Predazione degli organi
Vendita di organi su Facebook in Malesia per far fronte alle sfide economiche

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Un recente sondaggio ha evidenziato che l’aumento del costo della vita sta avendo un forte impatto sui cittadini della Malaysia. Una pagina social che conta oltre 700 iscritti accoglie le offerte di vendita di reni di persone che hanno bisogno urgente di denaro. Un politico cristiano ha commentato la questione appellandosi al governo.
Attraverso una pagina Facebook chiamata «Mencari Penderma Buah Pinggang» («Cerco donatori di reni») che conta 717 membri in tutta la Malaysia, gli individui in difficoltà economica cercando di ottenere denaro vendendo i loro organi, soprattutto reni.
Come infatti emerso da un recente sondaggio condotto dal centro di ricerca UCSI Poll, il 61% degli abitanti della Malaysia si sente duramente colpito dall’aumento del costo della vita. Non solo: a causa delle ristrettezze economiche, oltre la metà dei 1.381 intervistati ha dichiarato di non poter mangiare cibo sano e nutriente, il 37% ha dichiarato di aver saltato almeno un pasto e il 12% ha dovuto chiedere un prestito agli amici.
Iscriviti al canale Telegram
Sulla pagina Facebook un individuo scriveva di voler vendere il suo rene e una singola cornea per 250-300 mila ringgit (56-67 mila dollari) per poter riscattare un terreno di famiglia impegnato sempre per necessità finanziarie. Anche una donna con il nome utente «Aisy Lelika» ha descritto dettagliatamente la sua età, il suo stato di salute e il suo gruppo sanguigno e ha scritto sul gruppo Facebook di voler vendere il suo rene per 500 mila dollari
Ha anche indicato il suo numero di telefono affinché chi ha bisogno di un trapianto possa contattarla. Solo sei giorni fa, un’altra persona ha postato un messaggio in cui chiedeva informazioni sulle procedure cliniche necessarie per accertare se un rene è sano per il trapianto, aggiungendo che intendeva vendere un rene perché aveva bisogno urgente di denaro.
Con il nome fittizio di «Tiada Nam» un altro utente ha messo in vendita il suo rene al costo di soli 10mila ringgit (2.200 dollari).
In Malaysia, come in molte parti del mondo, la vendita di organi per gli interventi di trapianto è illegale. Il ministero della Salute ha sottolineato che la donazione di organi dovrebbe essere volontaria e non a scopo di lucro, consentendo la donazione di organi solo ai parenti stretti o al coniuge.
Sostieni Renovatio 21
Informato del fenomeno, Michael Kong, politico cristiano appartenente al Partito d’Azione Democratica, si è detto sconvolto: «è preoccupante che i malesi ricorrano alla vendita dei loro organi per far fronte ai loro obblighi finanziari. Questa situazione evidenzia diverse criticità che devono essere affrontate con urgenza», ha detto ad AsiaNews.
«In primo luogo, le autorità devono prendere provvedimenti immediati contro le pagine di Facebook come “Mencari Penderma Buah Pinggang” e piattaforme simili. E il governo non deve chiudere gli occhi di fronte a queste attività allarmanti. Lo sfruttamento di individui vulnerabili attraverso queste piattaforme è inaccettabile e deve essere fermato», ha commentato Kong, sottolineando il clima di difficoltà economiche e di contrasti all’interno del mondo politico.
«È giunto il momento che i politici mettano da parte le loro differenze e lavorino insieme in modo positivo e collaborativo per far progredire la nazione (…) Ora più che mai abbiamo bisogno di questo spirito di cooperazione per affrontare le pressanti questioni economiche e garantire un futuro migliore a tutti i malesi», ha aggiunto.
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine generata artificialmente
Morte cerebrale
Espansione del dominio della morte cerebrale

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Morte cerebrale
Eutanasia e truffa della morte cerebrale: anche l’America si sveglia?

