Geopolitica
Sudan, il capo delle milizie RSF ha prestato giuramento come capo del governo parallelo
Il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF) paramilitari sudanesi, Mohamed Hamdan Dagalo, ha prestato giuramento come capo di un governo rivale nel Paese africano dilaniato dalla guerra, ha annunciato una coalizione allineata con il gruppo armato.
Il generale Dagalo, noto anche come Hemedti, è stato insediato sabato a Nyala, la città principale della regione del Darfur meridionale, per guidare un Consiglio presidenziale composto da 15 membri, tra cui i governatori regionali, ha affermato la Sudan Founding Alliance (TASIS) in una nota.
Nyala, la città più popolosa del Sudan dopo la capitale Khartoum, è di fatto la base delle RSF da quando il gruppo paramilitare è rimasto coinvolto in una brutale guerra civile con le Forze armate sudanesi (SAF) nell’aprile 2023, dopo mesi di tensione per la transizione del Paese verso un governo civile.
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«L’insediamento del presidente del Consiglio presidenziale… si svolge ai sensi della Costituzione transitoria della Repubblica del Sudan per il 2025, che abolisce il Documento costituzionale transitorio del 2019 insieme a tutte le leggi, decisioni e decreti precedenti», ha affermato TASIS.
La coalizione ha affermato che la nuova costituzione stabilisce i compiti principali del «governo di transizione per la pace» guidato dai paramilitari, tra cui porre fine alla guerra e garantire «una pace giusta e duratura, e fondare lo Stato sudanese su nuove fondamenta».
In un discorso pronunciato durante il suo giuramento, Dagalo ha promesso di costruire uno «Stato civile, laico e democratico» in Sudan, promettendo di garantire le libertà, impedire l’ingerenza dell’esercito nella politica e liberare i cittadini dalla paura.
This man is a gift from above to Sudan. The founder of the new Sudan has departed, casting a shadow over the dark era of old Sudan on a historic day for the nation. With unique abilities that enable him to carry the heaviest burdens on his shoulders: freedom, peace and justice.… pic.twitter.com/16dmCh0HLO
— Imad (@Nate_Jone) August 30, 2025
Il Dagalo ha affermato che la sua amministrazione è pronta a collaborare con le agenzie delle Nazioni Unite e i gruppi umanitari per distribuire aiuti in tutto il Sudan, impegnandosi a rispettare gli accordi internazionali e regionali e cercando al contempo di costruire relazioni basate su interessi comuni e sulla pace globale.
Domenica il Dagalo ha emesso un decreto nominando Mohammed Hassan Osman Eltaishi primo ministro.
La cerimonia si svolge nonostante l’ONU, l’Unione Africana (UA) e i governi stranieri abbiano respinto l’autorità rivale annunciata per la prima volta a luglio. L’UA ha avvertito che avrebbe potuto prolungare il conflitto di due anni e ha esortato il mondo a non riconoscerla.
Il mese scorso, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha ribadito la sovranità e l’unità del Sudan e ha sollecitato l’esercito e RSF a riprendere i colloqui per un cessate il fuoco e una soluzione politica.
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Come riportato da Renovatio 21, la RSF aveva annunciato un «governo di pace e unità» parallelo ancora lo scorso febbraio.
Le stragi nel Paese non si contano. Due mesi fa si era consumato un orribile massacro a seguito di un attacco aereo ad un mercato. Settimane fa c’era stato un attacco ad un ospedale.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 le fazioni rivali sudanesi avevano interrotto i negoziati.
Il conflitto ha casato già 15 mila morti e 33 mila feriti. Le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria in Sudan come una delle crisi più gravi al mondo. Mesi fa la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, aveva avvertito che la guerra di 11 mesi «rischia di innescare la più grande crisi alimentare del mondo».
Gli USA sono stati accusati l’estate scorsa di aver sabotato gli sforzi dell’Egitto per portare la pace in Sudan.
Le tensioni in Sudan hanno portato perfino all’attacco all’ambasciata saudita a Karthoum, mentre l’OMS ha parlato di «enorme rischio biologico» riguardo ad un attacco ad un biolaboratorio sudanese.
Come riportato da Renovatio 21, il generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto e capo dell’esercito della nazione africana dilaniata dalla guerra, due mesi fa è stato oggetto di un tentato assassinio via drone.
Il Paese è stato svuotato dei suoi seminaristi.
La Russia nel frattempo fa ha annunziato l’apertura di una base navale in Sudan.
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Geopolitica
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Geopolitica
Pirati abbordano una petroliera al largo della costa somala
Una petroliera in rotta dall’India al Sudafrica è stata colpita da granate a propulsione missilistica e abbordata da «personale non autorizzato» al largo della costa somala, hanno comunicato giovedì le autorità marittime.
In un comunicato, Latsco Marine Management Inc. ha confermato un incidente di sicurezza a bordo della sua nave battente bandiera maltese, Hellas Aphrodite.
«L’episodio si è verificato intorno alle 11:48 ora locale del 6 novembre 2025, mentre la nave, che trasportava benzina, era in navigazione da Sikka (India) a Durban (Sudafrica)», a circa 550 miglia nautiche dalla costa somala, ha precisato la compagnia greca.
«La piccola imbarcazione ha sparato armi leggere e RPG contro la nave», ha riferito il Maritime Trade Operations Centre (UKMTO) del Regno Unito.
L’equipaggio della petroliera si è rifugiato in una stanza di sicurezza. Secondo la società di gestione, tutti i 24 membri sono illesi e in buone condizioni; l’azienda mantiene stretti contatti con loro.
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L’organizzazione «ha attivato la propria squadra di risposta alle emergenze e si sta coordinando con le autorità competenti per garantire la sicurezza e il benessere dell’equipaggio».
L’attacco fa seguito a un episodio di pochi giorni prima, in cui la Stolt Sagaland, battente bandiera delle Isole Cayman, era stata bersaglio di un presunto assalto pirata. Una petroliera a circa 330 miglia nautiche a sud-est di Mogadiscio (Somalia) ha segnalato l’avvicinamento di una piccola imbarcazione e attacchi aerei, secondo il Somali Guardian, che cita la missione navale UE nella regione, Operazione Atalanta. L’equipaggio è rimasto incolume e la nave è riuscita a sfuggire.
«Il comandante riferisce che 4 persone non autorizzate hanno tentato di salire a bordo della sua imbarcazione», ha comunicato l’UKMTO.
Dal 2008 al 2018 i pirati somali hanno perturbato le principali rotte marittime mondiali, generando caos diffuso. Dopo un periodo di relativa quiete, l’attività pirata è tornata a crescere.
La pirateria al largo della Somalia ha raggiunto l’apice nel 2011 con 237 attacchi registrati, ha riferito un’agenzia di stampa locale. Il gruppo di monitoraggio Oceans Beyond Piracy ha stimato il costo economico globale della pirateria somala quell’anno in circa 7 miliardi di dollari, inclusi circa 160 milioni di dollari in riscatti.
«Si raccomanda alle imbarcazioni di transitare con prudenza e di segnalare qualsiasi attività sospetta all’UKMTO», ha sottolineato l’agenzia.
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