Nucleare
Un altro senatore USA parla di Gaza come «Hiroshima e Nagasaki»: è, ovviamente, Lindsey Graham
Israele deve fare tutto il necessario per vincere la sua guerra «esistenziale» contro Hamas, proprio come gli Stati Uniti furono «giustificati» a ignorare le vittime civili quando sganciarono bombe nucleari sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda Guerra Mondiale, ha affermato il senatore repubblicano della Carolina del Sud Lindsey Graham.
L’esercito israeliano si trova ad affrontare un crescente controllo internazionale mentre la sua operazione militare a Gaza entra nel suo ottavo mese, causando la morte di oltre 34.000 palestinesi. Tuttavia, in un’intervista con NBC News di domenica, il Graham ha sostenuto che Hamas è responsabile della maggior parte delle vittime civili, e ha esortato Israele a continuare a combattere fino a quando non verrà ottenuta una vittoria decisiva, indipendentemente dal costo.
«Quando ci siamo trovati di fronte alla distruzione come nazione dopo Pearl Harbor, combattendo contro tedeschi e giapponesi, abbiamo deciso di porre fine alla guerra bombardando Hiroshima e Nagasaki con armi nucleari», ha affermato Graham.
«Quindi, Israele, fai tutto ciò che devi fare per sopravvivere come stato ebraico. Qualunque cosa tu debba fare», ha aggiunto.
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Anche se Graham non ha chiesto l’uso di vere e proprie armi nucleari a Gaza, ha fatto un paragone simile e controverso durante un’audizione della sottocommissione all’inizio della settimana, riferendosi alla guerra di Israele con Hamas come «Hiroshima e Nagasaki sotto steroidi».
La Casa Bianca ha recentemente sospeso la fornitura di alcune delle bombe di maggior carico che Israele potrebbe utilizzare nella sua nuova offensiva nella città di Rafah, nel sud di Gaza, indignando i fedeli sostenitori dello Stato degli ebrei.
«Date a Israele le bombe di cui ha bisogno per porre fine alla guerra che non può permettersi di perdere, e lavorate con loro per ridurre al minimo le vittime», ha detto Graham.
Come riportato da Renovatio 21, il deputato repubblicano michiganese Tim Walberg aveva dichiarato, rispetto a Gaza e all’Ucraina, che «non dovremmo spendere un centesimo in aiuti umanitari. Dovrebbe essere come Nagasaki e Hiroshima. Fatela finita in fretta». Nel dicembre 2021 – prima dello scoppio del conflitto ucraino – il senatore Roger Wicker, il secondo repubblicano di rango più alto nel Comitato per i servizi armati del Senato USA, ha affermato che gli Stati Uniti non possono escludere alcuna opzione per rispondere all’aggressione russa in Ucraina, incluso l’invio di truppe di terra o persino un attacco nucleare.
Sei mesi fa fu uno stesso ministro del gabinetto Netanyahu, Amichai Eliyahu, ha dichiarare alla radio che la nuclearizzazione di Gaza era fra le possibilità.
Washington ha riconosciuto le sue «ragionevoli» preoccupazioni secondo cui le Forze di Difesa Israeliane (IDF) potrebbero aver violato il diritto internazionale umanitario utilizzando armi americane, ma un nuovo rapporto del Dipartimento di Stato americano non è riuscito a individuare alcuna violazione specifica. Il segretario di Stato Antony Blinken ha ammesso domenica che Israele non è riuscito a mostrare alcun «piano credibile» per mettere i civili fuori pericolo.
Il presidente Joe Biden ha promesso di non sostenere una «grande» operazione militare a Rafah con armi statunitensi, ma ha indicato che l’invasione «limitata» di Israele deve ancora oltrepassare la linea rossa di Washington.
Venerdì, il gabinetto di guerra israeliano ha approvato una «misurata espansione» dell’operazione di terra a Rafah, con il primo ministro Beniamino Netanyahu che si è impegnato a continuare la campagna militare e a «combattere con le unghie» anche senza armi statunitensi.
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Lindsey Graham, falco nella politica internazionale di Washington, è accesissimo sostenitore di Israele e di Kiev, dove pure venne premiato. A inizio del conflitto ucraino aveva domandato pubblicamente l’assassinio di Putin. Recentemente è stato recentemente messo nella lista dei terroristi ricercati dalla Russia.
Il Graham è considerato un «moderato» che ha a lungo frustrato i conservatori a causa delle sue posizioni su questioni come l’immigrazione clandestina e il sostegno «bipartisan» ai candidati democratici, anche se negli ultimi anni Graham ha tentato di ingraziarsi alcuni della destra diventando uno dei più grandi sostenitori del presidente Donald Trump, sostegno che Trump pare ricambiare. Per il suo comportamento riguardo al 6 gennaio 2021 Graham fu attaccato pubblicamente dalla base trumpiana.
