Spirito
«Una Chiesa che non crede più in Gesù Cristo» non è più la Sua Chiesa: il card. Müller contro modernisti e World Economic Forum
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF, ora Dicastero), ha tenuto diversi discorsi durante un viaggio pastorale negli Stati Uniti, in cui ha ricordato con forza al suo pubblico che i leader della Chiesa cattolica devono rimanere fedeli agli insegnamenti stabiliti da Gesù Cristo stesso e non cercare di adattarli allo spirito dei tempi.
«Una Chiesa che non crede più in Gesù Cristo non è più la Chiesa di Gesù Cristo», ha dichiarato il cardinale. Il discorso e due omelie sono state pubblicate dal sito pro-life nordamericano LifeSite.
Il cardinale tedesco ha criticato il «relativismo nella dottrina» e ha detto al suo pubblico che i vescovi della Chiesa cattolica «che tradiscono la loro missione divina per evitare di essere accusati di proselitismo o di essere rigoristi per difendere la morale cristiana hanno dimenticato il senso e la ragione della loro esistenza».
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Questi commenti fanno seguito al Sinodo sulla sinodalità, recentemente conclusosi a Roma, nel quale altre commissioni continuano a discutere questioni quali l’ordinazione femminile e gli insegnamenti morali della Chiesa.
Il cardinale Müller chiarisce che si tratta di una rinascita dei modernisti paragonabile a quella dell’epoca di papa Pio X: «I vescovi e i teologi che hanno dimenticato che solo in Cristo ci è data la pienezza della grazia e della verità, o che – come i modernisti dell’inizio del XX secolo – pensano di poter sviluppare gli insegnamenti di Cristo secondo il proprio piacimento, dovrebbero ricordare le parole di san Paolo: “se ancora cercassi piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo (…)e di fatto non l’ho mica ricevuto da un uomo, nè io ne fui ammaestrato, ma l’ho avuto per rivelazione di Gesù Cristo” (Gal 1,10-12)»
«Lo Spirito Santo non aggiorna la Tradizione presumibilmente morta per il presente attraverso profetesse auto-nominate, come pensavano i montanisti nel III secolo». Il cardinale Müller menziona altre idee eretiche, ad esempio quelle di Gioacchino da Fiore, che parlava del futuro «Regno dello Spirito». Una versione contemporanea di queste ideologie è, secondo il cardinale, il Grande Reset del World Economic Forum. «Oggi», ha continuato il cardinale, «questo materialismo storico è chiamato il Nuovo Ordine Mondiale del “World Economic Forum” di Davos, con Klaus come suo dio e Yuval Harari come suo profeta di questo mondo senza il Dio vivente e ispirato dal cosiddetto transumanesimo, che non è altro che un puro nichilismo».
Durante la «crisi delle società tradizionalmente cristiane» e la questione se la Chiesa si adatti ancora «al nostro tempo», il prelato ha ricordato alla congregazione che la crisi della Chiesa è “creata dall’uomo ed è sorta perché ci siamo adattati comodamente allo spirito di una vita senza Dio».
«Ecco perché nei nostri cuori tante cose non sono state redente e desiderano una gratificazione sostitutiva», ha continuato il porporato tedesco.
L’antidoto alla crisi del nostro tempo è la fede. «Ma chi crede non ha bisogno di ideologie», ha aggiunto Müller. «Chi spera non ricorrerà alla droga».
Oltre alla sua visita a Philadelphia, il cardinale Müller si è recato anche a South Bend, Indiana, dove ha tenuto un discorso accademico sulla teologia all’Holy Cross College e ha onorato San Tommaso d’Aquino in un’omelia alla Basilica del Sacro Cuore dell’Università di Notre Dame. Invitato a celebrare l’800° anniversario di questo dottore della Chiesa, il cardinale tedesco ha onorato la Summa theologiae di Tommaso d’Aquino come un «enorme capolavoro» e lo ha descritto come un uomo umile che non si è presentato come un «filosofo autonomo che, alla fine del suo pensiero, postula o afferma Dio come un’idea necessaria della ragione». Invece, Tommaso d’Aquino «si vede come un “insegnante della verità cattolica” ( Summa theologiae I. prol.), che presenta l’auto-rivelazione di Dio come verità e vita di ogni essere umano, e che è definitivamente diventata realtà storica in Gesù Cristo».
Il cardinale Müller ha proposto Tommaso d’Aquino come soluzione per superare le idee di una presunta dialettica tra «Dio e il mondo» o di «un’opposizione inconciliabile tra natura e grazia, o tra conoscenza razionale e fede», e infine tra «rivelazione e ragione».
