Geopolitica
Trump torna ad affermare di aver minacciato Putin di attaccare Mosca
Il candidato repubblicano alla presidenza Donald J. Trump ha affermato di aver minacciato di colpire Mosca se il presidente russo Vladimir Putin avesse lanciato un attacco all’Ucraina.
Interrogato in un’intervista ad ampio raggio con il Wall Street Journal venerdì se avrebbe usato la forza militare per rispondere a un potenziale blocco di Taiwan da parte di Pechino, Trump ha detto che non ne avrebbe avuto bisogno, poiché la sua controparte cinese, Xi Jinping, «mi rispetta e sa che sono fottutamente pazzo».
Passando alla Russia, Trump ha detto che lo stesso vale per Putin, con cui ha affermato di avere un ottimo rapporto, aggiungendo che a un certo punto gli ha detto: «Vladimir, se te la prendi con l’Ucraina, ti colpirò così forte che non ci crederai nemmeno. Ti colpirò proprio nel bel mezzo della fottuta Mosca… Siamo amici. Non voglio farlo, ma non ho scelta».
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Secondo l’ex presidente, Putin ha reagito con incredulità, dicendo «non ci credo». «Ci credo», ha risposto Trump. «Sarai colpito duramente e ti staccherò quelle fottute cupole dalla testa», avrebbe detto, apparentemente riferendosi alla residenza del leader russo al Cremlino.
Il mandato di Trump è scaduto all’inizio del 2021, più di un anno prima dell’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina.
Putin ha parlato l’ultima volta con Trump nel 2020, secondo i registri pubblici. Il giornalista americano Bob Woodward, tuttavia, ha affermato che i due hanno avuto «forse fino a sette» conversazioni da quando Trump ha lasciato la Casa Bianca. Sia il Cremlino che la campagna di Trump hanno negato l’affermazione.
L’ex presidente degli Stati Uniti ha ripetutamente affermato che il conflitto tra Russia e Ucraina non si sarebbe verificato se fosse stato in carica, e ha giurato di porvi fine entro 24 ore se eletto.
Sebbene abbia fornito pochi dettagli su un potenziale piano di pace, il suo compagno di corsa, JD Vance, ha affermato che Trump potrebbe avviare colloqui con Russia, Ucraina e stakeholder europei per stabilire una zona demilitarizzata lungo l’attuale linea del fronte, con Kiev che accetta di rimanere fuori dalla NATO.
Come riportato da Renovatio 21, la notizia secondo cui Trump aveva minacciato Putin di distruggere Mosca in caso di attacco all’Ucraina era uscita ancora nel febbraio 2022, all’altezza dello scoppio della guerra.
«Se muovi contro l’Ucraina mentre sono presidente», avrebbe affermato Trump secondo il giornalista del New York Post Michael Goodwin, «colpirò Mosca».
Putin avrebbe reagito deridendo Trump: «Assolutamente no!». A quel punto Trump avrebbe risposto: «Tutte quelle bellissime torrette dorate verranno fatte saltare in aria».
Una manovra simile sarebbe stata fatta nei confronti della Repubblica Popolare Cinese.
Durante la visita del presidente cinese Xi Jinping a Mar-a-Lago nel 2017, si racconta Trump avesse avvertito Xi che «qualsiasi mossa militare contro Taiwan sarebbe stata accolta con un attacco a Pechino», un’osservazione che ha lasciato Xi sbalordito.
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«Sebbene sia anche possibile che entrambi i resoconti siano esagerati, è un dato di fatto che nessuno dei due ha fatto le mosse contro cui Trump avrebbe messo in guardia», osserva Goodwin.
Lo storico Victor David Hanson ha ipotizzato che l’equilibrio mondiale, anche in punti caldi come lo stretto di Hormuz nel Golfo Persico, ha retto durante la presidenza Trump a causa del fatto che gli avversari non avevano capacità di leggere il Donald – non sapevano cioè come avrebbe potuto reagire.
