert warns» («La missione di carità russa in Italia è una copertura per la raccolta di Intelligence, dicono gli esperti»).

 

Nel pezzo, viene scritto che «molto probabilmente il contingente contiene ufficiali dell’intelligence militare del GRU, l’equivalente russo dell’MI6».

 

GRU, MI6: sì, siamo finiti in una guerra di spie.

 

Sono le stesse sigle che vengono citate ora in Ucraina, con i filorussi a parlare della strage di Bucha come di una operazione di propaganda dell’MI6.

 

Come riportato da Renovatio 21, Londra sta montando, sin da prima dell’innesco del conflitto materiale, una campagna antirussa senza requie, come notato pure pubblicamente da politici e diplomatici esteri come il presidente croato Zoran Milanovic e l’ex ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissl.

 

Andiamo oltre.

 

2021. Molinari, il direttore de La Stampa che fece adirare Mosca, passa a La Repubblica.  A Novembre pubblica un editoriale (titolo sibillino anche questo: «La morsa di Putin sull’Unione europea») in cui parla della «minaccia ibrida» di Putin, che tra immigrati Bielorussi e gasdotti, avrebbe lo scopo di «generare crisi parallele per stringere in una morsa l’Unione europea».

 

Il Cremlino si incazza un’altra volta. La Zakharova – che, ripetiamo, rappresenta la solida diplomazia russa – si rivolge direttamente al direttore: «Dottor Molinari, non ama il gas russo? Molto bene. Ho una grande idea: Maurizio per protesta riscaldi la sua casa con copie de La Repubblica». Visti come siamo messi adesso, potrebbe essere un’idea da non scartare del tutto.

 

Non è finita, arriva il 2022. Arriva la guerra, l’Operatsija Z.

 

Sempre La Stampa pubblica un articolo che fa ammattire i russi. Titolo: «Se uccidere Putin è l’unica via d’uscita». Sempre più sibillini. L’ambasciatore Razov, sempre lui, va a denunciare. L’autore dell’articolo dice che il russo ha capito male, e che anzi l’idea «che qualche russo ammazzi Putin» sia «priva di senso e immorale, e questo c’era scritto bene in evidenza».

 

Ne abbiamo scritto su Renovatio 21, per altre ragioni: perché il premier Mario Draghi ha difeso il giornale torinese con il coltello della democrazia costituzionale fra i denti: «Forse non è una sorpresa che l’ambasciatore russo si sia così inquietato: lui è l’ambasciatore di un Paese in cui non c’è libertà di stampa, da noi c’è, è garantita dalla Costituzione».

 

Draghi dice che lui sta con quello che discettano sui giornale della possibilità dell’assassinio di Putin. Poi, il giorno dopo gli telefona per chiedergli il gas. Gli telefona, in teoria, per conto nostro…

 

Valeva la pena per Draghi di leggersi quanto aveva detto l’ambasciatore Razov andando in tribunale: «Questo articolo d’autore considerava la possibilità dell’uccisione del presidente della Russia. Non c’è bisogno di dire che questo è fuori dell’etica, dalla morale e dalle regole del giornalismo. Nel codice penale dell’Italia si prevede possibilità di istigazione a delinquere e apologia di reato».

 

Insomma, ai russi non è piaciuto nemmeno questo articolo de La Stampa.

 

Insomma, tutto questo rancore è in apparenza inspiegabile. Perché La Stampa, e poi Molinari, che ne era direttore, attaccano così direttamente la Russia, riuscendo perfino a far saltare i nervi ai diplomatici?

 

Perché nel momento più impensato, quello del mondo paralizzato dal virus (ricordate: marzo-aprile 2020), si scagliano contro l’esercito russo in uno scenario (servizi inglesi, guerra batteriologica, GRU) da vera guerra di spie?

 

Non abbiamo risposta nemmeno a questo, possiamo solo, anche qui, buttare qualche puntino.

 

La Stampa è il giornale della famiglia oligarchica Agnelli, dove ora il cognome predominante – a causa del John detto Jaki, scelto dal nonno Gianni ma ancora privo del physique du role del patriarca – è Elkann. Gli Elkann sono una famiglia importante dell’ebraismo francese. Il nonno Jean-Paul Elkann è banchiere e rabbino di alto rango (già presidente del Concistoro ebraico di Parigi) operante a Nuova York, città in cui nascerà anche il padre Alain, John stesso e suo fratello Lapo.

 

La FIAT ha avuto rapporti cordiali con l’URSS: ricordiamo la produzione nella città di Tol’jatti della mitica Zhiguli, l’automobile nata dalla cooperazione industriale italo-sovietica. Già 40-50 anni fa lo storico Anthony Sutton vedeva questa la produzione oltrecortina consentita agli Agnelli come la riprova che l’élite globalista (in particolare, la famiglia Rockefeller, che degli Agnelli sono amicissimi ed alleati) andava ben oltre gli steccati politici tra il cosiddetto «Mondo libero» e i Paesi a socialismo reale.

 

C’è tuttavia un altro elemento «russo» che si inserisce nella storia della dinastia agnellica. La mamma di John Elkann, Margherita Agnelli, una volta divorziata dal padre di Jaki si risposa, come da imperativo di famiglia, con un nobile vero, Serge de Pahlen, nato in Normandia ma di famiglia di antichissima nobiltà russa. I due hanno cinque figli. Arrivato al vertice della FIAT, Jaki licenzia il patrigno, che da 22 anni lavorava in azienda. Sono gli anni della denuncia in tribunale di Margherita per avere la sua parte del famoso tesoro all’estero di Gianni Agnelli, di cui sono ancora sconosciute dimensioni e origini – ma della cui esistenza oramai pochi dubitano.

