Fertilità
Studio del governo tedesco: «forti associazioni» tra il programma di vaccinazione COVID e calo della fertilità

Un recente studio condotto da un’agenzia governativa tedesca mostra un calo del tasso di natalità in Germania e Svezia nove mesi dopo il lancio del programma di iniezioni anti-COVID.
Lo studio dell’Istituto federale per la ricerca sulla popolazione afferma che «c’è una forte associazione tra l’inizio dei programmi di vaccinazione e il calo della fertilità nove mesi dopo questo inizio».
«In Germania così come in Svezia, le campagne vaccinali con iscrizioni di massa per una prima vaccinazione hanno raggiunto il picco ad aprile, maggio e giugno 2021, seguito da un’ondata di seconde vaccinazioni con il picco tra maggio e agosto dello stesso anno», afferma lo studio.
«Le implementazioni di questi programmi [di vaccinazione] sia in Germania che in Svezia coincidono molto bene con un netto cambiamento nei livelli di fertilità esattamente nove mesi dopo”, si legge nello studio, aggiungendo che “[i] tassi di fertilità sono rimasti a un livello ridotto durante il tutta la prima metà del 2022».
I dati dello studio mostrano un calo significativo dei tassi di fertilità totale (TFR) mensili destagionalizzati, nove mesi dopo il lancio su larga scala dei vaccini COVID.
Il TFR mensile destagionalizzato della Germania è sceso da 1,5-1,6 nel 2021 a 1,3-1,4 nel 2022, con un calo di circa il 14%. In Svezia, il TFR corrispondente è sceso da circa 1,7 nel 2021 a 1,5-1,6 nel 2022, con un calo di quasi il 10%.
Poiché lo studio analizza solo il numero di nati vivi in un determinato periodo, non è possibile determinare, sulla base di questi soli dati, se il calo delle nascite sia dovuto all’aumento degli aborti spontanei o al minor numero di bambini concepiti.
Inoltre, lo studio rileva che il COVID-19 o tassi di disoccupazione più elevati probabilmente non sono responsabili dei tassi di natalità più bassi.
«Non vi è alcuna associazione tra le tendenze della fertilità e i cambiamenti nella disoccupazione, nei tassi di infezione o nei decessi per COVID-19», afferma lo studio.
Lifesitenews osserva che, sorprendentemente, anche se i dati in questo studio suggeriscono che ricevere le iniezioni di COVID potrebbe aver danneggiato la fertilità, gli autori non menzionano nemmeno questa possibilità.
Invece, i ricercatori ipotizzano che il calo dei tassi di natalità possa essere attribuito a «cambiamenti comportamentali in reazione alle società che si aprono a circostanze di vita meno incentrate sulla casa rispetto a quelle prevalenti durante la pandemia».
Questa spiegazione è assai discutibile, dal momento che la Svezia, uno dei due Paesi osservati nello studio, non ha mai implementato misure restrittive legate al COVID come i lockdown che avrebbero costretto i cittadini a una vita più incentrata sulla casa.
La seconda spiegazione offerta dagli autori dello studio è che le coppie stavano rimandando l’avere figli perché inizialmente non c’era alcuna raccomandazione per le donne incinte di farsi vaccinare contro il COVID in Germania. Questa raccomandazione esplicita è arrivata solo a pochi mesi dall’inizio della campagna vaccinale, nel settembre 2021.
«La mancanza di raccomandazioni iniziali potrebbe aver spinto alcune future madri a posticipare la gravidanza fino a dopo essersi vaccinate», affermano gli autori dello studio.
Anche questa spiegazione appare dubbia, dal momento che i tassi di natalità sono rimasti bassi per tutta la prima metà del 2022, come notano gli stessi autori dello studio. Se fosse il caso che le donne rinviassero la gravidanza fino a ricevere le iniezioni anti COVID, dovremmo vedere i tassi di natalità aumentare di nuovo in modo significativo entro la metà del 2022.
Altri studi hanno dimostrato che le iniezioni anti-COVID possono disturbare il ciclo mestruale delle donne e quindi almeno influenzare temporaneamente la fertilità.
