Intelligence
Tucker Carlson dice che i servizi segreti USA hanno utilizzato il New York Times per fermare l’intervista a Putin
I servizi segreti americani hanno avuto l’aiuto del New York Times nel tentativo evidente di impedire a Tucker Carlson di intervistare il presidente russo Vladimir Putin, ha affermato il giornalista.
L’ex conduttore di Fox News ha spiegato martedì al fondatore di Blaze TV Glenn Beck che crede di essere stato spiato prima di incontrare il leader russo all’inizio di questo mese.
Carlson ha ricordato come, alcuni anni fa, il governo degli Stati Uniti venne a conoscenza dei suoi tentativi di organizzare un’intervista con Putin e lo fece trapelare alla stampa. Negli anni successivi, ha detto, ha imparato come si può «comunicare al di fuori del punto di vista degli attori statali».
Il governo russo gli ha concesso l’incontro con Putin alla rigorosa condizione che i piani per l’intervista non diventassero pubblici o che l’intera faccenda venisse annullata, ha detto il giornalista a Beck. Tuttavia, lui e un suo amico erano stati poi chiamati dai giornalisti del New York Times chiedendo quando avrà luogo la sua intervista con Putin.
Tucker Carlson explains to Glenn Beck how the U.S. government spied on his texts:
“It was an outrage. It’s a crime.” pic.twitter.com/Et6tDw15W2
— Bruce Snyder (@realBruceSnyder) February 20, 2024
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«Non potevano assolutamente saperlo. Non l’ho detto a nessuno: a mia moglie, ai miei produttori, nemmeno ai miei figli», ha detto. «Lo hanno chiaramente fatto di nuovo. L’hanno fatto trapelare al New York Times nel tentativo di far naufragare l’intervista».
Le affermazioni originali di Carlson secondo cui il governo degli Stati Uniti stava lavorando a porte chiuse per impedirgli di intervistare Putin risalgono al 2021. Ha detto che una fonte, che lo aveva «convocato» per un urgente incontro de visu a Washington (Tucker vive ora lontano, nel Maine), gli aveva citato le sue comunicazioni private relative al tentativo di organizzarne l’incontro con il vertice del Cremlino. In altre occasioni ha lasciato intendere di aver utilizzato anche Signal, app considerata sicura, ma che i servizi avrebbero comunque il potere di monitorare, ha dichiarato.
Carlson ha suggerito che la National Security Agency (NSA), cioè l’agenzia di spionaggio dedita alle telecomunicazioni, dovesse averlo spiato. L’agenzia aveva risposto con una rara smentita pubblica, affermando che, per la NSA, «non è mai stato un obiettivo dell’Intelligence».
Uno scoop del sito di notizie Axios citava funzionari statunitensi anonimi che confermavano che il governo era venuto a conoscenza delle intenzioni della figura dei media. L’organo di informazione ha suggerito che la fonte della fuga di notizie fossero gli «intermediari del Cremlino con sede negli Stati Uniti» che aveva contattato.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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La CIA, il KGB e il mistero di Igor Orlov detto Sasha
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Intelligence
Il capo dell’Intelligence iraniana accusa Stati Uniti e Israele di complottare per assassinare Khamenei
Il capo dei servizi segreti iraniani ha accusato Stati Uniti e Israele di aver ordito un complotto per assassinare la Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei, al fine di destabilizzare l’Iran, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ISNA.
Sabato il ministro dell’Intelligence Esmail Khatib ha dichiarato che «il nemico cerca di colpire il leader supremo, a volte con tentativi di omicidio, a volte con aggressioni ostili», alludendo esplicitamente a Washington e Tel Aviv. Non è chiaro se si riferisse a un piano specifico, ma tali accuse pubbliche su minacce alla vita di Khamenei erano rare prima della guerra di 12 giorni tra Israele e Iran di giugno.
In quel conflitto, i raid israeliani hanno eliminato diversi alti ufficiali e scienziati nucleari iraniani, culminando in un cessate il fuoco mediato dagli USA il 24 giugno. Il premier Benjamin Netanyahu ha rivendicato gli attacchi come necessari per impedire a Teheran di sviluppare armi nucleari – una linea condivisa da Washington, che il 22 giugno si era unita ai bombardamenti su impianti nucleari iraniani. L’Iran, che nega ambizioni nucleari militari, ha bollato le operazioni come ingiustificate.
Khatib ha ammonito che «chi agisce in questa direzione, consapevolmente o meno, è un agente infiltrato del nemico». Ha poi rivelato che Israele sta affrontando «un’epidemia di infiltrazioni e spionaggio a favore dell’Iran nelle sue istituzioni», citando l’arresto recente di un ufficiale dell’aeronautica israeliana accusato di tradimento per Teheran. Secondo il ministro, l’Iran ha acquisito documenti segreti su programmi nucleari e sicurezza israeliana.
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Per Khatib, questa falla nel controspionaggio israeliano, unita alla «ferma posizione» iraniana durante la guerra, segnala un mutamento negli equilibri di potere regionali.
All’inizio dell’anno Netanyahu aveva smentito voci su un veto opposto dal presidente Donald Trump a un piano israeliano per eliminare Khamenei durante il conflitto, aggiungendo tuttavia che un tale strike «avrebbe posto fine alla guerra». Trump aveva replicato con minacce, definendo Khamenei un «bersaglio facilissimo» e precisando che Washington non lo avrebbe «eliminato, almeno non ora»; in seguito, su Truth Social, ha vantato di aver risparmiato al leader iraniano «una morte molto brutta e ignominiosa».
Come riportato da Renovatio 21, la Guida Suprema della Rivoluzione rispose al presidente americano promettendo «danni irreparabili» agli USA e annunciando che la Repubblica Islamica non avrebbe accettato una pace imposta.
Più tardi sarebbe emerso che lo stesso Trump avrebbe posto un veto al piano israeliano di assassinare l’ayatollah.
Khamenei, 86 anni, guida suprema dell’Iran dal 1989, detiene l’autorità ultima su ogni aspetto dello Stato. A inizio anno aveva definito «né saggio, né intelligente, né onorevole» iniziare dei colloqui con il presidente statunitense.
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Immagine di Mehr News Agency via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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