 

Ma non si tratta solo di una questione famigliare: in un libro pubblicato in Gran Bretagna (dove, sennò) nel 2020, una giornalista del Financial Times scrive che de Pahlen era stato «reclutato dal KGB durante gli anni Ottanta», con la missione di trasferire tecnologia a Mosca.  «La Fiat era sempre stata un partner chiave dei sovietici, e secondo due ex intermediari del KGB, divenne un fornitore di tecnologia dual-use (cioè che si può usare in ambito civile come in quello militare, ndr), attraverso una miriade di società amiche».

 

La Russia e il KGB che entrano nel casato Agnelli, dove già, forse, erano entrati gli iraniani con la presunta conversione di Edoardo, trovato poi morto sotto un cavalcavia, all’Islam sciita. Possibile che sia questa la spiegazione dell’ostinazione de La Stampa contro Mosca?

 

Non sappiamo dirlo. Magari la questione riguarda il direttore di allora, Maurizio Molinari, che oggi hanno promosso alla testata ammiraglia comprata da poco, La Repubblica.

 

Ci eravamo sempre convinti che Molinari fosse legato ai neocon americani, così come Il Foglio.

 

Per chi non sapesse chi sono i neocon: una corrente della politica profonda americana, con operativi quasi mai eletti dal popolo ma incistati nei gangli delle amministrazioni di qualsiasi colore. I neocon sono votati agli interventi armati che gli USA dovrebbero somministrare al resto del mondo: è loro la pressione creata per la guerra d’Iraq e in Afghanistan. Sono discepoli di uno strano filosofo chiamato Leo Strauss, ma nessuno sa davvero cosa egli insegnasse, perché le lezioni per il circolo di studenti più intimo erano segrete, esoteriche. I neocon hanno passato decenni a metterci in guardia dall’Islamismo, ma ora spingono per l’obbiettivo di sempre, la guerra alla Russia. Quasi tutti i neocon sono ebrei, per lo più dei dintorni di Nuova York, e vengono da famiglie ebraiche scappate dalla Russia degli Zar.

 

In realtà, mi sbagliavo. A leggere da Google, non pare esservi relazione così diretta tra il direttore di Stampa e Repubblica e i neoconservatori: la ricerca «Molinari+neocon» non sortisce nulla, se non il libro che dedicò all’indimenticato Dubya, durante la cui presidenza i neocon dilagarono: George W. Bush e la missione americana (2004).

 

Così dobbiamo andare su Wikipedia, perché ammettiamo che, a parte l’erremoscia romanesca vista in TV per anni, di lui non sappiamo niente.

 

Scopriamo che è «nato a Roma in una famiglia di origine ebraica» e che ha studiato «all’Harris Manchester College dell’Università di Oxford e all’Università Ebraica di Gerusalemme», ha scritto per il giornale del PRI e vinto premi della Fondazione Spadolini. Chi ha compilato la voce per l’enciclopedia online tiene a farci sapere anche che è sposato con una signora «ebrea italo-libica, avvocato. La coppia ha quattro figli, tutti nati a New York». Per un decennio è stato il corrispondente da Nuova York del giornale degli Agnelli, per poi, prima di rientrare a Torino, esserlo stato anche a Bruxelles e Gerusalemme.

 

Ha scritto un mucchio di libri. Il suo libro sull’ISIS, che per Roberto Saviano era «il libro che tutti dovremmo leggere», purtroppo viene accusato di aver copincollato un bestseller americano, Rise of ISIS, di Jay Sekulow. Tuttavia ha pubblicato tantissimi altri volumi dai titoli interessanti: Ebrei in Italia: un problema di identità (1870-1938), La sinistra e gli ebrei italiani, Gli ebrei di New York, L’Italia vista dalla CIA, L’aquila e la farfalla. Perché il XXI secolo sarà ancora americano.

 

Tutta questa roba spiega in qualche modo l’intrigo internazionale in Val Seriana? Macchè.

 

Ribadiamo, noi ci stiamo limitando a buttare lì i puntini, sarà qualcuno più bravo di noi – magari qualcuno che avrà accesso alle carte – a dirci cosa è successo, e se c’entra qualcosa il conflitto di larga scala fra Paesi e fazioni di guerrafondai, che riescono a combattersi perfino sulle questioni umanitarie.

 

Vabbè, non siamo ingenui: in realtà sappiamo che non esistono missioni umanitarie prive di rilevanza per l’Intelligence. E, di fatto, c’è chi dice che proprio con un virus preso in Italia sia stato fatto il vaccino Sputnik, cioè l’amuleto magico con cui Putin ha tirato fuori la Russia dall’incantesimo del coronavirus pur vaccinando una porzione ridicola della sua popolazione praticamente senza obblighi. Lo aveva capito subito, Vladimir: il COVID è una guerra di percezione, serviva solo un segno per uscire dallo stallo globale)

 

Ipotizziamo che quando i russi minacciano di parlare, ora che gli italiani con cui hanno collaborato due anni fa gli si sono rivoltati contro, possano tirare fuori una storia così: eravamo d’accordo che avremmo trovato il vaccino insieme (la collaborazione con il famoso ospedale italiano è stata interrotta solo da qualche settimana), e invece voi, per qualche motivo, avete preferito il siero genico tedesco-americano, qualcuno ha scelto per voi da che parte stare nell’era della cortina mRNA…

 

Niente di che. Può essere così, ma fino a che nessuno parla, e piombano dal cielo i segreti militari, non potremmo mai saperlo.

 

Tuttavia, brancolando nel buio, possiamo fare anche altri incubi.

 

Sapete, siamo di quelli che all’inizio la storia dei biolaboratori americani in Ucraina proprio non se la filavano. Circolavano queste mappe in cui alcune strutture parevano essere in territorio già controllato dai russi. Chi le sparava in giro, ci sembrava della terribile schiatta dei social-perdigiorno. Dai, va bene tutto, ma che adesso mi si cerchi di collegare Wuhano all’Ucraina, che mi si dica che sarebbe implicato perfino l’Obama quando era senatore, e poi il figlio di Biden, proprio no, non esageriamo… ebbasta, ci hanno ragione quando ci chiamano complottisti.