«L’apparente opposizione tra cristianesimo e modernità, nella filosofia e nelle scienze empiriche, ha una delle sue origini nel rifiuto della sintesi tommasiana tra fede e ragione», ha affermato il cardinale tedesco.
«In sostanza, la colossale opera di San Tommaso è una confutazione e un superamento dello gnosticismo e dell’idealismo antichi e moderni, che con il suo dualismo metafisico lacera l’essere in una contraddizione dialettica irrisolvibile e priva le persone di ogni speranza di comunione con Dio nella verità e nell’amore e ci consegna tutti a un nichilismo esistenzialista o cosmologico».
«La chiave ermeneutica della comprensione cattolica del cristianesimo è l’analogia di natura e grazia, ragione e fede, volontà e amore. La fede si basa sull’autorità di Dio che si rivela nella testimonianza vivente degli apostoli e della Chiesa. Tuttavia, la sacra dottrina usa anche la ragione umana, non, certo, per provare la fede, poiché ciò distruggerebbe la meritorietà della fede, ma piuttosto per chiarire alcune altre cose che sono trattate in questa dottrina. Poiché infatti la grazia perfeziona la natura e non la distrugge, la ragione naturale deve servire la fede, proprio come l’inclinazione naturale della volontà serve allo stesso modo la carità. Ecco perché in 2 Corinzi 10:5 l’Apostolo dice: “… facendo prigioniero ogni intelligenza fino all’ubbidienza di Cristo” (Tommaso d’Aquino, Summa theologiae I q. 8 a. 8. ad 2)».
L’elogio del cardinale Müller all’opera di San Tommaso d’Aquino, così come la sua insistenza sulla lealtà generale dei pastori della Chiesa cattolica agli insegnamenti di Nostro Signore e al Magistero perenne della Chiesa sono un incoraggiamento per i cattolici del nostro tempo.
«La Chiesa sa che siamo perduti senza il Vangelo di Cristo. Nel suo grembo, Maria ha concepito Dio stesso, che è nato da lei: Gesù Cristo, l’unico Salvatore del mondo intero. Lui solo può salvare il mondo; e francamente, anch’io non vorrei essere salvato da nessuno se non da Lui, vero Dio e vero uomo» ha detto il cardinale a chiusura della sua omelia di Philadelphia.
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«Chiediamo alla Madre di Dio di intercedere per noi, affinché diventiamo più degni di ricevere l’autore della vita, il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che vive e regna con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, un solo Dio per tutti i secoli dei secoli».
Senza Cristo, dice il porporato, non vi è nessuna Chiesa.
«La Chiesa, infatti, non è un’organizzazione puramente umana che dovrebbe dimostrare la sua utilità o rilevanza sistemica di fronte al mondo. La sua essenza e missione sono fondate sulla sua sacramentalità, che deriva dall’unità Dio-uomo di Cristo. Ecclesia catholica est Christus praesens visibilis: la Chiesa cattolica è la presenza visibile di Cristo».
«Una Chiesa che non crede più in Gesù Cristo non è più la Chiesa di Gesù Cristo. I vescovi che tradiscono la loro missione divina per evitare di essere accusati di proselitismo o di essere rigoristi per difendere la morale cristiana hanno dimenticato il senso e la ragione della loro esistenza. Quel relativismo nella dottrina non rende il cristianesimo adatto al presente, un fatto che è stato portato alla nostra attenzione in modo impressionante da Papa Benedetto XVI»
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Spirito
Vescovo tedesco afferma che «non dobbiamo evangelizzare» il mondo poiché si può essere «felici» senza Dio
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Spirito
Il Vaticano affronta la strategia dell’ambiguità
L’anno 2024 ha messo in luce una delle caratteristiche del governo dell’attuale pontificato: la strategia dell’ambiguità. È quanto emerge dai diversi atti pontifici che hanno scandito un anno segnato da un viaggio senza precedenti in Asia e Oceania, dalla chiusura del sinodo sulla sinodalità e dalla creazione di ventuno nuovi cardinali.
Capodanno spesso fa rima con valutazione. Oltretevere, lo scorso anno avrà confermato le grandi tendenze dell’attuale pontificato: preferenza per i viaggi alle periferie della Chiesa universale, enfasi posta su una più ampia consultazione dei laici, tendenza a scegliere i membri del Sacro Collegio in regioni «insolite» per non dire altro.
Ma nel corso di quest’anno si è manifestato un altro aspetto, che ha influito sul governo del pontificato, e che potrebbe essere designato con l’espressione «strategia dell’ambiguità», per usare le parole del saggista Francesco X. Rocca. Questo vaticanista, che è stato editorialista religioso del Wall Street Journal, vede questa strategia all’opera nella maggior parte delle azioni del pontefice argentino, come spiega sulle colonne del Catholic Register.
