Geopolitica
«Una vergogna»: Lavrov contro il sostegno UE ai neonazisti ucraini
IL leader dell’UE e della NATO si sono disonorati sostenendo l’Ucraina, dove la teoria e le pratiche del nazismo vengono legalizzate, ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.
In un’intervista rilasciata lunedì al quotidiano Argumenty I Fakty, Lavrov ha ribadito che la «denazificazione» dell’Ucraina resta uno degli obiettivi principali dell’operazione militare russa.
«La più grande vergogna per i leader dell’UE – la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Jens Stoltenberg, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel – è che hanno ripetutamente dichiarato da Bruxelles che devono sostenere l’Ucraina fino alla fine perché sta lottando per i loro valori europei», ha detto il vertice della diplomazia moscovita.
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Questo sostegno significa sostanzialmente che i massimi funzionari occidentali «sono ancora pronti a difendere i cosiddetti valori del nazismo», ha sottolineato il Lavrov, affermando che in Ucraina, «insieme alle leggi che vietano tutto ciò che è russo sulla base del razzismo – lingua, istruzione, cultura, la Chiesa ortodossa ucraina canonica (UOC)… viene adottata una legislazione che legittima la teoria e le pratiche del nazismo».
«I teppisti con i galloni della Germania nazista marciano in processioni con le fiaccole. Questo non può essere tollerato nell’Europa moderna», ha detto Lavrov.
L’icona del nazionalismo integralista ucraino Stepan Bandera e il dittatore nazista tedesco Adolf Hitler sono «la stessa persona», ha aggiunto. Bandera ha collaborato con i nazisti durante la seconda guerra mondiale ed è ora venerato come un eroe dalle autorità di Kiev.
C’è una ragione per cui un certo numero di paesi europei, tra cui la Polonia, hanno cercato di attirare l’attenzione su questa questione: Mosca e Varsavia hanno numerose differenze, ma in questo caso, le autorità polacche «oggettivamente, rappresentano la verità storica, affinché, in primo luogo, non venga calpestata e, in secondo luogo, affinché il movimento nazista, che ora sta rialzando la testa, non ritorni», ha detto Lavrov.
A settembre, il presidente polacco Andrzej Duda ha affermato che l’Ucraina ha dei «problemi» con la sua storia che includono non solo il massacro di Volyn, l’uccisione di massa di polacchi etnici da parte dei nazionalisti ucraini durante la seconda guerra mondiale, ma «anche il servizio nelle unità delle SS, la collaborazione con le autorità del Terzo Reich e la partecipazione all’Olocausto».
Il primo ministro slovacco Robert Fico ha insistito il mese scorso sul fatto che «la comunità internazionale dovrebbe riconoscere che le truppe che utilizzano insegne naziste, e che spesso sembrano agire come tali, non possono combattere in Ucraina».
Come riportato da Renovatio 21, il presidente croato Zoran Milanovic ha protestato per l’uso indiscriminato del saluto «Slava Ukrainii», che era il saluto dei collaborazionisti nazisti locali, ora fatto ripetere tranquillamente dall’Europarlamento durante la visita dello Zelen’skyj – in pratica, è divenuto uno slogan di sinistra, accettato da liberali e progressisti. Ciò è diventato drammaticamente noto dove, sia pur tra qualche frizione, i sostenitori dell’Ucraina – e quindi dei suoi reggimenti con svastiche e rune – hanno sfilato perfino al 25 aprile di Milano.
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Stepan Bandera (1909-1959) era il capo dell’organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN), nota per la sua radicale ideologia antisemita e per la collaborazione con le forze naziste. Durante la seconda guerra mondiale, l’ala paramilitare dell’OUN, l’Esercito ribelle ucraino (UPA), fu responsabile della morte di decine di migliaia di polacchi ed ebrei in Ucraina. Passato dopo la guerra a lavorare con i servizi inglesi e poi con quelli americani, fu assassinato a Monaco di Baviera nel 1959 presumibilmente da agenti del KGB. Il suo culto tuttavia è vissuto finora divenendo la base di tutti i battaglioni neonazi ora irreggimentati nelle Forze di Kiev.
Nonostante Bandera sia riconosciuto a livello internazionale come un collaboratore nazista, nel 2010 Kiev lo ha dichiarato un eroe nazionale e i nazionalisti ucraini hanno regolarmente celebrato il suo compleanno il 1° gennaio con marce e manifestazioni con fiaccolate in tutto il Paese.
Lo status di Bandera è stato a lungo una questione controversa nelle relazioni tra Ucraina e Polonia, così come con Israele, poiché l’ala paramilitare dell’OUN, l’Esercito insorto ucraino (UPA), era responsabile della morte di decine di migliaia di polacchi ed ebrei in Ucraina durante la seconda guerra mondiale.