 

Giuriamo, pensavamo proprio così.

 

Poi un bel giorno vediamo il video di Victoria Nuland che, in udienza al Congresso USA (dove, per legge, non puoi mentire, pena il carcere) ammette tutto.

 

 

Victoria Nuland, la regina dei neocon. La moglie di Robert Kagan, cardinale neocon teorico del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (come nel titolo del libro citato anche in un libro più sopra…), dove si parlava, pochi anni prima dell’11 settembre, di «una nuova Pearl Harbor».

 

Victoria Nuland, nuora di Donald Kagan, capostipite dei neocon.

 

Victoria Nuland che, discendente di una famiglia di ebrei (vero nome: Nudelman) fuggiti dai pogrom in Circassia, telecomanda la crisi a Kiev.

 

Victoria Nuland che parla di laboratori di bioarmi.

 

Neocon. Russia. Virus. Guerra in Ucraina. Guerra biologica.

 

Ecco. Cercate di capirci: noi non ci abbiamo capito niente. E se anche avessimo capito qualcosa, sarebbe da piazzarci sopra un segreto militare multiplo, multinazionale, multidimensionale.

 

Zitti. E Mosca.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

Epidemie

L’OMS non ha «annacquato» il suo Trattato Pandemico

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Secondo i rapporti che circolano ampiamente su blog e social media, l’ultima bozza dell’«accordo pandemico» dell’OMS non afferma più che il documento è vincolante per gli Stati membri dell’OMS. Ma gli esperti che hanno seguito i negoziati sul trattato hanno affermato che l’ultimo linguaggio è «ingannevole».

 

Secondo i rapporti che circolano ampiamente su blog e social media, l’ultima bozza dell’«accordo pandemico» dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non afferma più che il documento è vincolante per gli Stati membri dell’OMS.

 

Un rapporto, pubblicato il 22 aprile dal giornalista indipendente Peter Imanuelsen, afferma che con la rimozione di un articolo chiave dalla bozza del trattato, i Paesi «non devono più obbedire all’OMS».

 

Ma gli esperti che hanno parlato con The Defender hanno affermato che è troppo presto per dire che l’OMS ha fatto marcia indietro. Hanno sottolineato che le ultime bozze dell’accordo pandemico proposto e gli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale (IHR), ancora in fase di negoziazione da parte dei membri dell’OMS, contengono obblighi per le nazioni e limitano le libertà delle persone a livello globale.

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L’avvocato olandese Meike Terhorst ha dichiarato a The Defender: «non c’è vittoria», poiché gli emendamenti proposti all’RSI conferiscono al direttore generale dell’OMS «poteri legislativi ed esecutivi illimitati per dichiarare una pandemia e le misure che devono essere adottate» – e rafforzare i poteri esistenti come specificato nell’attuale RSI, ratificato nel 2005.

 

L’internista Dott.ssa Meryl Nass, fondatrice di Door to Freedom , ha dichiarato a The Defender che i due strumenti proposti continueranno a indirizzare gli Stati membri dell’OMS a distribuire vaccini e farmaci e a obbedire alle richieste emesse dall’organizzazione durante una dichiarata «emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale» (PHEIC).

 

Scrivendo per Door to Freedom, Nass ha affermato che le ultime revisioni degli emendamenti IHR affermano che il documento è «non vincolante», ma che altri termini lo contraddicono.

 

«E se il termine ‘non vincolante’ non venisse più cancellato? Il documento è ancora vincolante per le nazioni a causa di altri termini, dell’obbligo di riferire all’OMS su come le nazioni si stanno conformando e al nuovo comitato di conformità e implementazione, che cavalcherà il gregge sulle nazioni che non si conformano», ha scritto Nass.

 

Inoltre, «le nazioni devono ‘adattare’ la loro legislazione nazionale per conformarsi… anche se il documento afferma che non hanno intenzione di imporre alcuna sovranità nazionale», ha aggiunto.

 

Nass ha affermato che anche le affermazioni secondo cui il linguaggio relativo alla «misinformazione» e alla «disinformazione» è stata rimossa dall’ultima bozza degli emendamenti IHR sono false. Lei ha scritto:

 

«Il controllo della cattiva informazione e della disinformazione è stato spostato in un allegato dove sarebbe meno evidente. Tuttavia, il controllo delle informazioni è oggi ancora più stringente, poiché la “sorveglianza” e la gestione della disinformazione sono ormai considerate “capacità fondamentali” che tutte le nazioni dovranno sviluppare e sulle quali verranno valutate utilizzando un sistema di monitoraggio ancora da sviluppare».

 

Terhorst ha affermato che se l’OMS ratificasse uno o entrambi i due documenti proposti nelle loro attuali iterazioni, otterrebbe «poteri legislativi ed esecutivi, poteri autonomi», che sono esplicitamente proibiti dalla Costituzione dell’OMS. Secondo Terhorst, la Costituzione limita il potere dell’OMS a quello di un «organismo consultivo».

 

Gli Stati membri voteranno gli strumenti proposti alla 77ª Assemblea mondiale della sanità, in programma dal 27 maggio al 1 giugno a Ginevra, in Svizzera.

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«Una forma di ricatto negoziale»

Il giornalista indipendente James Roguski ha raccontato i negoziati sia per l’«accordo pandemico» che per gli emendamenti IHR nel suo Substack. In un post del 18 aprile, ha affermato che i negoziati sul proposto «accordo pandemico» sono «falliti».

 

Questo fallimento, ha affermato Roguski, non lascia altra scelta all’organismo negoziale intergovernativo se non quella di proporre alle nazioni di firmare un documento incompiuto e accettare di rinviare i dettagli in un «futuro lontano», attraverso l’approvazione di una proposta di risoluzione sul «Trattato sulla pandemia».