Inoltre, anche la fertilità degli uomini può svolgere un ruolo nel declino delle nascite. Un altro studio recente ha scoperto che la fertilità maschile è ridotta per diversi mesi dopo l’iniezione mRNA.
Diversi medici, come il dottor James Thorp, hanno lanciato l’allarme perché hanno visto enormi effetti collaterali per le donne in gravidanza a causa dei vaccini COVID, inclusi aumenti di aborti spontanei, malformazioni fetali e anomalie cardiache fetali, etc.
Come riportato negli anni da Renovatio 21, il tema della vaccinazione in gravidanza è stato oggetto di un osceno balletto da parte degli enti regolatori in tutto il mondo, con l’iniziale proibizione dovuta al fatto che non vi era alcun dato sperimentale sulla sicurezza del vaccino nelle donne incinte, in quanto nei mini-gruppi della sperimentazione vaccinale la categoria era esclusa.
Agghiacciante il caso, segnalato dal database VAERS un anno fa, della madre vaccinata al terzo trimestre della gravidanza che partorisce un bambino che muore poco dopo con sangue a naso e bocca.
Gli effetti su fertilità e ciclo mestruale dei vaccini sono ampiamente discussi.
Qualcuno arriva a pensare che il calo statistico di nascite in Europa possa essere determinato dal farmaco che la maggior parte della popolazione ha assunto nell’ultimo biennio, ripetute volte.
Ripetiamo quanto scritto da Renovatio 21 due anni fa: il vaccino COVID potrebbe essere la più grande minaccia mai affrontata dall’umanità.
Controllo delle nascite
La Francia registra più decessi che nascite per la prima volta in 80 anni

Nel 2024, la Francia ha registrato un numero di decessi superiore a quello delle nascite, evidenziando una crisi demografica imminente.
Secondo un rapporto dell’Istituto di Ricerca sulla Popolazione (PRI), per la prima volta in 80 anni, le nascite in Francia sono state inferiori ai decessi. Il Paese ha contato 650.000 nascite contro 651.000 decessi, un evento definito dal PRI come una «svolta demografica storica».
«Il calo della fertilità dal 2010 e l’aumento dei decessi dovuto all’invecchiamento dei baby boomer hanno portato la nazione verso un declino demografico naturale», si legge nel rapporto. «A differenza di Germania e Spagna, che compensano le perdite attraverso l’immigrazione, la Francia manca di una strategia chiara. Con il declino della fertilità in tutta Europa e i crescenti dibattiti sull’immigrazione, la Francia si confronta con un futuro di difficoltà economiche, incertezza culturale e una popolazione che si riduce dall’interno».
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«La Francia offre da tempo sussidi alle famiglie disposte ad avere figli», ha dichiarato Steven Mosher, presidente del PRI ed esperto di popolazione. «Ma questi pagamenti mensili hanno avuto scarso impatto sull’aumento del tasso di natalità in Francia o in una ventina di altri paesi europei che li hanno adottati».
«Solo esentando le giovani coppie disposte ad avere figli da tutte le tasse si creerebbero gli incentivi finanziari necessari per incrementare il tasso di natalità», ha aggiunto. «Introdurre un numero massiccio di immigrati per sostituire la popolazione attuale – che sembra essere l’approccio francese – è una “soluzione” che genera più problemi culturali, sociali, politici e religiosi di quanti ne risolva».
Nonostante l’imminente crisi demografica, il tasso di fertilità francese di 1,62 figli per donna rimane il più alto dell’Unione Europea, rispetto alla media europea di 1,4. I paesi con i tassi di natalità più bassi in Europa sono Malta (1,06), Spagna (1,12) e Lituania (1,18).
La Corea del Sud detiene il tasso di natalità più basso al mondo, con soli 0,75 figli per donna. Il PRI avverte che il Paese asiatico «si trova ad affrontare una crisi demografica imminente».
«Con un sudcoreano su cinque già over 65, il Paese rischia un declino economico e tensioni sociali», conclude il rapporto.