Un esempio è stato l’assassinio del generale Suleimani, definito da alcuni come l’uomo più popolare in medio Oriente e uno dei vertici spionistici, militari e financo morali della Repubblica Islamica dell’Iran: Trump lo eliminà mentre Suleimani viaggiava in Iraq, presumibilmente sentendosi al riparo grazie a tanti equilibri che l’imprevedibile costruttore biondo, a differenza di altri presidenti, ha deciso bellamente di ignorare, apparentemente incurante anche della vendetta che gli sarebbe stata giurata dall’intera umanità sciita.
Come abbiamo scritto su Renovatio 21, è facile pure che la minaccia di usare le atomiche lanciata contro Kim Jong-un per portare il nordcoreano ad un tavolo di trattative, non fosse una minaccia vuota.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Russia e USA in trattative per un possibile nuovo scambio di prigionieri
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Geopolitica
Orban: finanziare la «mafia di guerra» di Kiev è come la vodka per un alcolizzato
Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha aspramente censurato la Commissione europea per aver invitato gli Stati membri dell’UE a incrementare gli apporti finanziari all’Ucraina, in piena luce del macroscopico scandalo corruttivo, sostenendo che la «mafia della guerra» di Kiev sta deviando i fondi dei contribuenti europei.
Lunedì, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha recapitato una missiva alle capitali europee, incalzando un’intesa celere per far fronte alle esigenze militari e monetarie di Kiev per il biennio venturo. Nella lettera, ripresa dalla stampa, il deficit di bilancio in espansione dell’Ucraina viene stimato in circa 135,7 miliardi di euro. Von der Leyen ha delineato tre opzioni di finanziamento: versamenti bilaterali opzionali da parte dei membri UE, mutui collettivi a livello europeo e un prestito risarcitorio ancorato ai beni russi congelati.
Orban ha postato su X di aver ricevuto la nota, in cui si descrive il gap finanziario ucraino come «considerevole» e si sollecita l’invio di ulteriori risorse da parte dei Paesi UE.
I received a letter today from President @vonderleyen. She writes that Ukraine’s financing gap is significant and asks member states to send more money. It’s astonishing. At a time when it has become clear that a war mafia is siphoning off European taxpayers’ money, instead of…
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) November 17, 2025
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«È stupefacente. Proprio quando è emerso che una mafia della guerra sta svuotando le tasche dei contribuenti europei, anziché pretendere verifiche reali o bloccare i flussi, la presidente della Commissione propone di mandarne ancora di più», ha scritto, alludendo palesemente al recente scandalo corruttivo in Ucraina. Orban ha equiparato tale strategia al «tentativo di soccorrere un ubriaco spedendogli un’altra cassa di vodka», chiosando che «l’Ungheria non ha smarrito il buonsenso».
All’inizio del mese, le autorità anticorruzione ucraine hanno smascherato un presunto schema illecito capitanato da Timur Mindich, storico partner d’affari di Volodymyr Zelens’kyj, che ha distolto circa 100 milioni di dollari in mazzette dai contratti con l’operatore nucleare nazionale Energoatom, fortemente dipendente dagli aiuti esteri.
La vicenda corruttiva è esplosa mentre Kiev preme sui donatori per un finanziamento da 140 miliardi di euro, garantito dai beni della banca centrale russa bloccati dall’Occidente – un progetto ostacolato dal Belgio, custode della fetta maggiore di quei fondi. Mosca qualifica qualunque impiego di tali asset come «furto» e ha minacciato contromisure giudiziarie.
Il caso potrebbe armare i politici europei di argomenti solidi per invocare un ridimensionamento degli aiuti a Kiev, ha osservato Le Monde.
Come riportato da Renovatio 21, intanto con il megascandalo sulla corruzione Kiev sta incontrando ostacoli nel reperire un nuovo prestito dal FMI.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mearsheimer: l’Occidente vuole distruggere la Russia come grande potenza
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