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USA, applicata i critici di Israele la legge per impedire le proteste all’aborto

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avviato un’azione legale civile contro diversi manifestanti anti-israeliani, facendo ricorso a una legge tradizionalmente utilizzata per proteggere le donne che accedono alle cliniche per l’aborto dai dimostranti pro-life.
La denuncia, depositata lunedì dalla divisione per i diritti civili del dipartimento di Giustizia, potrebbe essere la prima di una serie di casi futuri, ha dichiarato il Procuratore Generale Aggiunto Harmeet Dhillon durante una conferenza stampa. Dhillon ha affermato che il Freedom of Access to Clinic Entrances Act (FACE) del 1994 era stato precedentemente «armato» contro gli attivisti pro-life, mentre coloro che interrompevano pratiche religiose non venivano perseguiti.
Il caso nasce da un episodio avvenuto a novembre 2024 a West Orange, nel New Jersey. La sinagoga della Congregazione Ohr Torah ospitava una fiera immobiliare per promuovere la vendita di case negli insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata. Il dipartimento di Giustizia sostiene che si trattasse di «un evento religioso incentrato sull’obbligo ebraico di vivere nella Terra di Israele».
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Circa 50 manifestanti filo-palestinesi hanno organizzato una protesta all’esterno, descritta da Dhillon come una «folla». Ne è scaturito uno scontro tra l’organizzatore Moshe Glick e il suo socio David Silberberg. La denuncia afferma che un manifestante ha suonato una vuvuzela a pochi centimetri dall’orecchio di Glick, un gesto che, secondo i pubblici ministeri, equivale a una «aggressione fisica» per il potenziale danno all’udito.
I media locali hanno riportato a febbraio che Glick e Silberberg sono stati incriminati in relazione alla rissa, dopo che Glick avrebbe usato spray al peperoncino su un manifestante e lo avrebbe colpito alla testa con una torcia elettrica. Tuttavia, la denuncia del Dipartimento di Giustizia ha descritto tali azioni come legittima difesa. Uno degli imputati è accusato di aver strangolato Silberberg e di averlo atterrato.
La fiera era uno dei numerosi eventi negli Stati Uniti che promuovevano la vendita di proprietà negli insediamenti, suscitando proteste filo-palestinesi mentre Israele intensificava le operazioni militari a Gaza. Gli insediamenti ebraici nei territori occupati sono considerati illegali dal diritto internazionale e rappresentano un punto di tensione nel più ampio conflitto mediorientale.
Secondo quanto riferito, l’applicazione del FACE Act è stata ridotta all’inizio del mandato del presidente Donald Trump. A giugno, la Commissione Giustizia della Camera ha esaminato un disegno di legge, presentato quest’anno dal deputato Chip Roy, per abrogare completamente la normativa.
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Immagine di James McNellis via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Negli Stati Uniti, Leone XIV crea perplessità tra i cattolici

Un recente intervento pubblico di Papa Leone XIV sulla politica interna americana ha evidenziato le divisioni che polarizzano la Chiesa oltreoceano, creando al contempo un certo disagio tra i cattolici americani conservatori che sostengono le politiche dell’amministrazione Trump.
Tutto inizia nel settembre 2025: l’arcidiocesi di Chicago, il cui vescovo è il cardinale Blase Cupich, conferisce un premio al senatore Dick Durbin per i suoi quarant’anni di impegno a favore dei migranti. Ma, sebbene cattolico praticante, il destinatario è un fervente difensore dell’aborto, il che scatena immediatamente polemiche all’interno dell’episcopato americano.
Una dozzina di prelati conservatori, tra cui mons. Thomas Paprocki di Springfield, hanno pubblicato una lettera aperta in cui denunciavano il piano del cardinale Cupich, sostenendo che avrebbe compromesso la testimonianza pro-life della Chiesa e rischiato di seminare confusione tra i fedeli. In un editoriale pubblicato da First Things, mons. Paprocki ha descritto la posizione del senatore come «intrinsecamente sbagliata», elevando il caso allo status di simbolo delle tensioni che polarizzano la Chiesa cattolica americana.