Innanzitutto con la promulgazione della Fiducia supplicans (FS), un documento controverso che permetteva la benedizione delle coppie irregolari: una dichiarazione che si credeva indirizzata alla Chiesa universale finché l’oste di Santa Marta non ne limitò particolarmente la portata. «Gli africani sono un caso particolare: per loro l’omosessualità è qualcosa di “brutto” dal punto di vista culturale; non la tollerano», ha dichiarato Papa Francesco su La Stampa del 29 gennaio 2024.
Tre mesi dopo, in un’intervista alla CBS, il successore di Pietro ha ulteriormente minimizzato la portata del FS, suggerendo che il bersaglio del documento fossero «individui» e non coppie formalmente irregolari. E un mese dopo, papa Francesco, in un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani che avevano «fatto trapelare», ha ribadito la disciplina della Chiesa volta a escludere dal sacerdozio i candidati con tendenze omosessuali, pur negando qualsiasi «omofobia» delle sue foglie.
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Nell’aprile 2024, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato Dignitas inifinita, condannando la maternità surrogata e l’ideologia di genere. Un’affermazione ridimensionata nell’intervista già citata: «Esiste una regola generale in questo tipo di casi, ma bisogna considerare ogni caso in particolare per valutare la situazione, purché non venga aggirato il principio morale», stima poi Francesco.
L’accesso delle donne agli ordini maggiori soffre della stessa ambiguità: Francesco assicurava all’inizio del 2024 di «non prendere in considerazione» l’ordinazione di diaconesse, ma nell’ottobre successivo il papa ha ratificato il documento finale del sinodo sulla sinodalità in cui si afferma che «resta aperta la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale» e che «il discernimento deve continuare».
Lo stesso in materia di politica interna: in una conferenza stampa lo scorso settembre, il Papa ha affrontato la questione delle elezioni americane, affermando che i cattolici devono scegliere il candidato «meno cattivo» e aggiungendo che «ciascuno deve agire secondo la propria consapevolezza».
Nel contesto del conflitto in Medio Oriente – come in Ucraina – Francesco ha cercato di mantenere una certa neutralità, pur lasciandosi fotografare prima di Natale in preghiera davanti a un presepe in cui Gesù Bambino era avvolto nella kefiah, emblema della causa palestinese.
La Santa Sede ha poi pubblicato una foto del papa mentre contempla quello che definisce uno dei suoi dipinti preferiti: La Crocifissione bianca di Marc Chagall, opera in cui il pittore francese di origine russa denuncia i pogrom commessi in Russia dagli occupanti nazisti. Abbastanza da far rabbrividire sia Gerusalemme che Kiev…
Una delle chiavi di questa strategia dell’ambiguità si trova forse nella Lettera del Papa del 7 luglio 2024 Sul ruolo della letteratura nella formazione: «Riconoscendo l’inutilità e forse anche l’ impossibilità di ridurre il mistero del mondo e dell’essere umano ad una polarità antinomica vero/falso, oppure giusto/ingiusto, il lettore accetta il dovere di giudicare non come strumento di dominio ma come impulso all’ascolto incessante e come disponibilità a lasciarsi coinvolgere in questa straordinaria ricchezza della storia grazie alla presenza dello Spirito Santo» (n. 40).
