Geopolitica
Ucraina, il ministro degli Esteri ungherese attacca Borrell: «follia a cui bisogna porre fine»
Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha attaccato duramente il massimo diplomatico dell’UE, Josep Borrell, per le sue recenti dichiarazioni sugli attacchi in profondità nel territorio russo. Borrell ha suggerito che all’Ucraina dovrebbe essere consentito di usare armi fornite dall’Occidente per condurre questi attacchi.
Commentando l’incursione a sorpresa dell’Ucraina nella regione russa di Kursk, avvenuta all’inizio di agosto, Borrell ha dichiarato a Kiev di avere il «pieno sostegno» dell’UE.
Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa il massimo diplomatico dell’euroblocco aveva dichiarato che «non siamo parte della guerra, ma siamo parte del conflitto».
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In un post su Facebook, il ministro degli esteri ungherese ha descritto il conflitto in Ucraina come una «follia» a cui «bisogna porre fine».
«Tuttavia, se sempre più armi verranno inviate in questa regione, se gli attacchi in profondità arriveranno sul territorio della Russia, allora il pericolo di escalation non farà che aumentare e questa guerra diventerà ancora più seria», ha avvertito lo Szijjarto, riferendosi apparentemente alle recenti dichiarazioni del Borrell.
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Il principale diplomatico di Budapest ha aggiunto che per evitare ciò, il suo Paese «continuerà a rappresentare la posizione a favore della pace» durante un incontro informale dei ministri degli esteri dell’UE a Bruxelles giovedì.
In un post separato su X di mercoledì, Zoltan Kovacs, portavoce dell’ufficio del primo ministro ungherese Vittorio Orban, ha scritto che Szijjarto «ha criticato l’Alto rappresentante per gli affari esteri uscente dell’Unione europea, che chiede che vengano inviate più armi all’Ucraina e suggerisce persino che queste armi fornite dall’Occidente dovrebbero essere utilizzate per attacchi in profondità sul territorio russo».
🚨 FM Péter Szijjártó expressed deep concern over recent proposals from @JosepBorrellF, the EU’s High Representative for Foreign Affairs, describing them as extremely dangerous and irrational, especially regarding the Middle East. The minister criticized Borrell’s suggestion that… pic.twitter.com/pwLS0yFKhg
— Zoltan Kovacs (@zoltanspox) August 29, 2024
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Il Borrell ha già chiesto all’Occidente di rimuovere tutte le restrizioni all’uso da parte di Kiev delle armi da lui fornite, in particolare per quanto riguarda gli attacchi a lungo raggio, sostenendo che ciò «aiuterebbe a far progredire gli sforzi di pace».
La scorsa settimana, il capo dell’ufficio del primo ministro, Gergely Gulyas, ha definito «sbagliate» le azioni di Kiev sul suolo russo e non favorevoli a una risoluzione pacifica del conflitto.
A luglio, lo Szijjarto aveva criticato sempre il principale diplomatico dell’UE per il suo presunto piano di indebolire gli sforzi dell’Ungheria di organizzare un summit informale sugli affari esteri, definendo il presunto piano infantile. In quel caso il capo della diplomazia magiara accusò il Borrell di aver supervisionato il «periodo più infruttuoso della politica estera europea» di sempre.
Poche ore fa Szijarto ha attaccato anche l’ambasciatore a Budapest messo da Biden, David Pressman, dichiarando che il diplomatico statunitense è un attivista dell’opposizione, per cui le sue dichiarazioni vanno interpretate secondo questa ottica.
❗️FM Péter Szijjártó: The @USAmbHungary is an opposition activist therefore his statements should be assessed accordingly. pic.twitter.com/b0uoUrZppZ
— Zoltan Kovacs (@zoltanspox) August 29, 2024
Come riportato da Renovatio 21, il dissidio diplomatico fra l’ambasciatore Pressman, omosessuale dichiarato, e il governo Orban è risalente, con il diplomatico americano a minacciare i magiari per il loro rifiuto di aderire totalmente alla politica estera di UE e NATO contro Mosca.
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Immagine di Ministerie van Buitenlandse Zaken via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0; immagine tagliata
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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