La situazione si è aggravata quando Papa Leone XIV, rompendo con la sua precedente riservatezza, è intervenuto nel dibattito durante un’intervista stampa la sera del 1° ottobre 2025 a Castel Gandolfo: «comprendo le difficoltà e le tensioni, ma, come io stesso mi sono espresso in passato, è fondamentale esaminare le numerose questioni relative agli insegnamenti della Chiesa», ha dichiarato.
Ha aggiunto: «Una persona che dice: “sono contro l’aborto”, ma sostiene la pena di morte, non è veramente pro-life. Allo stesso modo, chi dice: ‘Sono contro l’aborto, ma tollero il trattamento disumano degli immigrati negli Stati Uniti’, non so se questo si qualifichi come pro-life».
Ha concluso: «si tratta di questioni estremamente complesse, e dubito che qualcuno conosca tutta la verità al riguardo, ma vorrei chiedere innanzitutto che ci sia rispetto reciproco e che ci impegniamo, come esseri umani, come cittadini americani e come cattolici, a rimanere molto attenti a tutte queste questioni etiche. E a trovare, come Chiesa, la via da seguire. L’insegnamento della Chiesa su ciascuna di queste questioni è molto chiaro».
L’intervento del papa è stato rapidamente interpretato in vari modi: Phil Lawler di Catholic Culture, un organo di stampa conservatore, lo ha interpretato come una critica implicita al senatore Dick Durbin, mentre il sito web Politico, più progressista sulle questioni sociali, ha accolto con favore un «appello al dialogo». Poco dopo l’intervento papale, il senatore pro-aborto ha deciso di rifiutare il premio che il cardinale Cupich voleva assegnargli, con quest’ultimo che ha espresso la sua «tristezza» e il suo «rammarico».
La questione non è finita qui: un po’ turbata dalle dichiarazioni di Papa Leone XIV, la Casa Bianca ha prontamente reagito attraverso la sua portavoce, Karoline Leavitt, devota cattolica, respingendo le accuse di trattamento disumano e ribadendo che l’amministrazione applica le leggi «nel modo più umano possibile».
E il disagio ha toccato alcuni cattolici americani che credevano che Leone XIV non avrebbe appoggiato i giudizi del suo predecessore sulla politica migratoria americana: il National Catholic Register evidenzia la tensione tra i fedeli, divisi tra la difesa della sovranità nazionale e l’adesione alle parole del Romano Pontefice. Alcuni internauti accusano addirittura Leone XIV di «tradire» le sue radici americane allineandosi a una «sinistra vaticana».
Molti cattolici americani conservatori hanno visto in Leone XIV, un papa dall’accento «yankee», un ritorno a un’ortodossia più rigorosa, in seguito alle posizioni progressiste di papa Francesco. I media cattolici progressisti, come il National Catholic Reporter e America Magazine, si sono affrettati a cantare vittoria, rivendicando, nelle parole di Leone XIV, un «continuum sostanziale» con l’eredità del defunto pontefice argentino.
La vicenda tocca anche la Conferenza Episcopale Cattolica, impegnata nella preparazione di un documento sulla «Cittadinanza Fedele»: i vescovi conservatori propugnano il mantenimento della lotta all’aborto come priorità di ogni impegno politico, mentre i prelati più progressisti spingono per un approccio più irenico a questioni divisive, tra cui l’immigrazione e il cambiamento climatico, a rischio di indebolire la dottrina della Chiesa.
Questa divisione illustra ancora una volta le sfide che la Chiesa americana deve affrontare, la quale deve in qualche modo trovare la propria strada in un panorama politico polarizzante, dove i cattolici rappresentano oltre il 20% dell’elettorato.
Inutile dire che la prossima esortazione apostolica di Papa Leone XIV, intitolata Dilexi Te, firmata il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, e che sarà presentata il 9 ottobre dalla Santa Sede, sarà attentamente esaminata.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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