 

In un post separato di Substack del 23 aprile, Roguski ha scritto che l’organismo negoziale intergovernativo sta «ricorrendo a una forma di ricatto negoziale», «tentando di fare pressione sui paesi membri dell’OMS affinché adottino e firmino un accordo incompleto» nella riunione del mese prossimo.

 

Secondo Roguski, la «minaccia non così sottile» è che se gli Stati membri non firmano il documento incompleto, «non saranno in grado di continuare a partecipare ai successivi negoziati per definire i dettagli».

 

Gli Stati membri possono firmare l’«accordo pandemico» presso la sede dell’OMS a Ginevra dal 28 maggio al 28 giugno e presso la sede delle Nazioni Unite a New York dall’8 luglio 2024 al 7 luglio 2025.

 

Roguski ha scritto il 18 aprile:

 

«Hanno sempre desiderato raggiungere un accordo vuoto per istituire una Convenzione quadro e una nuova burocrazia (la Conferenza delle parti) [COP] che avrebbe il potere di incontrarsi su base annuale nel futuro, per sempre».

 

«Sanno che non possono mostrarci i dettagli di ciò che vogliono veramente fare. Propongono un accordo incompleto e annacquato nella speranza che in futuro possano prendere decisioni nella speranza che noi non prestiamo attenzione».

 

Secondo Roguski, gli Stati membri dell’OMS non hanno concordato aspetti dell’«accordo pandemico» che coinvolgono One Health, lo sviluppo di un «sistema di accesso agli agenti patogeni e di condivisione dei benefici», finanziamenti e regole finanziarie che governano il COP.

 

Tuttavia, la risoluzione richiede al direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus di implementare immediatamente clausole su argomenti quali «Preparazione, prontezza e resilienza», «Risarcimento e responsabilità correlati ai vaccini e alle terapie durante le pandemie», «rafforzamento della regolamentazione» e un «meccanismo finanziario di coordinamento».

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Gli emendamenti dell’IHR conferirebbero al direttore generale dell’OMS “poteri legislativi”

Le revisioni agli emendamenti proposti dall’IHR hanno portato a un nuovo documento che, secondo Terhorst, «sembra essere meno terribile della bozza precedente». Ma questo è «ingannevole», ha detto.

 

Come Nass, Terhost ha osservato che l’ultima bozza prevede l’istituzione di un comitato per l’attuazione e la conformità del RSI, «destinato a facilitare e supervisionare l’attuazione e promuovere il rispetto di questi regolamenti».

 

«Ciò significa che se viene dichiarata una PHEIC… o un’emergenza pandemica o pandemica o un allarme di intervento precoce, tutti gli Stati membri devono rispondere e obbedire agli ordini del direttore generale dell’OMS, e le loro stesse istituzioni devono attuare le misure richieste come blocchi, vaccinazioni, quarantena, restrizioni di viaggio», ha affermato Terhorst.

 

Di conseguenza, il direttore generale avrà «poteri legislativi» per dichiarare un PHEIC e le misure che le nazioni dovranno adottare in risposta, ha affermato Terhorst.

 

Scrivendo nel suo Substack il 22 aprile, Roguski ha elencato diverse proposte «inaccettabili» contenute nella bozza più recente degli emendamenti IHR, tra cui requisiti di vaccinazione, proposte per mettere in quarantena i viaggiatori, proposte per l’implementazione di «passaporti vaccinali» e requisiti di test come prerequisito per viaggi, meccanismi di sorveglianza rafforzati e censura con il pretesto di prendere di mira la «misinformazione».

 

Silvia Behrendt, fondatrice e direttrice dell’Agenzia per la responsabilità sanitaria globale, con sede in Austria, ha dichiarato a The Defender che, a parte queste disposizioni, gli emendamenti proposti all’IHR violano anche l’articolo 55, paragrafo 2 dell’attuale IHR (2005).

 

Questa clausola impone al direttore generale dell’OMS di comunicare tutte le modifiche proposte all’RSI a tutti gli Stati membri almeno quattro mesi prima dell’Assemblea mondiale della sanità. L’OMS afferma di aver soddisfatto questo requisito quando «il Segretariato dell’OMS ha diffuso tutte le proposte di modifica dell’RSI il 16 novembre 2022».

 

Behrendt non era d’accordo. «La nuova bozza è, in larga misura, una nuova versione che non abbiamo mai visto», ha detto. «Ciò dimostra che la scadenza non è stata rispettata, perché non c’è abbastanza tempo» per gli Stati membri dell’OMS.

 

«Anche questa non è la bozza finale», ha detto Behrendt. «Avranno una nuova sessione [di negoziazione] e ci saranno ancora nuovi cambiamenti». Il gruppo di lavoro sugli emendamenti al regolamento sanitario internazionale si riunirà dal 22 al 26 aprile.

 

Behrendt ha affermato che si tratta di un processo particolarmente gravoso per gli Stati più piccoli, che si trovano ad affrontare doppi negoziati riguardanti l’«accordo pandemico» e gli emendamenti IHR, ma non hanno la capacità di tenere il passo con entrambi.

 

«Si tratta di un effetto a cascata ed è una situazione molto complessa perché negoziano sullo stesso argomento. Non è mai stato fatto nel diritto internazionale», ha affermato Behrendt, sottolineando che l’Unione Europea (UE) partecipa ai negoziati per entrambe le proposte come entità separata, anche se anche i suoi singoli Stati membri fanno parte del processo negoziale.

 

Terhorst ha affermato che l’UE non ha l’autorità per partecipare come parte separata a questi negoziati, sottolineando che la politica sanitaria pubblica nell’UE è di dominio esclusivo degli Stati. Behrendt ha affermato che questo è un tentativo da parte dell’UE di «prendere l’iniziativa» nella politica sanitaria pubblica.

 

Terhorst ha affermato che l’UE, sostenitrice dei passaporti sanitari digitali e dell’«identità digitale», sta «acquisendo sempre più potere» e, insieme ad altri stati membri e negoziatori dell’OMS, sta cercando di presentare rapidamente le due proposte prima delle elezioni presidenziali americane di quest’anno, dove due dei tre principali candidati si oppongono all’OMS.