Di fatto, varie volte Graham ha parlato pubblicamente dell’amicizia che lo lega a Joe Biden.
Nel 2020 un attore pornografico omosessuale, Sean Harding, accusò un senatore di iniziali LG di aver impiegato «ogni prostituto di mia conoscenza». Come riporta il Washington Post, «l’hashtag #LadyGraham è esploso sui social (…) l’hashtag, insieme alla forma abbreviata “Lady G”, si riferisce presumibilmente al soprannome di Graham tra i lavoratori del sesso maschile».
La conduttrice TV Chelsea Handler si è quindi riferita al senatore come ad un omosessuale non dichiarato. Graham è considerato dal mondo omosessualista di aver passato legislazioni «omofobiche».
Come riportato da Renovatio 21, il Graham era nella pattuglia dei soli cinque parlamentari USA a favore di una risoluzione a sostegno dell’industria della fecondazione in vitro.
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Immagine di pubblico dominio CCO via Flickr
Nucleare
Tokyo, via libera al riavvio della più grande centrale nucleare al mondo
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Nucleare
Il Niger accusa il gruppo nucleare statale francese di «crimini di massa»
Il governo militare del Niger ha accusato l’azienda nucleare francese Orano di «inquinamento radioattivo» e «comportamento predatorio», dopo che i funzionari hanno annunciato di aver rinvenuto centinaia di barili di scorie radioattive abbandonati vicino a un vecchio sito estrattivo di uranio nel Nord del Paese.
Il ministero delle Miniere ha riferito che gli ispettori hanno individuato circa 400 barili contenenti elevati livelli di materiali radioattivi nel nucleo a Madaouela, in prossimità del polo uranifero di Arlit, un tempo gestito da Orano. Le rilevazioni sul posto hanno registrato valori fino a 10 microsievert all’ora, contro una media di 0,5, e le analisi hanno evidenziato sostanze tossiche in grado di provocare problemi respiratori.
Il ministro della Giustizia nigerino, Alio Daouda, ha annunciato martedì ai media che l’azienda sarà chiamata a rispondere in giudizio per «crimini di massa», tra cui lesioni all’ambiente, alla salute collettiva e alla sovranità nazionale.
«Questa discarica abusiva testimonia il disprezzo costante di Orano per il Niger e i suoi abitanti sin dall’avvio dell’estrazione uranifera», ha dichiarato Daouda, assicurando che «il Niger non arretrerà nella tutela della propria sovranità».
Orano, controllata al 90% dallo Stato francese, ha replicato all’agenzia Reuters affermando di «non detenere alcuna licenza operativa per il sito di Madaouela e di non avervi svolto operazioni di sorta».
Le imputazioni si inquadrano in un’escalation del contenzioso tra Niamey e Orano sul dominio delle miniere uranifere in questa nazione dell’Africa occidentale, ottavo produttore globale di yellowcake. In epoca di piena operatività, il Niger riforniva il 15-17% dell’uranio impiegato dalla Francia per la sua produzione energetica nucleare.
La settimana scorsa, il Niger avrebbe disatteso un’ordinanza del tribunale della Banca Mondiale, spostando oltre 1.000 tonnellate di uranio dalla miniera di Somair, controllata da Orano dal 1971 fino alla nazionalizzazione decisa a giugno.
L’azienda ha stigmatizzato l’operazione come una violazione delle decisioni giudiziarie, che vietavano all’ex colonia francese di «vendere, trasferire o anche solo consentire il trasferimento a terzi dell’uranio prodotto da Somair».
I leader militari hanno ribadito di agire nell’esercizio dei diritti sovrani. Oltre ad aver assunto il controllo effettivo di Somair – motivato dal «comportamento irresponsabile, illegale e iniquo» di Orano –, l’anno scorso il governo ha pure revocato all’azienda la concessione per il giacimento di Imouraren.
Come riportato d Renovatio 21, a maggio 2025 le forze di sicurezza nigerine avevano sequestrato attrezzature facendo irruzione nelle filiali di Orano.
Come riportato da Renovatio 21, dopo il golpe di due anni fa la giunta di Niamey ha subito sospeso le vendite di uranio ai francesi, che utilizzano il minerale estratto in Niger per coprire il del fabbisogno per la produzione di energia atomica, che viene peraltro venduta anche all’Italia, che ne è dipendente per il 6%.
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Immagine di Stuart Rankin via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0; immagine tagliata
Nucleare
L’ex vertice dell’esercito ucraino vuole le armi nucleari
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