Ambiente
Torna la storia dei virus zombie siberiani del Cambiamento Climatico
Ritorna sui giornali di tutto il mondo la storia che il Cambiamento Climatico potrebbe risvegliare tremendi virus assassini che per millenni erano addormiti tra i ghiacci siberiani.
Il ritorno del racconto viro-horror, una vecchia conoscenza per chi legge Renovatio 21, è dovuta alla pubblicazione del saggio «An Update on Eukaryotic Viruses Revived from Ancient Permafrost » pubblicato nel numero di febbraio della rivista scientifica Viruses.
La trama è più o meno la seguente: un team di scienziati guidato dal professor Jean-Michel Claverie dell’Università francese di Aix-Marseille ha stabilito che un antico virus rianimato trovato nel permafrost potrebbe ancora rivelarsi pericoloso sia per gli animali che per l’uomo.
Un certo numero di virus arcaici sono stati identificati in campioni di permafrost prelevati da sette diverse regioni della Siberia. Il più antico era datato 48.500 anni. È stato trovato in un campione di terreno estratto da un lago sotterraneo a una profondità di 16 metri.
I virus più giovani, che si stima risalgano a circa 27.000 anni fa, sono stati trovati nella carcassa di un mammut lanoso – en passant, una bestia che come noto ora qualche Frankenstein genetico sta cercando di de-estinguere.
Gli scienziati hanno identificato cinque nuove famiglie di virus arcaici, oltre alle due già note. Descrivendo gli agenti patogeni come «virus zombi», i ricercatori hanno avvertito della possibile minaccia per la salute pubblica globale.
«Vediamo questi virus che infettano l’ameba come surrogati di tutti gli altri possibili virus che potrebbero trovarsi nel permafrost», ha detto Claverie ai giornali degli USA, Paesi a cui piaccioni gli zombie, anzi che probabilmente li ha inventati rubandoli dal vudù haitiano.
«Vediamo le tracce di molti, molti, molti altri virus» continua lo scienziato transalpino. «Quindi sappiamo che sono lì. Non sappiamo per certo che siano ancora vivi. Ma il nostro ragionamento è che se i virus dell’ameba sono ancora vivi, non c’è motivo per cui gli altri virus non saranno ancora vivi e in grado di infettare i propri ospiti».
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi anni l’idea dei virus zombie è stata raccontata dagli scienziati spesse volte: la minaccia sarebbe rappresentata da questi antichi virus e batteri immagazzinati nel permafrost per decine di migliaia di anni, tornati dall’oltretomba virologico per divenire flagello dell’umanità (che a sua volta è virus del pianeta), come in un filmetto horror.
Nell’episodio precedente della saga del virus non-morto venuto dal freddo, a fine 2021 avevamo sentito lo scienziato russo Nikolaj Korchunov, un alto rappresentante russo presso il Consiglio Artico, parlare di «alcune spore vitali di batteri e virus “zombi”»
Alla base di tutto, l’idea che a causa del celeberrimo Cambiamento Climatico, il permafrost si sta sciogliendo, e quindi i mostruosi e vendicativi antichi patogeni vengono rilasciati nel mondo umano con conseguenze da filmone.
Tuttavia, come riportato da Renovatio 21, a Nord si cela anche la speranza, per lo meno per l’élite. Da qualche anno si parla di un fantomatico caveau di semi situato a Svalbard, sull’isola di Spitsbergen, a nord del circolo polare artico. In pratica, un bunker polare anti-apocalisse zombie per miliardari col pollice verde. Come scrive William Engdahl, il governo norvegese ha raccolto gran parte del denaro per la costruzione della struttura, i cui sostenitori hanno dichiarato che era in grado di resistere all’esplosione di una bomba nucleare.
Il caveau di Svalbard è stato ribattezzato «l’arca di Noè dei semi» che, in caso di «catastrofe globale», consentirebbe un riavvio dell’agricoltura mondiale. Ma chi deciderà come distribuire quei semi in caso di catastrofe non viene indicato.