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Immagine di Prosthetic Head via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Fertilità
Microplastiche scoperte nei fluidi riproduttivi umani

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Fertilità
Vaccini COVID e rischio in gravidanza: studio su 1,3 milioni di donne trova la correlazione

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Secondo un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria pubblicato la scorsa settimana sull’International Journal of Risk & Safety in Medicine, il tasso di concepimento riuscito (una gravidanza che porta a un parto vivo nove mesi dopo) per le donne che hanno ricevuto il vaccino contro il COVID-19 è stato «sostanzialmente inferiore» rispetto alle donne non vaccinate.
Secondo un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria, il tasso di concepimento riuscito (una gravidanza che porta a un parto vivo nove mesi dopo) per le donne che hanno ricevuto il vaccino contro il COVID-19 è stato «sostanzialmente inferiore» rispetto alle donne non vaccinate.
Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico di Children’s Health Defense (CHD), ha definito allarmanti le conclusioni dello studio. Ha affermato:
«Questa analisi preliminare dimostra che sono necessarie molte più informazioni per comprendere le implicazioni a breve e lungo termine dei diversi tipi di vaccini anti-COVID sui parametri di fertilità e gravidanza. Queste informazioni avrebbero dovuto essere ottenute prima di qualsiasi utilizzo pubblico del vaccino anti-COVID».
I risultati hanno mostrato che entro giugno 2021, circa sei mesi dopo che i vaccini contro il COVID-19 erano diventati disponibili al pubblico, i concepimenti riusciti ogni 1.000 donne erano considerevolmente inferiori tra le donne vaccinate rispetto a quelle non vaccinate.
I ricercatori hanno osservato un aumento del tasso di concepimenti riusciti nelle donne non vaccinate a partire da giugno 2021, tasso che «si è mantenuto nel successivo periodo di 6 mesi».
Nel 2022, il tasso di concepimenti riusciti si è «stabilizzato» sia tra le donne vaccinate che tra quelle non vaccinate, ma è rimasto «circa 1,5 volte più alto» per quest’ultimo gruppo.
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Risultati «preoccupanti» indicano un impatto a lungo termine sulla salute riproduttiva
L’analisi preliminare, condotta da cinque ricercatori provenienti da Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia, è stata pubblicata la scorsa settimana sull’International Journal of Risk & Safety in Medicine.
Lo studio ha esaminato i dati ottenuti dalla Repubblica Ceca, uno dei pochi Paesi in cui sono disponibili dati nazionali sulle nascite di donne vaccinate o non vaccinate contro il COVID-19, hanno affermato gli autori.
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 1,3 milioni di donne, di età compresa tra 18 e 39 anni, tra gennaio 2021 e dicembre 2023.
Gli autori hanno affermato che le ragioni per cui hanno intrapreso lo studio includevano ricerche esistenti che dimostravano che i vaccini contro il COVID-19 hanno effetti negativi sulle «caratteristiche mestruali» e la mancanza di dati sull’effetto dei vaccini contro il COVID-19 sui tassi di natalità.
I dati provenienti da diversi Paesi hanno mostrato un calo dei tassi di natalità durante la pandemia di COVID-19, hanno affermato i ricercatori. Tuttavia, «la potenziale influenza dei vaccini contro il COVID-19 sulla salute riproduttiva non è stata valutata» negli studi randomizzati di pre-autorizzazione per tali vaccini.
La pediatra dottoressa Michelle Perro ha affermato che i risultati dello studio sono «profondamente preoccupanti» e «forniscono informazioni sugli effetti negativi sulla fertilità che giustificano un’indagine scientifica immediata e imparziale».
«Il rilascio di una nuova tecnologia, in particolare se somministrata alle nostre popolazioni più vulnerabili senza dati completi sulla sicurezza a lungo termine, si è rivelato ancora una volta disastroso per la salute delle generazioni future», ha affermato la Perro.
Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso il CHD, ha affermato che è «preoccupante» che i tassi di concepimento con successo tra donne vaccinate e non vaccinate non siano convergenti dopo il 2021, il che indica il potenziale impatto a lungo termine dei vaccini sulla salute riproduttiva delle donne.
«Se l’esposizione avesse avuto un’influenza a breve termine, i due gruppi avrebbero dovuto convergere nel tempo, ma non è così», ha affermato Jablonowski.
Tra le donne vaccinate esaminate nello studio, il 96% ha ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech o Moderna; il numero di donne che ha ricevuto il vaccino Pfizer è 11 volte superiore rispetto a quello Moderna.