 

Behrendt ha affermato che il recente allarme per l’influenza aviaria è un motivo in più per cui l’OMS si sta affrettando a far approvare entrambe le proposte. «È molto interessante che emerga ora», ha detto, sottolineando i tempi dell’epidemia, poco prima dell’Assemblea mondiale della sanità di quest’anno.

 

Anche altri attori non statali, come la Fondazione Bill & Melinda Gates, partecipano ai negoziati in qualità di «stakeholder» ufficiali dell’OMS. Behrendt ha citato la Federazione internazionale dei produttori e dei commercianti farmaceutici come una di queste organizzazioni, sottolineando che «hanno dominato» i processi negoziali per le due proposte dell’OMS.

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L’opposizione globale alle proposte dell’OMS sta crescendo

Terhorst ha affermato che l’opposizione globale alle due proposte dell’OMS continua a crescere. Il 16 aprile, il Parlamento olandese ha approvato una mozione che chiede al governo del paese di rinviare il voto sugli emendamenti dell’RSI all’Assemblea mondiale della sanità del mese prossimo, perché gli emendamenti non sono stati presentati almeno quattro mesi prima dell’assemblea.

 

Il governo olandese non è vincolato dalla mozione, ha detto Terhorst, ma ha notato l’ampio sostegno che la mozione ha goduto in Parlamento. «Anche i partiti che erano molto favorevoli a tutte le misure COVID-19, pensavano che ciò non fosse legale».

 

Terhorst ha anche osservato che il governo olandese aveva precedentemente presentato una riserva – una richiesta legale per più tempo per la revisione – contro gli emendamenti IHR del 2022 , ma non ha reso pubblica la lettera di riserva formale, sostenendo che si tratta di «informazioni diplomatiche».

 

«Perché è una questione di relazioni diplomatiche? È una questione legale e il Parlamento olandese dovrebbe essere in grado di verificare che questa lettera sia stata inviata», ha affermato Terhorst, aggiungendo che il Parlamento olandese non ha mai ratificato l’RSI (2005), forse perché incostituzionale.

 

La settimana scorsa decine di migliaia di manifestanti si sono riuniti in Giappone per opporsi alle due proposte. E il mese scorso, il Senato della Louisiana ha votato all’unanimità per vietare il coinvolgimento dell’OMS nella politica sanitaria dello stato, mentre anche i legislatori dell’Uganda si sono opposti alle due proposte.

 

Il 2 maggio, l’Ufficio per gli Affari Globali del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ospiterà una sessione di ascolto «per chiedere input alle parti interessate e agli esperti in materia per aiutarlo a informare e preparare l’impegno del governo degli Stati Uniti presso l’Assemblea Mondiale della Sanità».

 

La sessione è aperta al pubblico, ma gli interessati devono rispondere entro il 26 aprile.

 

 

Michael Nevradakis

Ph.D.

 

© 24 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Epidemie

Influenza aviaria, l’OMS i media insistono sulla paura dell’epidemia negli esseri umani

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Lo scienziato capo dell’OMS Jeremy Farrar ha avvertito che l’influenza aviaria ha un tasso di mortalità “estremamente alto” per gli esseri umani e potrebbe mutare per trasmettersi da uomo a uomo, nonostante non vi sia alcuna registrazione di trasmissione da uomo a uomo dell’H5N1.   La scorsa settimana l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato nuovamente l’allarme sull’influenza aviaria, avvertendo che ha un tasso di mortalità «estremamente alto» tra gli esseri umani.   Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), la malattia, il virus dell’influenza aviaria H5N1 – noto anche come «influenza aviaria altamente patogena (HPAI) A» o semplicemente «influenza aviaria» – può trasmettersi ad alcuni animali.   Tuttavia, non è mai passata da uomo a uomo e ci sono state segnalazioni estremamente rare di trasmissione da animale a uomo, ha affermato l’agenzia.   Tuttavia, lo scienziato capo dell’OMS Jeremy Farrar ha affermato che esiste «grande preoccupazione» che la malattia si evolva e svilupperà «la capacità di passare dalla trasmissione da uomo a uomo».   Secondo il CDC, le segnalazioni di epidemie di influenza aviaria risalgono al 1880. Dal 2014, i media hanno pubblicato storie periodiche e sempre più allarmistiche sul virus.   All’inizio di questo mese sono iniziate a circolare notizie secondo cui l’influenza aviaria sarebbe stata rilevata negli uccelli selvatici, nel pollame, in una varietà di mammiferi tra cui gatti e delfini e in un piccolo numero di esseri umani.   Organismi di stampa come il New York Times hanno ribadito gli avvertimenti di Farrar secondo cui il virus sta mutando e potrebbe iniziare a trasmettersi tra le persone, e il Daily Mail ha avvertito che potrebbe essere «100 volte peggio del COVID».   Farrar ha dato il massimo a questi avvertimenti durante una conferenza stampa in cui ha annunciato la nuova definizione dell’OMS per gli agenti patogeni presenti nell’aria.   «È una cosa tragica da dire, ma se vengo infettato dall’H5N1 e muoio, la cosa finirà», ha detto Farrar. «Se vado in giro per la comunità e lo diffondo a qualcun altro, allora si avvia il ciclo».   «Dobbiamo guardare, più che guardare, dobbiamo assicurarci che se l’H5N1 venisse a contatto con gli esseri umani con trasmissione da uomo a uomo, saremmo nella posizione di rispondere immediatamente con un accesso equo ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica» ha aggiunto.   La ricerca passata di Farrar si è concentrata su questo particolare ceppo di influenza aviaria.