Un’indagine federale condotta negli Stati Uniti ha portato alla luce un fatto inquietante: in almeno 28 casi analizzati su 350 il prelievo di organi sarebbe avvenuto in pazienti che mostravano ancora segni di attività neurologica, quindi non in morte cerebrale.
L’inchiesta ha messo sotto accusa le organizzazioni che si occupano di reperire gli organi per i trapianti (OPO), in particolare la Network for Hope attiva in Kentucky, Ohio e West Virginia. Un fatto particolarmente sconvolgente è accaduto in un ospedale del Kentucky dove un uomo dichiarato cerebralmente morto ha mostrato evidenti segni di vita durante i preparativi per l’espianto dei suoi organi.
Secondo quanto riportato dalle cronache, il malcapitato ha iniziato a lamentarsi e a muoversi mentre veniva trasportato in sala operatoria, al punto che ben due medici si sono rifiutati di procedere all’operazione. Malgrado ciò, la Kentuchy Organ Donor Affilates ha ordinato al proprio personale di cercare un altro medico ma fortunatamente il paziente si è ripreso completamente e l’intervento è stato annullato.
Sostieni Renovatio 21
Il sottosegretario alla Salute Robert F. Kennedy jr. ha minacciato la revoca delle certificazioni per le OPO coinvolte nell’inchiesta se non verrà rivisto il sistema di approvvigionamento e trapianto di organi negli Stati Uniti, con riforme sostanziali nei protocolli di accertamento della morte e nelle modalità di prelievo.
In un articolo pubblicato sul New York Time il 20 luglio scorso sono stati riportati diversi casi di pazienti la cui morte è stata programmata in anticipo affinché potessero diventare donatori di organi.
Si tratta di una tecnica ben nota ai lettori di Renovatio 21, regolarmente praticata negli ospedali italiani, che va sotto il nome di DCD (Donation after Circulatory Death). Nella DCD controllata ai malati considerati senza speranza o che vogliono porre fine alla loro esistenza, vengono tolti i supporti vitali (in particolare il ventilatore) in modo tale da provocarne l’arresto cardiocircolatorio. Al termine del periodo di osservazione (variabile da Paese a Paese e, a quanto sembra, da struttura a struttura), in cui gli interventi medici sono esclusivamente finalizzati a preservare gli organi, è possibile procedere all’espianto.
Tuttavia, l’intera procedura è viziata da evidenti controsensi: il periodo di mancanza di battito cardiaco considerato necessario affinché l’ipossia danneggi irreversibilmente il tessuto cerebrale varia, almeno in America, dai due ai cinque minuti, ma l’esperienza clinica dimostra che il cuore può riprendere spontaneamente a battere anche dopo dieci minuti di arresto cardiaco e che alcuni di questi pazienti possono rimettersi completamente.
In un caso descritto dal New York Times una donna sottoposta alla DCD controllata ha cominciato ad ansimare in cerca d’aria mentre i chirurghi le segavano lo sterno e il suo cuore ha ripreso a battere. A quel punto l’operazione è stata annullata e dodici minuti dopo la sfortunata signora è stata dichiarata morta per la seconda volta. Proprio per non rischiare di incorrere in tali situazioni, in alcuni paesi la DCD è vietata, tra cui Finlandia, Germania e Ungheria.
Ora, è certamente un bene che emergano notizie del genere che contribuiscono a fare luce su un fenomeno poco conosciuto e che i media si guardano bene dall’affrontare, ma è necessario comprendere che il problema non è solamente legato, come abbiamo visto, alla rigorosità delle procedure di accertamento o al fatto che ci sono casi come quelli descritti negli USA in cui le diagnosi di morte risultano, per così dire, «affrettate».
In altri termini, i pazienti dichiarati cerebralmente morti sono in realtà sempre e comunque ancora vivi, fino a prova contraria, a prescindere dal fatto che la diagnosi di morte encefalica sia stata fatta nel rispetto delle procedure oppure no, con superficialità oppure no, con dolo oppure no.
Il problema vero quindi è la definizione stessa di morte cerebrale e la concezione filosofica dell’essere umano che c’è dietro: trattasi di una finzione medico scientifica, che più volte abbiamo denunciato da questa testata, con cui si è preteso di legittimare la soppressione degli ammalati e l’orrendo crimine della predazione degli organi.
La variabilità e aleatorietà dei criteri di accertamento stanno a dimostrare che la morte encefalica è un concetto astratto, non dimostrato e indimostrabile, privo di qualsiasi oggettività. E visto che non c’è, né ci potrà mai essere, un protocollo universalmente valido con cui si possa accertare ciò che semplicemente non esiste in natura, le scorciatoie procedurali per rendere più facile l’approvvigionamento degli organi sono inevitabili e tenderanno sempre più ad essere utilizzate in ambito ospedaliero.
Aiuta Renovatio 21
Del resto, se le sole funzioni cerebrali costituiscono il principio vitale dell’essere umano un malato che giace in stato di incoscienza e presenta, ad esempio, un livello di attività elettrica cerebrale appena sopra il livello che separerebbe la vita dalla morte (2 microvolts per la legge italiana), è più facile che possa essere visto e considerato dal personale medico come un semplice agglomerato di organi espiantabili o come una persona umana titolare di diritti inalienabili?
In gioco quindi c’è la dignità dell’essere umano, creato a immagine e somiglianza del Creatore. Se tale intrinseca dignità viene negata e l’uomo considerato come tale solo se ha un cervello funzionante, anche il falso criterio della morte cerebrale è destinato ad essere superato perché d’intralcio allo sfruttamento completo dell’essere umano, ridotto ad un ammasso di organi prelevabili a piacimento.
Mentre in Italia si assiste al solito teatrino destinato a concretizzarsi nell’ennesimo compromesso politico sui temi etici (magari «alto») e nello specifico sul suicidio assistito, negli ospedali italiani e di tutto il mondo l’eutanasia viene già praticata da diverso tempo con la DCD controllata e la predazione degli organi: migliaia di malati vengono lasciati morire di stenti oppure squartati vivi, senza che nessuno si levi contro tale barbarie.
Noi di Renovatio 21 continueremo a denunciare la Necrocultura in tutte le sue forme, compresa quella subdola, sottovalutata se non addirittura negata dagli stessi ambienti cattolici e sedicenti pro-life, della morte cerebrale e della predazione degli organi.
Alfredo De Matteo
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Predazione degli organi
Primo caso pediatrico al mondo di trapianto di cuore «rianimato»: la Necrocultura affina le sue tecniche di predazione

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Spirito2 settimane fa
Vescovo messicano «concelebra» la messa con una «sacerdotessa» lesbica anglicana «sposata» che ha ricevuto l’Eucaristia
-
Armi biologiche1 settimana fa
I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio
-
Spirito1 settimana fa
Leone punisca l’omoeresia: mons. Viganò sull’udienza papale concessa a padre Martin
-
Vaccini7 giorni fa
Vaccino COVID, mentre Reuters faceva «fact-cheking sulla «disinformazione» il suo CEO faceva anche parte del CdA di Pfizer
-
Spirito1 settimana fa
Don Giussani, errori ed misteri di Comunione e Liberazione. Una vecchia intervista con Don Ennio Innocenti
-
Gender2 settimane fa
Transessuale fa strage in chiesa in una scuola cattolica: nichilismo, psicofarmaci o possessione demoniaca?
-
Salute2 settimane fa
I malori della 35ª settimana 2025
-
Geopolitica2 settimane fa
Mosca conferma attacchi missilistici ipersonici contro l’Ucraina