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Geopolitica

Trollaggio di Don jr. ai danni di Zelens’kyj

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Donald Trump Jr., il figlio maggiore del presidente eletto degli Stati Uniti, ha suggerito che il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj potrebbe presto perdere l’accesso agli aiuti americani. Durante la campagna elettorale, il candidato repubblicano ha ripetutamente descritto Zelens’kyj come il «più grande venditore della storia» per la sua capacità di spremere decine di miliardi di dollari dall’amministrazione del presidente Joe Biden.

 

Dall’escalation del conflitto ucraino nel febbraio 2022, Washington è emersa come il più grande donatore di Kiev, con il Congresso degli Stati Uniti che ha stanziato oltre 174 miliardi di dollari in aiuti militari e di altro tipo. Mosca ha denunciato questa assistenza, insistendo sul fatto che serve solo a prolungare inutilmente lo spargimento di sangue e non è in grado di cambiare il corso del conflitto.

 

Sabato, Trump Jr. ha pubblicato su Instagram un breve video che mostra una foto di Zelensky in piedi accanto al presidente eletto, con la telecamera che si avvicina gradualmente al leader ucraino. L’immagine diventa poi in bianco e nero con banconote da un dollaro che piovono sul funzionario. La didascalia recita: «mancano 38 giorni alla perdita della tua paghetta».

 


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Negli ultimi mesi, Trump ha ripetutamente giurato di porre fine al conflitto in Ucraina entro «24 ore», senza divulgare i dettagli del suo piano. Parlando ai media statunitensi, ha affermato di voler dire a Zelens’kyj «Basta. Devi fare un accordo». Il presidente eletto aveva lasciato intendere che avrebbe fatto leva su ulteriori aiuti all’Ucraina nel tentativo di costringere la Russia a negoziare.

 

Trump anche criticato in più occasioni la generosità dell’amministrazione Biden nei confronti di Kiev.

 

Il Wall Street Journal, citando fonti anonime, ha riferito mercoledì che il team di Trump stava prendendo in considerazione diverse roadmap, che presumibilmente prevedono che l’Ucraina rinunci alle sue aspirazioni di adesione alla NATO «per almeno 20 anni» e congeli le ostilità lungo l’attuale linea del fronte. Washington, tuttavia, fornirebbe a Kiev più armamenti per tenere a bada Mosca, ha affermato l’organo di stampa.

 

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato di essere fortemente a favore di una soluzione globale rispetto a un semplice congelamento del conflitto, osservando, tuttavia, che Mosca è pronta a negoziare in linea di principio. Lo Zelens’kyj ha pubblicamente escluso di fare concessioni territoriali alla Russia.

 

Venerdì, Bloomberg ha scritto che i leader dell’Unione Europea stavano discutendo «se il blocco sarà pronto a pagare il conto della guerra», tra le preoccupazioni che «Trump cercherà di spostare l’onere finanziario sull’Europa».

 

All’inizio di questa settimana, il Financial Times, citando funzionari della difesa ucraini rimasti anonimi, ha riferito che in Ucraina stava crescendo il timore che il presidente eletto degli Stati Uniti potesse sospendere gli aiuti militari al Paese.

 

La testata ucraina Strana ha scritto che Zelens’kyj non potrà resistere se il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump deciderà di volere che Kiev smetta di combattere e persegua la pace con la Russia.

 

La profonda antipatia per lo Zelens’kyj del primogenito di Trump Don jr. , che lo ha definito «vergognoso», attaccandolo per anni su più fronti, compresa la repressione della Chiesa Ortodossa Ucraina e la morte di Gonzalo Lira.

 


 

Nel corso di questi anni Don jr. aveva pubblicato su Twitter/X quantità di post di critica e di scherno contro Zelens’kyj e il supporto di cui gode nella palude washingtoniana.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’incontro tra Trump e Zelens’kyj a Nuova York un mese fa è stato piuttosto teso.

 

Lo Zelens’kyj, che nel corso di questo biennio aveva mostrato disprezzo per Trump definendolo persino «presidente perdente», ora è stato lesto a congratularsi con la vittoria elettorale parlando di voto «impressionante».

 

Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0

 

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Geopolitica

Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset

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La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.   Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.   Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».   Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.

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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».   «Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.   Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.   Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».   «La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.   Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.   Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Geopolitica

Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania

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Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.

 

Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.

 

Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.

 

Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)

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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.

 

Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».

 

«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».

 

Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».

 

Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.

 

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Geopolitica

Sanzioni sul petrolio, Trump ora è «completamente sul piede di guerra con la Russia»: parla Medvedev

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L’ex presidente della Federazione Russa Dmitrij Medvedevha qualificato le recenti sanzioni imposte dal presidente Donald Trump ai colossi petroliferi russi come un «atto di guerra» che colloca gli Stati Uniti in aperta ostilità con Mosca.   «Gli Stati Uniti sono nostri nemici, e il loro chiacchierone “pacificatore” ha ormai intrapreso la via della guerra contro la Russia», ha affermato Medvedev, alto esponente della sicurezza nazionale russa. «Le decisioni adottate rappresentano un atto di guerra contro la Russia. E ora Trump si è completamente allineato con l’Europa folle», ha precisato nella sua dichiarazione.   Rosneft e Lukoil, le principali compagnie petrolifere russe, sono state bersaglio delle sanzioni del Tesoro statunitense, unitamente a decine di loro filiali, con un conseguente rialzo del 3% dei prezzi mondiali del petrolio giovedì. Ulteriori effetti si sono riverberati sull’India, primo importatore di greggio russo, che sta considerando una contrazione dei propri acquisti.

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Trump ha ripetutamente sostenuto che «la guerra non sarebbe mai dovuta iniziare» e che le responsabilità ricadono su Joe Biden, ma Medvedev ha criticato anche il leader repubblicano su questo punto, secondo i media statali russi.   Medvedev ha ipotizzato che Trump sia stato influenzato da falchi interni e internazionali a irrigidirsi, piuttosto che da una convinzione ideologica come per il suo predecessore Biden. «Ma ora è il suo conflitto», ha concluso, ribadendo che la Russia deve puntare al raggiungimento degli obiettivi militari anziché ai negoziati.   «Certo, diranno che non aveva scelta, che è stato costretto dal Congresso e così via», ha ammesso Medvedev nella dichiarazione. Tuttavia, non emergono indizi chiari che l’amministrazione Trump abbia esercitato pressioni concrete sul suo alleato Zelens’kyj per concedere cessioni territoriali sostanziali o per abbandonare definitivamente l’aspirazione all’adesione alla NATO. Al contrario, Trump ha autorizzato attacchi a lungo raggio sul suolo russo e ha persino approvato il supporto dei servizi segreti agli ucraini per colpire infrastrutture energetiche nel cuore del Paese.   Con queste escalation promosse da Trump, Medvedev asserisce che il presidente è in carico ormai il conflitto in atto, anche dopo che la Casa Bianca ha confermato l’annullamento del vertice di Budapest con Putin. «Non voglio che un incontro sia sprecato», aveva detto Trump all’inizio della settimana. «Non voglio buttare via tempo, quindi valuteremo cosa accadrà».   Anche il Cremlino aveva sottolineato che «serve una preparazione, una preparazione seria» prima di concretizzare un summit.

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Immagine di Bashkortostan.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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