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I commenti suscitano richieste per il vaccino contro l’influenza aviaria 

Dopo i commenti di Farrar, titoli come «La prossima minaccia pandemica richiede un’azione immediata», «L’influenza aviaria sta contagiando più mammiferi. Che cosa significa per noi?», «Il pericolo in evoluzione della nuova influenza aviaria» e «Gli Stati Uniti potrebbero vaccinare un quinto degli americani in caso di emergenza influenza aviaria «hanno chiesto se questa sarà “la prossima pandemia”».   Le notizie di stampa chiedono alle agenzie di sanità pubblica di prepararsi di conseguenza, intensificando la biosorveglianza interagenzia, la pianificazione della risposta alle emergenze, accumulando scorte di dispositivi di protezione individuale e, naturalmente, espandendo le scorte esistenti di vaccini contro l’influenza aviaria e sviluppandone di migliori.   Il governo degli Stati Uniti ha attualmente tre vaccini H5N1 approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) e conservati nelle scorte strategiche nazionali. I vaccini sono prodotti da Sanofi, GSK e CSL Seqirus.   Secondo i funzionari federali, se l’H5N1 dovesse diffondersi ampiamente tra gli esseri umani, il governo americano potrebbe distribuire entro quattro mesi abbastanza vaccini da inoculare un quinto della popolazione americana, ha riferito Barrons.   Ma i resoconti dei media hanno sollevato preoccupazioni sull’efficacia di questi vaccini – sviluppati già nel 2007 – e hanno sollecitato lo sviluppo e la sperimentazione di nuovi vaccini.   Farrar ha fatto lo stesso nella sua dichiarazione, avvertendo che lo sviluppo del vaccino «non è dove dobbiamo essere».   A sostegno di queste affermazioni, un recente rapporto di ricerca pubblicato in un comunicato stampa del 20 aprile ha rilevato che è molto probabile che un agente patogeno dell’influenza scateni una nuova pandemia nel prossimo futuro, seguita dalla «Malattia X».   Tuttavia, i risultati non si basano su uno studio di dati empirici sulla malattia reale.   Piuttosto, lo studio riporta i risultati di un sondaggio online che ha chiesto agli esperti globali di malattie infettive di classificare le malattie nel «Piano di ricerca e sviluppo per l’azione per prevenire le epidemie» dell’OMS nell’ordine in cui credevano che le malattie potessero causare la prossima pandemia.

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Gli allarmi risuonano mentre si avvicina la scadenza per la negoziazione del «Trattato pandemico» dell’OMS

Le notizie su una «prossima pandemia» arrivano poco prima delle riunioni dell’accordo pandemico dell’OMS previste per maggio.   I Paesi membri si incontreranno per votare un nuovo accordo pandemico e le modifiche al regolamento sanitario internazionale (IHR) per garantire all’OMS un’ampia autorità sulla gestione della pandemia, con un budget annuale stimato in 31,1 miliardi di dollari.   Il trattato proposto e l’IHR conferirebbero all’OMS poteri esecutivi senza precedenti per dichiarare un’emergenza sanitaria internazionale a propria discrezione, e quindi organizzare e imporre una risposta che prevalga su qualsiasi risposta che una singola nazione potrebbe invece voler implementare.   Molti hanno espresso preoccupazione per il fatto che le proposte compromettano la sovranità nazionale , normalizzino pericolose violazioni dei diritti e concentrino la ricchezza su scala globale.   La resistenza agli accordi è diffusa, da molti deputati statunitensi e organizzazioni per la libertà sanitaria alle proteste in Giappone.   Questi nuovi sviluppi sono arrivati ​​anche quando Farrar ha annunciato la scorsa settimana che l’OMS ha ampliato la sua definizione di agenti patogeni presenti nell’aria.   La nuova definizione ha lo scopo di eliminare la confusione su come «descrivere la trasmissione di agenti patogeni attraverso l’aria che possono potenzialmente causare infezioni negli esseri umani», per prevenire meglio la trasmissione, secondo l’OMS.   I termini «trasmissione aerea» e «trasmissione via aerosol» sono stati spesso confusi durante la pandemia di COVID-19.   Per correggere tale abuso e confusione, il «documento di consenso» stabilisce un nuovo standard in base al quale qualsiasi malattia infettiva che viaggia attraverso l’aria, indipendentemente dalle dimensioni delle «particelle respiratorie infettive», è considerata un agente patogeno presente nell’aria.   La precedente posizione dell’OMS era che solo un piccolo numero di agenti patogeni che viaggiavano in piccole goccioline su grandi distanze, come la tubercolosi, erano considerati «dispersi nell’aria».   La nuova classificazione rimuove il limite sulla dimensione delle particelle o sulla distanza alla quale un agente patogeno potrebbe diffondersi. Storicamente le agenzie hanno richiesto elevati livelli di prova prima di definire una malattia trasmessa per via aerea, il che richiede rigorose misure di contenimento, ha riferito CBC.   La nuova definizione renderà più semplice imporre misure di contenimento per una gamma più ampia di particelle respiratorie infettive.   All’inizio di questo mese, l’amministrazione Biden ha anche pubblicato la sua nuova «strategia pandemica» volta a rafforzare la biosicurezza globale prima della «prossima pandemia».

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Casi diffusi tra i mammiferi