Le bandiere e le toppe della divisione sono state ripetutamente esposte sia dai nazionalisti che dai militari ucraini, diventando persino immagini ufficiali rilasciate da Kiev. La stessa Divisione Galizia era nota per aver commesso crimini di guerra contro civili polacchi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il culto del nazi-collaborazionista Bandera – attaccato più volte dallo stesso Putin, che insiste anche lui sull’obbiettivo della «denazificazione» dell’Ucraina – ha incredibilmente fatto breccia perfino nelle manifestazioni degli omosessuali europei. Al Gay Pride di Monaco di Baviera dell’estate 2023 il cantante ucraino Melovin ha cantato un pezzo di celebrazione di Bandera nel quale anche il pubblico ripeteva slogan dell’estremismo nazionalista.
Pride in Munich🇩🇪2023,🇺🇦singer Melovin (Kostyantyn Bocharov) performed the song “Batko nash Bandera”, “Our father is Bandera”,dedicated to the collaborationist Stepan Bandera, who fought for an ethnically cleansed🇺🇦of Jews, Russians and Poles.Part of the crowd sang along with him pic.twitter.com/tzIYyfuNWl
— Voxkomm (@Voxkomm) June 28, 2023
«Batko nash Bandera» («il nostro padre è Bandera) canta il Melovino, facendo rispondere al pubblico «Ukraina mat’» («La nostra madre è l’Ucraina»).
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In rete è emerso anche un video in cui, secondo quanto riportato, si vedrebbe il cantante del Gay Pride visitare al cimitero di Waldfriedhof, dove è sepolto Stepan Bandera, assassinato proprio a Monaco dal KGB nel 1959.
🇺🇦 singer Melovin also visited the Waldfriedhof cemetery (Germany), where the collaborationist Stepan Bandera is buried. pic.twitter.com/ygsBkH5hDt
— Voxkomm (@Voxkomm) June 28, 2023
Eccolo che con pantaloni a zampa, occhiale scuro e orecchino di ordinanza si fa riprendere accanto alla tomba straripante di fiori freschi e bandierine del collaborazionista di Hitler.
Mentre la stampa insabbia e risciacqua ogni imbarazzante dettaglio sulle forze di Kiev, sostenere i neonazisti sui social e su giornali e TV, come noto, è stato considerato lecito.
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Russia e USA in trattative per un possibile nuovo scambio di prigionieri
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Geopolitica
Orban: finanziare la «mafia di guerra» di Kiev è come la vodka per un alcolizzato
Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha aspramente censurato la Commissione europea per aver invitato gli Stati membri dell’UE a incrementare gli apporti finanziari all’Ucraina, in piena luce del macroscopico scandalo corruttivo, sostenendo che la «mafia della guerra» di Kiev sta deviando i fondi dei contribuenti europei.
Lunedì, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha recapitato una missiva alle capitali europee, incalzando un’intesa celere per far fronte alle esigenze militari e monetarie di Kiev per il biennio venturo. Nella lettera, ripresa dalla stampa, il deficit di bilancio in espansione dell’Ucraina viene stimato in circa 135,7 miliardi di euro. Von der Leyen ha delineato tre opzioni di finanziamento: versamenti bilaterali opzionali da parte dei membri UE, mutui collettivi a livello europeo e un prestito risarcitorio ancorato ai beni russi congelati.
Orban ha postato su X di aver ricevuto la nota, in cui si descrive il gap finanziario ucraino come «considerevole» e si sollecita l’invio di ulteriori risorse da parte dei Paesi UE.
I received a letter today from President @vonderleyen. She writes that Ukraine’s financing gap is significant and asks member states to send more money. It’s astonishing. At a time when it has become clear that a war mafia is siphoning off European taxpayers’ money, instead of…
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) November 17, 2025
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«È stupefacente. Proprio quando è emerso che una mafia della guerra sta svuotando le tasche dei contribuenti europei, anziché pretendere verifiche reali o bloccare i flussi, la presidente della Commissione propone di mandarne ancora di più», ha scritto, alludendo palesemente al recente scandalo corruttivo in Ucraina. Orban ha equiparato tale strategia al «tentativo di soccorrere un ubriaco spedendogli un’altra cassa di vodka», chiosando che «l’Ungheria non ha smarrito il buonsenso».
All’inizio del mese, le autorità anticorruzione ucraine hanno smascherato un presunto schema illecito capitanato da Timur Mindich, storico partner d’affari di Volodymyr Zelens’kyj, che ha distolto circa 100 milioni di dollari in mazzette dai contratti con l’operatore nucleare nazionale Energoatom, fortemente dipendente dagli aiuti esteri.
La vicenda corruttiva è esplosa mentre Kiev preme sui donatori per un finanziamento da 140 miliardi di euro, garantito dai beni della banca centrale russa bloccati dall’Occidente – un progetto ostacolato dal Belgio, custode della fetta maggiore di quei fondi. Mosca qualifica qualunque impiego di tali asset come «furto» e ha minacciato contromisure giudiziarie.
Il caso potrebbe armare i politici europei di argomenti solidi per invocare un ridimensionamento degli aiuti a Kiev, ha osservato Le Monde.
Come riportato da Renovatio 21, intanto con il megascandalo sulla corruzione Kiev sta incontrando ostacoli nel reperire un nuovo prestito dal FMI.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mearsheimer: l’Occidente vuole distruggere la Russia come grande potenza
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