Nel 2025 sarà prevista a Roma la celebrazione ufficiale del 1700° anniversario del Concilio di Nicea che, condannando Ario, stabilì definitivamente l’insegnamento della Chiesa sulla Trinità. L’opportunità di vedere se l’ambiguità lascerà il posto alla chiarezza…
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Occulto
Gli esorcisti lanciano l’allarme
L’aumento della domanda
Nel testo si nota l’aumento delle richieste da parte di persone «convinte di essere vittime di un’azione straordinaria del demonio, in una delle sue varie forme». Ma talvolta l’intervento di terzi incompetenti e privi di discernimento interrompe il regolare esame del caso. Ecco perché gli esorcisti forniscono dieci chiarimenti «per far luce su alcune situazioni riprovevoli».1. Attenzione all’improvvisazione e al sensazionalismo
Alcuni sacerdoti, consacrati e laici, mettono in atto mezzi arbitrari, non autorizzati dalla competente autorità ecclesiastica. Ancora più gravemente, dissuadono i fedeli dal rivolgersi all’esorcista ufficiale della loro diocesi, suggerendo loro di rivolgersi ad altri esorcisti «più potenti» o sostenendo l’idea di una presenza demoniaca che loro identificano erroneamente.2. Ossessione per la presenza del demone
Alcuni «focalizzano la loro attenzione esclusivamente sulla presenza e l’azione del demone». Trascurano la fede, la preghiera, la vita sacramentale e la pratica della carità, che sono sempre state presentate come le armi migliori contro il diavolo. Pensano che la liberazione dipenda solo dalla ripetizione compulsiva di preghiere e benedizioni.3. Negligenza nel discernimento
Alcuni sacerdoti, «talvolta purtroppo anche alcuni esorcisti, trascurando il serio e rigoroso discernimento prescritto dai Praenotanda del Rito degli esorcismi, utilizzano criteri estranei alla fede cattolica, facendo proprie concezioni di origine esoterica o new age. Questo approccio è inaccettabile e contrario alla fede e alla dottrina della Chiesa», nota il documento.4. Pratiche superstiziose e uso improprio delle cose sacre
Il documento attacca chi usa «metodi superstiziosi», chiedendo foto o vestiti per riconoscere possibili malefici, toccando i fedeli per «diagnosticare la presenza di entità maligne», o suggerendo un uso improprio delle res sacrae (acqua, sale, olio santo, ecc.). Ciò mantiene «mentalità e pratiche superstiziose».5. Coinvolgimento di persone inappropriate
Alcuni sacerdoti collaborano con persone considerate «sensibili», indirizzando a loro i fedeli sofferenti, invece di indirizzarli all’esorcista ufficiale. Talvolta è l’esorcista diocesano a delegare a questi personaggi il compito di discernere una reale azione demoniaca, e addirittura a lasciarsi guidare da loro per «liberare» le persone sofferenti dal maligno. Un simile comportamento è evidentemente contrario alla missione dell’esorcista, il cui compito è quello di operare il discernimento e di utilizzare i mezzi forniti dalla Chiesa per combattere il demonio.6. Disprezzo per le scienze mediche e psicologiche
Nel discernimento, l’esorcista, oltre ai criteri tradizionali utilizzati per identificare i casi di azione demoniaca straordinaria, può ricorrere al consiglio di esorcisti esperti e, in certi casi, alla consulenza di esperti in campo medico e psichiatrico. Possono aiutare a comprendere l’origine di disturbi che non sono necessariamente di origine preternaturale. Rifiutarsi di farlo espone i fedeli a rischi inutili, perfino a pericoli gravi.7. Dichiarazioni dannose
Il testo rileva inoltre che «voler ad ogni costo identificare un’azione demoniaca straordinaria come causa scatenante di una situazione di sofferenza di cui si ignora l’origine, senza un serio discernimento, non solo è vano, ma può anche condurre a un danno». Soprattutto se si tratta effettivamente di malattie che non verranno curate.Aiuta Renovatio 21
8. La questione delle maledizioni
Le maledizioni, «purtroppo più diffuse nella società odierna di quanto pensiamo», non sono la causa di tutti i mali e le disgrazie che possono verificarsi nella vita di una persona. Questo comportamento non solo rischia di innescare la ricerca dei presunti coinvolti, ma genera anche sospetto, perfino odio, spesso in modo gratuito. Bisogna piuttosto offrire l’aiuto della preghiera e ricordare il potere della grazia divina in tutte le prove, e il fatto che Dio è il padrone di tutto ciò che accade, che lo abbia voluto o permesso. Infine, bisogna far proprie queste prove per configurarsi al Cristo sofferente.9. Guarire l’albero genealogico
Alcuni sacerdoti e perfino alcuni esorcisti «praticano la guarigione intergenerazionale come una condizione sine qua non, senza la quale non è possibile ottenere alcuna guarigione o liberazione» senza rendersi conto del danno che ciò arreca alla fede e delle conseguenze per le persone. Queste pratiche non hanno alcun fondamento. Si tratta di una brutta copia di ciò che fanno i mormoni.10. Estirpare la paura
L’esorcista deve essere un agente di pace che viene da Cristo. Bisogna lottare contro la paura che il diavolo usa per ridurre l’uomo alla sua mercé. Un sacerdote che ha paura del diavolo non potrà esercitare il ministero dell’esorcismo senza esporsi a gravi pericoli, soprattutto se combatte questa paura con pratiche più o meno superstiziose. Il documento si conclude con considerazioni generali sulla società e sul modo in cui percepisce oggi la funzione dell’esorcista, soprattutto attraverso i film, e sulla necessità di una vita cristiana solida, migliore fondamento per tenere lontano il diavolo da sé. Queste osservazioni sono interessanti e mostrano come oggi il ministero dell’esorcismo possa essere deviato o pervertito. Articolo previamente apparso su FSSPX.news.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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