Come riportato da Renovatio 21, la zomberìa a base di virus si è scatenata anche riguardo al coronavirus: poche settimane fa studi scientifici hanno cominciato a parlare di virus COVID provenienti da cadaveri.
Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche
I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
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I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
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Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
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Ambiente
Donna afferma che il datacenter AI di Zuckerberg le ha inquinato l’acqua del rubinetto
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Ambiente
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso
In un momento di grottesco vaticano spinto, papa Leone XIV ha benedetto un blocco di ghiaccio durante una conferenza sui «cambiamenti climatici» ospitata dalla Santa Sede. Uno spettacolo che di gatto tocca vette di cringe conciliare mai viste.
La conferenza tenutasi in questi giorni a Castel Gandolfo ha nome «Raising Hope for Climate Justice» – in inglese nel testo anche italiano diffuso dal Sacro Palazzo. In effetti, l’intera conferenza, tenutasi in Italia, è stata svolta nella lingua globalista per antonomasia, il latino del mondo neoliberale, cioè la lingua inglese.
L’evento, trasmesso in diretta streaminga, è stato caratterizzato da una «Benedizione delle Acque», iniziata con papa Leone che ha posato silenziosamente la mano su un blocco di ghiaccio. È stato detto che il blocco di ghiaccio sia venuto dalla Groenlandia, ma non è noto quanta energia a combustibile fossile sia stata impiegata, inquinando il mondo, per far giungere il pezzone sino a Roma senza che si sciogliesse.
.@Pontifex blesses a block of ice at Vatican CLIMATE CHANGE event. pic.twitter.com/gk9J2OVmVf
— Sign of the Cross (@CatholicSOTC) October 1, 2025
NEW: Pope Leo XIV blesses a block of ice before a blue tarp is rolled out and waved by people, including Arnold Schwarzenegger, at the Raising Hope for Climate Justice conference.
“We will raise hope by demanding that leaders act with courage, not delay.”
“Will you join with… pic.twitter.com/PSVVwTB79V
— Collin Rugg (@CollinRugg) October 1, 2025
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Durante un evento stampa prima della conferenza, è apparso d’improvviso l’ex culturista cinque volte Mister Olympia, superdivo hollywoodiano d governatore della California Arnoldo Schwarzenegger, il quale ha invitato tutti i cattolici del mondo a «diventare crociati per l’ambiente». Lo Schwarzenegger si era convertito ai temi climatici ai tempi della campagna elettorale per restare in sella come governatore della California – Stato largamente a tendenza democratica – e lui stesso afferma nel suo documentario autobiografico su Netflix che a dargli una mano in questo senso fu Robert F. Kennedy jr., suo parente, visto il matrimonio che Arnoldo ha contratto con Maria Shriver (un altro ramo del casato, ma assolutamente centrale per quella che è la supposta famiglia reale USA, dove ha appeso il cappello un’altra cosa che ad Arnoldo è riuscita nella vita).
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Oltre a Terminator, accanto al papa ad una certa sono apparsi anche degli hawaiani a caso, che si sono prodotti in un momento musicale pachamamesco. Presentato come i «Pacific Artist for Climate Justice», i figuri, in pantalocini, camicia hawaiana, collanone e ukulele d’ordinanza, hanno avuto l’onore di introdurre musicalmente l’ingresso del papa.
Una schiera di cardinali presenti in prima fila si sono prestati al gioco, dandosi da fare con coreografici teli e cose bellissime così.
Tutto questo mentre un altro americano, il presidente USA Donaldo Trump, va all’ONU è parla della «truffa del Cambiamento climatico», e beccandosi da certuni i giustissimi, sacri 92 minuti di applausi.
Lo spettacolo offerto dall’ostinazione della chiesa climatista è persino più imbarazzante di quelli, blasfemi e occultistici, a cui ci aveva abituato Bergoglio. È innegabile come Leone stia aggiungendo, per quanto possa sembrare impossibile, una quota ulteriore di cringio post-conciliare al disastro dell’ultima papato.
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Immagine screenshot da YouTube
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