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Diversi studi collegano i vaccini COVID ai problemi riproduttivi
I ricercatori hanno notato che la relazione tra vaccinazione e fertilità non è necessariamente causale e che alcune donne potrebbero aver basato la loro decisione di vaccinarsi sulla pianificazione di una gravidanza, un possibile esempio di «bias di autoselezione».
Tuttavia, i ricercatori hanno sottolineato che, durante la pandemia, il tasso di fertilità complessivo nella Repubblica Ceca è diminuito. In quel periodo, le autorità sanitarie pubbliche ceche hanno raccomandato alle donne incinte di vaccinarsi, una raccomandazione che, secondo i ricercatori, molte donne hanno probabilmente seguito.
Questi fattori riducono la probabilità che la differenza nei tassi di concepimento riuscito tra donne vaccinate e non vaccinate sia dovuta a un bias di autoselezione.
Anche altri studi recenti hanno riscontrato un’associazione tra i vaccini contro il COVID-19 e i problemi riproduttivi.
Uno studio sottoposto a revisione paritaria, pubblicato ad aprile su BMC Pregnancy and Childbirth, ha rilevato che tra le donne incinte risultate positive al COVID-19, quelle che avevano ricevuto il vaccino contro il COVID-19 avevano una probabilità significativamente maggiore di avere un aborto spontaneo rispetto alle donne non vaccinate.
Uno studio sottoposto a revisione paritaria, pubblicato a marzo sulla rivista Vaccines, ha scoperto che i vaccini contro il COVID-19 hanno ridotto fino al 60% il numero di follicoli primordiali, «il fondamento della fertilità», nei ratti femmina.
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I lotti contaminati del vaccino COVID potrebbero aver abbassato i tassi di concepimento
Secondo i ricercatori cechi, l’elevata contaminazione dei primi lotti di vaccini contro il COVID-19 potrebbe essere correlata a tassi ridotti di concepimento riuscito: una teoria che, secondo loro, merita ulteriori approfondimenti.
I ricercatori hanno citato diversi studi, tra cui un’analisi peer-reviewed di Jablonowski e Hooker pubblicata lo scorso anno sulla rivista Science, Public Health Policy and the Law, che hanno rilevato che i primi lotti di vaccini contro il COVID-19 hanno portato a un numero sproporzionatamente più elevato di eventi avversi.
Secondo l’analisi di Jablonowski-Hooker, i lotti del vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 distribuiti negli Stati Uniti sono stati associati a tassi significativamente diversi di eventi avversi gravi.
Uno studio danese del 2023 ha rilevato che una percentuale significativa dei lotti del vaccino Pfizer-BioNTech BNT162b2 contro il COVID-19 distribuiti nell’Unione Europea era probabilmente costituita da placebo, mentre i lotti non contenenti placebo hanno mostrato eventi avversi gravi più elevati del normale nei soggetti riceventi.
In un articolo pubblicato sulla rivista Medicine lo scorso anno, gli autori dello studio danese hanno esteso la loro analisi alla Svezia, riscontrando l’esistenza degli stessi problemi dipendenti dal lotto anche in quel Paese.
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In un altro studio pubblicato lo scorso anno, i ricercatori della Repubblica Ceca hanno replicato la metodologia dello studio danese. Hanno scoperto che anche i lotti di vaccino contro il COVID-19 in quel Paese presentavano tassi di eventi avversi diversi, con un numero maggiore di problemi riscontrati nelle prime fasi di rilascio per tutti i vaccini.
L’autore principale di questo articolo, il dottor Tomáš Fürst, è uno dei coautori del nuovo studio.
Perro ha affermato che i risultati dello studio «evidenziano la necessità di estrema cautela negli interventi di salute pubblica, in particolare per le donne in età fertile e i bambini quando coinvolgono la salute riproduttiva». Sostiene le richieste di «cessazione immediata e ritiro della tecnologia mRNA».
Hooker ha affermato: «ogni calo della fertilità e aumento degli aborti spontanei e dei nati morti sono alla base del fatto che questa tecnologia vaccinale non avrebbe mai dovuto essere resa pubblica fin dall’inizio».
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 27 giugno 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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