Negli ultimi anni, milioni di uccelli sono stati abbattuti per prevenire la diffusione dell’influenza aviaria, poiché in genere vengono abbattuti interi stormi quando vengono identificati i casi.   All’inizio di questo mese, il Dipartimento dell’Agricoltura del Texas ha annunciato che uno dei più grandi allevamenti di pollame del Texas aveva pianificato di uccidere quasi 2 milioni di polli dopo che un singolo uccello era risultato positivo al virus H5N1. Il commissario Sid Miller ha avvertito che tutti i produttori dello stato «devono mettere in pratica misure di biosicurezza rafforzate».   Le segnalazioni di influenza aviaria sono stagionali, in genere il picco è a febbraio. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha affermato di aspettarsi un flusso e riflusso dei casi. Nell’ultimo mese sono stati confermati casi tra allevamenti di polli in quattro stati: New Mexico, Texas, Michigan e Minnesota.   L’OMS ha inoltre sollecitato un attento monitoraggio e un’indagine su un focolaio segnalato di H5N1 tra le mucche da latte negli Stati Uniti «perché potrebbe evolversi in trasmissione in modi diversi» e perché tale trasmissione avviene è ancora sconosciuta.   Il virus ha infettato specie diverse dagli uccelli. Nell’ultimo anno sono stati segnalati casi di influenza aviaria in visoni, lontre, volpi, foche, puzzole e bovini, tra gli altri. Secondo alcuni funzionari, gli animali vengono infettati dagli uccelli selvatici.   I primi casi di influenza aviaria nei bovini sono stati rilevati negli Stati Uniti a marzo. Da allora, i funzionari dell’USDA hanno confermato casi in 29 mandrie in otto stati, tra cui Michigan, Kansas e Texas, e un singolo caso in un essere umano in Texas, che ha avuto contatti con una mucca infetta. Il suo unico sintomo era la congiuntivite.   Questo è solo il secondo caso documentato di virus H5N1 umano negli Stati Uniti. Il primo è avvenuto in un lavoratore avicolo in Colorado nel 2022. Secondo un recente rapporto dell’OMS, tra il 1° gennaio 2003 e il 28 marzo 2024, solo 888 casi di virus aviari In tutto il mondo sono state segnalate infezioni influenzali nell’uomo, di cui il 52% mortali.   L’OMS ha annunciato la scorsa settimana che un uomo vietnamita è risultato positivo all’influenza aviaria A (H9N2) a marzo. L’uomo vive vicino a un mercato di pollame, ma nessuno degli uccelli presenti al mercato è risultato positivo allo stesso virus.   La FDA afferma che il rischio che uova o latte di animali infetti arrivino sul mercato è basso a causa delle ispezioni. E gli scienziati affermano che non ci sono prove che il consumo di cibo pastorizzato o cotto comporti alcun rischio per le persone.   Almeno 21 stati hanno posto restrizioni alle importazioni di bestiame dagli stati colpiti, con New York che si è aggiunta alla lista lunedì.   L’agricoltore rigenerativo e scienziato agricolo Howard Vlieger ha dichiarato al The Defender che l’approccio dell’USDA per affrontare l’influenza aviaria attraverso l’abbattimento delle mandrie è mal informato. Le malattie circolano periodicamente attraverso le popolazioni animali, ha detto.   Gli animali suscettibili al virus, ha detto Vlieger, sono quelli malsani, allevati con mangimi geneticamente modificati e carichi di pesticidi e confinati in spazi piccoli e affollati.

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Gli Stati Uniti collaborano con la Cina nella ricerca sul guadagno di funzione dell’H5N1

Il sequenziamento genomico del virus nel paziente del Texas ha mostrato che una mutazione nel genoma del virus ha reso più probabile che l’influenza infetti i mammiferi. Tuttavia, i funzionari sostengono che il rischio per le persone rimane basso.   Farrar ha affermato che la variante A (H5N1) è diventata «una pandemia globale di animali zoonotici».   «La grande preoccupazione ovviamente è che… infettando anatre e polli e poi sempre più mammiferi, quel virus ora si evolve e sviluppa la capacità di infettare gli esseri umani e quindi, in modo critico, la capacità di passare da uomo a uomo», ha aggiunto.   I resoconti di questa evoluzione hanno portato alla richiesta dell’USDA di condividere le sequenze genomiche del virus prelevate da vari animali. L’agenzia ha risposto rendendo pubbliche 239 sequenze di virus.   I consulenti di pianificazione pandemica hanno celebrato la mossa, che secondo STAT News consentirà di determinare se il virus ha acquisito mutazioni che lo rendono possibile diffondersi più facilmente, possibilmente agli esseri umani.   La discussione su una mutazione che facilita la diffusione e i commenti di Farrar hanno rinnovato le preoccupazioni sulla ricerca sul guadagno di funzione, che è stata condotta per anni sui virus dell’influenza aviaria .   Nel 2018, un comitato di revisione del governo degli Stati Uniti ha tranquillamente approvato esperimenti in due laboratori per modificare i virus dell’influenza aviaria per renderli più rischiosi per gli esseri umani – nonostante una moratoria – imposta nel 2014 – su quella ricerca, ha riferito Science nel 2019.   Almeno uno di questi progetti è stato finanziato dall’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive del National Institutes of Health.   E nel 2011, un esperimento condotto da uno di questi gruppi aveva già modificato il virus aviario H5N1 affinché si diffondesse tra i furetti.   Alison Young di USA Today ha rivelato l’anno scorso che si è verificata una grave violazione della sicurezza nel 2019 durante uno degli esperimenti approvati nel 2018. Mentre lavorava nel laboratorio di livello tre di biosicurezza presso l’Università del Wisconsin, il tubo che fornisce aria pulita e sicura ai ricercatori è stato disconnesso, esponendo i ricercatori al virus modificato.   Un’altra violazione si è verificata nel 2013, quando un ricercatore è rimasto accidentalmente colpito da un ago infetto.   Dal 2021 l’USDA collabora con scienziati cinesi nella ricerca sul guadagno di funzione sui virus dell’influenza aviaria.   Brenda Baletti Ph.D.   © 23 aprile 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Epidemie

La Casa Bianca di Biden firma un nuovo piano di sorveglianza pandemica finanziato da Gates

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Martedì la Casa Bianca di Biden ha annunciato una nuova partnership di 50 paesi per «combattere le future pandemie» e un nuovo Fondo pandemico, finanziato finora da 27 contributori, tra cui alcuni associati alla Fondazione Bill & Melinda Gates, ha riferito la giornalista Kim Iversen.

 

Martedì la Casa Bianca di Biden ha annunciato una nuova partnership di 50 Paesi per «combattere le future pandemie» identificando e rispondendo alle epidemie di malattie infettive, ha riferito il giornalista Kim Iversen in un recente episodio di «The Kim Iversen Show».

 

L’amministrazione ha pubblicato un documento di 64 pagine che descrive nei dettagli il programma, che mira a rafforzare la «sicurezza sanitaria globale» e a «prevenire, individuare e rispondere efficacemente alle minacce biologiche ovunque emergano».

 

«Sappiamo esattamente cosa significa», ha detto la Iversen. «Daranno la caccia alla Malattia X, come l’ha definita il [World Economic Forum] durante l’incontro di Davos, dove dicono: ‘Dobbiamo essere preparati per la Malattia X, perché la Malattia X è ci prenderà tutti».

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L’amministrazione Biden ha affermato di sostenere già 50 paesi e di essersi impegnata a sostenerne altri 50, principalmente in Africa e Asia, per sviluppare migliori test, sorveglianza, comunicazione e preparazione per “prevenire pandemie” come l’epidemia di COVID-19.

 

«Pensavi che il trattato sulla salute pandemica , che rinuncia alla nostra sovranità, fosse spaventoso?» ha chiesto, riferendosi alla proposta di accordo pandemico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che sarà votata dagli Stati membri il mese prossimo. «Beh, questo è quasi altrettanto brutto».

 

Diverse agenzie governative statunitensi, tra cui l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, il Dipartimento della difesa statunitense, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie e il Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti, attueranno il programma.

 

Iversen legge dal documento strategico della Casa Bianca:

 

«La pandemia di COVID-19 ha avuto – e continua ad avere – un profondo impatto sulla nostra Nazione e sul mondo. Più di un milione di americani hanno perso la vita e quasi sette milioni di americani sono stati ricoverati in ospedale, lasciando le famiglie in lutto e le comunità cambiate per sempre».

 

«Abbiamo vissuto la peggiore crisi economica dai tempi della Grande Depressione, quando sono emerse le debolezze delle nostre catene di approvvigionamento, le piccole imprese hanno faticato a rimanere a galla e 20 milioni di americani hanno perso il lavoro».

 

«E abbiamo visto come questa sfida sanitaria globale abbia causato conseguenze locali per i nostri ospedali, le nostre scuole e le nostre comunità. Nessun settore dell’economia e della società ne è rimasto immune».

 

«Ecco perché, fin dal primo giorno, mi sono impegnato a garantire che la nostra nazione sia preparata per una futura pandemia e tutte le minacce biologiche, compreso il rafforzamento e gli investimenti nella sicurezza sanitaria globale».

 

La Iversen ha osservato che la risposta del governo al virus COVID-19 – “non il virus vero e proprio” – è stata responsabile delle sfide a cui ha fatto riferimento il presidente Joe Biden. Questo nuovo programma, ha detto, permetterebbe al governo di provocare nuovamente quel tipo di caos.

 

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Il nuovo Fondo pandemico del governo: offerto da Bill Gates?

Nell’ambito dell’annuncio di martedì, Biden ha anche affermato di aver creato un Fondo pandemico con supporto bipartisan «che ha già catalizzato 2 miliardi di dollari in finanziamenti da 27 contributori, tra cui paesi, fondazioni e organizzazioni filantropiche, per costruire più forti capacità di sicurezza sanitaria globale».

 

«Chi sono questi contributori?» la Iversen ha chiesto: «Vuoi indovinare che la Bill Gates Foundation è grande donatore?»

 

Secondo il sito web del Pandemic Fund, i fondi vengono convogliati attraverso 13 organizzazioni governative e non governative, comprese organizzazioni finanziate da Gates come l’OMS, la Coalizione per le innovazioni di preparazione all’epidemia (CEPI); Gavi, l’Alleanza per i Vaccini; e il Fondo globale per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria.

 

La Fondazione Bill & Melinda Gates finanzia progetti simili anche attraverso altre partnership. Ad esempio, Gates e la DARPA, la Defense Advanced Research Projects Agency del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, hanno finanziato il lancio del sistema Sentinel.

 

Sentinel è un «sistema di allarme precoce» brevettato, basato sulla tecnologia di modifica genetica CRISPR, pensato per rilevare agenti patogeni mortali in Africa prima che si diffondano.

 

Organizzazioni come la Fondazione Gates, ha affermato la Iversen, hanno i propri programmi che possono portare avanti attraverso tali partenariati. Gates, ha detto, «vuole vedere i vaccini per tutti e la sorveglianza delle malattie al fine di attuare vaccini per tutti».

 

Offrendo ingenti finanziamenti ai Paesi poveri, ha detto Iversen, gruppi come la Fondazione Gates acquistano la capacità di manipolare o controllare la politica. Questo tipo di potere, ha detto, è stato fondamentale per imporre mandati di vaccini e passaporti per i vaccini in tutto il mondo.

 

Ha citato un recente rapporto del giornalista investigativo Paul D. Thacker, il quale ha riferito che un funzionario dell’OMS ha testimoniato che il governo finlandese era ben consapevole che i vaccini COVID-19 non hanno fermato la trasmissione quando il paese ha imposto i passaporti vaccinali.

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La dottoressa Hanna Nohynek, presidente del gruppo strategico di esperti sull’immunizzazione dell’OMS, ha affermato di aver informato il governo che i passaporti non sarebbero efficaci e non sarebbero necessari.

 

«Sapevano che era una truffa assoluta, ma l’hanno fatto comunque», ha detto Iversen. «Non era perché fossero davvero preoccupati per la nostra salute. Non era perché fossero davvero preoccupati per la diffusione».

 

Anche questa nuova partnership per la sicurezza sanitaria globale a cui l’amministrazione ha aderito non ha nulla a che fare con la protezione della salute pubblica, ha affermato Iversen.

 

«Sappiamo tutti che si tratta di trovare un modo per sorvegliare le persone, per inserirle nei passaporti, in una sorta di sistema di sorveglianza ed è assolutamente spaventoso».

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

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